Vogue Italy - 09.2019

(nextflipdebug2) #1
VOGUE ITALIA 828

VOGUE ITALIA 828

Se la vita è quello che accade mentre guar-
di da tutt’altra parte, Hassan Hajjaj ha
cercato con tutte le sue forze di distrarla.
Dopo un numero non pervenuto dei lavori

“Eyes On Me (HPP)”, fotografia e cornice di Hassan Hajjaj,
parte di una serie di ritratti dipinti a mano (2000/1421).
La sua mostra alla Mep di Parigi va dall’11/9 al 17/11.

più disparati (che però lo mettono a contat-
to con la comunità creativa della adottiva
Londra), è ora un artista affermato. Nato a
Larache, Hajjaj racconta un Marocco molto
diverso dalla visione stereotipata: nelle sue
immagini colorate e vibranti, prende vita
un paese aperto alle contaminazioni, in cui
convivono tradizioni antiche e controcul-
ture giovanissime. La Maison Européenne
di Parigi gli ha dato carta bianca per farsi
trasformare nella Maison Marocaine de la
Photographie, progetto che racconta il suo
percorso, tra fotografia, design e moda (non
a caso una delle stanze si chiama Vogue: The
Arab Issue). Le immagini di Hajjaj portano
avanti un’idea di arte fluida, porosa, in mo-
vimento. Un’idea che non divide: unisce. __

Un progetto culturale che sfida
i cliché immaginando il nostro
giornale, possibile e altrove.

di CHIARA BARDELLI NONINO

Un Altro


Vo g u e


consolidate, dialogare con livelli alterna-
tivi di realtà e immaginare altre versioni
del sé. E sempre si evoca in questi casi –
complici testimonianze fotografiche e ora-
li – la fiera di personaggi esotici. Com’era
abbagliante Bianca Jagger a cavallo vestita
Halston, Grace Jones tutta dipinta da Kei-
th Haring, Leigh Bowery oltraggiosamen-
te bizzarro. Ma c’era poi una fitta schiera
di non famosi impegnata a esprimersi in
improbabili fantasie sartoriali. Un esem-
pio cospicuo lo si trova nel nuovo volu-
me, a ottobre in libreria, New York: Club
Kids, di Walt paper-Walt Cassidy (Damiani
Editore), che ritrae la scena notturna del-
la Grande Mela anni Novanta. Elitarismo
ancora fondato sull’eccentricità quanto
sull’appartenenza, perché, per dirla con la
scrittrice e sociologa Sarah Thornton, «le
culture dei club sono culture di gusto».
È vivissimo ora il senso di cose perdute.

Negli ultimi dieci anni, nel nostro paese
ha chiuso la metà delle cinquemila disco-
teche, che anche altrove si trasformano in
moderni ruderi. Nel frattempo “la Festa”
è diventata nomade, talvolta clandestina
nei rave illegali, tuttalpiù di natura effi-
mera, tipo l’esperienza artistica progetta-
ta da Carsten HÖller, il Double Club della
Fondazione Prada. «L’architettura si sma-
terializza», dice ancora Perrella, «quindi
privilegia strutture temporanee e mobili o
trova un succedaneo in location extraurba-
ne e naturali». E il dandismo? Dissolto in
un fenomeno globale di massa che viaggia
su voli low-cost. Come sono lontani i tempi
in cui le sottoculture si distinguevano chia-
ramente dal mainstream. Eppure c’è chi
giura che qualcosa si stia muovendo. Ma
per fortuna è ancora troppo sotterraneo
per finire in un museo. O anche solo in un
IN QUESTA PAGINA. FOTO © ADOLFO GALLELA, STEPHAN LUPINO, JOSEPH CULTICE, LINDA SIMPSON, AARON COBBETT. A DESTRA. ©HASSAN HAJJAJ, COURTESY OF THE ARTIST AND MEP.magazine. ___________________________

0828_VI_1908_FRONT_CLUBBING_MOROCCO_21729892.indd 55 25/07/19 09:59

Free download pdf