La Stampa - 23.08.2019

(WallPaper) #1
.

FEDERICO CAPURSO
ILARIO LOMBARDO
ROMA

N

el travaglio che do-
vrebbe portare al par-
to del governo giallo-
rosso, cominciano a
circolare alcuni nomi con più in-
sistenza. Uno su tutti: Enrico
Giovannini. Ex presidente
dell’Istat ed ex ministro del La-
voro del governo Letta, la sua
recente carriera è stata dedica-
ta alla ricerca di strumenti per
la lotta alla povertà, attraverso
l’Agenzia per lo sviluppo soste-
nibile, da lui fondata. Motivo
per il quale potrebbe piacere ai
5 Stelle e saldare la nuova unio-
ne parlamentare col Pd. Anche
se non ha mai risparmiato ai
grillini precise critiche al reddi-
to di cittadinanza, un aspetto
da non sottovalutare.
Dunque, non c’è solo la sug-
gestione di una donna, la pri-
ma a Palazzo Chigi. È un’idea
che piace molto al Pd, anche
per contrastare l’opposizione
testosteronica che metterà in
campo Salvini. Tra le ipotesi,
quella della costituzionalista
Marta Cartabia, molto stimata
da Mattarella, avrebbe più
chance dell’avvocato ed ex mi-
nistro della Giustizia Paola Se-
verino, legale di Autostrade.
Il M5S continua a insistere
su Conte, e Di Maio spera di ot-
tenere il suo bis, ma le quota-
zioni del premier uscente sono
in caduta. Non è del tutto esclu-
so lo scenario di un passo indie-
tro di Di Maio in cambio di Con-

te a Palazzo Chigi, visto che
neanche il leader dem Zingaret-
ti ha intenzione di entrare nel
governo, ma il Pd sembra irre-
movibile nel volere la testa di
Conte. È presto per dirlo, ma Di
Maio vorrebbe fosse lui a fare
un passo indietro, rendendosi
indisponibile. «Per me dovreb-
be essere lui il premier, e non
voglio essere io a dirgli di no»
ha ragionato con i suoi. Intanto
il 26 scadrebbe il termine entro
il quale l’Italia deve indicare un
nome per la nomina di commis-
sario europeo, ma è stato chie-
sto tempo a Bruxelles e la com-
missione europea comprende
la necessità che sia il nuovo go-
verno a prendere la decisione.
E in questo senso potrebbe na-
scere l’occasione per offrire
una nobile via d’uscita a Conte.
Sembra più semplice invece
lo schema a incastro dei mini-
stri. Zingaretti avrebbe chie-
sto un cambio totale della
squadra. Ma per i grillini è im-
possibile decapitare l’intera
classe dirigente trasferita al go-
verno. Ci sarà qualche addio e
qualche new entry, in maniera
non molto dissimile da come
sarebbe dovuto essere in caso
di rimpasto con la Lega. A Di
Maio rimarrà un solo ministe-
ro (il Lavoro?), anche se i suoi
puntano a strappare l’Interno,
dove il Pd piazzerebbe Minniti
(comunque gradito ai 5 Stel-
le). In alternativa al capo politi-
co del Movimento andrebbero
molto bene anche gli Esteri.
Nel M5S danno per sicura la ri-
conferma di Bonafede alla Giu-
stizia e puntano alla promozio-
ne a vicepremier. Sul Guarda-

sigilli e su Riccardo Fraccaro,
Di Maio non accetterà compro-
messi mentre è pronto a chie-
dere un sacrificio a Toninelli o
Giulia Grillo, ma per lei si do-
vranno fare i conti con le quote
rosa e per questo potrebbe so-
stituirla Simona Malpezzi del
Pd. Sul ministro meno amato
dalla Lega anche dal Pd sono

stati categorici. Al suo posto
entrerebbe Patuanelli, che sta
crescendo e diventa sempre
più centrale nel Movimento.
Una sorta di turn over, perché
Toninelli diventerebbe capo-
gruppo in Senato. E nella gio-
stra di nomi c’è anche Di Batti-
sta. Di Maio vorrebbe coinvol-
gerlo, nonostante le resisten-

ze del Pd, anche per disinne-
scare critiche dall’esterno.
Per i desiderata del Pd invece
bisognerà usare il bilancino tra
le correnti. Enzo Amendola in
quota Gentiloni, Marina Sereni
per Franceschini, che potrebbe
diventare vicepremier. Renzi
continua a spingere su Canto-
ne premier e Franco Gabrielli
all’Interno. Come ministro
dell’Economia i Dem scommet-
terebbero su Padoan, ma il mu-
ro dei 5 Stelle in questo caso po-
trebbe essere difficile da scaval-
care. Lorenzo Guerini dovreb-
be lasciare la presidenza del Co-
pasir, commissione sui servizi
segreti che di prassi va alle op-
posizioni, e diventare ministro.
Dove, è tutto da capire. —
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Resta l’ipotesi di una donna a Palazzo Chigi. Conte all’angolo. Proroga per il commissario Ue

Premier, in pole c’è Giovannini


I 5S pronti a sacrificare Toninelli


LA CRISI

AP

Il mit: “l’opera si fa ma con modifiche”

Gronda di Genova, si riaccende lo scontro
tra il ministero dei Trasporti e Autostrade

FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA

I

ntimano dal Pd: quei de-
creti sicurezza, cuore
dell’attività legislativa di
Matteo Salvini (assieme
alla riforma della legittima
difesa) devono sparire. Il
M5S, che pure al tempo aveva
ingoiato diversi bocconi ama-
ri, s’è subito irrigidito. «Non è
che noi abbiamo votato ieri il
Decreto Sicurezza bis - dichia-
ra il sottosegretario M5S Stefa-
no Buffagni - e di colpo ci ri-
mangiamo tutta una strategia
messa in campo». Già, ma in-
tanto il Pd fa trapelare che è
questione di vita o di morte. E
avverte che le lettere di Sergio
Mattarella hanno segnato un
solco per tutti.
Vediamole queste lettere,
allora. E’ il 4 ottobre 2018
quando il Capo dello Stato,
nel firmare il primo decreto
sicurezza, scrive una lettera
al premier Giuseppe Conte
per puntualizzare che «resta-
no fermi gli obblighi costitu-
zionali e internazionali dello
Stato e, in particolare, quan-
to direttamente disposto
dall’art. 10 della Costituzio-
ne». Si riferisce alle modifi-
che della legge sull’asilo poli-
tico e alla stretta sull’asilo
umanitario.
Viene poi nell’aprile 2019
la legge che modifica la legit-
tima difesa, e di nuovo ecco
una lettera di Mattarella. Sta-
volta scrive alle Camere per-
ché ha perplessità di ordine
costituzionale sull’articolo 2,
laddove si parla di grave tur-
bamento in chi spara a base
della legittima difesa. In so-
stanza, il Presidente richia-
ma il concetto che il «grave
turbamento» non può essere

invocato soggettivamente
da chi ha sparato, ma dev’es-
sere riconosciuto oggettiva-
mente.
L’8 agosto scorso, infine, al
secondo decreto Sicurezza,
Mattarella scrive una nuova
lettera al Parlamento. Sottoli-
nea che è irragionevole, per
le navi che violino il divieto
di ingresso nelle acque terri-
toriali, aumentare di 20 vol-
te la multa, e pure la confisca
obbligatoria della nave. Scri-
ve: «Osservo che non è stato
introdotto alcun criterio che
distingua quanto alla tipolo-
gia delle navi, alla condotta
concretamente posta in esse-
re, alle ragioni della presen-

za di persone accolte a bordo
e trasportate».
Solleva poi un altro proble-
ma: la contraddizione insita
nel testo stesso. All’articolo 2
«il comandante della nave è
tenuto ad osservare la norma-
tiva internazionale». E la
Convenzione di Montego
Bay impone che i comandan-
ti «prestino soccorso a chiun-
que sia trovato in mare in con-
dizioni di pericolo». Però poi
scattano le sanzioni.
E allora: soccorrere è un ob-
bligo di legge oppure un rea-
to? Mattarella non ha dubbi.
Il Pd, nemmeno. E neanche il
M5S, se stiamo alle ultime pa-
role di Conte o di Elisabetta
Trenta. —
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ALESSANDRO BARBERA
ROMA

S

arebbe più facile
scrivere la manovra
giallo-verde o quel-
la giallo-rossa? Vi-
sto da questa prospettiva,
l’accordo fra Partito demo-
cratico e Cinque Stelle è
meno complicato di quan-
to si possa immaginare.
Per Di Maio e i suoi le condi-
zioni di Zingaretti per il go-
verno sono in gran parte di-
geribili. No agli aumenti
Iva, no alla tassa piatta per
tutti (dovrebbe restare in vi-
gore quella per il lavoro au-
tonomo), spinta agli investi-
menti, più fondi per am-
biente, scuola e sanità. Il bo-
nus 80 euro di Renzi non si
tocca, ma Zingaretti e i suoi
sarebbero disponibili a tra-
sformarlo in una detrazio-
ne (ex segretario permet-
tendo). Il Pd è favorevole
all’introduzione del salario
minimo, anche se dice no al-
la soglia rigida dei nove eu-
ro orari che metterebbe nei
guai molte imprese. La par-
te più difficile è far tornare i
conti, esattamente come lo
sarebbe se Lega e Cinque
Stelle tornassero sui loro
passi. Solo per disattivare
gli aumenti Iva occorrono
23 miliardi di euro. Dice il
responsabile economia del
Pd Antonio Misiani: «Se a
quell’ipoteca sui conti del
2020 aggiungiamo i 5-6 mi-
liardi necessari a finanzia-
re le spese non rinviabili, ci
avviciniamo ai trenta di
ammontare minimo. Lo
sforzo che bisognerà fare è
enorme». Il Pd è disponibi-
le a un negoziato duro con
l’Europa, ma senza gli

strappi della maggioranza
giallo-verde. E qui iniziano
i dolori: Zingaretti ha fatto
sapere che le risorse per fi-
nanziare un taglio del co-
sto del lavoro dovranno ar-
rivare da una «seria lotta
all’evasione». Se si trove-
ranno, quei fondi dovran-
no servire a ridurre il cari-
co contributivo dei lavora-
tori dipendenti, non delle
imprese. Insomma, sul fi-
sco Zingaretti vuole impor-
re a Di Maio e compagni
una svolta a u. Basta con sal-
di, stralci e condoni, si tor-
na all’antico. Sarà complica-
to trovare un accordo an-
che sul reddito di cittadi-

nanza: il Pd non chiede di
cancellarlo, ma vuole corre-
zioni. I maligni sostengono
che l’uscita di scena degli le-
ghisti renderà la nuova
Commissione più malleabi-
le. Nel gioco delle poltrone
la casella degli Affari mone-
tari potrebbe andare a un
socialista, ma le regole non
potranno essere stiracchia-
te all’infinito. Con Salvini, i
Cinque Stelle potrebbero in-
vocare la rottura delle rego-
le. Nel documento votato in
direzione il Pd chiede inve-
ce «l’impegno e l’apparte-
nenza leale all’Unione euro-
pea». Una frase che vincola
loro stessi ad una trattativa
dentro alle regole. —
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CARLO BERTINI
ROMA

P


otrebbe essere un ac-
cordo già imbastito
tra 5Stelle e Pd su una
legge proporzionale
che possa bilanciare gli effetti
del taglio dei parlamentari, a
sbloccare il nodo sulla riforma
più attesa dai grillini. Di Maio
dice che il taglio dei parlamen-
tari deve essere «il primo obiet-
tivo portato avanti, è al quarto
voto e deve avere la priorità»
anche perché «è la garanzia
per il prosieguo della legislatu-
ra», ma aggiunge pure una fra-
se cui si attaccano i Dem. Ovve-
ro che il taglio si deve fare «en-
tro la legislatura». Benissimo
dicono dal Nazareno. Comin-
cimo e discutiamone, non di
corsa. Al Pd non va affatto di
votare sì all’ultimo passaggio
alla Camera e di rinnegare i tre
voti contrari espressi finora a
quel ddl costituzionale, con
tanto di occupazione dell’aula
della commissione Affari Co-
stituzionali per protestare.
Una riforma che senza toccare
il ruolo del Senato porta i depu-
tati da 630 a 400 e i senatori da
315 a 200. E che per i Dem ridu-
ce la rappresentanza, amplian-
do a dismisura il numero di
elettori per eletto, strozza la
presenza delle minoranze al-
largando la dimensione dei
collegi e non migliora anzi peg-
giora la funzionalità delle due
Camere, diminuendo i mem-
bri delle commissioni. «Una ri-
forma che non rafforza la de-
mocrazia rappresentativa ma
la svaluta», dicono gli esperti
di Zingaretti. Dunque il desti-
no di quella riforma, per para-
dossale che possa apparire po-
trebbe essere la soffitta. Ma i
grillini fanno muro: «Per noi il

taglio dei parlamentari si deve
fare ora, non fra 10 anni come
chiede qualcuno», chiarisce
Stefano Patuanelli, capogrup-
po M5S in Senato. «Manca so-
lo un voto e dunque due ore di
lavoro della Camera». Ma al
Pd non va bene quel testo, or-
mai non si può più emendare e
cambiare: una legge costitu-
zionale alla quarta lettura può
solo essere votata con un sì o
con un no. Ergo, bisognerebbe
ricominciare daccapo. Con
un’altra riforma: il Pd vorreb-
be una riduzione più netta del
numero degli eletti, lasciando
500 deputati. Ma con un Sena-
to delle regioni e quindi funzio-
ni ben diversificate, abolendo

il bicameralismo paritario.
Per i Dem questa opzione è
la più coerente con un gover-
no di legislatura: inserirla in
un quadro di rafforzamento
della democrazia rappresenta-
tiva non è un modo per far sal-
tare l’accordo, in quanto ci sa-
rebbero i tempi per farlo. Anzi.
Partire subito con il taglio così
come impostato oggi, sembra
tradire l’intenzione di chiude-
re la legislatura appena verran-
no riscritti i collegi. Il Pd po-
trebbe accettare dunque di vo-
tare il taglio solo se i 5Stelle ac-
cettassero una nuova legge
elettorale proporzionale. Ma
Salvini farebbe le barricate,
perché quella attuale favori-
sce i partiti più forti.—
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RETROSCENA

LA CRISI

Tre nodi per dare il via al governo


Migranti sulla Ocean Viking dell'Ong francese Sos Mediterranée e di Medici senza frontiere, la nave è ferma da 13 giorni nel Mediterraneo tra la Sicilia e Malta

Riparte lo scontro sulla Gron-
da, la maxi-opera che dovreb-
be collegare Genova all'entro-
terra, con accuse incrociate
che vedono come protagoni-
sti ancora una volta il ministro
dei Trasporti Danilo Toninelli
e Autostrade. Ad aprire la gior-
nata la dichiarazione del mini-
stro che annuncia che l'opera
si farà, ma su basi diverse da

quelle previste. La messa a
punto di Toninelli non piace
però ad Autostrade che conte-
sta radicalmente il rapporto
costi-benefici del Mit. E parla
in una nota di «errori macro-
scopici, soluzioni tecniche ir-
realizzabili, valutazioni dei da-
ti del tutto arbitrarie». Imme-
diata la replica del Mit che par-
la di «toni inaccettabili».

Cancellare il Dl sicurezza,


la trattativa parte


dai dubbi di Mattarella


IMMIGRAZIONE

Il Pd ricorda le lettere
del Quirinale
che citano principi
internazionali

No alla tassa piatta,

restano gli 80 euro

Correzioni sul reddito

MANOVRA ECONOMICA

Per Zingaretti
le risorse dovranno
arrivare da una seria
lotta all’evasione

MARTINA CECCHI DE ROSSI
ROMA
In attesa delle nuove rivelazioni
sulle intenzioni di voto, che per
tutti gli istituti arriveranno non
prima di una settimana, molti
sondaggisti concordano sul fat-
to che la crisi abbia generato un
calo del consenso per Lega e per
Matteo Salvini. Il Governo gial-
lorosso, invece, centrato sull’al-
leanza emersa in Senato dopo le
comunicazioni di Conte tra M5s
e Pd, potrebbe convincere. Così
come, per alcuni, un esecutivo
di transizione che porti al voto.
«Forse - ragiona Roberto We-
ber, Ixé – non nell’immediato,
ma nel medio periodo sì. Ricor-
do il precedente del ’95, dopo la
fine del primo Governo Berlu-
sconi per volontà della Lega di
Bossi e il discreto gradimento ot-
tenuto da Lamberto Dini prima
del voto del ’96 poi vinte dal cen-
trosinistra».
Da prima della crisi, dice Nico-
la Piepoli, dell’omonimo istitu-
to, «la percentuale di chi voleva
un Governo possibilmente stabi-
le era molto maggiore di quella
di chi voleva il voto» nonostante
le continue e persistenti fibrilla-
zioni nella maggioranza giallo
verde. «C’è un elemento di inva-
rianza: al di là di come siano
cambiate le rispettive percen-
tuali – le europee come sappia-
mo hanno invertito i rapporti di
forza tra Lega e M5s – il gradi-
mento del Governo rimaneva
comunque alto, superiore al
50%. E credo che questo ele-
mento rimanga anche con un
Governo Cinquestelle-Pd». Un
esecutivo che lascerebbe co-
munque piuttosto alta la percen-
tuale di chi vorrebbe tornare al
voto, sottolinea però Antonio
Noto, Ipr Marketing, «perché ap-
parirebbe contraddittorio come
quello Lega-M5s».
Ritorno al voto, come chiede
Matteo Salvini. Eppure il gradi-
mento per il leader della Lega,
secondo i sondaggisti, non po-
trà che risentire dell’effetto cri-
si agostana. «Prevedo che non
ne esca rafforzato – dice Riccar-
do Masia, Ipr Marketing -, e che
le sue mosse non lo premieran-
no». D’accordo Weber, che fa
anche un passo indietro: «Non
bisognava sopravvalutare il ri-
sultato di Salvini alle europee e
nelle regionali e amministrati-
ve: mi aspettavo comunque
una flessione alle prossime poli-
tiche», proprio come accaduto
al Pd di Renzi. «E in più, in que-
sta crisi di Governo, il leader
della Lega ha sbagliato: cade il
paradigma dell’invincibilità».
Alessandra Ghisleri, di Eurome-
dia research e molto attenta al-
le dinamiche del centrodestra,
concorda: «C’è un elemento di
vulnerabilità di Matteo Salvini
emerso da questa crisi, è da ca-
pire se entra nella testa delle
persone». Elemento, quindi,
che potrebbe spostare i numeri
nell'orientamento degli eletto-
ri, dal sostegno a Salvini e al Go-
verno gialloverde, a una solu-
zione diversa, con maggioran-
za a base M5s-Pd: «Molto di-
penderà dai contenuti, veri, del-
la possibile all’alleanza Pd-Cin-
questelle». —
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convince pd-m5s

I sondaggisti:

con la crisi

calo di consensi

per la Lega

Il Pd ora vuole rivedere

il bicameralismo perfetto

ma i grillini hanno fretta

TAGLIO DEI PARLAMENTARI

La riforma porta
i deputati da 630 a 400
e i senatori
da 315 a 200

Enrico Giovannini
Economista, 62 anni, è stato presiden-
te dell’Istat e ministro del Lavoro du-
rante il governo di Enrico Letta. È in
pole position tra i nomi che circolano
per Palazzo Chigi

Stefano Patuanelli
45 anni, è il capogruppo al Senato del
Movimento 5 Stelle. Il suo nome circo-
la per il ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti, dove andrebbe a sosti-
tuire Danilo Toninelli

Marco Minniti
63 anni, deputato del Partito democra-
tico. È stato ministro dell’Interno du-
rante il governo di Gentiloni. Minniti
potrebbe tornare al Viminale, essen-
do comunque gradito ai 5 Stelle

Lorenzo Guerini
Deputato del Pd, 52 anni, è presidente
del Copasir, l’organo che esercita il
controllo parlamentare sull'operato
dei servizi segreti. Potrebbe diventare
ministro: dove è tutto da capire

4 LASTAMPAVENERDÌ 23 AGOSTO 2019
PRIMO PIANO
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