Il Sole 24 Ore - 01.09.2019

(Jacob Rumans) #1

Il Sole 24 Ore Domenica 1 Settembre 2019 29


Arte


Immagini & parola


I libri osservati dal punto di vista del fotografo


Laura Leonelli


Q


uando i fotografi raccon-
tano di sé parlando degli
altri, quando descrivono
idealmente i propri libri
ricordando i libri di quegli autori che
li hanno accompagnati nel corso de-
gli anni, allora nasce un volume pia-
cevole come Un mondo di libri. Ri-
flessioni sui progetti editoriali foto-
grafici d’autore, scritto da Luciano
Zuccaccia, fotografo anch’egli e bi-
bliofilo. In una raccolta di dodici in-

terviste Zuccaccia trasforma il tema
del libro nell’occasione per ritrarre
alcuni protagonisti della fotografia
italiana e analizzare attraverso la
doppia esperienza di lettore e auto-
re, in alcuni casi anche di editore,
cinquant’anni di storia. Se Raffaela
Mariniello declina l’invito a sceglie-
re il libro “faro”, preferendo denun-
ziare con chiarezza condivisibile la
quantità di libri “omologati”, pro-
dotti oggi da fotografi che osserva-

no senza originalità l’omologazione
delle metropoli, Gianni Berengo
Gardin, prolificissimo, bulimico nel
rapporto d’amore con la carta stam-
pata,  titoli pubblicati e  col-
lezionati, ricorda invece volentieri i
due capisaldi della sua formazione,
The Family of Man e Image à la Sau-
vette, che lo porteranno al suo primo
traguardo internazionale, Venise des
Saisons, edito a Losanna nel .
In questa biblioteca ideale, Ro-

berto Salbitani e Giovanni Chiara-
monte scelgono Mirrors, Messages,
Manifestations di Minor White,
Mimmo Jodice American Photo-
graphs di Walker Evans, Antonio
Biasiucci Gypsies di Josef Koudelka,
Vincenzo Castella William Egglesto-
n’s Guide di William Eggleston, Pao-
lo Ventura Un Paese di Cesare Zavat-
tini e Paul Strand, e Guido Guidi New
York: arte e persone di Ugo Mulas, pa-
gine che gli hanno offerto l’occasio-

ne di conoscere il lavoro di Lee Frie-
dlander. E attraverso la riflessione
di Guido Guidi, sempre luminosa,
l’intervista “collettiva” cambia pas-
so ed entra nel processo stesso della
creazione del libro e nello straordi-
nario percorso alchemico della mes-
sa in sequenza delle immagini, dove
«due fotografie accostate non sono
più la stessa cosa, poiché suscitano
una terza immagine che non è né
l’una né l’altra», commenta Guidi.

Un processo di trasformazione che
rende fluido il racconto fotografico
e nell’unicità tangibile dello sfoglio
assicura lunga vita ai libri di carta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

UN MONDO DI LIBRI. RIFLESSIONI
SUI PROGETTI EDITORIALI
FOTOGRAFICI D’AUTORE
Luciano Zuccaccia
Postcart, Roma, pagg. 164, € 13,90

Storia delle esposizioni. Un libro ripercorre i retroscena della rassegna che si tenne


a Milano nel 1951 a cura di Roberto Longhi. E propone immagini inedite dell’allestimento


La mostrissima di Caravaggio


Marco Carminati


N


essuna delle numerose
mostre su Caravaggio,
che si sono susseguite
negli ultimi settant’an-
ni nel mondo, è mai riu-
scita ad eguagliare
quella che si tenne a Palazzo Reale di
Milano tra aprile e giugno del .
Una rassegna divenuta leggendaria
per lo spessore critico (la curò Roberto
Longhi, il più grande esegeta di Cara-
vaggio), per la quantità delle opere
esposte (oggi impensabile visti i vin-
coli dei prestiti) e per l’imponente suc-
cesso di pubblico, non previsto dagli
stessi organizzatori. Ma soprattutto
perché quell’esposizione avviò la tra-
volgente fortuna moderna dell’artista.
Ma che cosa ci rimane oggi di quel-
l’evento epocale? Qualcuno dei
mila visitatori che videro la rasse-
gna è ancora felicemente in vita, e
dall’alto dei suoi ottanta/novant’anni
può forse conservare un nitido ricor-
do della manifestazione. Poi ci rima-
ne un resoconto scritto di Gian Alber-
to Dell’Acqua () e soprattutto il
catalogo della rassegna, pubblicato
da Sansoni in due edizioni legger-
mente diverse, che tuttavia riporta le
schede dei quadri in ordine alfabeti-
co, dunque non permette in alcun
modo di ricostruire la disposizione
delle opere nelle sale.
A questo proposito esiste qualche
rara fotografia d’allestimento scattata
da Fedele Toscani, il padre di Oliviero.
Ma ora, con il fortunato ritrovamento
nell’Archivio Alinari di Firenze di 
lastre fotografiche scattate da Vin-
cenzo Aragozzini nella mostra mila-
nese, viene offerta la possibilità di do-
cumentare in modo assai più vasto e
chiaro l’allestimento che Roberto
Longhi ideò per far conoscere agli ita-
liani e al mondo la grandezza di Cara-
vaggio. Va detto che delle  lastre
recuperate, solo  allargano di fatto
l’obiettivo sulle sale allestite. Ma il re-
cupero del prezioso materiale ha
spronato Patrizio Aiello a ricostruire
l’intera storia della mitica esposizio-
ne, ripercorrendo le vicende, i retro-
scena e gli ambienti di quell’evento
effimero a quasi settant’anni di di-
stanza. Ne è sortito un libro austero
nella veste esterna (forse troppo) ma
internamente smagliante per ric-
chezza di informazioni, riflessioni e
immagini. Un libro dal quale convie-
ne farsi guidare.
Il testo evoca, come prima cosa,
l’euforico clima in cui germinò l’even-
to: una Milano piena di fiducia e in ri-
presa dopo i disastri della guerra.
L’invito a pensare a una mostra su Ca-
ravaggio venne infatti dal sindaco
della città, Antonio Greppi, che nel
 istituì un comitato promotore
chiamando a raccolta Roberto Lon-
ghi, Giulio Carlo Argan, Rodolfo Pal-
lucchini, Matteo Marangoni, Mario
Salmi e Lionello Venturi, mentre nel
comitato esecutivo vennero nomina-
ti, tra gli altri, Fernanda Wittgens, Co-

stantino Baroni e Gian Alberto Del-
l’Acqua. Per l’allestimento si indicò
inizialmente il nome di Franco Albini.
A scegliere la sede di Palazzo Reale
non fu Longhi come vuole la vulgata
ma il comitato, che lo fece per ribadire
che quel Palazzo «ex Reale» (la cui de-
stinazione d’uso era allora ancora in-
certa) dovesse diventare sede prepo-
sta agli eventi espositivi.
Nel ’ la macchina organizzativa
si mise in moto e si stilarono i primi
elenchi di opere di Caravaggio e dei
caravaggeschi da chiedere in prestito
(ottanta al primo conteggio, poi arri-
veranno al doppio). Nelle intenzioni la
mostra si sarebbe dovuta tenere tra
aprile e ottobre del , ma sorse su-
bito un grande impedimento: la pro-
clamazione dell’Anno Santo. Si capì al
volo che le grandi tele di Caravaggio
collocate nelle chiese di Roma, richie-
ste tutte in prestito per la mostra, non
avrebbero mai lasciato i loro altari du-
rante il Giubileo. Meglio posticipare
l’evento di un anno.
Con più tempo a disposizione,
l’elenco dei prestiti lievitò e con esso i
costi (a coprire i quali diede una mano
nientemeno che il giovane sottose-
gretario Giulio Andreotti). Le trattati-
ve per i prestiti (condotte quasi sem-
pre dalla granitica Fernanda Witt-
gens) si rivelarono in alcuni casi este-
nuanti. La Francia non voleva cedere
la Morte della Vergine del Louvre, e per
tentare di ottenerla si mise di mezzo
persino il nunzio apostolico a Parigi,
Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro
papa Giovanni XXIII. Ma la Francia
non cedette. Altra assenza clamorosa
fu la Deposizione Vaticana. Stavolta fu
monsignor Giovanni Battista Montini
(il futuro papa Paolo VI) a negare il
prestito, anche se offrì in cambio un
arazzo dell’Ottocento riproducente il
quadro di Caravaggio. Longhi rispose
risentito: «No, grazie».
A rendere ulteriormente comples-

sa la macchina organizzativa ci si mi-
sero anche le forti rivalità tra i compo-
nenti del comitato. Come è noto, Lon-
ghi e Venturi non solo si detestavano
cordialmente ma divergevano netta-
mente sull’interpretazione e sulla cro-
nologia di Caravaggio. E neppure tra
Argan e Longhi correva buon sangue.
Insomma, queste rivalità intestine in-
cisero(come incisero i prestiti negati)
sul tracciato della mostra, sulla dispo-
sizione dei quadri nelle sale e persino
sull’allestimento. Franco Albini venne
infatti sostituito con lo Studio BBPR,
che a sua volta venne sostituito con un
terzo allestitore assai meno noto, il
soprintendente Luigi Crema.
Comunque, quasi miracolosamen-
te, tutto si compose in occasione del
taglio del nastro il  aprile , alla
presenza del presidente delle Repub-
blica Giovanni Gronchi. Si notò l’as-
senza del presidente del consiglio Al-
cide De Gasperi bloccato a Roma per
presenziare ai funerali di Ivanoe Bo-
nomi (ma per lui e la famiglia si allestì
un secondo vernissage il  aprile).
Gronchi, De Gasperi e gli altri  mila
visitatori che li seguirono (tra cui spic-
cò il giovane Giovanni Testori) pote-
rono ammirare la mostra sistemata
nelle  sale al piano nobile del Palaz-
zo:  sale dedicate a  capolavori di
Caravaggio,  sale ai maestri caravag-
geschi e  sale i precedenti di Caravag-
gio, ai documenti e alle copie. Com-
pletava l’offerta un disimpegno d’in-
gresso con piccolo book shop, e un
elegante bar. Bene, adesso, con il libro
di Patrizio Aiello alla mano possiamo
metterci in coda anche noi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

CARAVAGGIO 1951
Patrizio Aiello
Officina Libraria, MIlano, pagg. 224.
€ 20. Con prefazione di Giovanni Agosti
e postfazione di Jacopo Stoppa

Da quella mostra
mai eguagliata fino
a oggi, nacque
la fortuna moderna
dell’artista

Immagine
inedita
La Sala IV
della mostra
su Caravaggio
allestita
a Palazzo Reale
di Milano
tra aprile
e ottobre 1951.
La foto
è di Vincenzo
Aragozzini

Edito da 24Ore Cultura
La grande mostra su
Caravaggio allestita a Milano
nel 1951 compare,
ovviamente, nel libro Le 100
mostre che sconvolsero il
mondo stilato da Bruno
Bandini e Beatrice Buscaroli
ed edito da 24 Ore Cultura
(pagg. 214, € 29).
La rassegna proposta dagli
autori seleziona 100 eventi
che in effetti hanno fatto la
storia dell’arte, segnato il
proprio tempo e aperto
orizzonti futuri. Si parte dal
Salon des Refusés (1863) e si
giunge alla prima Biennale di
Venezia (1895), alla prima
della Secessione viennese
(1897). al Die Brucke (1910),
ai Futuristi Italiani (1912) e al
Cubismo (1920). Si continua
con l’Arte italiana a Londra
(1930). l’ Arte degenerata di
Monaco (1937) e la rassegna
su Peggy Guggenheim (1947).
Per approdare alle Biennali
veneziane, a Documenta
e a Freeze, fino all’anno 2000

LE 100 MOSTRE TOP

Firenze. Il congresso di storia dell’arte


a Villa Vittoria e Palazzo Vecchio


La «transformation»


dei problemi artistici


Marzia Faietti


D


opo la volta di Pechino tocca
ora a Firenze ospitare il
nuovo congresso mondiale
CIHA (Comité International
d’Histoire de l’Art), precisamente il
XXXV, dedicato al tema Motion:
Transformation (Firenze, Villa Vitto-
ria, -  settembre). Per la prima vol-
ta nella storia del CIHA il congresso
si articolerà in due sedi: un anno
esatto dopo Firenze si trasferirà in-
fatti a São Paulo, in Brasile, dove il
tema generale Motion sarà declinato
in un’altra accezione dando luogo a
Motion: Migrations.
L’origine storica del CIHA è relati-
vamente recente: se il primo congres-
so internazionale di Kunstwissen-
schaft si tenne a Vienna nel , la
costituzione dei comitati nazionali ri-
sale soltanto al secondo dopoguerra.
Ma è davvero strabiliante la rapidità
dell’evoluzione del CIHA, da espres-
sione di un nucleo circoscritto di paesi
europei a promotore di intrecci e
scambi su scala mondiale, aperto a
tutti i paesi del globo.
In questa dinamica storica il ruolo
dell’Italia non è stato secondario, an-
zi, in certi momenti sembrò quasi
porsi all’avanguardia. Per esempio,
quando nel  a Roma ebbe luogo il
X Congresso, promosso da Adolfo
Venturi e arricchito dalla presenza di
studiosi stranieri tra cui Aby War-
burg, con un focus sulle relazioni arti-
stiche internazionali e i rapporti nei
secoli fra l’Italia e le altre nazioni. Alla
vigilia della prima Guerra mondiale
quei temi entrarono nel dibattito su-
scitato dall’emergere delle tendenze
nazionaliste. Fu poi la volta di Venezia
() e di Bologna (), in un Paese
che stava rispettivamente assistendo
alla ricostruzione dopo la seconda
guerra mondiale e a una stagione di
florida espansione economica.
Perché ora si è scelta la sede di Fi-
renze? Soprattutto perché la città,
oggi meta e punto di approdo di un
flusso costante di visitatori prove-
nienti da tutto il mondo, si configura
come un caso emblematico per ri-
flettere entro uno scenario globale
sui concetti (e gli obiettivi) di Inter-

nazionalismo, Transnazionalismo e
Globalismo.
Il raccordo tra le due parti del con-
gresso Motion: Transformation e Mo-
tion: Migrations è assicurato dalla se-
zione fiorentina conclusiva, la IX, in-
titolata Voyage, un tema che può esse-
re affrontato da diverse prospettive e
che riguarda sia persone che oggetti,
che è reale o metaforico e per sua na-
tura sfugge a ogni definizione troppo
ristretta dal momento che sconfina in
diversi campi del sapere e delle scien-
ze umane, dalla letteratura, alla musi-
ca, all’arte, al cinema, e non solo. Inol-
tre, implica sia il movimento che la
trasformazione, i due concetti cardi-
ne del congresso. Per gli storici del-
l’arte il viaggio (degli artisti, dei com-
mittenti, dei collezionisti, nonché de-
gli oggetti) ha contribuito a superare
i limiti concettuali della nozione di
scuola aiutando a comprendere quel-
l’incessante traiettoria di andata e ri-
torno di persone, idee e cose, durante
la quale i caratteri originali del punto
di partenza subiscono sensibili meta-
morfosi e contaminazioni reciproche
al punto di arrivo e viceversa. Del re-
sto il viaggio come simbolo dell’inces-
sante movimento della conoscenza fa
toccare con mano la precarietà degli
schemi e degli strumenti con cui una
cultura presume di capire e giudicare
un’altra (Claudio Magris).
Peraltro, questo congresso diviso
in due parti sottolinea anche la di-
mensione fantastica e visionaria del
tragitto da Firenze a São Paulo. Mi
viene in mente una delle città invisi-
bili di Calvino, Marozia, due città in
una, la città del topo e quella della
rondine. La città invisibile che nella
loro fantasia i partecipanti al con-
gresso costruiranno sarà diversa, an-
che se non prescinderà dalla consa-
pevolezza del dualismo sempre pre-
sente tra la bellezza e la sua violazio-
ne. Siamo abituati a fronteggiare
questa polarità insita nelle città del
nostro pianeta, ma come gli abitanti
di Marozia continuiamo a sperare
nella stagione delle rondini.
Presidente CIHA Italia
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dal 1° al 6 settembre
«Motion: Transformation» è il
tema del 35esimo Congresso
Internazionale di Storia
dell’Arte che si tiene a Firenze
dal 1° al 6 Settembre a Villa
Vittoria e Palazzo Vecchio.
Per partecipare al Congresso
è necessario registrarsi in
modalità online dal sito
ciha-italia.it
o direttamente in sede a
partire da oggi 1° settembre

dalle ore 17 presso Villa Vittoria
(info: [email protected]
+39 051230385).
Previsti alcuni eventi speciali
a ingresso libero fino
a esaurimento posti:
2 settembre, Lectio magistralis
di Kavita Singh, Palazzo
Vecchio, ore 21,;
3 settembre, Tavola rotonda
con Vera Agosti, Thierry Dufre,
Peter J. Schneemann e Valerio
Adami, Palazzo Vecchio, ore 21

PER PARTECIPARE

I MUSEI
DI FIRENZE
CON PIÙ
POSTI
A SEDERE

Panchine
nelle sale
Una buona notizia
i visitatori dei
musei. A Firenze,
gli Uffizi, Palazzo
Pitti e la Galleria
di Arte Moderna si
sono dotate di
123 nuove
pachine. «Un
passo avanti nella
nostra missione
di rendere i nostri
musei sempre più
a misura delle
persone –
commenta il
direttore degli
Uffizi, Eike
Schmidt – e in
linea con
l’operazione
avviata agli Uffizi
dove già sono
stati installati
centinaia di nuovi
posti a sedere»

Palazzo Vecchio
Una delle sedi,
insieme a Villa
Vittoria,
del Congresso
di storia
dell’arte
di Firenze
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