La Stampa - 25.08.2019

(Romina) #1
.

FRANCESCA PACI
ROMA

C


i sono varie ragioni
all’origine della prote-
sta di Hong Kong,
che, dopo la catena
umana organizzata venerdì sul-
la falsa riga della Baltic way del
1989, corre a vele spiegate ver-
so il suo terzo mese di vita. C’è la
legge sull’estradizione ma c’è
anche l’incertezza economica
di un hub commerciale il cui pri-
mato viene insidiato da Shan-
ghai, c’è la difesa dell’autono-
mia sancita dal meccanismo
«Uno Stato, due sistemi» e c’è l’o-
rizzonte del 2047, quando i ven-
tenni di oggi saranno genitori e,
secondo gli accordi del 1997, di-
venteranno a tutti gli effetti cit-
tadini cinesi, vale a dire adulti
assai più controllati dall’alto di
quanto non fossero in gioventù.
Sullo sfondo, collante di tutte le
paure espresse e non, si staglia
sempre l’ombra di Pechino,
quella reale dei blindati con la
stella rossa appostati al di là del
confine e l’altra più sottile, sub-
dola, che incalza l’insicurezza
degli hongkonghesi insinuan-
do il dubbio che, a conti fatti,
l’ex colonia britannica sia sì libe-
ra ma la madrepatria sia molto
più equa e vivibile per una gene-
razione la cui educazione è, con-
trariamente dal passato, inver-
samente proporzionale al suo
potere di acquisto.
«Da almeno due mesi siamo
bombardati dalla pubblicità te-
levisiva di Macao Great Bay
Area: TVB, il canale tv più guar-
dato dalle famiglie, trasmette
spot dopo spot su questa nuova
e avveniristica città satellite di
Hong Kong che però, guarda ca-
so, è in Cina» racconta Camila,
35 anni, avvocato in un’impre-
sa high tech ma costretta a divi-
dere con i genitori i 40 metri

quadrati in cui è nata, perché af-
fittarne 10 tutti per sé le coste-
rebbe il corrispettivo di 800 eu-
ro, metà dello stipendio. E’ ve-
ro, ammette: la madrepatria of-
fre più opportunità, ha spazio a
perdita d’occhio e non è obbliga-
ta a costruire solo in altezza co-
me la limitata Hong Kong, la
concorrenza professionale lì è
diluita in un mercato enorme.
Camila è un’attivista con anni
di militanza nel movimento de-
gli ombrelli e le idee chiare
sull’importanza di partecipare
tutt’oggi a ogni marcia. «Io non
ci casco, la Cina non è un’opzio-
ne per me» continua. Ma sa che
molti, soprattutto i più giovani,
possono alla lunga essere tenta-
ti da una scelta che, sulla carta,
non è radicale come emigrare.
Oltre a mostrare i muscoli, Pe-
chino affronta la disobbedien-
za di Hong Kong per vie laterali,
diplomazia, soft power, gradua-
lità strategica. «Ci invadono pia-
no piano al ritmo di 150 immi-
grati cinesi al giorno che, gon-
fiando la popolazione, fanno
anche lievitare i prezzi delle ca-
se» ripetono dal 9 giugno scor-
so i manifestanti, denunciando
l’incalzare del mandarino sul lo-
cale cantonese. Macao Great
Bay Area appare alla piazza ri-
belle il tassello di un puzzle ben
congegnato: appartamenti ac-
cessibili, moderni e di dimensio-
ni umane, ristoranti, eventi cul-
turali, il treno velocissimo che
in mezz’ora arriva a downto-
wn. Tutto appetibile per un ven-
ticinquenne hongkonghese,
con una sola postilla: questo pa-
radiso è in Guandong, pochi km
oltre il confine ma in Cina.
«Per il momento abboccano
solo i pensionati, ma poi chis-
sà...» ragiona un’insegnante,
nel pieno del dodicesimo wee-
kend di mobilitazione. Teme
una mescolanza impercettibile
della popolazione che, pur nel
rispetto formale della cornice le-

gislativa «Uno Stato, due siste-
mi», potrebbe finire col rendere
l’irriducibile Hong Kong cinese
per via demografica.
Il progetto, se tale fosse, non
viene celato. In tv e sui giornali
si parla molto di Macao Great
Bay Area così come del poten-
ziale di Shenzhen, la frontiera
oltre cui si esercitano i militari
cinesi ma anche la capitale
dell’high tech destinata a cam-
biare l’urbanistica del Drago-
ne. A inizio settimana Pechino
ha rivelato un piano di riforme
finanziarie e sociali per fare di
Shenzhen un modello di svi-
luppo sostenibile e di alta qua-
lità entro il 2025. L’invito è ri-
volto per ora alle grandi com-
pagnie, affinché spostino i lo-
ro quartier generali qui, effi-
cienza, servizi, verde. E si cita
pure la vocazione ad «espande-
re la partecipazione politica
dei cittadini sotto la guida del
partito»: gli hongkonghesi che
vivono o lavorano a Schenz-
hen avranno la residenza e
molti altri benefici. In Cina. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Nel dodicesimo weekend di prOtesta

Ancora una giornata di scontri e violenze
tra manifestanti e agenti nell’ex colonia

IL CASO

REUTERS

Alcune migliaia di persone si
sono ritrovate a Kwun Tong,
un ex distretto industriale ri-
convertito a est di Kowloon,
in una manifestazione auto-
rizzata per ribadire la richie-
sta di ritiro formale della con-
testata legge sulle estradizio-
ni in Cina e gli altri punti soste-
nuti dal movimento pro-de-
mocrazia. In aggiunta, c'è sta-
ta anche la richiesta di spiega-
zioni sul progetto di installa-
re i «lampioni intelligenti»
lungo le strade della città, uffi-

cialmente utili a misurare le
condizioni del traffico, me-
teo e altri dati, ma sospettati
di violare la privacy per altri fi-
ni con telecamere per il rico-
noscimento facciale. Barrica-
te sono state poi erette a Wai
Yip, strada accanto alla sta-
zione di polizia di Ngau Tau
Kok. Gli agenti hanno disper-
so la folla sparando lacrimo-
geni e arrestando alcuni ma-
nifestanti, che in alcuni casi
hanno risposto lanciando mo-
lotov contro la polizia.

LE TENSIONI IN ASIA

Da una parte incoraggia i trasferimenti nel Guangdong con gli incentivi


Dall’altra cambia la demografia dell’ex colonia con nuovi immigrati cinesi


Case e aiuti economici


Pechino prova a sedurre


la ribelle Hong Kong


REUTERS
Le proteste paralizzano la città ogni fine settimana da quasi tre mesi

I manifestanti con maschera antigas contro i lacrimogeni degli agenti


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