Il Fatto Quotidiano - 09.08.2019

(Brent) #1

24 »ULTIMA PAGINA |IL FATTO QUOTIDIANO |Venerdì 9Agosto 2019


E


se? E se Matteo Salvini non stes-
se trasformando gli italiani a
sua immagine a colpi di tweet,
ma inseguisse lui la maggioranza degli
italiani? Se alla maggioranza del fa-
moso popolo piacesse davvero fare
selfie mandando baci e mangiando
Nutella, sognasse di stare sulla spiag-
gia a torso nudo con le cubiste, vagheg-
giasse un giro sulla moto d’acqua della
polizia (dove la cosa imbarazzante
non è la polizia, ma la moto d’acqua) e
non disdegnasse di tenere la pistola
sotto il cuscino? Se la flat tax, in attesa

che diventi legge, se la praticas-
se già in versione fai-da-te? Se
non ne potesse più di vedere mi-
granti abbandonatiall’a cc at to-
naggio e alla disperazione?
E se fosse proprio questo il gap an-
tropologico tra S. e B.? Come vatici-
nato da Pasolini in tempi non sospetti
(ma esistono tempi non sospetti?),
Berlusconi ha veramente omologato
il paese attraverso il controllo dei me-
dia. In Italia fino agli anni Settanta e-
sistevano una letteratura, un cinema,
una musica, una politica; da trent’an -

ni tutto passa dalla Tv e dalla re-
te, la sua serva padrona. E i ra-
dical-chic non rompano; la vi-
deocrazia se ne frega delle ideo-
logie, non fa prigionieri, fa solo Vip. E
se S., come già R., fosse il figlio ana-
grafico e l’erede sottoculturale di
questa italietta da talk-show? Se non
fosse l’Uomo Forte, ma l’eterno Uo-
mo Furbo al passo coi tempi? E se
l’Uomo Furbo non desse ordini al po-
polo bue, ma prendesse lezioni? E se
illudersi del contrario significasse
scavarsi la fossa?

IL PEGGIO DELLA DIRETTA


Metti che


il popolo bue


comandi e Matteo


sia l’agnellino


»NANNI DELBECCHI


LA SCOMPARSA


SAC C O M A N N I ,

LA CARRIERA

I N C O M P I U TA

DI UN TECNICO

»STEFANO FELTRI


F


abrizio Saccomanni
è morto all’i m p ro v-
viso, a 76 anni. Chi lo
ha conosciuto ricorda ora il
suo carattere solare, la sim-
patia romanesca che decli-
nava anche in versi, l’a p p a-
rente leggerezza con cui af-
frontava incarichi gravosi.
I siti web gli attribuiscono
come qualifica
“pr es i de nt e
di Unicre-
d it ”, p e r-
ché questo
era l’i nc a-
rico che ri-
copriva da un
anno. Eppure
Saccomanni aveva passato
la carriera dall’altra parte,
dal lato deivigilanti, non
dei vigilati. Una carriera
tutta in Banca d’Italia, fino
al secondo gradino più alto,
quello di direttore generale.
Saccomanni era sicuro di
raggiungere anche l’ultima
tappa, quella di governato-
re. Ma è rimasto stritolato
in una partita di potere: nel
2011 era l’erede naturale di
MarioDraghi, in procinto
di passare alla Bce. Ma per
la poltrona correva anche
Vittorio Grilli, direttore ge-
nerale del Tesoroche van-
tava (o millantava) il soste-
gno del grande nemico di
Draghi, l’allora ministro
Giulio Tremonti. E c’era
pure Lorenzo Bini Smaghi,
di ritorno da Francoforte. I
veti incrociati produssero
la nomina di Ignazio Visco.
Gli ultimi anni di Sacco-
manni sono stati un lungo e
insoddisfacente risarci-
mento: direttore generale
onorario di via Nazionale,
poi ministro dell’Economia
nel governo Lettae, infine,
membro del cda di Unicre-
dit al posto di uno dei sim-
boli del potere bancario più
vischioso, Fabrizio Palen-
zona. E poi presidente, suc-
ceduto all’o ttu age nar io
Giuseppe Vita.
Fuori da Bankitalia la
giovialità di Saccomanni è
stata messa a dura prova.
Si è trovato bersaglio del
rimpallo di responsabilità
s ul l’adozione disinvolta
da parte dell’Italia delle
nuove regole sui fallimenti
bancari, quelleche hanno
bruciato azioni e obbliga-
zioni subordinate nel 2015
per Banca Etruria e gli al-
tri tre istituti collassati.
Nel 2017 lo stesso Ignazio
Visco attribuisce al gover-
no di cui Saccomanni face-
va parte la colpa di aver ge-
stito male la trattativa poi
l’attuale titolare del Teso-
ro Giovanni Tria racconta
in Parlamento che “S a c c o-
manni fu praticamente ri-
cattato dal ministro delle
Finanze tedesco”, il quale
disse che se l’Italia non a-
vesse accettato “si sarebbe
diffusa la notizia che il no-
stro sistema bancario era
prossimo al fallimento”.
Chissà se la prematura
scomparsa renderà più fa-
cile usarlo come capro e-
spiatorio di responsabilità
collettive o prevarrà un po’
di ritegno.
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