La Stampa - 25.08.2019

(Romina) #1

.


Arriva la saga del “Vichingo Nero”


Natura e Potere al tempo dei Drakkar


MAURO GAROFALO
MILANO

L’

Artico si scioglie
e qualcuno ne ap-
profitta per arric-
chirsi. Due giorni
a Haugesund,
Norvegia occi-
dentale, con Bergsveinn Birgis-
son, islandese, autore de Il vi-
chingo nero (Iperborea, 19 eu-
ro, trad. it. Silvia Cosimini), e

comprendi che gli uomini so-
no sempre gli stessi, e che il ca-
pitalismo è solo un’estensione
del criterio di lotta per il predo-
minio.
Viaggiatori a bordo di navi
di legno solcavano mari non an-
cora inquinati alla ricerca di ter-
re, opportunità. Come il Black
Viking, avventurieri senza scru-
poli che sterminavano i triche-
chi per cavarne olio per navi e
avorio, riducendo in schiavitù i
popoli indigeni che avevano la
sventura di trovarsi sul cammi-
no: «La storia del vichingo ne-
ro - 400 pagine tra autobiogra-
fia, romanzo, saggio storico - è
un vuoto che ho cercato di col-
mare», racconta Birgisson. Nes-
suno si era occupato dell’epo-
pea di Geirmundur Heljar-
skinn, «il più grande colono
norvegese, l’uomo più ricco d’I-

slanda», il pelle nera bastardo,
figlio del re Hjør e di una sami
siberiana, un matrimonio per
rinsaldare alleanze con le tribù
della Russia. Tra Asgard e Mid-
gard, Heljarskinn in rotta ver-
so la Norvegia e l’Irlanda. L’illu-
sione di controllare la natura.
L’esplorazione ai tempi eterni
di Yggdrasill, il grande albero
cosmico: «Le avventure di Geir-
mundur sono storia del pre-ca-
pitalismo - dice Birgisson - nel
mondo esistono risorse limita-
te, uomini che lavorano, altri
che vogliono fare soldi, bad
companies» dice usando termi-
ni da economista lo scrittore,
che per comporre la saga ha
studiato anni: «Le cattive com-
pagnie sono le aziende che fan-
no del mercato la loro unica ra-
gione di vita senza curarsi
dell’estinzione di terre e spe-

cie, sono i veri barbari alla con-
quista del potere, la scelta di
un’economia che non crea ma
distrugge la natura»: «Dobbia-
mo agire, ognuno come può, la
nostra casa è in fiamme», spie-
ga citando Greta. «L’etica è l’u-
nico baluardo contro quest’e-
poca mercificata, il vichingo ne-
ro è un emblema», archetipo di
un consumo che brucia senza
curarsi delle conseguenze: «Se
stermini tutto le risorse non si
rinnovano».
Il futuro? «Dipenderà da co-
sa sceglieremo di mangiare, di
bere, come ci sposteremo. Il
Minotauro è il sistema, dobbia-
mo sbrigarci a uccidere il “dra-
go” che distrugge tutto». Berg-
sveinn Birgisson sarà al Festi-
valetteratura Mantova, dal 4
all’8 settembre. —
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FABIO MARZANO
FIRENZE

P

otremmo definir-
le le «sante» rego-
le del bosco: le
Constitutiones ca-
maldulenses sono
una serie di precet-
ti sull’importanza spirituale
degli alberi e sulla loro ge-
stione, scritti tra l’XI° e il XIII°
secolo dai monaci eremiti di
Camaldoli in Toscana. È uno
dei primi codici di selvicoltu-
ra in cui si affronta il rappor-
to tra uomo e natura di cui ri-
manga traccia; e ancora oggi
offre qualche suggerimento
per una gestione sostenibile
delle foreste. Tanto che l’U-
nesco ha chiesto di candidar-
lo a «patrimonio immateria-
le universale dell’umanità».
I manoscritti che raccontano

la regole del bosco dei Ca-
maldolesi sono stati recupe-
rati e ordinati dal Crea, il
Consiglio per la ricerca in
agricoltura e l'analisi dell'e-
conomia agraria, in collabo-
razione con il Collegium
Scriptorium di Fonte Avella-
na in un progetto durato
quattro anni.
«Le pratiche che i monaci
hanno seguito per oltre otto
secoli - spiega Raoul Roma-
no, il ricercatore del Crea
che ha coordinato lo studio
avevano vincoli e criteri per
il rispetto dell’ecosistema. In-
terventi come tagli mirati
per assicurare la rigenerazio-
ne dell’ambiente, o le paccia-
mature per proteggere le
piante dai danni provocati
dagli animali, erano indiriz-
zati a garantire eternità alla

foresta, così come per il re-
gno di Dio». In assenza del
deserto, per gli eremiti me-
dievali in Europa il bosco era
l’habitat privilegiato per
ascesi e preghiera. Le regole
del bosco dei Camaldolesi,
apparse per la prima volta
nel 1080 sotto forma di Con-
suetudines, erano dettate so-
prattutto da esigenze spiri-
tuali. «Sette alberi menziona-
ti nella Bibbia - prosegue Ro-
mano - sono descritti secon-
do le proprietà botaniche e
quelle simboliche della vita
ascetica. Il cedro, per esem-
pio, è associato alla sinceri-
tà; il biancospino alla conver-
sione; il mirto alla sobrietà;
l’olivo alla misericordia; l’a-
bete alla meditazione; l’ol-
mo alla pazienza. E il bosso,
alla perseveranza».
Più avanti, col tempo, le co-
se cambiano. E i monaci, ol-
tre al valore spirituale, inizia-
no a badare anche a questio-
ni più terrene. «Con il passa-
re degli anni l’approccio alla
gestione delle risorse foresta-

li si è modificato arricchen-
dosi e adattandosi alle neces-
sità delle popolazioni locali
e alle esigenze economiche
che il periodo storico richie-
deva. Assecondando i pro-
cessi naturali di rigenerazio-
ne del bosco, i monaci camal-
dolesi hanno lentamente so-
stituito il faggio con il solita-
rio abete bianco, simbolo di
meditazione e specie apprez-
zata sul mercato del tempo,
soprattutto nei cantieri nava-
li di Pisa e Livorno e per la co-
struzione di solai e tetti», pro-
segue il ricercatore.
Con l’abete bianco di Ca-
maldoli, ad esempio, è stato
costruito il popolare quartie-
re di Santa Croce a Firenze.
Al massimo della sua espan-
sione, il monastero di Camal-
doli contava su 11mila ettari
nella sola provincia di Arez-
zo, terreni che si spingevano
fino al capoluogo toscano.
La contabilità dei prelievi
era rigorosa, come dimostra-
no i conteggi arrivati fino a
noi: ogni albero abbattuto

veniva sostituito con un
esemplare più giovane colti-
vato in vivaio. La tecnica di
taglio era quella «a rate», un
metodo molto simile parago-
nabile con quello che oggi si
chiama «a buche», e che ga-
rantisce spazi lasciati all’evo-
luzione naturale. «Oltre ad
avere un buon fiuto per gli af-
fari - è la conclusione di
Raoul Romano - i monaci di
Camaldoli hanno anche defi-
nito un nuovo equilibrio eco-
logico, custodito e mantenu-
to nei secoli con interventi
colturali, tagli, semine e
piantagioni fino a delineare
quel paesaggio da tutti og-
gi riconosciuto come un pa-
trimonio ambientale uni-
co. La loro continua azione
di conservazione dell’abe-
te bianco, prima per fini
“spirituali” poi economici,
ha permesso lo sviluppo di
un ecosistema stabile a ele-
vata valenza naturalistica
e paesaggistica ancora og-
gi presente e vitale». —
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climate analytics

Con +2 gradi
estati caldissime
in tutta Europa

A sinistra, una panoramica del bosco nelle vicinanze dell’eremo di Camaldoli. A destra, la copertina di una edizione “in lingua toscana” del 1575 delle Constitutiones camaldulenses

IL CASO

ALAMY

AMBIENTE E PAESAGGIO ITALIANO

Le regole del bosco di Camaldoli

Dall’XI° secolo per l’eternità di “foresta e Regno di Dio”

Le “Constitutiones camaldulenses”,
sull’importanza spirituale degli alberi e sulla
loro gestione, sono uno dei primi codici di
selvicoltura sul rapporto tra uomo e natura

Se il mondo si riscaldasse di
2 gradi c’è da aspettarsi un
cambiamento significativo
nelle condizioni meteorolo-
giche estive delle zone tem-
perate, Europa compresa.
Secondo uno studio di Clima-
te Analytics e Università
Humboldt di Berlino, «le con-
dizioni meteorologiche
estreme diventerebbero più
persistenti: periodi caldi e
asciutti, così come i giorni
consecutivi di forti piogge, si
allungherebbero». Attual-
mente, ricordano i ricercato-
ri, il ritmo troppo lento nel ta-
glio delle emissioni di gas
serra lascia prevedere un au-
mento della temperatura
globale di 3 gradi centigradi
entro il 2100.

Lo scrittore islandese Bergsveinn Birgisson

DOMENICA 25 AGOSTO 2019LASTAMPA 27
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