Vogue Italy - 09.2019

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Cosa vediamo in Stephanie Seymour? Sicuramente un mistero. Tutte
le grandi bellezze, in effetti, lo sono. Catturano il nostro occhio e ci
chiedono di guardare più a fondo, di scoprirle uno strato dopo l’altro.
Ma Seymour non è affatto come le altre. Lei è una delle più grandi,
parte di un’élite che comprende Cindy, Linda, Claudia, Christy, Nao-
mi. Per loro servì inventare una nuova categoria: le super. Super mo-
delle, vere star negli anni Novanta, che non si alzavano dal letto per
meno di 10mila dollari – come disse scherzando Linda Evangelista.
Tradotto in like, ne servirebbero almeno 100mila.

Tuttavia il mistero che circonda Seymour è più profondo, più potente.
È apparsa in almeno 300 magazine, eppure sappiamo pochissimo di
lei. Scoperta a quindici anni grazie al contest Look of the Year di Elite,
la ritroviamo a New York dove frequenta John Casablancas, fondatore
dell’agenzia. Più che una modella è la cifra del glamour, dei media e
dell’arte degli anni Ottanta e Novanta. Figura ineguagliata, con quel
broncio tipicamente americano che ispirò Richard Avedon (lui la de-
finiva perfetta) e Azzedine Alaïa, ha firmato contratti miliardari, vedi
Victoria’s Secret e L’Oréal. E dopo aver frequentato Warren Beatty
e spezzato il cuore dell’ultimo dio del rock Axl Rose, ha sposato il
collezionista d’arte e finanziere miliardario Peter Brant, con cui ha
avuto tre figli.

Ci sono stati momenti difficili, come il rischio di divorzio nel 2009
e l’arresto per guida in stato di ebbrezza nel 2016, ma il mistero è
rimasto intatto. Stephanie e Brant si sono riconciliati e l’episodio è
stato rimosso dalla sua fedina. Più che una fashionista è una delle
regine della moda – al di sopra di tutto eppure assolutamente umana


  • che ha fatto impazzire la stampa. Lo scatto di un paparazzo che la
    ritraeva in spiaggia in atteggiamento affettuoso con il figlio occupò


giornali e siti web per un periodo lunghissimo. Seymour non si scom-
pose. In un’epoca in cui la condivisione ossessiva rende indistinguibili
personalità e personal branding, la sua reazione, più che sembrare
bizzarra, è una rivelazione. Qualcosa di unico. In un mondo dove tutti
vogliono essere conosciuti, Stephanie è conosciuta come una che se ne
frega. La domanda più interessante allora non è tanto cosa vediamo
noi, ma cosa vede lei.
Eccola dunque guardarsi allo specchio e riflettere sul suo lavoro e
sulla sua vita. Stephanie racconta a Vogue Italia dei capezzoli finti
di Helmut Newton, della rabbia di Avedon, della responsabilità della
maternità, del diventare adulta (e dei segreti che lei e Naomi non pos-
sono raccontare). Più guarda nello specchio più si rende conto che è
una trappola da cui non si scappa, ma che può attraversare accettan-
dosi come madre, amica, moglie, imprenditrice. Seymour ci mostra il
suo essere donna. E poi se ne va a prendersi cura del giardino.

Lei è abituata a essere osservata. Può guardare le foto del servi-
zio per Vogue Italia e dirmi cosa vede?
Vedo una madre. Una moglie. Vedo tutte le cose che devo fare in una
giornata. Vedo tutte le mie responsabilità come donna, che sono cre-
sciute con gli anni. Avere il controllo della propria vita è molto im-
portante: io lo faccio se penso alle persone delle quali devo prendermi
cura, i miei figli, i miei amici, la mia azienda, mio marito. Non mi
piace immaginare che il mondo giri intorno a me.

Cosa sempre più rara nella nostra cultura – penso ai selfie. Lei
se li fa?
No. È divertente farne con gli amici ma non mi va più di continuare
questa forma di autopromozione. Lo faccio già attraverso il lavoro e
questo è sufficiente.

Pensiamo di conoscerla bene, perché dagli anni Ottanta l’abbiamo
vista in passerella, su oltre 300 giornali e in innumerevoli campagne
pubblicitarie. Ma Stephanie Seymour, oggi madre, moglie e imprenditrice,
è in effetti un mistero. Così come molte delle sue avventure.

Stephanie by Stephanie


foto di ELLEN VON UNWERTH,Vogue Italia, gennaio 1993.

di JOHN ORTVED

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