La Stampa - 25.08.2019

(Romina) #1
.

Il Pizz’ino
P.zza Garibaldi 34 Alessandria
Tel. 0131.262085

LA RECENSIONE

Un bicchiere di “Anno 0”

accompagna le polpette

A TAVOLA


Ristorante Bolpetta
Corso Casale 14 Torino
Tel. 011.1884 9671

La voglia matta
Via Vigone 31
Tel. 327.0005397

Alla lettera
Via Mazzini 12
Tel. 011.882626

il voto

7,5

Le Piemontesine
Località San Luigi 25
Igliano (Cn) 0174785012

CHE
PIZZA

LADY V IL POSTO
DEL CUORE

AL GIUSTO
PREZZO

La gelateria dei sogni

per chi non è mai sazio

La storia della tipografia

nel menù “alla Bodoni”

Giuseppe Giordano, originario di
Tramonti, è un pizzaiolo invento-
re. Sua è infatti l’idea del Pizz’ino
che coniuga la tradizione della piz-
za al tegamino piemontese con la cottura sul
mattone tipica della Campania. Il Pizz’ino
non è altro che una teglia rotonda senza fon-
do, una corona che incornicia l’impasto e
che, in cottura, consente di donare la massi-
ma espressione di entrambe le tecniche alla
pizza, che risulta soffice e morbida, ma con il
cornicione croccante. Il suo metodo di cottu-
ra a corona, brevettato diversi anni fa, è or-
mai un vero e proprio must della pizza ales-
sandrina e presto festeggerà l’apertura di un
nuovo locale in via Ferrara 16. Da provare la
classica Margherita, il pizzino Quattro For-
maggi o quello con salsiccia e friarielli.
SARAH SCAPARONE


Fra tegamino e mattone


il Pizz’ino si espande


Piovono polpette non è solo un car-
tone animato ma anche il piatto for-
te di «Bolpetta». Un locale carino
che punta tutto sulle polpette, con
porzioni da condividere per esaltare la sociali-
tà. Il format arriva dal Centro Italia, Bologna
per l’esattezza. Basta dare uno sguardo alla car-
ta dei vini per accorgersene: i rossi piemontesi
sono limitati all’essenziale mentre Toscana e
Emilia Romagna sono molto ben rappresenta-
te. Inutile provare a ordinare un calice di barbe-
ra, il cameriere con gentilezza propone in alter-
nativa un rosso toscano. È Anno 0 di Camper-
chi, annata 2014, 70% sangiovese e 30% altri
vitigni. Si rivela una bella scoperta. Nulla di fa-
voloso ma adatto ad accompagnare e stempera-
re i vari tipi di polpette, dalle speziate alle classi-
che al pomodoro. Fresco ma persistente.
CLAUDIA LUISE

«La voglia matta» è una gelateria di
quartiere che riassume nel nome lo
slogan del titolare: «Se ti accontenti
di un cono piccolo standard è inuti-
le venire fino in via VigoneS. Qui le porzioni so-
no extra large e i coni sono grandi come coppe,
pronti a racchiudere fino mezzo chilo di gelato.
Per farcirlo, ci sono granelle e decorazioni ma
la vera sfida è riuscire a terminare tutto. È il po-
sto del cuore per i veri appassionati di gelato
che non si accontentano di uno o due gusti ma
vorrebbero provarli tutti. Il titolare spiega che
usa solo ingredienti freschi, come il latte e frut-
ta acquistata dal fruttivendolo di fiducia. Non
compete con i nomi noti del settore perché pun-
ta sulla sua affezionata clientela locale, che coc-
cola anche con semifreddi e torte. E poi la grani-
ta al limone è una delle migliori in città.
CLAUDIA LUISE

Giambattista Bodoni è stato tipo-
grafo, incisore e stampatore e ha
creato un carattere col suo nome.
«Alla lettera» è partita da qui per
proporre un locale in cui le lettere sono prota-
goniste: cucina e grafica accomunate da pro-
gettualità e creatività per un locale a tema do-
ve ogni spazio e ogni dettaglio sono una conno-
tazione di quel mondo antico. Nell’ampio de-
hors su piazza Bodoni si possono gustare pizze
alla napoletana, alte e soffici; focacce, primi e
secondi. Nella pausa pranzo ecco i monopiatti
con più assaggi, pizze e insalatone a prezzi con-
venienti. Le porzioni sono abbondanti e sono
accompagnate da salse vinaigrette intonate al
piatto: ad esempio al limone per la valeriana
con il salmone e alla menta con la belga, tonno
e mozzarella. In tre abbiamo speso 26 euro.
FRANCESCA ROSSO

CARLO BERTONE
C’è la Langa del Barolo e
dell’Unesco, c’è l’Alta Langa
che cresce con forza ed entu-
siasmo e poi c’è l’altra Langa
quella che abbraccia Ceva e il
Monregalese che unisce pa-
norami quasi selvaggi a tome
di qualità, funghi, tartufi e
selvaggina.
Qui per una storia di fami-
glia sono piovuti da Parigi Je-
rome (Migotto) e Charlotte e
in tre anni hanno costruito
qualcosa di sorprendente. Lo
chef - in realtà anche la mo-
glie dalle radici cuneesi na-
sce chef di prestigio - lo puoi
trovare con la vicina di casa
Clotilde a preparare il pane
nel forno a legna, oppure
all’alba in compagnia dei tri-
folao o al fianco dei cacciato-
ri. Uno chef francese di alto li-
gnaggio che sta con merito
nell’elenco dei «Maître Cuisi-
niers» di Francia ha saputo in-
namorarsi del territorio fa-
cendolo incontrare con il me-
glio della tradizione transal-
pina anzi parigina.
Il risultato finale è un alber-
go dal tocco francese dove
sparire per weekend o per set-
timane riposanti nel silensio
della natura e un ristorante
che potrebbe presto essere in
odore di stella. L’attenzione
al dettaglio dall’aperitivo pre-
so nel giardino agli zuccheri-
ni che accompagnano il caffè
è sempre evidente e segnato
dalla mano di Charlotte ma è
la cucina a lasciare il segno e
con una carta ricca dove la-
sciarsi sedurre da un menù
degustazione ricco sempre
intorno ai 35 euro.


Tra i piatti imperdibili c’è il
«Piccione alla rossini» dove
la cottura della carte e la qua-
lità del «foie gras» appogiati
su un letto di funghi porcini
offrono un panorama di con-
sistenze e di sapori che fanno
sognare. Chi è alla ricerca di
una cucina diversa dal solito
dove i prodotti del territorio
vengono valorizzati in modo
unico è un palato perfetto
per «Le Piemontesine». La cu-
cina francese lascia il segno
anche con l’anatra all’aran-
cia oppure l’astice arrostito
mentre la contaminazione
tra mani dello chef e territo-
rio si esalta nei ravioli di pata-
te o nei plin di riviera.
I dolci - che come spiegano
sempre con attenzione Char-
lotte e Jerome non escono
dalla filiera di pasticceria ma
dall’approccio alla cucina
dello chef - sono un’esperien-
za per la complessità e la con-
sistenza del piatto, uno però
appartiene alle esperienzie
uniche del palato: il finoc-
chio confettato alle spezie.
Da assaggiare e non da rac-
contare.
L’abbiamo provata in esta-
te ma la cucina delle «Pie-
montesine» come quella di
tutta la Langa si esalta tra
l’autunno e l’inverno quando
arriva il tartufo ma soprattut-
to, qui ad Igliano, la caccia-
gione. Con Jerome capace di
riscoprire ricette «reali» per
preparare germano, lepre,
pernice e fagiano. E questa
cucina consumata quanto la
nebbia sale tra i boschi di
Igliano potrebbe diventare
magica.

A Igliano un albergo con ristorante


dove la cucina riesce ancora a stupire


Nell’altra Langa


le emozioni sono


tutte francesi


In alto il terrazzo con vista colline si consuma apertivo e caffè alle Piemontesine ad Igliano. A sinistra le mignardises proposte a fine pasto.
A destra, l’anatra all’arancia che trova nella cucina di Jerome Migotto un sapore che porta immediatamente a Parigi

50 LASTAMPA DOMENICA 25 AGOSTO 2019


ATAVOLA


T1 PR

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