Corriere della Sera La Lettura - 25.08.2019

(sharon) #1

DOMENICA25AGOSTO2 019 CORRIEREDELLASERALALETTURA 25


i


BERGSVEINNBIRGISSON


Ilvichingonero
Traduzione dall’islandese
di SilviaCosimini
IPERBOREA
Pagine 441,e 19
In libreria dal 28 agosto

L’autore
Bergsveinn Birgisson
(Reykjavík, 1971: a sinistra,
foto di Alessandra Iadicicco)
ha lasciato l’Islanda, dov’è
nato, per conseguire un
dottorato in Filologia
norrena all’Università di
Oslo e quindi si è dedicato
all’insegnamento e alla
scrittura.Attualmente
risiede a Bergen, in
Norvegia, dovecontinua a
scrivereromanzi, poesie e
racconti, che hanno vinto
prestigiosi premi in patria e
all’estero. Tra le sue opere,
tradotte in numerose lingue,
RispostaaunaletteradiHelga
(traduzione di Silvia
Cosimini, illustrazioni di
Kjartan Hallur, Bompiani,
2018). Il vichingo nero è in
corso di pubblicazione in
dodiciPaesi
L’appuntamentoaMantova
Birgisson saràospite al
Festivaletteratura di
Mantova: giovedì 5 alle
19.15 dialogheràcon
AlessandroVanoli nell’Aula
magna dellaFondazione
Università di Mantova
(ingressoe6)
sul temaIlredell’Atlantico

Hotelefonato


al vichingonero


E


ra nero, brutto ecattivo.Uno schiavista spieta-
to, un razziatore efferato, un predonecondan-
nato alladamnatio memoriæ. O era un princi-
pe esotico, un uomo di maredalla pelle ab-
bronzata, un imprenditore intelligente, un na-
vigatore sfuggente alle cronache degli scaldi. Geirmund
Heljarskinn, il vichingo dalla pelle scura fu, per oltre un
millennio, per trenta generazioni, non più che un’om-
bra, unavocenel buio. Finché, anni fa, perché lunga e
tormentosaèstata la ricerca,unsuo discendentesiè
messo sulle sue tracce, acosto di tuffarsi nel baratro del
Ginnungagap, il mitologico abisso primordiale, di viag-
giare per i sette mari, di scavalcare iconfini tra le disci-
pline per infrangere le divisioni tra i generi letterari.
A incontrarlo di persona, Bergsveinn Birgisson, islan-
dese, classe 1971, nato da una stirpe di timonieri ecapi-
tani, dissimula laforza del suo accanimento e trasmette
la dolcezza e l’ironia di chi è disposto a giocarsi tutto per
inseguire una passione, per assecondare un’ossessione,
mettendo incontol’eventualità di uno scacco.Harac-
contato il suo inseguimento deIl vichingo neroin un li-
brocoraggioso e singolare.Unaröksaga, che non è una
sagarock, una storia pop, una trovata fantasy perrende-
repopolare uncapitolo oscuro del passato vichingo. È
semmai, spiega lui stesso, «una storia argomentata, una
fantasia basata sullaconoscenza», dovel’immaginazio-


necolma i vuoti impenetrabili per la scienza. Racconta a
«la Lettura»come ha scoperto la storia del suo avo men-
tre navighiamo lungo ilcanale diKarmsund, nei pressi
di Haugesund, cittadina che si piccadi aver dato i natali
al papà di Marilyn Monroe, ma soprattutto si affaccia in
un punto chiave della Nordrvegr, in norreno «la viaver-
so il nord»: la Norvegia. Su questecorrenti emblemati-
che Birgisson spiegacome tutto nacque da una sugge-
stione.
Inprincipio,raccontanelsuolibro,c’èl’emozione
diunbambino.
«Avevodue anni quando la boccia lentamentecomin-
ciòarotolare. C’era un amicodei miei, cresciutonella
zona impervia all’estremo nord dell’Islanda e appassio-
natoscalatoredelle scoglieredove,astrapiombo sui
marosi, nidificano gli uccelli marini. Il suo eroe era il
miticocolonizzatore nero delleterre islandesi che pos-
sedeva un gran numero di schiavi irlandesi. Mi raccontò
del naufragio dei suoi schiavi in fuga che, puntandocon
una barcaa remiverso ilPolo Nord,rovinarono su uno
sperone diroccia tra le acque del mar di Groenlandia.
Quella scena si impresse in me etornò ad affiorare anni
dopo».
L’Islanda,l’Irlanda,laNorvegiadeivichinghie
quellacarnagioneestraneaallegentiscandinave.
C’eranogiàlecoordinateperinquadrareGeirmund?

«Quattroterre sfiorò nelle sue imprese quel principe
dei mari. La mia isola natale, doveapprodòcome il più
potentedeicolonizzatori: ilLandnámabók,ilmano-
scritto medievale che descrive laconquista vichinga del-
l’Islanda, lo menzionacon il suo seguito di 80 guardie
delcorpo, nemmeno Aroldo Bellachioma disponeva di
una scorta simile. La Norvegia, nelRogaland, lacontea
doveci troviamo oraedoveGeirmund era natoecre-
sciuto allacortereale. L’Irlanda da cui non solo prende-
vagli schiavi per armare le navi, ma da cui partiva per
dirigersi nelle sueterre diconquista: dalla Norvegia ci
volevano settegiorni di navigazione per raggiungere
l’Islanda; da Dublino, grazie allacorrente del Golfo, solo
tre. E infine l’oriente di quello che gli eruditi del medio-
evochiamavano il Bjarmaland, cioè «vaiverso norde
poiverso est»: dovevaessere laregione siberiana della
Permia, sul Mar Bianco, da cui proveniva sua madre, la
principessa sami dalla pelle scura, il naso schiacciato e il
taglio d’occhi a mandorla».

DiLjúfvinaedeisuoiduegemelli,GeirmundeHá-
mund,accennanolesaghe.Eraunaschiava?
«Frammenti epici ricordano brevemente il parto ge-
mellare dicolei chereHjör aveva riportatocon sé da un
viaggio tra i lapponi della Russia. Non fu rapita, era la
figlia di un sovrano e fu sposata per stringere un’allean-
za tra i due popoli. La sua vicenda dev’essere stata tragi-
ca.Ritenuta brutta dai biondi giganti norvegesi per la
sua faccia “nera, piattaelarga un braccio”, nascosei
suoi due figli, che da lei avevano preso la pelle e la fisio-
nomia, e li scambiòcon il figlio di una schiava. Solo do-
po tre inverni, quando l’indole nobile dei due principini
e la natura plebea del figlio scambiatovennero alla luce,
rivelò al sovrano lavera identità dei suoi eredi ecostui,
obtorto collo, dovette riconoscerli».
Ecom’ècheunaprincipessamongolicavivevatri-
stementetraivichinghi?
«Potevasolo essere un matrimonio strategico, stretto
per interessicommerciali. I lapponifornivano ai vichin-
ghi pelli di tricheco e grasso difoche da cui ricavare il
cordame per le navi e l’olio per lubrificare scafi evele.
Ho studiato lacostruzione e la manutenzione delle navi
vichinghe per giungere a questeconclusioni».
Lostudiodeivascellièsolounadelledirezioniim-
boccatedallesueindagini.
«Ho scrematogli scarni riferimenti delle mitologie,
ho interrogatoitoponimi per ritrovarerottenavali e
commerciali, mi sono mossocome un filologo ecome
un antropologo,come uno storico delletecniche ecome
un investigatore».
Auncertopuntoperò,racconta,hapresoinmano
iltelefono,percercareuncontattodirettoconilsuo
uomo.
«Quellatelefonata è stata liberatoria. Ho immaginato
di informarlo che stavo scrivendo un libro su di lui, che
da oltre due decenni stavo riflettendo sui suoi affari in
Islanda. Lui è rimasto di stucco. “Lascia perdere”, mi ha
detto, “chite lo fa fare, l’oblio è una trollessa potente, sei
sicuro divolerla sfidare?”».
Unmonitorimastoinascoltato.Sonobendueilibri
dedicatialsuoeroeelaParamounthaacquistatoidi-
rittiperunaserietelevisiva.Parteciperàallaprodu-
zione?Ovireciteràcomepersonaggio?
«Percarità del cielo, no!Per contratto hoceduto al-
l’editoreidiritti per eventuali trasposizioni filmicheo
musicali... Se proprio dovessi avere un ruolo nellaver-
sionetelevisiva della saga, sceglierei di essere unvoga-
toresulle sue navi».
©RIPRODUZIONERISERVATA

Nord/2Bergsveinn Birgisson ha indagato sulla figura dell’antico navigatore Geirmund Heljarskinn, padrone di schiavi


irlandesi, con la pelle scura perché di madre di stirpe mongolica. «Ne uscirà una serie tv, potrei recitare da vogatore...»


Il cinquantenne pianista Greg Burk, cresciuto
sulla vivace scena jazz di Detroit, dal 2004
abita aRoma; nella sua esperienza maestri
afroamericanicomeYusef Lateef e George
Russellconvivonocon l’amore per la musica

classica e lirica. Sapienza che alimenta il
piano soloAsaRiverrealizzato perTonos:
quindici bozzetti di diversissima ispirazione,
contrassegnati da una libertà sempre intrisa
di lirismo, un po’ alla maniera diPaul Bley.

UnamericanoaRoma

{


Noteblu
diClaudioSessa

spazio vuotoda riempire». La scelta di
seguire leStrade bluè lacoerentereazio-
ne dell’autore ai suoi stati d’animo: deso-
lazione, disperazione,voglia di perdersi,
ma anche speranza di trovare, nei luoghi
dimenticati del suoPaese, altrettante
storie dimenticate, seguendo le traccedi
unatoponomasticache rappresenta un
preludio evocativocome, appunto, Na-
meless (senza nome), ma anche Why,
Whynot,Remote, Simplicity, New Hope,
New Freedom e via di seguito.

Duranteitremesion theroad,affer-
mavaHeat-Moon in un’intervista del
2011, «ho iniziato acapire che la vita degli
altri — in quei luoghi e in quel momento
—era moltopiù interessantedella mia
perché quelle persone avevano creato
dellerelazioni. Mentrescrivevoillibro,
ho poirealizzato che il racconto non ri-
guardava me, ma altri, e il mio ruolo era
quello di creare nel libro un luogo di in-
controediconnessione tra questesto-
rie».

Negli anni Settanta l’Americaviveun
momentodifficile: la guerra nel Viet-
nam, lo scandaloWatergate, leconse-
guenze di una crisi economica profonda
checolpiscedirettamenteanche Heat-
Moon, rimastosenza lavoroecon soli
400 dollari in tasca.
«Strade bluè unromanzo che rappre-
senta la storia di un perdente: Heat-Mo-
on perde lacompagna, perde il lavoro, ha
perso tutte lecertezze e si mette in viag-
gio per superare quel momento. Questo,
in America,èconsideratounobbro-
brio», dichiara Igor Legati, traduttore del
romanzo per Einaudi, che lo pubblica nel


  1. L’America, impregnata di unareto-
    rica del vincente, deve fare iconti,come
    anche l’Italia e ilresto del mondo,con i
    postumi del Sessantottoe il crollo di tutti
    gli ideali in cui un’intera generazione
    avevacreduto. «In quel momento, mol-
    tissime persone hanno fattoquello che
    ha fattoHeat-Moon—continua Legati
    — e questo libro è diventato una rappre-
    sentazione molto precisa di un momento
    vissuto da milioni di persone».
    Tuttavia, l’enorme successo diStrade


blunon è arrivato in prima battuta: dopo
quattro anni di gestazione, è stato rifiuta-
toda noveeditori prima di essere pubbli-
cato, nel 1983, dallacasa editrice inglese
Martin Secker &Warburg. «A Heat-Moon
vadatoilmeritodiavererivitalizzatola
letteratura di viaggio: il viaggiocome di-
samina sociale», afferma Cinzia Schiavi-
ni, ricercatrice presso l’Università di Mi-
lano.
Dopo questofeliceesordio, l’autore
scriveunaltrocapolavoro,Prateria.A
questo fanno seguito:Nikawa, il raccon-
todi un viaggio fluviale attraverso l’Ame-
rica;Colombo nelle Americhe,indagine,
basata su dati di archivio, su Cristoforo
Colombo, a cui Heat-Moon non perdona
di avere imposto la sua autoritàcon lafe-
rocia;Le strade per Quoz,sulvagabon-
daggio alla ricercadi paesaggi, eCelestial
Mechanics, non ancora tradotto.Per ce-
lebrare gli 80 anni di Heat-Moon,Strade
bluèilregalo miglioreperché «essere
sognati non è la stessacosa checammi-
nare nei sogni altrui; quest’ultima even-
tualità è molto più rara».
©RIPRODUZIONERISERVATA

Loscrittore
William Least Heat-Moon,
pseudonimo di William
Trogdon, è nato aKansas
City il 27 agosto 1939. Di
origini native-americane il
suo cognome adottivo
significa «Luna delcalore».
Stradebluè la cronaca di un
viaggio di tre mesi negli Usa

i


essere stato licenziato e, di lì a poco, late-
lefonatacon la moglie Lezlie — dieci an-
ni di matrimonio e molte «guerre india-
ne»,come chiamavano i loro frequenti li-
tigi che li avevano portatiauna separa-
zione — dalla quale, anziché ricevere una
benché minima solidarietà, vienecolto
incontropiede: Lezlie avevatrovatoun
altro, per cui lo scaricava definitivamen-
te.
Comereagire? Checosa fare? Adom-
brata seriamente l’idea del suicidio, He-
at-Moon si è dato un’altra possibilità: do-
veandare? «Un uomo che non riesce a far
quadrarelecose può semprelevarele
tende. Può mollare tuttocercando di ti-
rarsi fuori dalla solita vita. Può mandare
al diavolo il tran tran quotidiano ecorre-
re il rischio di vivere il momento secondo
le circostanze. È una questione di digni-
tà». Quindi, William Trogdon decide di
«partireper un lungo viaggio circolare
sulle strade secondarie degliStatiUniti,
vivendo nelvano di un furgoncino» per
«toccarequei piccoli centri che, quando
vabene, sono segnati sullecarte stradali
solo perché alcartografoèrimastouno


daHaugesund(Norvegia)ALESSANDRAIADICICCO

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