Vogue Italy - 09.2019

(nextflipdebug2) #1
In qualche occasione le sue foto hanno
causato reazioni scandalizzate.
Sono cresciuta in maniera libera. I miei geni­
tori non mi hanno mai fatto percepire la nu­
dità o il sesso come qualcosa d’imbarazzante.
Per cui mi succede di non vedere nulla di male
in immagini che altri ritengono provocatorie.
Come il caso di Klara Kristin che ha scat-
tato per Calvin Klein nel 2016, con l’o-
biettivo che la punta da sotto la gonna?
Ecco, io trovo che la pubblicità sia di norma
sessualmente connotata in maniera piuttosto
esplicita: grandi seni, corpi oliati. La foto di
Klara, al contrario, penso non sia abbastan­
za sessualizzata, semmai il problema è che è
troppo reale. La reazione mi ha stupito.

(A uto)


Ritratto Di


Ragazza


Non è stato facile per Harley
Weir raggiungere il successo
in un mondo, quello della
fotografia, dominato dagli
uomini. Ecco come ha fatto.

di MARTA GALLI

Ispirata dal female gaze,
la modella tedesca
Lou Schoof passa dietro
lÕobiettivo, e riflette su
identità e rappresentazione.

di SOFIA MATTIOLI

Io Gioco


Con Gli


Opposti


Per due ragioni Harley Weir, 30 anni, fino
a pochi anni fa riteneva di non essere presa
sufficientemente sul serio: perché era troppo
giovane, e femmina. Intanto però è riuscita a
pubblicare quattro libri, è stata premiata al
Milano Fashion Film Festival (2015) per il
video Legs Are Not Doors, ha avuto una mo­
stra personale al Foam di Amsterdam (2017)
ed è stata invitata a esporre alla Biennale di
Brighton (2018). Oltre ad avere nel frattempo
lavorato per le maggiori testate della moda.
Weir è una di quelle combattenti che hanno
deciso di non volersi uniformare al canone
dello sguardo maschile, sviluppando un vo­
cabolario poetico e tagliente, tra dimensione
onirica e realismo. Consapevole dello svan­
taggio, ma anche e soprattutto del privilegio
che comporta essere donna.

Per la campagna Courrèges Resort 2020 –
emblematicamente intitolata Herself – ha
scattato una serie di autoritratti. Com’è
stato trovarsi a un tempo dietro e davanti
all’obiettivo?
Da moltissimi anni non mi facevo un au­
toritratto, ma ero pronta e ho pensato che
avrebbe potuto essere divertente. Tuttavia,
nonostante sia comodamente a casa mia,
a Londra, in queste foto non indosso i miei
vestiti e interpreto diversi personaggi – ho
chiesto a me stessa quello che avrei chiesto a
un’altra modella –, il che ha reso il tutto più
simile a un gioco.
Un grande “selfie”?
Con la differenza che qui l’ego andava tenu­
to a bada, una delle ragioni per cui ho fatto
un’ampia selezione e delegato la scelta finale
delle immagini. Lo shooting è stato veloce;
trovo molto più interessante fotografare altre
persone.
Come lo spiega?
La macchina fotografica è il mio strumento
per imparare qualcosa sul mondo.

«Quando nel 2013 “selfie” era diventata la
parola dell’anno (secondo The Oxford Dic­
tionaries, ndr), io la trovavo meno interes­
sante rispetto a “ritratto”». Lou Schoof, 24
anni, modella tedesca apparsa sulle pagine di
Vogue Italia, Vogue, Harper’s Bazaar e molti
altri magazine, riflette su identità e rappre­
sentazione. Questa volta, però, la prospettiva
è diversa: nelle immagini realizzate ad hoc
per questo numero di Vogue Italia, Schoof è
sia soggetto che lente d’indagine (a pagina
59). Per questi autoritratti, si è allenata a non
guardare sullo schermo, prima di scattare, il
suo viso, gli occhi chiari, il bob biondo de­
strutturato: «Può indurre a camuffare i detta­
gli», spiega. Cresciuta nel Nord della Germa­
nia, «immersa nella natura», tra fitte foreste e
dune di sabbia, scoperta da un agente mentre
era in treno diretta ad Amburgo, Schoof at­
traverso il suo profilo Instagram porta avanti

Spesso le sue foto si accompagnano all’e-
tichetta “female gaze”: la fotografia ha un
genere?
Questo banalmente succede perché sono una
donna. La fotografia di per sé non ha un ge­
nere. Ma la presenza di donne in un campo
dominato da uomini implica una maggior
pluralità nella maniera in cui l’umanità è
rappresentata. Ed è ciò per cui mi batto.
Crede di essere stata svantaggiata come
fotografa in quanto donna?
Sminuita, sì. Quindi in un certo senso mi ha
fatto piacere “espormi” nella campagna per
Courrèges, così tutti possono vedere che sono
una donna (Harley è un nome unisex, ndr).
Spesso la misura del rispetto con cui si vie­
ne trattati varia in relazione all’essere uomo o
donna, e si basa sull’aspetto. Ho guadagnato
la mia reputazione, ma non è stato semplice. _
IN QUESTA PAGINA. DA SINISTRA. IMMAGINE TRATTA DA COURRÈGES RESORT 2020 LOOKBOOK. AUTOSCATTO DALL'INSTAGRAM DI LOU SCHOOF. PAGINA ACCANTO. FOTO TRATTA DA “BARON. MIÉRT VAGY TE, HA LEHETSZ ÉN IS?” BY PETRA COLLINS. COURTESY BARON.

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