Corriere della Sera La Lettura - 25.08.2019

(sharon) #1

10 LALETTURACORRIEREDELLASERA DOMENICA25AGOSTO2 019


professioni sono invece aperte a tutti gli
altri cittadini, sia che osservino altrereli-
gioni, sia che non ne pratichino alcuna.
Unasimile discriminazione potrebbe
essereconsiderata legittima solo nelle
democrazie che pretendono di rappre-
sentareungruppo maggioritario, ad
esempio unacerta etnia, e di essere giu-
stificatenel limitareidiritti degli altri.
Come accade oggi inUngheria.
Tuttavia, le nostre Carte e le tradizioni
che identifichiamocome normativeci
spingono a proseguire sulla via della de-
mocrazia egualitaria. L’uguale rispetto
per tutti i cittadini esige chevengano loro
accordate pari libertà,compresa la liber-
tà dicoscienza. È evidente che la legge 21
infrange questoprincipio. Ciò che pro-
pone è ben lungi dall’essere una semplice
variante culturale delregime di laicità, in
vigorenella maggior partedelle demo-
crazie egalitarie e inclusive. Essa se ne di-
stanzia in modo drammatico.

Undiverso modo per dissimulare ilca-
ratterediscriminatorio della legge 21
consiste nel definirlacome l’espressione
di un dirittocollettivo.Idiritticollettivi
sonocertamenteimportanti. Tuttavia,
occorre trovare il modo per armonizzarli
con quelli individuali. Ma in questocaso,
di quale dirittocollettivo si tratta?Unpo-
polo ha il diritto di decidere quali struttu-
readottare per la propria vita incomune,
ovvero come debba autodeterminarsi,
così come si usa dire: se sarà indipenden-
teomeno, quale sarà la lingua adottata
nella vita pubblica, quale sarà la natura
della suacostituzione politica. Ma un po-
polo che ha già scelto laforma di una de-
mocrazia egalitaria che rispettaidiritti
(come quando abbiamo adottato la Carta
dei diritti), può permettersi,con unvoto
maggioritario, di limitare i diritti di alcu-
ni dei propri cittadini? Di introdurre di-
scriminazioniaspese dicerteminoran-
ze? Ciò è lontano dall’essere evidente.
La legge 21 non soltantovacontro i no-
stri princìpifondamentali, bensì prende
vergognosamentedimira le minoranze
più vulnerabili,imembri dicomunità

Sbagli,Québec


Lalaicitàassoluta


opprimelafede


diCHARLESTAYLOR

culturali arrivate direcente da noi e poco
numerose.Ungiovane cresciuto tra noi,
che abbia lavocazione di insegnare, che
sia riuscito a fare brillanti studi e che in-
tendacercareun impiego nella scuola
pubblica, perché proprio lìcen’è un evi-
dentebisogno, ebbene questogiovane,
dall’autunno del 2019, troverà la porta
sbarrata se l’osservanza della suafede im-
plicadiindossareun«simboloreligio-
so».Èundestino crudele per lui, ma al
tempo stesso è una perdita per il Québec
che,come tutte le società di oggi, ha bi-
sogno di insegnanticompetenti e fidati.
Questogeneredilegislazione—che
prende di miracertecomunità, già vitti-
me di gravi sospetti sia acausa della pro-
paganda populista dei partiti di destra in
parecchiPaesi,compreso il nostro gran-
de vicino del Sud, sia acausa dell’ondata
islamofobicaindotta dai social network
— ha laconseguenza di aggravare un’at-
mosfera già avvelenata. Il fatto che sivo-
gliano escludere i membri di talicomu-
nità da alcune importanti professioni —
impieghi che, si dice, sonocorrelati a una
«autorità» — indica che tali persone cre-
ano sicuramenteproblemi,forse sono
pericolose.Ipregiudizi in circolazione,
così come l’islamofobia,forniscono det-
tagli al riguardo: queste persone ufficial-
mentediscriminatediventano il bersa-
glio per atti di odio, fra i quali i meno gra-
vi risultano esseregià di per sé molto
sgradevoli (come ad esempio, sentire pa-
role ostili mentre sicammina). Quanto ai
più gravi, non è necessario citarli qui.
Alcuni studirealizzati in tutte le socie-
tà dovemisurerestrittiveanaloghe alla
legge 21 sono state oggetto dicampagne
elettorali da parte di importanti partiti —
come quello di Marine LePen in Francia,
isostenitori della Brexit in Inghilterra, i
repubblicani di Trump, ilParti Québécois
nel 2014 — hannoregistrato un aumento
drammatico di episodi di odio.Pertanto,
in nome di quale interesse pubblico si ha
il dirittodisottomettereasimili prove
una minoranza di cittadini,recentemen-
te giunti fra di noi?
(traduzionedalfrancese
diDanielaMaggioni)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

SSS


diMARINACALLONI

C


onglianniNovanta,lapolitica
dellaparidignitàperogniessere
umanosiaccompagnaallari-
chiestadirispettareledifferenze.La
tensionefraliberalismoemulticultu-
ralismo,fraprospettivauniversalisti-
caepoliticadelladifferenzasuscita
infuocatidibattiti.Isimbolireligiosi
diventanoelementipolarizzanti.Ele
piùantichedemocrazieeuropeeaf-
frontanolasfidainmodiopposti.Il
principiodineutralitàinFranciavieta
diostentareisimbolireligiosinelle
scuoleeproibiscealledonnemusul-
manediindossareilvelointegralenei
luoghipubblici,mentrel’approccio
multiculturalenelRegnoUnitoper-
mettepersinol’usodelburqa.
Ilriverberoditaledibattitoècaduto
sulCanada,costituitodadueprinci-
palicomunitàlinguistiche,unaanglo-
fonael’altrafrancofona,oltrecheda
nativiedamoltiimmigrati.Irapporti
fralaminoranzafrancofonaeilresto
delCanadasonodiventatisemprepiù
tesi,ancheaseguitodellerivendica-
zioniperl’indipendenzadell’area
francese,nonostanteilnoalreferen-
dumseparatistanel1995enonostante
chedal2006laProvinciadelQuébec
abbiaottenutolostatusdi«nazione».
Lanovitàèlalegge21,chericalcala
visionefrancesedellalaicità(vedi
scheda).Controdiessasièsubito
schieratoCharlesTaylor,ilpiùimpor-
tantefilosofocanadese,cheormaida
decennisibatteperun’ideaanti-di-
scriminatoriadelriconoscimentodia-
logicoeperunapoliticadell’uguale
dignitàperindividuiepopoli.Nell’in-
terventoquiaccanto,Taylorcercadi
mettereinlucelacompatibilitàfra
dirittiuniversaliedifesadellemino-
ranze,contraddettainvecedallalegge
21edacertesceltepolitichedelQuébec
chemiranoauna«societàdistinta».
Cosìfacendosigiungealparadosso
cheunaminoranza(quellafrancofona
chevuoletutelarsi),unavoltadivenu-
tamaggioranza,soggiogadifattoaltre
minoranze,inunadialetticachefacili-
taildiffondersidilinguaggidell’odio.
Solounalaicitàapertapuòessere
compatibileconunademocraziaegua-
litaria,secondocuiognicittadinodeve
goderedeglistessidirittideglialtried
esprimereliberamentelasuaidentità.
Viceversa,unalaicitàchiusanonpuò
cheesserediscriminatoriaversole
minoranzevulnerabili.Lapoliticadel
riconoscimento,aparerediTaylor,
avvienepiuttostoattraversola«fusio-
nediorizzonti»,controognitendenza
etnocentrica.Ildestinocomuneè«vi-
veresemprepiùinsiemesiasuscala
mondialesia,strettamentemescolati,
inognisingolasocietà».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tesi


LABATTAGLIA


PERIDIRITTI


DELFILOSOFO


CANADESE


L’autore
Nato a Montréal nel 1931, il
filosofo CharlesTaylor è una
delle voci più autorevoli
della culturacanadese, noto
per le sue critiche al
liberalismo laico da una
prospettivacomunitaria di
rispetto delle differenze
culturali. La sua opera più
nota èIldisagiodella
modernità(traduzione di
GiovanniFerrara degli
Uberti, Laterza, 1994)
Lenormecontroverse
In Canada, nella Provincia
francofona del Québec, si è
acceso il dibattito attorno
alla legge 21, votata nel
giugno di quest’anno. Le sue
norme vietano a giudici,
poliziotti, insegnanti e in
generale agli impiegati
pubblici di indossare simboli
che possano rivelare la loro
appartenenzareligiosa.
Ebrei, sikh e islamici non
potranno più indossare al
lavoro la kippah, il turbante
o l’hijab,ovvero qualsiasi
elemento che sia distintivo
non solo della loro
appartenenzacomunitaria,
bensì della loro stessa
identità individuale. Il
principio dellalaïcitédela
République, che dal 1905 è
la base della democrazia
francese nella separazione
fra Stato e Chiesa, vienecosì
importata in Canada.
SecondoTaylor la legge 21
contraddice la parità dei
diritti sancita in Québec
dalla Carta della lingua
francese (1977) e dalla
Cartacanadese dei diritti e
delle libertà (1982) in
seguito alla «rivoluzione
tranquilla», il processo di
laicizzazione e apertura alla
modernitàrealizzato in
Québec negli anni Sessanta


i


TitoFaraci (Gallarate,Varese, 1965) è tra i
massimi sceneggiatori di fumetti italiani. Ha
firmato libri (tra i qualiIl Cane Piero.
Avventure di unfantasma, Piemme, 2009;La
vita ingenerale,Feltrinelli, 2015;Mickey.
Uomini eTopo,Add, 2016) etesti dicanzoni.
Cura lacollanaFeltrinelliComics.Con Sergio
Gerasi ha appena pubblicatoOrange
Chronicles(Gribaudo). SuTwitter da oggi i
suoiconsigli aifollower de @La_Lettura.

TitoFaracièil#twitterguest

ACCA


DEMIE
diILARIADOTTA

G


li «odiatori online» non hanno più
giustificazioni. Lo dice la scienza: il
ragionamento può intervenire sulle
valutazioni morali e modificare le emozioni.
È questo il risultato delle ricerchecondotte
da Monica Bucciarelli, professoressa del
Dipartimento diPsicologia e presidente del
Centro di Logica, Linguaggio eCognizione
dell’Università diTo rino, incollaborazione
con il professor Philip Johnson-Laird delle
Università di Princeton e di NewYork.

Pubblicata sulla rivista internazionale «Acta
Psychologica» altermine di due anni di
lavoro che hannocoinvolto circa 150
studenti dell’ateneotorinese, questa ricerca
rappresenta un importante passo avanti
nello studio dei giudizi morali, superando di
fatto leteorie della «grammatica morale»
(secondo cui esistono dei principi innati che
guidano nel valutarecosa sia morale ecosa
immorale) e lateoria socio-intuizionista
(basata sullaconvinzione che siano le

emozioni a guidare i giudizi). «Le emozioni
che proviamo — spiega Bucciarelli — sono
il risultato di un processo di socializzazione,
non dobbiamo negare ilfatto che ci siano
cose che a livello emotivo ci possano
disturbare, pensiamo ad esempio atemi
come l’adozione per lecoppie gay o
l’immigrazione. Ma il ragionamento
deliberato ci può spingere a riconoscere e
integrare quest’emozione». E anche a
cambiarla. «Si può agire sulle emozioni
passando attraverso il ragionamento sulle
questioni morali. Non possiamo più
giustificarci dicendo che funzioniamocosì,
che siamo guidati dalle emozioni. Di fronte
a chi parla alla pancia dellagente, possiamo
fare diversamente: possiamo ragionare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torino,ricercacon150studenti:


ragionarecambialeconvinzionimorali


Dree

S


ono due le definizioni di laicità
invocate nei nostri attuali dibat-
titi. La prima riguarda ciò che
può essere definitocomelaicità
restrittiva; la seconda è notaco-
melaicitàaperta. La differenza cruciale è
la seguente: secondo lalaicitàrestrittiva
loStato può essere neutrale fra le diverse
religioni, mentreesso prende posizione
frareligione e non-religione. Lareligione
è un problema: deve essere limitata e cir-
coscritta entrounazona ristretta, gene-
ralmente limitata alla vita privata dei cit-
tadini. Deve essere quindi assente dacer-
ti spazi, che il presidentefranceseJac-
ques Chirac qualificòuntempocome
«spazi dellaRepubblica». Secondo lalai-
citàaperta, invece, si pretende che loSta-
tosia neutro non solo rispetto alle diver-
sereligioni, ma anche inrelazione areli-
gione e non-religione.
Spesso lalaicitàrestrittivaè conside-
rata una posizione «francese», ma inre-
altàidueconcetti si scontrano tantoin
Francia quanto da noi, anche se dall’ini-
zio di questo secolo lalaicitàrestrittiva
ha preso il sopravvento in Francia. Ècom-
prensibile il fattoche tale posizione ab-
bia giocato un ruolofondamentale quan-
do in Francia, nel 1904-1905, sivenne a le-
giferaresulla separazione fra Chiesae
Stato. Altempo, laRepubblica era minac-
ciata dai sostenitori di un monarchismo
ultra-cattolico. Tuttavia oggi, fuori da ta-
le contestoconflittuale, laconcezionere-
strittiva non ha più senso.
Ebbene, le dueconcezioni sopra indi-
catenon hanno pari legittimità. Infatti,
soltantolalaicitàapertaècompatibile
con la democrazia egualitaria, doveogni
cittadino ha gli stessi diritti di cui godo-
no tutti gli altri. Lalaicitàrestrittivaè in-
veceinevitabilmente destinata a porre di-
scriminazioni, se non fra lereligioni, per-
lomeno frareligioneenon-religione. È
quel che possiamo notare nella legge 21
del Québec, che ha adottatoilmodello
francese dellalaicitàrestrittiva. Di fatto,
questa legge impediscedisvolgerele
proprie professioni acoloro che — attra-
verso la praticareligiosa — lasciano tra-
sparire la loroconvinzione e il loro impe-
gno nell’ambito di unacertareligione; le

Orizzonti.


Filosofia,religioni,costumi, società

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