Corriere della Sera La Lettura - 25.08.2019

(sharon) #1
18 LALETTURACORRIEREDELLASERA DOMENICA25AGOSTO2 019

Libri.


Narrativa,saggistica,poesia,ragazzi,classifiche


diEDOARDO
ALBINATI

T


re anni dopo la sua uscita, ho
lettoanch’ioLa scuola cattoli-
ca.Macome, l’avevi scrittotu,
quelromanzo,enemmeno ti
eri preso la briga di leggerlo? —
potrebbe chiedermi qualcuno. Troppo
comodo! visto che si tratta di quasi mille-
trecento pagine...
Ma in effetti ècosì: lavorando a un li-
bro, einparticolareauno così lungo e
composito, magari lo si rilegge ecorreg-
ge avanti e indietro, a blocchi, uno ne ri-
scrive intericapitoli, altri aggiustandoli li
impara quasi a memoria finché scorrono
come si deve: ma la lettura dalla prima al-
l’ultima pagina, distesa,consecutiva, de-
finitiva, insomma quella che farà l’even-
tuale acquirentedel libro, l’autorepo-
trebbe noncompierla mai.Aincorag-
giarmièstata laversione in inglese del
traduttore Antony Shugaar, che è appena
uscita negliUsa perFarrar, Straus and Gi-
roux, enel Regno Unitoper Picador.
Spinto dalla curiosità ho letto in bozze i
tre o quattrocapitoli iniziali:volevo vede-
re come Shugaar se l’eracavata nella
«missione impossibile» di ricrearecon
filati diversi quel tappeto ambientalecosì

fittodiriferimenti. Solo per fareun
esempio (tra i più cretini e dunque diffi-
cili darendere),come replicare nella sua
lingua la filastrocca liceale: «Lo disse So-
crate/ e loconfermò Santippe:/ è meglio
una scopata/ che diecimila pippe». An-
che perché la perfezione idiota delle sto-
rielle scolastiche fungeva da introduzio-
ne a temi ben più gravi,come sa chi il li-
bro l’ha letto tutto quanto. E qui però non
si tratta solo di abilità nel tradurre, ma di
un intero mondo, di un’epoca, di un’aria,
di uno spiritoche va trasportatoaltrove
nello spazio, neltempo, nel suono e nel
ritmo.
Ma insomma, andando avanti a legge-
re, cento, duecento pagine, e prendendo-
ci gusto, ebbi l’impressione che il tradut-
tore si era inventato un passo inevitabil-
mente diverso da quello di una prosa ita-
lianavariegatacome la mia, ma che
riuscivacomunqueaspingerelalettura
attraverso le storie e i ragionamenticome
se fossero unacosa sola, ecco, sì, spinge-
va, spingeva,come un diesel nautico po-
tentemadiscreto, anche attraverso le
parti piùcere brali e noiose doveLa scuo-
la cattolicasembra stagnare (alcuni let-

parti piùtoste, come neicapitoli sullo
stupro, ossessivi, ecerti personaggi persi
per strada facevano di nuovo capolino
nella storia, e il ciclo deitemi, il riaffiora-
re delle arie, non suonavano più ripeti-
zioni, bensì l’eco di qualcosa di profondo
e fatale.
Quando ho girato l’ultima pagina della
bozza inglese, avevoprovatocuriosità,
sconforto, gioia, ammirazione, irritazio-
ne, noia,vergogna, ma soprattutto avevo
raggiuntountotale distacco dall’autore.
Cioè quellacondizione che dovrebbe
fungere da preliminare e da precetto per
la scrittura — non essere sé stessi, supe-
rarsi, evadere dalla propria gabbia — io
l’avevo raggiunta altermine della lettura.
Leggermi in inglese aveva facilitato que-
sto straniamento.
E in fondo, mi sono detto, ma sì, è un
buon libro. Diseguale, logorroico, ma un
buon libro.
Il romanzo era già uscito l’anno scorso
in Olanda, per Atlas, tradotto pare in mo-
do smagliantedaManon SmitsePieter
van der Drift (marito e moglie, bello, no?)
einGermania per BerlinVerlag, curato
da Verena von Koskull, che deve anche lei

VersioniLa traduzione in inglesedelromanzo—racconta l’autorecheha vintolo Strega nel2016— miha


indottoa ricominciarlo dall’inizio.Com’è andata?A pagina 600volevo mollarlo. Mapoiho provato... orgoglio


Nato in Messico ma cresciuto inColombia, lo
street artistStinkfish dà vita a un’originale
fusione trafotografia e arte urbana. I suoi
murales sonocolorate rielaborazioni di scatti
da luirealizzati in giro per il mondo. Invitato
dall’associazioneStornara Life aStornara
(Foggia) per la seconda edizione delfestival
Stramurales, l’artista ha da poco ultimato
un’opera basata sul ritratto di una ragazza
catturato nel maggio del 2016 in Honduras.

{


Sullastrada
diDavideFrancioli

Honduraspugliese

tori infatti l’hanno mollato lì, maledicen-
domi...) e ossessivamentevengono mar-
tellati alcuni argomenti che sono diven-
tati le sigle per chi del mioromanzo ama
discuterecome fosse un saggio: borghe-
sia, identità maschile, fascismo, violenza
sessuale. Anche attraverso quelleterre
desolate, il librocamminava. (Dicevail
registaPeter Brook: non importa quanto
sia denso ocomplesso uno spettacolote-
atrale, quanteore duri, basta che abbia
sotto delle piccole rotelle, invisibili, e che
dunquecammini, scorra, scorra. Lo san-
no beneitraslocatori che riescono a
smuovere enormi armadicon poco sfor-
zo facendoli scivolaresui lorocarrelli-
ni...).Edunque ci ho messo un paio di
mesi per arrivare infondo:verso pagina
600 stavo per desistere (come è successo
a parecchi, basta, basta...!), poi ho scolli-
nato e ho ripreso lena, in qualche passag-
gio mi sono ritrovato con le lacrime agli
occhi, altrevolte ho mormorato all’indi-
rizzo dell’autore «che paraculo che sei!»
oppure «presuntuoso», o «questo è pro-
prio tirato per icapelli» o «cambia musi-
ca!», ma dopo un po’ lui effettivamente la
cambiava, qualcosavariava, persino nelle

Ho scritto La scuola cattolica


Ora finalmente l’ho letto


D


opo il Dostoevskij diNostra
Signoradegli scorpioni,con
Arrivederci, signorCajkovskij
è al compositore russo che Ni-
cola Fantini e LauraParianiof-
frono l’occasione di trascorrerealcuni
giorni a Orta Novarese.
Tuttoavviene tra il 18e23dicembre
1878,con un Cajkovskij che vi giunge nel
corso del viaggio in Italia organizzatogli
dalla ricchissimavedova Nadežda Filare-
tovna von Meck, il «mio amico» della de-
dica dellaSinfonianumero 4 in fa mino-
re del 1877: ospite, la donna, gli undici fi-
gli e «una tribù di servitori da non crede-
re», sull’isola di San Giulio, mentreil
compositoreeilgiovane cameriereper-
sonale Aliosa sono ospitati da Abigaille
Agnoni, nella stessacasa nella quale 9 an-
ni prima aveva soggiornatoFëdor Dosto-
evskij.
Ècosì che il lettorehaoccasione di
reincontrarepersonaggi quali il medico
Olindo Mascheroni detto«Strión», la
moglie Gilda,confama di medium, la
fantescaTeresa coi gemelli Ric eRoc e le
figliastre Génia e Cenza. Due personaggi

NarrativaitalianaNicola Fantini e


Laura Pariani creano una polifoniaeuna


trama gialla partendo da un dato storico


Cajkovskij


èinunlago


di storie


diERMANNOPACCAGNINI

IntervistaParla Antony Shugaar


«Noi traduttori


siamo deirobivecchi


che frugano in cerca


della frase adatta»


dalla nostra inviataaNew YorkVIVIANAMAZZA

«T


radurre un libro ècome viaggiare in
treno per la durata della traduzione
— in questocaso circa un anno —
con una persona che potrebbe esse-
re chissàcome. Sarà interessante?
Intelligente? Noiosa?». Antony Shugaar ha tradotto in
ingleseLa scuola cattolica. Spiega che Albinati si è
rivelato uncompagno di treno «estremamente interes-
sante e chiaro». La chiarezza era importante, perché
«in passato hocercato di parlare a persone di lingua
inglese degli “anni di piombo” e dellaferocia di quel
periodo, ma spesso chi nonconosce la cultura italiana
non riesce acapire. Quindic’era anche l’urgenza di
cercaredi rendere tutto più chiaro possibile per un
lettore che poteva essere indifferente».

Leihaaccompagnatoilsuolavoroconunanota:
perchénehasentitoilbisogno?
«Una dellecose che ho scritto è una battuta. Non
esistonountranslatable words.Per esempio, se dico
“portone”, a lei che è italianaverrà in mente un grande
portone dove passavano lecarrozze,con una porta
piccola immessa nel portone, che si apre dall’interno
con lo scatto: una macchina abbastanzacomplicata. Se
voglio tradurreveramente questa parola, magari ci
metterò uncapoverso intero, ma posso farlo. Non ci
sonountranslatable words, mauntranslatable worlds,
mondi nei quali non riesci a portare per mano un ame-
ricano o è difficilissimo farlo. E magari ci sono mondi
che per tradurli ci metti 1.250 pagine. Come Albinati».
Albinatieracuriosodivederecomeleisel’era

AntonyShugaarènato
aHollywoodnel
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