Vogue Italy - 09.2019

(nextflipdebug2) #1
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lazioni ed eliminano dai server il materiale
frutto di abuso. E che grazie all’intelligenza
artificiale sono ultimamente in grado di rico-
noscere in automatico il materiale pericoloso
e marchiarlo con una lettera scarlatta vir-
tuale, in modo che a ogni nuovo tentativo di
condivisione possa essere riconosciuto e bloc-
cato prima della pubblicazione (il processo,
simile a un’impronta digitale cibernetica, si
chiama hushing, zittire). Soltanto nell’ultimo
trimestre, fanno sapere dal quartier generale
di Menlo Park, gli interventi preventivi sono
stati 30 milioni, col 95 per cento dei conte-
nuti analizzati bannato dalla rete. Mentre lo
scorso marzo è stato annunciato il lancio di
“Not Without My Consent”, progetto pilota
che in collaborazione con associazioni del
terzo settore impegnate nella sicurezza ciber-
netica e nel supporto delle vittime (l’inglese
Revenge Porn Helpline o l’americana Cyber
Civil Rights Initiative, per esempio) permette
a queste ultime di porsi come filtro e garan-
zia. Chiunque si senta poco al sicuro per aver
scambiato materiale privato può inviarlo alle
organizzazioni, che a loro volta lo gireran-
no a Facebook con lo scopo di codificare le
immagini e impedirne ogni utilizzo (in Italia
per ora è attivo il solo servizio informativo:
facebook.com/safety/notwithoutmyconsent).
Un’operazione di salute pubblica di propor-
zioni colossali, come suggerisce il primo stu-
dio mai condotto sulle conseguenze psichiche
a danno delle vittime femminili di “revenge
porn”. «Le patologie sono del tutto simili a
quelle causate dallo stupro», dice Samantha
Bates, che ha condotto la ricerca “Reven-
ge Porn and Mental Health: A Qualitative
Analysis of the Mental Health Effects of Re-
venge Porn on Female Survivors” per conto
della canadese Simon Fraser University, «in
particolare crollo dell’autostima, depressio-
ne, ansia, disordine da stress post traumatico
e pensieri suicidi». Il tutto alimentato da un
incredibile stigma sociale, specialmente nelle
società culturalmente meno evolute: riduzio-
ne del network di amicizie, mobbing sul la-
voro e crollo delle opportunità professionali.
In Italia nel frattempo, sono comparse le
prime polizze assicurative che tutelano la
fattispecie, assistendo le vittime nelle spese
mediche e legali. Mentre il Senato ha defi-
nitivamente approvato un disegno di legge
chiamato Codice Rosso, che punisce con la
reclusione da uno a sei anni o con una multa
fino a quindicimila euro «chiunque sottrag-
ga, ceda o diffonda immagini a contenuto
esplicito destinate a rimanere private e senza
il consenso delle persone rappresentate». Una
norma in grado di sanzionare gli “assalitori”,
ma non di modificare la cultura. Per quel-
lo c’è bisogno di un erotismo fatto di pelle,
contatto, confidenza. Tutto nuovo, insomma.
O antico, dipende. _____________________

Da un lato la cultura pop ne è pervasa, dall’al-
tro ancora vigono divieti formali (per esempio
sui social network). Ma è l’arte ad avere sdo-
ganato la pornografia nella cultura alta e so-
prattutto nelle sue “chiese”, ovvero i musei. Lo
dimostra l’Aros di Aarhus, che al tema dedica
Art & Porn, una collettiva con 40 artisti inter-
nazionali tra cui Cindy Sherman, Jeff Koons,
Matthew Barney (fino all’8/9). Subito dopo, al
Leslie-Lohman Museum di New York, un’al-
tra mostra intitolata On Our Backs. The Re-
volutionary Art of Queer Sex Work fa il punto
sull’uso della pornografia come strumento di
liberazione per le persone transgender e queer
(dal 28/9 al 19/1/2020). − F.C.

MADSEN MINAX
“Live Nude Genitals”, 2012. In mostra a New York, in
“On Our Backs: The Revolutionary Art of Queer Sex Work”.

ANNA UDDENBERG
“Rich Rose”, 2017. In mostra a “Art & Porn” , all’Aros di Aarhus.

L’A r t e
E Il Senso
Del Pudore

MADSEN MINAX, COURTESY THE ARTIST. ANNA HUDDENGERG, COURTESY THE ARTIST AND GAGA, MEXICO CITY AND LOS ANGELES, IMAGE OMAR ALGUÍN.

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