Corriere della Sera La Lettura - 25.08.2019

(sharon) #1

DOMENICA25AGOSTO2 019 CORRIEREDELLASERALALETTURA 9


Ildibattitodelleidee


Cisaràungiorno


incui lepiante


alzerannolavoce


i


Ilprofilodelmondo,attraversolelineedi
costa.Edunquelastoriadelmododi
navigaredalSedicesimosecolofinoanoi.Il
lavorodiPaolaPresciuttini,Costedelmondo
nellacartografiaeuropea(1500-1900)

(editorePriuli&Verlucca,2000)raccontadi
quellichefinoal1823eranodocumenti
segreti.Soloalloral’ammiragliatobritannico
decisechepotevanoesserecondivisicon
tutticolorocheandavanopermare.

Costanostra

{


Cambusa
diNicolaSaldutti

I


l «la» lo hanno dato la scienza e la
filosofia, l’arte è arrivata subito do-
po. Nel pensierorivoluzionario di
filosoficome Michael Marder e
neurobiologivegetalicomeStefa-
no Mancuso, direttoredel Laboratorio
internazionale di Neurobiologiavegeta-
le di Sesto Fiorentino (Firenze), le piante
sentono, pensano,comunicano, sono
intelligenti, hanno unaforma dico-
scienza e una nozione deltempo. Diver-
se da noi, ma se si rifletteforse si sarà in
grado,come scrive Marder, non solo di
riconoscere nelle piante un «altro»vali-
do, ma anche di iniziare acapirecosa sia
«quell’altrovegetale dentro di noi».
La BiennaleTeatro 2019 diVe nezia di-
retta da Antonio Latella, da pococonclu-
saequest’anno dedicata alla dramma-
turgia, haofferto uno spunto di riflessio-
ne sulla questione, portando in primo
piano le piante, la cui storia lungo le ere
è stata decisamente trascurata. La scelta
è caduta suEstadovegetaldella giovane
cilena Manuela Infante,regista, scrittri-
ce,drammaturga di fama, anche diret-
trice del prestigiosoTeatro de Chile.


Di sé scrive che avrebbevoluto diven-
tareuna musicista, anche filosofa. Ora
praticaentrambe in quel luogo dicon-
tatto che è per lei ilteatro, che intende
«come un laboratorio per creareuna
sorta di filosofia incarnata. A differenza
dell’accademia, ilteatro permette luoghi


divisibili,come le piante.Èunonewo-
manshowarguto, venato nel suoconti-
nuo proliferare di un’atmosfera dareali-
smo magicomárqueziano, ironico,co-
mico, ramificato, checolpisce, appunto,
per il suo essere polifonico — uncorpo
trafitto da moltevoci.

Laregista è anche musicista. Ha pro-
gettato e gestisce il suono: un «assolo»
capace di riportare sulla scena un intrec-
cio divoci con il solo ausilio di unaloop
station, «un dispositivo — spiega Infan-
te — che i musicisti usano percostruire
musica a strati».
InEstadovegetalsi viene immersi in
unaforesta di parole, di linguaggi. Len-
tamente si scopre una piccola storia: in
un paesino viveuna pianta millenaria
che il Comune ha tardato a potare,così
che, crescendo, hatoccatoi cavi elettrici
ehapreso fuoco. In quell’istantedi
blackout un pompiereche trascorrele
sue giornate a spegnere gli incendi bo-
schivi, si schiantaconlamotocontro
l’albero e precipita nello statovegetativo
evocato nel titolo. L’evento, che non vie-
ne raccontatoinforma lineare,èfram-
mentato dalle informazioni che ogni ra-
mo suggerisce. Sul palcoscenico le pian-
te di plastica trovano il loro habitat su un
tavolo simile a una scrivania, sovrastato
da una fila bassa di luci, la protagonista
dialogacon le sue piante d’appartamen-
toconl’intimità di unarelazione «rea-
le», che prende una piega inaspettata
quando le pianteinizianoafarerichie-
ste, e chiedonocon insistenza che i loro
vasivengano messiaterra. Nel prosie-
guo la donna le asseconda, smonta laca-
saevorrebbe,forse, trasformarsi in al-
bero, è uncontadino, un pompiere, un
manager, una zia pettegola di mezz’età,
una,cento piante tra le quali una suici-
da. Pianteche alla fineconquistano la
scena, andando a riempirla progressiva-
mente, fino a saturarla in una fittissima
selva.

Estadovegetalavanza anche una pro-
posta politica. In una piantagione la di-
stribuzione deicompitioffre un model-
lo alternativo di organizzazione e guida,
«anziché avere un governocentrale — fa
notare divertita Infante — le piante han-
no governi in ognifoglia e radice. Pren-
dono quindi decisionicollettiveche
sembrano essere individuali». Chissà, il
modello è vincente visto che ilregnove-
getale abita il pianeta da molto piùtem-
po di animali e uomini. Ma quanto «al-
bero»c’è nel suo spettacolo e nel suote-
atro? «Almeno sappiamo che si può rac-
contareuna storia ramificataenon
lineare.Possiamo direnarrazionevege-
tale, e non sempre e soltantonarrazione
animale,intendendo animalecome
qualcosa di unitario,conungoverno
centrale,come un’unità, uncentro».
Quindi una struttura narrativa ramifi-
cata, unaconcezionefototropicadelle
luci, nel senso che non sono le luci a se-
guirel’attoremaviceversa, unaforma
polifonica direcitazione chevede l’inter-
pretecome molteplicità piuttostoche
come singola persona, untesto modula-
re. Questa potrebbe essere l’analisi strut-
turale di uno spettacolo che sembra por-
rel’interrogativosulvalorediuna vita
che richiede piùtempo per elaborare le
informazioni o tradurle in azione.
Estadovegetalha giratoilmondo e,
diceInfante, «la criticaall’eccezionali-
smo umano, che ha sostenuto e giustifi-
catoprofondi sfruttamenti ed esclusio-
ni, oggi citoccatutti,ovunque siamo, in
qualsiasiPaese siamo.Icambiamenti
climatici mettono paura, la natura sta
(ri)diventando unaforza cheterrorizza,
una potenza oscura, di fronte a cui sia-
mo minuscoli mentreimmaginavamo
di esserealcentrodell’universo,eim-
maginarci talièstato—è—distrutti-
vo».
©RIPRODUZIONERISERVATA

Laregista
ManuelaInfante(1980,foto
sopra)èunadrammaturga,
registaeattricecilena,trale
vocipiùinteressantidel
teatrocontemporaneo
dell’AmericaLatina,
fondatricedellacompagnia
TeatrodeChile.
Appassionatadimusicae
filosofia,esordiscenel
conPrat,incuirappresenta
l’eroenazionaleArturoPrat
(1848-1879),iconadella
GuerradelPacifico(1879-
1884),comeunadolescente
vulnerabileecodardo.Lo
spettacolo,realizzatoanche
confondipubblici,sollevaun
asprodibattitochecoinvolge
lepartipiùconservatricidel
Paese,personelegatealle
Forzearmateeglieredidello
stessoPrat.Infanteè
autrice,traglialtri,diJuana
(2004),Narciso(2005),
vincitoredelprestigioso
premioAltazorperla
drammaturgia,Zoo(2013)e
Realismo(2016)
Lospettacolo
Inscenainprimaitalianail
30luglioscorsoalla
BiennalediVeneziadiretta
daAntonioLatella,Estado
vegetalèunmonologo
polifonicoelussureggiante
interpretatodall’attrice
cilenaMarcelaSalinas(a
sinistraduranteunascena).
Mediantel’usodellavoce,la
protagonistafariviverela
storiadiunincidenteedei
personaggiaessolegati:
tuttoruotaattornoaun
grandealberosecolareche
haimpattidiampiaportata
sullavitadiunacomunità.
Estado vegetalsibasasul
pensierorivoluzionariodel
filosofoMichaelMardere
delneurobiologovegetale
StefanoMancuso,
sondandocome
l’intelligenzadellepiante,
l’animavegetativaola
comunicazionetrapiante
possonocambiarele
prospettiveumane

TeatroManuelaInfante,drammaturgaeregistacilena,haappenapresentatoallaBiennale


diVeneziainprimaitaliana«Estadovegetal».Èunmonologopolifonico,ironico


emagicoincuiivegetaliavanzanorichiesteeconquistanounascenapost-antropocentrica


di oscurità, di ignoranza; doveil mistero
può essereuna partesignificativadel-
l’esperienza. Non tutto deve essere por-
tato alla luce».Temi che si affacciano nel
suo lavorosono la scissione dell’uomo
con il suo ambiente e l’inganno di sen-
tirsi ilcentro dell’universo.
Unteatropost-antropocentricoper
una filosofia del non-umanesimo? «Per
me, la drammaturgia non è la pratica di
scriveretesti — puntualizza —. È piutto-
sto unaforma di architettura, l’organiz-
zazione di un viaggio.Unviaggio di pen-
siero, di esperienza. ConEstadovegetal
nonvolevocreareun’opera sulle piante
— non sonocosì naïf da pensare di po-
ter parlare per loro, rappresentarle o in
qualche modo dare lorovoce. Piuttosto,
il tentativoèstatoquello di imitarele
forme delregnovegetalecome sistema,
sperimentando una “drammaturgia ra-
mificata”, in cui si sviluppano personag-
gi,che preferiscochiamare“voci”,esi-
tuazioni. Doveun momentoarbitrario
segna lo sviluppo di un nuovo“ramo”, e
conesso un nuovopersonaggio/voce.
Figure viscerali, perché spontanee, nate
senza una riflessione fatta a tavolino».
Estadovegetalè un monologo polifo-
nico, esuberante, ripetitivo. La sua pro-
tagonista è una donna, che non è un in-
dividuo,èunafolla. Le vitedei perso-
naggi, sette intotale, interpretati molto
efficacementedalla più che bravaMar-
cela Salinas, anchecoautrice deltesto, si
intrecciano l’unacon l’altra in modi cir-
colari, sincroniciesimili, molteplici e

daVeneziaMAGDAPOLI


PoliclinicoGemelli


Leopereincorsia


peripiccolipazienti


U


namostrapersostenereipiccoli
pazientiricoveratialPoliclinico
universitarioAgostinoGemelli
diRoma,perché«spessolamenteeil
sentirediunartistasonomoltovicini
aquellidell’infanzia».Conquesto
spiritonasceArteincorsia,in
programmadal24settembreal
ottobrenell’ingressoprincipaledel
Policlinico.Espostaunaselezionedi
ventioperedell’artistaPaoloFranzoso
(sopra:Alberodeisogni).Unaquota
delricavatodellamostra,progettatae
curatadaMarcoBertoliedaAntonio
Chiaretti,verràdestinataal
potenziamentodelprontosoccorso
pediatricodellastruttura.
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