Corriere della Sera La Lettura - 25.08.2019

(sharon) #1

DOMENICA25AGOSTO2 019 CORRIEREDELLASERALALETTURA 3


Vathi,col doppiogolfo;Paleochora, l’antica
capitale; i sentieri montani dell’Exogi.L’ isola
di Odisseo riserva molti incanti a chi decida di
esplorarne ilterritorio e l’identità,comefa
Luca Baldoni, che narra il suo viaggio nella

guidaItaca.L’isoladallaschienadidrago
(Exòrma, pp. 311, € 15,50). Un percorso che
incrocia unacomune hippie e luoghi dalle
omerichereminiscenze, ricordi di pirati e
incontricon pastori e immigrati dall’Albania.

HippieacasadiUlisse

{


Greche
diAlicePatrioli

«L’impero raggiunse la sua massima estensione e pro-
sperità nelle pieghe di un periodo tardo-olocenico chia-
mato Optimum climaticoromano (Ocr). L’Ocr si mani-
festacome una fase di climacaldo, umido e stabile in
gran partedell’areacontinentale mediterranea (...).
Mentre estendevano il loro impero fino alle sue estreme
propaggini, iRomani non avevano alcuna idea delle basi
ambientali,contingentieprecarie, di quantoavevano
costruito». Latesi di Harper è tutta qui. «L’influenza del
clima sulla storiaromana si rivelò ora appena percettibi-
leeora travolgente, ora alternativamentecostruttivae
distruttiva. Ilcambiamento climatico, tuttavia, fu sem-
pre un fattoreesogeno, unacarta imprevedibile ecaotica
che, trascendendo tutte le altreregole del gioco, rimo-
dellò dall’esterno ifondamenti demografici e agrari del-
la vita, da cui dipendevano le strutture più elaborate del-
la societàedelloStato. Gli antichi adoravano giusta-
mente latemibile deaFortuna,con la chiara sensazione
cheipoteri sovrani di questomondo erano in ultima
analisi imprevedibili ecapricciosi».
Harper facoincidere il primovoltafaccia dellaFortu-
naconisopraggiunticambiamenti climatici avvenuti
intorno alla seconda metà del II secolo d. C.. Con ilco-
rollario inevitabile dicarestieemalattie infettive, al-
l’epoca per lo più incurabili. Delresto, anche il ritratto
che Harper fa del periodo precedente — quello che Gib-
bon giudicava il più «prospero efelice della storia uma-
na», dallamortediDomiziano (96 d. C.) all’avventodi
Commodo (180 d. C.) — vistocon i nostri occhi non ap-
pare tra i più idilliaci. L’aspettativa di vita non superava i
trent’anni, il tasso di mortalità infantile era una piaga
inesorabileeluttuosa. Viene da chiedersi se tuttolo
stoicismo di MarcoAurelio non provenisse dai figli che
aveva dovuto seppellire.
Occorretenerloamente, quandoveniamo presi da
nostalgie struggenti per epoche edeniche dell’Antichità
o del Rinascimento. Non sta bene fare ilcaso personale,
ma tanto per dire, fino a un secolo fa, le malattie esante-
matiche (morbillo,varicella) che hannocaratterizzato la
mia prima infanzia e i piccoli acciacchi che hanno fune-
stato la mia vita adulta (appendicite,calcolirenali) era-
no letali.


Pandemie,carestie,emigrazioni
Harper è fattocosì. Anche nel ripercorrere per sommi
capi gli anni d’oro dell’impero, si guarda bene dal soffer-
marsi sugli splendori raggiunti da quell’immensa su-
perpotenza antica. Preferisce dareconto dellacapacità
delle sue istituzioni e dei suoi cittadini diresistere agli
umoricapricciosi dellaFortuna, alla furia iconoclasta
degli elementi, alcambiorepentino dellecondizioni
ambientali. Harper chiama incausa laresilienza. L’at-


teggiamento deiRomani neiconfronti del pianeta che
avevano l’illusione diconquistare, scriveHarper, era
quello di chiresiste, di chi si adatta, di chicercain ogni
modo di non essere sopraffatto. Le virtùromane erano
un misto diforza spirituale e flessibilità emotiva, ma la
vita, quella di tutti i giorni, almeno per i nostricanoni,
erauninferno. «Persino per gli standarddelle società
sottosviluppate, gli abitanti del mondoromano erano
malaticci.Potremmo dire che erano,come Aristide, ric-
chi ma malati. Le cittàfetide erano autentichecapsule di
Petri per i parassiti intestinali meno gravi».
Dalla prospettiva di Harper, allora, la storiaromana si
configuracome una cronaca ininterrotta di flagelli che
dalla metà del II secolo in poi,con il sopraggiungere dei
primi sconvolgimenti climatici, assunserodimensioni
bibliche. Harper dedica pagine crude e dettagliatissime
alle spaventose pandemie che sconvolsero la demogra-
fia dell’impero: dalla peste antonina chefecemilioni di
vittime alla peste bubbonica esplosa sotto Giustiniano.
«Lacomparsa dellaY.pestisfu un evento epocale nella
storia della specie umana.Forse mai prima d’allora il ge-
nere umano aveva avuto davanti a sé un nemicocosì le-
tale e astuto. Le due grandi pandemie di peste che apri-
rono e chiusero il Medioevo furono, interminirelativi,
le più gravicatastrofi biologiche della storia». Insomma,
stando a Harper, l’imperoromano,con il suo sogno di
globalizzarsi,con i suoi nuclei urbani sovraffollati,con i
suoicommerci intercontinentali nonfecealtro che pre-
parare l’habitat giusto per la diffusione dei germi che lo
avrebbero distrutto. D’altra parte, sempre secondo Har-
per, le invasioni barbariche (acominciare da quella de-
gliUnni, nel V secolo, la piùcelebre e spietata) non furo-
no altro che migrazioni indotte dai prolungati periodi di
siccità checolpirono le gelide taighe orientali.
Il merito di libricome questo — e non parlo dei pregi
accademici, peraltro ragguardevoli — è direlativizzare
in modo truce l’importanza della nostra specie; non so-
lo di fronte all’universo, ma anche in rapporto al pianeta
che, tra alti e bassi, ci ospita da un bel pezzo. «La civiltà
umana—con agricoltura, grandiformazioni statali e
via dicendo — è il risultato di un frammento anomalo
della storia notocome Olocene» ci ricorda Harperen
passant.
Nel leggerequesterighe viene faciletornareacerti
versi di Lucrezio e dell’ultimo Leopardi, o alle chiose più
scettiche di Montaigne. Alloracapisci che nonc’è impo-
stura più ridicola e tracotante dell’antropocentrismo. Se
da un lato la storia umana non ha senso né scopi precisi,
dall’altro essa è l’effetto di alcunerocambolesche circo-
stanze biologiche che potrebberovenire meno domani
mattina. Ricordarsene ogni tanto fa bene all’umore.
©RIPRODUZIONERISERVATA

Ilprogetto
Lefotografie di queste
paginefanno parte diGanga
Ma,reportagerealizzato
daGiulioDiSturco
(© Giulio Di Sturco, a pagina
5 l’intervistacon il
fotografo).GangaMa
(«Madre Gange») è un
viaggio di dieci anni,
cominciato nel 2007, lungo il
Gange: 2.500 chilometri
percorsi dalla sorgente nella
catena dell’Himalaya in India
fino al delta nel Golfo del
Bengala in Bangladesh. È il
documento di un disastro
ecologico e di unacatastrofe
umanitaria. Acausa degli
effetti della crisi climatica,
dell’industrializzazione
e dell’urbanizzazione,
il Gange si è trasformato in
uno dei fiumi più inquinati al
mondo. Alti livelli ditossicità
rappresentano un pericolo
per il sostentamento di circa
400 milioni di persone che
vivono lungo le sue sponde
e risultano distruttivi
per numerose specie
animali e vegetali
Leimmagini
Nellafotografia grande:
Varanasi, 2008; qui accanto:
YamunaRiver, 2015
L’appuntamento
GangaMasarà esposto
in autunno aLes
Photaumnales2019,festival
organizzato inFrancia
da Diaphane, ilPolo
fotografico dell’AltaFrancia.
L’edizione di quest’anno,
la sedicesima, è dedicata a
TerraNostra.Iltempo
dell’Antropocene. Si svolgerà
dal 21 settembre (cerimonia
di inaugurazione il 28 alle
11 al Quadrilatère di
Beauvais) al 5gennaio
2020 in gallerie e spazi
espositivi di Beauvais,
Clermont-de-l’oise, Creil,
Noyon, Amiens.Les
Photaumnalescoinvolge circa
cinquanta autori, invitati dai
direttori artisticiFred
Boucher eAdrianaWattel,
per mostrare l’azione
dell’uomo sullaTerra.
Antropocene,termine
adottato nel 2000 dal
Premio NobelPaul Crutzen,
definisce l’epocageologica
attuale, in cui l’ambiente
vienecondizionato dai
violenti effetti dell’azione
umana,con particolare
riferimento all’aumento
delleconcentrazioni diCO2 e
CH4 nell’atmosfera.
All’Antropocene «la Lettura»
ha dedicato sette pagine sul
numero #399 del 21 luglio
Ilvolume
Il saggio diKyle Harper, 40
anni, docente di Lettere
classiche alla University of
Oklahoma,IldestinodiRoma.
Clima,epidemieelafine
diunimpero, è pubblicato
da Einaudi (traduzione
di Luigi Giacone, pagine 508,
e34).Kyle Harper
è stato intervistato
da Livia Capponi
su «la Lettura» #
del 23 giugno

i


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Mumbai

INDIA


Nepal

Pakistan Cina

FiumeGange

05 00km
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