Vogue Italy - 09.2019

(nextflipdebug2) #1
MYSELF MY BODYBODY

C’è una lunga e ordinata coda sotto la piog-
gia oggi, sabato 22 giugno, per entrare nel
Padiglione Lituania alla Biennale di Venezia,
58ª Esposizione Internazionale d’Arte intito-
lata May You Live In Interesting Times. Certo,
il Leone d’Oro assegnato dalla giuria aiuta,
ma non basta. L’opera-performance va in
scena solo il sabato, dalle 10 alle 18 – visto il
successo, è stato aggiunto anche il mercoledì,
con gli stessi orari. Ma cosa rende così uni-
co questo padiglione? Gli spazi, inaccessibili
prima d’ora, della Marina Militare all’Arse-
nale? Forse. Ma non basta. Qui si partecipa a
un’installazione live, un’opera lirica eseguita
dal vivo da 13 cantanti e altri attori/figuranti


  • anche persone comuni, che si possono iscri-
    vere per partecipare allo spettacolo. Forse è
    questo il segreto del successo di Sun & Sea
    (Marina). Non è un’opera d’arte da guarda-
    re, ma un’esperienza da vivere – anche per
    gli spettatori, che osservano dall’alto una
    spiaggia artificiale, 35 le tonnellate di sabbia
    trasportate dalla Lituania –, il sole cocente,
    creme solari, costumi colorati, teli da mare.
    Ci sono i bambini che costruiscono castelli
    di sabbia, le risate, i cani, il rumore del fur-
    goncino dei gelati e delle onde, il crepitio dei
    sacchetti di plastica che fluttuano nell’ac-
    qua. Poi, un coro di canti: canti della vita
    di tutti i giorni, di preoccupazione e di noia,
    canti di quasi nulla. E, subito sotto, il lento
    scricchiolio di una Terra esausta, ansimante.
    Una scena che non finisce mai, che noi visi-
    tatori osserviamo dall’alto, come entomologi
    che studiano una moltitudine di insetti, un
    google maps dello sguardo. «La spiaggia ha
    una relazione molto forte con lo spazio del
    teatro», racconta la curatrice del padiglione,
    Lucia Pietroiusti, che alla Serpentine di Lon-
    dra cura dal 2018 General Ecology e Live


Programmes. «È uno spazio in cui si è intimi
o privati, in pubblico. In pochi luoghi della
città o del mondo si dorme o si lascia la borsa
piena di cose, la spiaggia è uno spazio perfor-
mativo, si è di fronte a un pubblico ma si fa
finta che non ci sia, sciogliendo così la frattu-
ra tra la vita vissuta e la vita performata, è il
confine tra finzione e realtà. La spiaggia è un
teatro, alla fine», prosegue. La fascinazione è

fortissima, si rimane incantati dentro a que-
sto teatro della vita, dove i cantanti prendono
la parola, o meglio il canto, prima uno a uno e
poi in coro, e abitano per otto ore una spiag-
gia illuminata artificialmente, senza il mare
all’orizzonte, se non quello evocato dal suono
delle onde. Un’atmosfera di leggerezza, quasi
frivola, in cui si riflette anche sui temi ecolo-
gici, il climate change, la fragilità del pianeta
e del corpo umano. Vacanza sì, ma fino a un
certo punto. La spiaggia non è un luogo neu-

La spiaggia è un teatro.
La realtà, finzione.
Alla Biennale di Venezia
nel Padiglione Lituania
si riflette sulla fragilità.
Del pianeta e nostra.

di FRANCESCA MOLTENI

Atti


Privati


In Luogo


Pubblico


Il Padiglione Lituania alla Biennale di Venezia, a cura di Lucia Pietroiusti, “Sun & Sea (Marina)”, fino al 31/10.
Le performance si svolgono mercoledì e sabato, dalle 10 alle 18 presso l’edificio 42, Arsenale Marina Militare.

tro, ma un microcosmo, con le sue differenze
e disuguaglianze. «E poi è un luogo di gran-
de scambio ecologico. Tra le specie marine e
quelle terrestri, ci sono vite parallele, come le
pulci dei cani o le buste di plastica che balla-
no intorno alle meduse, cantate in una delle
arie. Il cataclisma è lì, talmente grande che
neanche noi riusciamo a immaginarlo, pur
percependone i segni», conclude Pietroiusti.

È un’opera corale, Sun & Sea (Marina), tut-
ta al femminile, concepita da tre artiste li-
tuane, Rugile. Barzdžiukaite., Vaiva Grainyte.
e Lina Lapelyte., amiche e collaboratrici da
anni. «L’opera è un connubio armonioso e
non gerarchico di diversi media – musica, te-
sto e immagini. I testi cantati nascono dalla
necessità del teatro, perché l’emozione arriva
attraverso la melodia», racconta Grainyte.. E
noi rimaniamo lassù, inchiodati, a osservare
la catastrofe imminente. Bagnati e felici. ____

FOTO COURTESY ANDREA AVEZZÙ.

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