la Repubblica - 20.08.2019

(nextflipdebug5) #1
di Alessandra Ziniti

ROMA — «Noi in queste condizioni in
Spagna non ci andiamo, né con 20
né con 10 persone a bordo. Se Italia e
Spagna vogliono trasbordare le per-
sone con i loro mezzi, noi collabore-
remo e loro li portino dove vogliono.
Ma noi da qua non ci muoviamo».
Open Arms punta i piedi. Riccar-
do Gatti, anche ieri ha trascorso la
giornata ad aiutare l’equipaggio a te-
nere sotto controllo la tempesta
emotiva dei 107 migranti (scesi ieri
sera a 98, dopo lo sbarco di altri 9
per motivi sanitari) al loro dicianno-
vesimo giorno a bordo. Che è passa-
to ancora una volta senza l’attesa
svolta mentre a Lampedusa conti-
nuano ad arrivare barchini ( solo ieri
due con 37 persone) e nel Mediterra-
neo scatta l’allarme per un nuovo
naufragio con un centinaio di vitti-
me: un pescatore ha raccontato ad
Alarm phone di aver salvato tre per-
sone da una barca capovolta sulla
quale sarebbero partiti in cento e di
aver visto decine di cadaveri.
Dalla Open Arms non si scende e
con la Open Arms non si riparte.
Queste sembrano le due uniche cer-
tezze in una vicenda che si complica
ancora di più nonostante l’offerta
del porto spagnolo più vicino, quel-
lo di Minorca, alle Baleari, a 590 mi-
glia e tre giorni di navigazione. Un
viaggio che Open Arms dice di non
essere in condizione di fare. Nean-
che con un minimo numero di perso-
ne a bordo e il resto trasbordate su
una nave della Guardia costiera ita-
liana che il governo ha messo a di-
sposizione per “accompagnare” gli
spagnoli fino a Minorca. Accompa-
gnare, appunto, non trasportare.
Perché il piano che ieri il Viminale
ha cominciato a studiare, d’intesa
con i Trasporti e la Difesa, per spedi-
re i 107 migranti in Spagna ricalca il
modello sperimentato a giugno del
2018 quando due navi militari prese-

ro a bordo parte dei 600 migranti
della Aquarius e la scortarono verso
il porto di Valencia.
Ed è esattamente a questo che (no-
nostante i costi elevati che già l’an-
no scorso suscitarono polemiche,
290.000 euro solo per le spese di
una delle due navi) pensa il Vimina-
le, dando per scontato che la prima
a fare prua verso la Spagna sia pro-
prio la Open Arms sia pure con un
minimo di migranti a bordo. Ma è
proprio qui che il piano minaccia di
fermarsi ancor prima di essere par-
torito. Perché la Ong rilancia con la
proposta di far sbarcare immediata-
mente i migranti a Lampedusa per
trasferirli poi in aereo e spiega così
il rischio di un viaggio in mare: «Chi
si prende la responsabilità di riac-
cendere i motori della nave e dire a

queste persone sfinite che vedono
ogni giorno barchini con immigrati
entrare tranquillamente in porto
che la nave invece si allontana da
Lampedusa? Se la prendano Italia e
Spagna questa responsabilità».
Il rifiuto irrita il ministro dei Tra-
sporti Toninelli che rilancia: «Fac-
cio un ulteriore passo avanti. Siamo
disponibili a portare noi, con la
Guardia costiera, tutti i migranti
che sono a bordo di Open Arms. La
Spagna però prima tolga la sua ban-
diera dalla nave della Ong». Una con-
dizione che rischia di complicare ul-
teriormente i rapporti tra Roma e
Madrid che ieri ha ribadito di «non
aver stretto alcun accordo con l’Ita-
lia e di aver solo offerto un porto si-
curo alla Open Arms» alla ricerca di
una soluzione umanitaria. Soluzio-

ne apprezzata dalla commissione
Ue che ha sollecitato una analoga di-
sponibilità dei paesi membri anche
per risolvere lo stallo della Ocean Vi-
king al suo undicesimo giorno di
stallo nel Mediterraneo.
Si è perso nel nulla, nel frattem-
po, l’annunciato ricorso del Vimina-
le al Consiglio di Stato contro la sen-
tenza del Tar del Lazio che ha sospe-
so il divieto di ingresso in acque ita-
liane per la Open Arms. Ma nessun ri-
corso è stato presentato perché le re-
gole della giustizia amministrativa
non lo prevedono. L’appello contro
un decreto cautelare di un giudice
monocratico può essere presentato
solo dopo che verrà confermata in
sede collegiale. E il Tar del Lazio tor-
nerà a riunirsi il 9 settembre.

Oscar Camps, lei è il fondatore di
Open Arms: la Spagna vi ha offerto
un porto sicuro, perché avete
rifiutato?
«Non siamo in grado di metterci in
navigazione verso le Baleari, a bordo
c’è ormai una situazione
insostenibile. I migranti sono sfiniti, e
anche l’equipaggio è allo stremo
delle forze. E poi l’imbarcazione
avrebbe bisogno di una revisione. Per
tutte queste ragioni, l’unico porto
sicuro è quello di Lampedusa».
L’Italia vi ha però dato la
disponibilità a supportare il viaggio

verso la Spagna con delle navi
militari. Perché non accettare
questa proposta?
«Non siamo proprio in grado di
metterci in viaggio. E da venerdì
abbiamo dichiarato alle autorità
italiane che non siamo più
responsabili di quello che potrebbe
accadere a bordo».
Proprio per queste gravi
difficoltà, non sarebbe allora
importante accettare l’aiuto
dell’Italia?
«Vuole sapere cosa ci ha offerto il
vostro paese? Acqua, carburante,

viveri per partire verso la Spagna. Ma
lo ripeto ancora una volta, non siamo
in grado di viaggiare. E poi noi non
siamo un taxi, non facciamo
trasporti».
Qualcuno vi ha accusato di fare
politica, peraltro in un momento di
crisi per il governo italiano. Cosa
risponde?
«Non facciamo politica, salviamo vite
umane. E mi dispiace che certe
proposte di aiuto da parte dell’Italia
arrivino dopo così tanti giorni.
All’inizio, ci siamo visti rifiutare
l’ingresso nelle acque territoriali

persino quando c’era una situazione
preoccupante di maltempo».
Che soluzione vede?
«L’Italia deve assumersi le sue
responsabilità. Perché la Spagna ha
detto che è disponibile a prenderli i
migranti, ma l’Italia non vuole farli
sbarcare. E, invece, sarebbe logico,
degno e normale fare arrivare i
migranti su quella costa che si trova a
800 metri da dove siamo adesso.
Dopo lo sbarco, i migranti sarebbero
trasferiti all’hotspot e il giorno
seguente un aereo potrebbe
accompagnarli in Spagna. E da lì
verso i paesi che si sono detti
disponibili all’accoglienza».
Quali sono le criticità maggiori a
bordo?
«Siamo di fronte a una situazione di
disagio che può esplodere in
qualsiasi momento. L’abbiamo
scritto chiaramente nelle nostre
richieste urgenti di evacuazione, che
si fondano sulle analisi degli
psicologi. Proviamo a tenere la
situazione sotto controllo, la notte
l’equipaggio fa dei turni per
verificare che nessuno si lanci in
mare. Ma al diciannovesimo giorno la
situazione è davvero difficile».

Open Arms rifiuta di andare in Spagna


Toninelli: portiamo noi i migranti lì


La nave davanti a Lampedusa indisponibile ad affrontare il viaggio fino a Minorca. Altri nove sbarcati per motivi sanitari


Il ministro: pronti a farci carico del trasferimento. Nuovo naufragio al largo della Libia: si temono cento morti


98


Ancora a bordo
Sono ancora 98 i migranti
a bordo della Open Arms
che dispone di appena
due bagni a bordo. Erano
161 gli uomini e le donne
soccorsi in mare dall’inizio
di agosto in diverse occasioni.
Gli altri sono stati sbarcati
perché in cattive condizioni
fisiche (gli ultimi 9 ieri sera),
donne incinte o minorenni

19


I giorni in mare
Tanti sono i giorni
trascorsi da quando la nave
della Ong spagnola,
con 19 volontari, ha soccorso
i primi migranti in mare.
Il primo agosto sono state
salvate 52 persone, il 2
altre 69, la notte tra il 9 e il 10
agosto le ultime 40

590


Le miglia fino alle Baleari
La distanza tra Lampedusa,
dove si trova ora in rada
la nave di Open Arms carica
di migranti stremati
dall’attesa, e l’isola
di Minorca dove la Spagna
ha concesso l’approdo,
è di 590 miglia marine,
pari a quasi 1100 chilometri GUGLIELMO MANGIAPANE/REUTERS

Oscar Camps, fondatore dell’Ong


“Non faccio politica


salvo vite umane


L’unico porto è qui”


© RIPRODUZIONE RISERVATA

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I numeri
Stallo in mare

dal nostro inviato Salvo Palazzolo
kA bordo Oscar Camps, fondatore di Open Arms

La proposta


dell’Italia arriva


tardi, per giorni non


ci hanno neanche


voluto ascoltare


kDavanti all’isola La Open Arms ancorata davanti all’isola di Lampedusa


. Martedì, 20 agosto 2019 Cronaca pagina^13

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