Corriere della Sera La Lettura - 25.08.2019

(sharon) #1

DOMENICA25AGOSTO2 019 CORRIEREDELLASERALALETTURA 51


Gliautori
AhmelEchevarríaè nato
all’Avana nel 1974.
Ingegnere meccanico, è
membro dell’Uneac (Unione
degli scrittori e artisti
cubani). I primi treromanzi,
Inventario,EsquirlaseDíasde
entrenamiento,formano il
«ciclo della memoria», sulla
storia diCuba dal 1959 al
2007.ConLaNoriavince il
premio cubano Italo Calvino
2012;conBufaliinmarciaal
mattatoio(Edizioni Efesto,
2018) il José Soler Puig.
MyleneFernándezPintado
(L’Avana, 1963) èavvocato e
scrittrice. Ha pubblicato
romanzi e racconti (in Italia
L’angolodelmondoè uscito
per Marcos y Marcos nel
2017 eAltrepreghiere
esauditeda MarcoTr opea nel
2004). È tra i pochi scrittori
residenti aCuba pubblicati
negli Usa.Yoss
(pseudonimo di José Miguel
Sánchez Gómez;L’Avana,
1969) è membro dell’Uneac
dal 1994: scrive dal 1989. In
Italia sono usciti, tra gli altri,
Ilponterosso(Robin, 2018)
eIsettepeccatinazionali
(cubani),Controluce, 2018
Leimmagini
Nellefotoa sinistra:
Echevarría (sopra),
Fernández Pintado (sotto),
Yoss(a destra). Qui accanto:
un murale dello street artist
YulierRodríguezPérez
(Camagüey,Cuba, 1989)
nello studiocomunitario
José Martí, all’Avana

i


DopoilrosarioilministroSalvinihaesibitoil
segnodelTau:fotodel16agostolomostrano
conilpettonudosucuispiccalapiccolacroce
aformadiT,cheèsimbolobiblicoe
francescano.«SiportailTausesicrocifiggela

carneeisuoipeccati»avevaaffermatoPapa
InnocenzoIIIl’11novembredel1215,
chiamandoapenitenzainvistadelGiudizio.
IlTauinfattièunsegnoapocalittico:annuncia
lafine.

Ilsegnodell’Apocalisse

{


Dueparoleincroce
diLuigiAccattoli

Ahmel Echevarría è invece un esponente della Gene-
razione Zero: una decina di scrittori nati dopo gli anni
Settanta e che hanno iniziato a pubblicare nel Duemila;
«di questi siamo rimasti in pochi a Cuba».Una letteratu-
ra «periferica», quella di poliziotti,balseros— i migran-
ti clandestini —rockettari, drogati. «Volevamo narrare
conflitti e personaggi marginali facendo esplodere ilre-
alismocon elementi propri della letteratura dell’assur-
do e del fantastico, minando la solennità, lasciando Cu-
ba sul ciglio della strada». Quasi tutti i libri di Echevarría
sono ambientati a Cuba tra il 1958 e oggi: «Il miocentro
è l’uomocomune, il suo divenire in uno spazio ditempo
segnato dall’ideologia della rivoluzione, che ha permea-
to tutto. Scrivo storie d’amorecon non poco dolore, soli-
tudine, morte, sconfitta, e racconto quali siano gli effetti
di questo tumorerecessivo che nei miei libri si chiama
Cuba. Non mi interessa la sua immagine edulcorata,
quel paradiso invaso da mulatti allegri e goderecci».
CronologicamenteYoss appartiene alla generazione
dei Los Novísimos anche se non vi si riconosce; e non fa
partedella «G0», anche se vi ritrovaalcune affinità.
«Dentro di me ci sono due mondi;come autore di fanta-
scienza mi preoccupano i “grandi problemi”,come l’in-
telligenza artificiale, la vitaextraterrestre, latecnologia.
Come autore cubano mi preoccupa il futuro del mioPa-
ese, ilcambiamento di paradigmi economici e sociali,
l’emigrazione, l’invecchiamentodella popolazione...
Parlo di molta Cuba nei mieitesti, soprattutto di quella
marginale, le minoranze». Come gli altri, ancheYoss ha
scelto di non emigrare perché «lasciare il mioPaese sa-
rebbecome ammetterelasconfitta; pubblicando qui
posso ancora lottare.Unlibro non faràcadere la dittatu-
ra, però i tiranni sanno che può essere pericoloso per-
chécambia la mente della gente».

Dopo la visita di Obama (il 21 marzo2016, la prima
volta di un presidente americano dopo 88 anni), dopo la
morte di Fidel (il 25 novembre 2016), dopo l’avvento di
Donald Trump,cosaresta di Cuba? «Campagne di desta-
bilizzazione esterneeinterne,corruzione, fakenews,
fallimenti. E la situazione si aggravacon la politica ag-
gressivadiTrump», questa la polaroid che Echevarría
scatta al suoPaese. Mylene ne racconta icontrasti: po-
vertà, pochi arricchiti per l’apertura al privato, molto tu-
rismo e indici di natalità bassissimi. «Con Obama erava-
mo arrivati a smussare iconflitti. Il giorno in cui hanno
annunciato il ristabilimento dei rapporti diplomatici lo
ricorderòsempre. C’era molta gioia fraicubaniegli
americani. AdessoconTrump abbiamo fattopassi in-
dietro, fino alla chiusura delle ambasciate. Rischiamo di
tornare in un clima da guerra fredda, a doverci difende-
redalla minaccia estera. Se potessi scegliereunfoto-
gramma,tornerei alconcerto deiRollingStones, che ha
riunito un milione di persone, dopo la partenza di Oba-
ma. In quel pomeriggio sembrava che molti desideri po-
tessero diventarerealtà». «Il nostro nuovopresidente, il
terzodal 1959, Miguel Díaz-Canel Bermúdez—spiega
Yoss — è il primo a non essere della dinastia Castro. Non
è un presidente di transizione. Raúl lo sorveglia da vici-
no:continuaaessereilcapo dell’esercito, mantiene il
potere. La politica interna ed estera puòcambiare solo
con un nuovoapproccio,come quello chetentò Obama;
ma ciò non piace ai nostri leader: eracomodo avere il
nemico a 90 miglia. Adessocon Trump possonorespi-
rare di nuovo: lacosa peggiore che gliUsa potevano fare
era eliminare l’embargo,così sarebbe crollato l’alibi per-
fetto da oltre mezzo secolo checopre la loro inefficien-
za, dal momentoche ora siamo messi peggio che nel


  1. E non nego il progresso dell’istruzione e della salu-
    te; ma qual è il prezzo della rinuncia alla libertà che sia-
    mo disposti a pagare per questo? Quindi, checosa rima-
    ne di Cuba?Pocopiù della sua immagine, penso...»
    ©RIPRODUZIONERISERVATA


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