La Stampa - 30.08.2019

(avery) #1
.

LAMPEDUSA


ITALIA


La Mare Jonio


resta al largo


ma sbarcano in 64


tra donne e bimbi


L


a «Mare Jonio» è al limite
delle acque territoriali italia-
ne, a 13 miglia da Lampedu-
sa, attende un «porto sicu-
ro» ma in serata 64 persone,
tra donne, bambini e malati, sono stati
trasbordati su una motovedetta della
Capitaneria per poi giungere a Lampe-
dusa. Restano a bordo 28 migranti di
quelli salvati mercoledì scorso 70 mi-
glia al largo di Misurata. Il Viminale,
che ieri all’alba ha fatto notificare dalla

Guardia di finanza il divieto di ingres-
so nelle acque italiane al comandante
della nave di Mediterranea Saving Hu-
mans Giovanni Buscema, aveva fatto
sapere di essere disponibile solo far
sbarcare i bambini a bordo con le loro
famiglie e i naufraghi in precarie condi-
zioni di salute. La Ong invoca l’imme-
diato sbarco per tutti, forte anche
dell’intervento del presidente dell’Or-
dine dei medici, Filippo Anelli, che do-
po aver ricevuto un messaggio dal me-
dico di bordo della nave, ha chiesto al
premier Conte, ma anche alla magi-
stratura, di ordinare lo sbarco imme-
diato: «È inconcepibile che sul territo-
rio italiano, perché la Mare Jonio batte
bandiera italiana, si debba verificare
una situazione di emergenza sanitaria
senza che nessuno rimedi».

Salvini: altra indagine contro di me
Che possa essere la magistratura a
sbloccare definitivamente la situazio-
ne è un’ipotesi plausibile, ma lonta-
na. Era accaduto l’ultima volta pochi
giorni fa con la «Open Arms» per la
quale ieri il gip di Agrigento Stefano
Zammuto ha ordinato il dissequestro
dopo avere però confermato l’opera-

to della procura, affermando che i mi-
granti sono stati costretti a una «illeci-
ta e consapevole privazione della li-
bertà personale», «contro la loro vo-
lontà». Ciò perché le «autorità non an-
cora identificate» dell’inchiesta della
procura agrigentina per sequestro di
persona, non hanno consentito l’at-
tracco della nave spagnola nonostan-
te il Tar del Lazio avesse annullato il
divieto imposto dal ministero dell’In-
terno. Il ministro uscente Salvini ieri
ha annunciato che è «in arrivo un’al-
tra indagine contro di me per seque-
stro di persona per il caso Open Arms.
Nessun problema, nessun dubbio,
nessuna paura». Il gip, nell’affronta-
re il caso Open Arms, ha parlato di
«analogie con la vicenda Diciottti».
Mentre la «Mare Jonio», e la «Eleo-
nore» della Ong tedesca Lifeline con
101 migranti a bordo, sono ancora in
mare in attesa del «pos» (i tedeschi lo
attendono da Malta), ieri un nuovo
sbarco autonomo a Lampedusa: 78
migranti provenienti da Siria e Ban-
gladesh, partiti lunedì dalla Libia con
una barca, sono arrivati da soli fin
dentro il porto dell’isola. —
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MATERA


ITALIA


Due operai morti


in un pozzo


per le esalazioni


tossiche


L


a Cina ha iniziato la rota-
zione annuale delle trup-
pe dell’Esercito Popolare
di Liberazione di stanza a
Hong Kong: secondo Pe-
chino un’operazione di «routine» vol-
ta a proteggere la stabilità e la prospe-
rità della città, ma che ha anche ali-
mentato speculazioni su un interven-
to delle forze armate cinesi mentre
da dodici settimane l’ex-colonia bri-
tannica è percorsa da manifestazioni
contro il governo.
Ieri i media di Pechino hanno mo-
strato la colonna di mezzi militari e
soldati che prima dell’alba attraver-
sano il confine tra la Cina e la regione
amministrativa speciale.
«Attueremo con fermezza le linee
guida della formula “un paese, due si-
stemi”, la Basic Law e la Legge sulla
Guarnigione di Hong Kong», ha det-
to alla televisione di stato cinese Liu
Zhaohui, vice-capo dello staff dell’E-
sercito Popolare di Liberazione a
Hong Kong.

I militari nella regione speciale
Fin dal ritorno dell’ex-colonia bri-
tannica alla Cina nel 1997, le forze
armate di Pechino mantengono una
presenza a Hong Kong stimata tra i
6mila e i 10mila uomini, mentre le
autorità locali possono richiedere
l’intervento dell’Esercito Popolare
di Liberazione per sostegno nella ge-
stione dell’ordine pubblico e di disa-
stri naturali. Come riportava l’agen-
dia «Xinhua», quella di ieri è stata la
22esima rotazione delle truppe cine-
si di stanza a Hong Kong, anche se a
differenza del passato non è stata
usata la formula «il numero di solda-
ti e di mezzi è lo stesso dello scorso
anno», portando alcuni osservatori
a ipotizzare che la presenza di forze
armate cinesi nell’ex-colonia britan-
nica sia stata rafforzata.
Più volte nelle ultime settimane le
proteste a Hong Kong sono degenera-
te in scontri tra polizia e dimostranti,
mentre Pechino ha diffuso le immagi-
ni delle esercitazioni dei reparti della
Polizia Armata - forza paramilitare
usata in Cina con funzioni anti-terro-
rismo e di ordine pubblico - a solo
una manciata di chilometri a nord
del confine con l’ex-colonia.
La rotazione annuale delle truppe
cinese a Hong Kong è avvenuta nelle
stesse ore in cui la polizia negava l’au-
torizzazione alla manifestazione pre-
vista per domani e organizzata dal Ci-
vil Human Rights Front: la sigla che
quest’estate ha portato in piazza mi-
lioni di persone contro la legge sull’e-
stradizione. Nonostante la mancata
autorizzazione, in queste ore i mani-
festanti si stanno organizzando sui
social per sfidare il divieto. Ieri due
noti attivisti pro-democrazia sono
stati vittime di attacchi in zone diver-
se della città: già alla fine di luglio ma-
nifestanti erano stati attaccati con ba-
stoni e mazze di ferro nella stazione
del treno di Yuen Long da uomini vici-
ni alle Triadi. —
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ROMA


ITALIA


Addio al cardinale


Silvestrini


Fu il negoziatore


con l’Est Europa


HONG KONG


HONG KONG


Vietato il sit-in


degli attivisti


Pechino


sposta le truppe


M


orti in un pozzo men-
tre stavano lavoran-
do. Uccisi dalle esala-
zioni di gas, a circa
30 metri di profondi-
tà. Prima un operaio, poi il collega
che avrebbe provato a soccorrerlo.
L’incidente ad Aliano, in provincia
di Matera. Vittime Donato Telesca,
53 anni, e Leonardo Nolé di 52, en-
trambi originari di Potenza dove ha
sede la ditta per la quale erano im-

piegati. Erano impegnati ieri matti-
na, in località Cugno di Mango, nei
lavori di manutenzione di una di-
scarica di rifiuti speciali non perico-
losi, chiusa dal 2013, ma periodica-
mente oggetto di interventi.

L’incidente in una vecchia discarica
Il pozzo serviva per l’aspirazione del
percolato, derivante dai rifiuti. Sta-
vano effettuando alcuni campiona-
menti da una vasca di decantazione
sotterranea. Stando alla ricostruzio-
ne dell’accaduto, quando il primo
operaio - dopo essersi calato con
una scala - ha accusato un malore a
causa delle esalazioni di anidride
carbonica, l’altro ha provato ad aiu-
tarlo. Ma anche lui è rimasto intossi-
cato. Per loro non c’è stato nulla da
fare. A lanciare l’allarme, non veden-
doli rientrare, l’autista dell’autoci-
sterna che li aveva condotti sul luo-
go di lavoro, in agro di Alianello. Il
mezzo serviva per caricare il mate-
riale destinato allo smaltimento.
Complicate le operazioni di recu-
pero dei corpi, durate ore: i vigili del
fuoco sono intervenuti con masche-
re e bombole di ossigeno e il nucleo

speciale Saf (Speleo Alpino Fluvia-
le) dotato di apposite imbracature
per raggiungere i luoghi sotterranei.
Sul posto anche il personale del 118
e i carabinieri che hanno avviato le
indagini. Nell’area sarebbe stata rile-
vata un’alta concentrazione di mo-
nossido di carbonio.
La Cgil della Basilicata parla di «tra-
gico incidente che evidenzia la poca
cultura della sicurezza nelle imprese
lucane». Poi punta il dito sulla man-
canza di controlli: «Ci chiediamo co-
me mai, da quanto ci risulta, i lavorato-
ri non indossassero i necessari disposi-
tivi di sicurezza». Cordoglio ai familia-
ri dal presidente della Regione Vito
Bardi. La giunta, intanto, ha annuncia-
to la necessità di «mettere in campo
tutte le politiche attive necessarie per
prevenire ulteriori sciagure». Anci
Confindustria chiede una «rigorosa ri-
cognizione dei luoghi di lavoro».
Sull’accaduto è stata aperta un’in-
chiesta per accertare responsabilità
e l’esatta dinamica. L’impianto è sta-
to sequestrato e la procura di Mate-
ra ha disposto l’autopsia sui corpi
delle vittime. —
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P


er tutta la vita si è occupa-
to di ambiti apparente-
mente lontani come la
geopolitica vaticana e la
formazione dei giovani.
In realtà il cardinale Achille Silve-
strini, morto ieri a 95 anni, applica-
va in entrambi i ruoli lo stesso meto-
do: il dialogo. Da ministro degli
Esteri è stato protagonista della revi-
sione del Concordato con l’Italia e
della grande stagione della Ostpoli-

tik, la mediazione con i regimi co-
munisti dell’Europa orientale per te-
nere in vita le comunità religiose.
Da direttore del collegio Villa Naza-
reth, ha educato generazioni di stu-
denti meritevoli e indigenti. Papa
Francesco ricorda il «diplomatico
abile e duttile al servizio di sette
pontefici, pastore fedele al Vangelo
e attento alle necessità degli altri».

Figura simbolo di un’epoca§
Al ritorno dalle missioni all’este-
ro(Est Europa, Terra santa, Buenos
Aires per le Falklands, Nicaragua, El
Salvador, Libano, Siria) si informava
subito sui risultati scolastici dei suoi
ragazzi, con i quali il colloquio non si
interrompeva mai. Maestro di vita cri-
stiana e padre spirituale per una co-
munità-cenacolo ispirata al Concilio
Vaticano II e fondata sulla «diaconia
della cultura e dell’incontro», aperta
agli scambi culturali con atenei stra-
nieri e frequentata da protagonisti
della vita pubblica e della cultura co-
me Agnelli, Ciampi, Scalfaro, Cossi-
ga, Prodi, Fellini, Gassman. Uomini
di Stato e vertici ecclesiastici ricono-
scono che in mezzo secolo al servizio

della Chiesa e dei giovani ha sempre
dato prova di rettitudine e onestà in-
tellettuale. Rutelli segnala i suoi «sto-
rici meriti per le comunità cristiane
nel mondo e per lo sviluppo di un’in-
novativa diplomazia internaziona-
le». Pastore d'anime e fine diplomati-
co, è stato il simbolo di un'epoca, di
un modo di interpretare il dialogo in-
ternazionale e di affrontare temi com-
plessi come la pace tra i popoli e il con-
trasto alla proliferazione delle armi
atomiche. Ha contribuito a dare spes-
sore ai rapporti Stato-Chiesa nego-
ziando gli spazi di collaborazione tra
istituzioni civili e religiose in campo
formativo, culturale e politico. Ami-
co di Moro, Spadolini e Andreotti, fu
riferimento per il cattolicesimo de-
mocratico e i settori riformisti del Sa-
cro Collegio. Pacatezza e capacità di
intessere relazioni. Alla sua scuola so-
no cresciute personalità influenti su
entrambe le sponde del Tevere come
l’attuale segretario di Stato, Parolin e
il premier Conte. Oggi alle 15 i funera-
li nella basilica di San Pietro. Poi l’ulti-
mo saluto a Villa Nazareth di tre gene-
razioni di suoi allievi. —
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FRANCESCO RADICIONI


WASHINGTON


STATI UNITI


Frenata di Trump


“In Afghanistan


resteranno


8600 soldati”


7N


LA GIORNATA


IN SETTE NOTIZIE


TEHERAN


IRAN


Un cyber attacco


piegò i Pasdaran


e bloccò raid


dei caccia Usa


G


li americani manterran-
no 8600 soldati in Afgha-
nistan anche dopo l’ac-
cordo di pace con i tale-
ban. Il nuovo cambio di
rotta è stato annunciato ieri da Do-
nald Trump. In precedenza il presi-
dente americano aveva alluso a un ri-
tiro totale, una delle promesse fatte
nella campagna elettorale del 2016.
Ma disimpegnarsi dal teatro afghano
è stato più difficile del previsto. Ora

le trattative con gli studenti barbuti,
al nono round di colloqui a Doha, in
Qatar, sono al punto di svolta. L’ac-
cordo è pronto su tutti i punti, tranne
due. Gli eredi del mullah Omar sono
contrari a un cessate-il-fuoco genera-
lizzato e vogliono applicarlo in un pri-
mo momento soltanto nelle zone do-
ve ci sono militari della Nato. E insi-
stono che l’Afghanistan torni a chia-
marsi «emirato islamico», una richie-
sta che il governo del presidente Ash-
raf Ghani, e gran parte della società
afghana, non accetterà mai.

I nodi aperti con i taleban
L’inviato della Casa Bianca Zalmay
Khalizad è a Doha per limare questi
ultimi due punti. Ma è chiaro che un
ritiro totale dalle truppe Nato in que-
sto momento è altamente rischioso. I
taleban sono imbaldanziti dai succes-
si delle ultime campagne, che li han-
no portati a controllare 66 distretti
sui 400 del Paese e tre milioni di abi-
tanti su 30. Continuano ad attaccare
e mercoledì hanno massacrato 14 uo-
mini delle forze di sicurezza. Lasciar
loro il terreno sgombro può vuol dire
vederli marciare di nuovo su Kabul

come hanno fatto nel 1996. Lo ha fat-
to capire ieri Trump. «Il nostro con-
tingente scenderà a 8600 uomini –
ha spiegato -. Vedremo che cosa suc-
cederà e poi decideremo». La presen-
za americana servirà anche a preveni-
re anche eventuali attacchi contro gli
Usa. «Se succederà di nuovo – ha av-
vertito – torneremo con una forza
che non si è mai vista prima».
Il riferimento è alla promessa fatta
dai taleban di combattere Al-Qaeda,
un ex alleato, e l’Isis, e impedire che
l’Afghanistan torni a essere un san-
tuario jihadista e una base per orga-
nizzare attentati. Trump ha anche
precisato che la missione statuniten-
se è più «di polizia» che militare, e
che cioè mira a prevenire attentati
più che a vincere la guerra. «Avrem-
mo potuto prevalere – ha rintuzzato i
critici – ma avremmo dovuto uccide-
re dieci milioni di persone».
Dal 2001, anno dell’intervento
americano, la guerra civile afghana
ha fatto oltre 200mila vittime. Di que-
ste, secondo l’Onu, 75.316 sono civi-
li. I soldati statunitensi morti nel con-
flitto sono 2372, 53 quelli italiani. —
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D


onald Trump era «a cin-
que minuti» dal lancia-
re la rappresaglia sui Pa-
sdaran, i cacciabombar-
dieri erano «già in vo-
lo», le navi pronte a lanciare i missi-
li cruise. Poi, in quella notte fra il 20
e il 21 giugno, qualcosa ha fermato
il presidente americano. Niente
raid per punire i Guardiani della ri-
voluzione, dopo l’abbattimento di
un drone spia statunitense sullo
Stretto di Hormuz. Trump, il gior-
no dopo, ha spiegato che non vole-

va fare «150 vittime» e finire in una
spirale incontrollabile. Ma c’era an-
che altro. Quella stessa notte un po-
tentissimo attacco cibernetico ave-
va distrutto il database che permet-
teva alle Guardie rivoluzionarie di
attaccare le navi mercantili in tran-
sito nel Golfo. Da allora nessuna
esplosione ha più colpito le petrolie-
re, dopo che sei erano state danneg-
giate in poche settimane. La guerra
del greggio si è trasformata in ab-
bordaggi, sequestri e contro-seque-
stri. Ma niente più esplosioni.

I dettagli filtrati al New York Times
L’attacco degli hacker del Pentagono
ha privato i Pasdaran delle informa-
zioni necessarie per condurre gli attac-
chi. Un duro colpo che ha compensato
abbondantemente i mancati raid e
che è stato poi rivendicato dallo stesso
Trump. Adesso però sono emersi i det-
tagli dell’operazione, fatti filtrare dal
Pentagono al New York Times. Anche
perché i falchi della Casa Bianca e
Israele erano rimasti interdetti dalla
mancata risposta bellica di Trump;
mentre i Pasdaran sono stati piegati
dall’offensiva cibernetica. E le autori-

tà iraniane non hanno voluto ammet-
tere di essere stati colti di sorpresa. Ciò
significa che la decisione del capo del-
la Casa Bianca era consona alla situa-
zione sul terreno. L’attacco è stato lan-
ciato dall’Us Cyber Command, raffor-
zato sotto la sua presidenza.
L’obiettivo, un database usato soltan-
to dai Pasdaran, è stato «spazzato via»
e il traffico nello Stretto di Hormuz, do-
ve transita un quinto del petrolio pro-
dotto nel mondo e un terzo di quello
esportato, messo in sicurezza senza fi-
nire in un’escalation da «guerra cal-
da». Teheran ha però sempre negato
che l’attacco sia riuscito.
Già a fine giugno il ministro dell’Infor-
mazione Javad Azar Jahromi, aveva
ribattuto che gli americani «avevano
provato» a colpire il «sistema informa-
tico iraniano» ma erano stati fermati
«dalle nostre difese». Ieri non hanno ri-
lasciato commenti. A sostegno delle
affermazioni americane c’è il fatto che
nessuna petroliera è più stata attacca-
ta con mine o altri esplosivi. Ma la
guerra cibernetica, di per sé «invisibi-
le», è anche mediatica: vince chi riesce
a essere più convincente. GIO. STA. —
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Le Farc si formano alla metà degli Anni 60 co-
me movimento di resistenza di contadini del-
la Colombia in risposta a un’azione militare
volta a tutelare i latifondisti contro i tentativi
di auto-organizzazione agraria da parte di pic-
coli agricoltori. Dopo 20 anni di lotta armata
senza sosta, nel 1984, firmano con il governo

colombiano un «cessate il fuoco». L’anno se-
guente il braccio politico del movimento si pre-
senta alle elezioni ed elegge 14 parlamentari.
All’inizio degli anni 2000 però si rompe la tre-
gua e riprendono gli attentati e le azioni milita-
ri. Nel 2010 le Farc controllavano circa il 20
per cento del Paese soprattutto nelle zone co-

perte da giungla. Per finanziarsi, negli anni, le
Farc si sono date ai rapimenti e al narcotraffi-
co. Nel 2016 viene firmato il trattato di pace
con il governo colombiano. Si stima che il con-
flitto abbia causato la morte di 218mila perso-
ne e 20mila siano state rapite. Di ieri l’annun-
cio del ritorno alla lotta armata.

Donne e bambini fanno la coda al loro arri-
vo nel porto di Malaga, in Spagna. Mercole-
dì la guardia costiera spagnola ha salvato
più di 200 migranti che dall’Africa cerca-
vano di arrivare in Spagna. Secondo quan-
to reso noto, le autorità spagnole hanno in-
tercettato tre gommoni carichi di migranti
provenienti dall’Africa sub-sahariana nel
mare di Alborán, tra il nord-est del Maroc-
co e il sud-est della Spagna, mercoledì po-
meriggio. I migranti sono poi stati portati
ad Almeria e a Malaga. Secondo i dati del
ministero dell’Interno spagnolo oltre 18
mila migranti sono arrivati in Spagna dall’i-
nizio dell’anno a metà agosto, circa il 39
per cento in meno rispetto allo stesso pe-
riodo dello scorso anno.

JORGE GUERRERO / AFP


FABIO ALBANESE


GIORDANO STABILE


La parola del giorno


Farc


Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia


VALERIA D’AUTILIA


MALAGA


SPAGNA


Salvi 200 migranti


Arrivavano


su tre gommoni


dal Marocco


GIACOMO GALEAZZI


VENERDÌ 30 AGOSTO 2019 LASTAMPA 19

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