Il Sole 24 Ore - 01.09.2019

(Jacob Rumans) #1

Il Sole 24 Ore Domenica 1 Settembre 2019 17


.lifestyle


Dolomiti gourmet


A spasso nel paradiso di baite e sapori


Settembre, prima del ritorno dai pascoli, è il periodo ideale per un tour a piedi o in bici


tra le cime dell’Agordino dove in ogni malga il piatto forte è il formaggio d’alpeggio


Giambattista Marchetto

È


passato l’inverno, una
primavera folle ha por-
tato neve tardiva e il di-
sgelo estivo ha fatto
emergere drammatica-
mente tra le cime del-
l’Agordino le tracce lasciate nell’ot-
tobre  dalla tempesta Vaia (se-
guita al vasto incendio che ha deva-
stato i boschi della valle di San
Lucano). Percorrere le strade che da
Agordo portano su verso Falcade e
al passo San Pellegrino o verso Alle-
ghe e il Giau significa passare in
rassegna una via crucis di boschi
schiantati, versanti franati, torrenti
che incespicano nei detriti e vallate
che hanno cambiato il proprio volto
dopo il dramma. Eppure sono luo-
ghi ancora capaci di togliere il fiato
per la bellezza della natura.
Nonostante le lentezze della bu-
rocrazia, a fatica la montagna è ri-
partita e, dopo gli interventi più ur-
genti, ha iniziato a rimettere un po’
di belletto per accogliere i turisti. E
in mezzo ai boschi sfregiati, sotto le
cime che l’Unesco ha dichiarato pa-
trimonio dell’umanità, le tradizio-
nali malghe rappresentano un ba-
luardo di bellezza, sapori e amore
per il territorio che resiste e accoglie
chi passa in valle.

Giovani malgari in Agordino
In Agordino - nell’alto Bellunese che
confina con il Trentino - la montica-
zione e la produzione di latte e for-
maggio in alpeggio è ancora una
tradizione viva. A differenza di altre
zone, consorzi caseari e grandi coop
di produzione non assorbono il
grosso del latte di montagna e i mal-
gari tengono viva la tradizione del
formaggio prodotto e affinato in
quota. Ecco perché questo territorio
vale una vacanza all’insegna di
escursioni gastronomiche, delle
passeggiate tra valli e bàite, tra passi
e laghi in quota, alla ricerca di giaci-
menti di sapori che fanno della tra-
dizione un’arte di vivere. Settembre
è un ottimo momento, prima della
demonticazione che a Falcade si fe-
steggia l’ultimo weekend di settem-
bre con l’evento Se Desmonteghea.
Una spinta forte all’innovazione
nella tradizione, con una spinta nel
segno della qualità, l’hanno portata
i giovani che stanno entrando nella
gestione delle malghe. E pur senza
snaturarne la bellezza frugale e sen-
za rinunciare alla peculiare vicinan-
za alla natura, le nuove leve stanno
portando una grande cura della
qualità del latte e della trasforma-
zione, forti di una formazione tecni-
ca e della padronanza di tecnologie
più evolute. Il tutto senza perdere i
sapori autentici.
Inoltre molte malghe “prestano”
il proprio territorio di competenza
ad apicoltori del Bellunese che pra-
ticano il nomadismo e in particola-
re la zona del Passo Valles è molto
frequentata durante il periodo del-
la fioritura del rododendro. Ecco
che, in uno scambio virtuoso, il

“carrello” dei formaggi in malga si
accompagna spesso a mieli davve-
ro a km zero.

Escursioni dal Passo Valles
Le strutture offrono spuntini a base
di prodotti caseificati in malga (an-
che da acquistare), formaggi a pasta
semicotta con stagionatura breve,
caciotte, ricotta e lo schiz da cucina-
re alla piastra. Alcune propongono
anche il pasto completo valorizzan-
do la cucina e gli ingredienti del ter-
ritorio e, dato che le porzioni sono
sempre abbondanti, immaginare
un tour gastronomico può essere
impegnativo. Se però ci si limita ad
un assaggio e si coprono le distanze
con una passeggiata o in bici, la co-
scienza viene alleggerita.
La maggiore concentrazione di
malghe si trova nella Val del Biois.
Partendo dal Passo Valles, la prima
che si incontra è Malga Valés Alto ,
raggiungibile anche in auto a circa
 metri di altitudine. Gestita dal-
la famiglia Pescosta, propone una
ristorazione di montagna oppure
spuntini con i prodotti da lavorazio-
ne del latte, ma è anche uno dei po-

F


iglio d’arte di Augusto Murer,
che fu soprattutto scultore e
che ha lasciato molti monu-
menti dedicati alla Resisten-
za, Franco Murer è oggi l’artista
agordino e bellunese più noto. E per
questo è stato coinvolto dal Comune
di Falcade in un progetto dedicato
alla memoria della tempesta Vaia,
realizzando alcune panchine utiliz-
zando legno proveniente dagli
schianti dell’autunno .
Supportato da due operatori del
Corpo Forestale regionale, che han-
no aiutato a tagliare le assi di legno
secondo le sagome dei modelli in di-
segno, Murer ha realizzato le “in-
stallazioni” e il Comune le ha posi-
zionate nel capoluogo e nei borghi
dei dintorni. «L’idea è di restituire la
vita alle piante che vivevano nel bo-
sco - evidenzia l’artista - rendendo

omaggio alla natura ferita e al nostro
compaesano che purtroppo è morto
nei giorni della tempesta. Ed è un
modo per dire che da un dolore si
può ripartire anche con la fantasia».
In Valle del Biois le opere di Fran-
co Murer sono una costante del pae-
saggio. Oltre agli affreschi che deco-
rano case e alberghi, sono sue le for-
melle bronzee che compongono la
Via Crucis dedicata a Papa Giovanni
Paolo I lungo la Cavallera, una stra-
da non carrabile nel bosco che colle-
ga Falcade a Canale d’Agordo. E sua
anche la formella bronzea che nel
borgo di Somor ricorda i morti del-
l’alluvione del .
Quest’anno è stato inoltre appo-
sto anche un bassorilievo bronzeo
sulla facciata della casa natale di Pa-
pa Luciani a Canale d’Agordo, aperta
al pubblico in occasione del cente-

nario dalla nascita.
Infine alcune opere di Murer sono
parte del Bosco degli Artisti , una
sorta di galleria d’arte a cielo aperto
in località Le Buse (all’arrivo della
cabinovia che parte da Molino-Fal-
cade). Tra installazioni, pitture ru-
pestri, sculture sono accolte nel bo-
schetto di larici e mughi anche opere
di Ludovico Antonioni, Silvio Bez,
Franco Busin, Luciano Chinelli, Gio
Dal Piva, Walter De Biasio, Ugo Della
Giacoma, Maurizio Follin, Lucio
Groia, Eros Lena, Mauro Michelotto,
Renzo Miola, Dunio e Sante Piccolin,
Elena Sanson, Walter Savio, Pier Ro-
mano Silvestrel, Matteo Valt e Mau-
ro Xaiz. E ogni anno ci ci sono altri
artisti che decidono di portare un
proprio contributo.
—Gi.Ma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Natura ferita. A
Falcade e nei suoi
borghi il legno
proveniente dallo
schianto di Vaia è
stato riutilizzato
per la
realizzazione di
panchine
dall’artista
Franco Murer

A Falcade


Panchine d’artista: la tempesta è passata, il legno rivive


Mini caseificio. A fianco e in alto la
Malga Stia, ai piedi delle Pale di San
Martino dove i turisti possono
degustare formaggi prodotti in loco,
ma anche piatti della cucina casalinga,
come pasta e gnocchi fatti in casa

chi posti in cui - anche in estate - è
possibile assaggiare gli insaccati “a
km zero” preparati nell’agriturismo
Piccola Baita che la famiglia gestisce
nel borgo di Sappade. I suini vengo-
no allevati in valle per diventare sa-
lumi destinati agli ospiti.
A metà del Passo, Malga Valés
Bas (quota  metri circa) è un

agriturismo che fa lavorazione del
formaggio e serve pasti completi.
Passando per il punto panoramico
di Malga Caviazza , dove la monti-
cazione dei bovini non è affiancata
dall’offerta di cibo, si raggiunge in
 minuti di camminata Malga Le
Buse (circa  mt). Accessibile
agevolmente anche in seggiovia da
Falcade - la struttura fa pure servi-
zio invernale, affacciandosi sulle
piste da sci - la malga è una piccola
chicca gourmet: oltre ai formaggi
lavorati e stagionati, la cucina è
casalinga e attenta alle tipicità,
con l’uso di ingredienti locali
ed erbe spontanee (gli gnocchi
vengono preparati in casa al
mattino).

San Pellegrino e
Valfredda
Scendendo a
piedi o in bici
lungo sentieri
e strade sil-
vo-pastorali,
superata la
Malga Zingari
bassi oggi abban-

donata, si raggiunge il Passo San
Pellegrino, dove la malga fa solo ri-
storazione e non trasforma il latte.
Dal passo si raggiungono però due
mete per amanti delle passeggiate e
dei sapori autentici: passando attra-
verso la Valfredda, dove i “casoni” di
legno creano un’atmosfera d’altri
tempi, si può salire fino ai  mt
della Malga ai Lach , gestita con
molta cura dalla famiglia Crepaz. Gli
spuntini con lo yogurt di malga e i
frutti raccolti nel bosco attraggono
gli ospiti, ma sono i formaggi il vero
tesoro: nella lavorazione del latte la
qualità è cresciuta molto e nobilita
i taglieri o il pasto tradizionale.
Sempre attraverso la Valfredda
(oppure dalle cascate di Barezze a
due passi dal borgo di Sappade) si
raggiunge la Malga Bosch Brusà ,
che la famiglia Folador gestisce con
passione da quarant’anni, dopo
aver ripreso in mano la struttura ab-
bandonata. A  metri di altitudi-
ne, la malga è incastonata in un pae-
saggio naturale bello e incontami-
nato e riserva un’esperienza auten-
tica per i veri appassionati: niente
auto, boschi e vette intorno, man-
giando all’aperto si ha davanti una
stratigrafia delle Dolomiti - tanto
che i geologi vengono da mezzo
mondo per studiare la conforma-
zione rocciosa. Qui il casaro fa uno
schiz straordinario da far sulla pia-
stra, dicono gli intenditori.

Lavorazioni in stili diversi
Spostandosi in altre valli dell’Agor-
dino, si scoprono altri gioielli per
bellezza e sapori. Dalla Val di Gares


  • raggiungibile da Canale d’Agordo,
    paese natale di Papa Luciani - si rag-
    giunge Malga Stia salendo sotto le
    Pale di San Martino. A  metri la
    famiglia De Martin ha allestito un
    mini-caseificio che tende a diffe-
    renziarsi con lavorazioni (anche di
    latte crudo) più simili agli stili lom-
    bardo o valdostano e con affumica-
    ture accurate. Alla Stia gli ospiti
    possono scegliere le degustazioni
    dei prodotti o piatti locali, in parti-
    colare gnocchi e pasta fatti in casa.


Verso i Passi Giau e Duran
Spostandosi in zona Selva di Cado-
re, verso il Passo Giau e la Val di Zol-
do, meritano una visita la Malga
Pian de Vacha , che funziona come
agriturismo, proponendo nella ri-
storazione prodotti d’alpeggio e
dell’orto, e Malga Fontanafredda
sul Passo Staulanza, che offre
spuntini e taglieri con formaggi da
latte bovino e caprino. In zona Roc-
ca Pietore - una delle aree più colpi-
te da Vaia - la Malga Laste fa produ-
zione e affinamento in alpeggio,
mentre a Livinallongo la Malga
Cherz è gestita dalla locale latteria
cooperativa e la trasformazione del
latte avviene a valle.
Last but not least, sotto il Passo
Duran è gestita con grande dinami-
smo Malga Calleda , che offre ristoro
con prodotti propri - dal burro ai
formaggi, dai salumi ai dolci.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

8,
MILIONI DI
METRI CUBI
Il bilancio di
legname a terra
dopo la tempesta
Vaia, il peggior
evento
atmosferico che
ha colpito le
foreste italiane
con temporali e
venti molto forti
tra il 26 e il 30
ottobre del 2018

50
STUDENTI
UNIVERSITARI
Dai ieri fino all’
settembre in
classe alla prima
edizione di
“Percorsi Assisi”,
Scuola di
Economia
interuniversitaria
dedicata ai temi
dell’economia
circolare e
sostenibilità.

Demonticazione.
È fine settembre il
periodo della
transumanza (al
contrario), con il
ritorno dei bovini
verso la pianura
ancora molto
praticata nelle
valli delle
Dolomiti. I turisti
approfittano per
organizzare tour
enograstronomici
tra le bàite
diffuse
nell’Agordino

Umbria

Ad Assisi


per imparare


l’economia


di San Francesco


Chiara Beghelli

F


rate vento e sora acqua, fra-
te sole e «sora nostra matre
terra» erano gli elementi
cantati da San Francesco nel
suo Cantico delle Creature, versi in
cui si possono quasi riconoscere il
profilo e i colori della valle di Assi-
si, la città dove nacque, visse e mo-
rì nel . Colori che diventano
più morbidi in questa fine d’estate,
in campi che si preparano al riposo
dell’autunno, e che ispirano anche
la mente (o lo spirito, per chi vi cre-
de) a un contatto, quasi un abbrac-
cio con quella stessa natura. La cit-
tadina umbra è dunque sembrata
il luogo perfetto per dar vita, pro-
prio in questi giorni, a “Percorsi
Assisi”, la prima Scuola di Econo-
mia interuniversitaria, sviluppata
dalle università Luiss Guido Carli,
Alma Mater di Bologna, Politecni-
co di Milano e Federico II di Napoli,
in collaborazione con l’Istituto Te-
ologico e il Sacro Convento di Assi-
si: inaugurata ieri per chiudersi l’
settembre, accoglie nel Sacro Con-
vento adiacente alla Basilica 
studenti di tutta Italia per discute-
re di economia circolare e sosteni-
bilità. Temi che oggi avrebbero ap-
passionato lo stesso San France-
sco, e affrontati in un contesto
“slow” di silenzio, riflessione, pa-
role misurate.
Nel programma della settimana
sono previsti incontri con il premio
Nobel Muhammad Yunus, un labo-
ratorio di “economia francescana”,
la visita al “borgo dello spirito” di
Solomeo, sede di Brunello Cucinelli
a  km di distanza, e quella al pro-
getto La Semente nella vicina Spel-
lo, che offre prodotti agricoli ma
anche un progetto di accoglienza
per persone autistiche. Il tempo per
scoprire e apprendere sarà accom-
pagnato da quello per pensare e
contemplare, altro verbo caro al
santo di Assisi: ecco allora la pas-
seggiata mattutina nel Bosco di
San Francesco,  ettari di natura
(e bene Fai) che si estendono a fian-
co della Basilica con edifici medie-
vali, un mulino dei primi del Nove-
cento che oggi ospita una trattoria
ma anche il “Terzo Paradiso” di Mi-
chelangelo Pistoletto, installazione
di  ulivi disposti a doppio filare
a simboleggiare l’unione fra cielo e
terra, e la una visita all’Eremo delle
Carceri, antico romitorio a  me-
tri sulle pendici del Monte Subasio
dove San Francesco si ritirava in
contemplazione. E poi una visita
notturna alla Tomba di San Fran-
cesco, nella Basilica Inferiore, e la
visione del codice duecenetesco
che contiene il più antico testo del
Cantico delle Creature, custodito
nella Biblioteca del Sacro Conven-
to. Assisi è «una gran bella cosa per
chi intende la natura e l’arte nei lo-
ro accordi con la storia, con la fan-
tasia, con gli affetti degli uomini»,
scrisse Giosué Carducci. E anche
per chi prova a immaginare
un’economia più giusta per l’uma-
nità e il suo fragile pianeta.
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Panorami. La Basilica di San Francesco

Km zero. I formaggi alla Malga Valés
Alto della famiglia Pescosta
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