la Repubblica - 20.08.2019

(nextflipdebug5) #1

L’analisi


Tassi e superdollaro, l’incubo di Trump


dalla nostra corrispondente
Tonia Mastrobuoni

Berlino — Anche la Germania ha il
suo bazooka. Ma Olaf Scholz conti-
nua a sottolineare di ritenerlo neces-
sario soltanto per l’eventualità estre-
ma che si ripeta l’ecatombe della
Grande crisi, quando l’economia te-
desca precipitò di cinque punti. Fre-
sco fresco di auto candidatura alla
leadership della Spd, il vicecancel-
liere ha risposto nel fine settimana,
durante la “giornata delle porte
aperte” dei ministeri, al fuoco di fila
delle domande dei cittadini. E quan-
do qualcuno gli ha chiesto come rea-
girebbe a un’eventuale recessione,
Scholz ha sottolineato che la Germa-
nia sarebbe pronta ad affrontare
qualsiasi crisi «a vele spiegate».
«Se abbiamo un debito sotto il
60%», ha precisato il vicecancellie-
re, «sarà questa la forza per contra-
stare la crisi con pieni poteri». Ma
per ora, al ministero sottolineano
che i 50 miliardi di euro che Scholz
ha citato durante gli incontri ricor-
dando il costo della Grande crisi, so-
no ancora ipotetici: «siamo in grado
di trovare quella somma. E possia-
mo farlo: la buona notizia è questa».
Il Paese di Angela Merkel continua a

rivendicare con orgoglio di aver rag-
giunto nel 2014 il primo pareggio di
bilancio dagli anni Sessanta e di non
averlo mai più infranto. E quest’an-
no il suo debito scenderà sotto il li-
mite del 60% stabilito dal Patto di
stabilità europeo, al 58%. Dunque,
se anche dovessero servire 50 miliar-
di per risollevare l’economia, equi-
varrebbero circa al 2% del Pil e con-
sentirebbero alla Germania di non
sforare. Il dubbio è se basterebbero
nel caso di una crisi seria.
Le nubi all’orizzonte si addensa-
no. «Nell’estate del 2019 la situazio-
ne economica potrebbe risultare
senza slancio». Nel suo ultimo rap-
porto mensile la Bundesbank non
ha potuto fare a meno di esprimere
la stessa stima di un esercito di anali-
sti angosciati. Nel periodo che va da
luglio a settembre, la prima econo-
mia europea «potrebbe risultare
nuovamente negativa» e conferma-
re che la Germania è entrata in re-
cessione. E la debolezza strutturale
di una dinamica molto dipendente

dall’export si intuisce anche dalla
constatazione, da parte della banca
centrale tedesca, che il boom del set-
tore immobiliare e la robusta do-
manda interna non possano com-
pensare il crollo negli scambi con l’e-
stero. La guerra tra Donald Trump e
Xi Jinping sta colpendo duro la Ger-
mania. E tra tre mesi un’eventuale
Brexit disordinata potrebbe asse-
starle un altra batosta. I politici tede-
schi stentano però a sollevare la te-
sta dai buchi scavati per mesi nella
sabbia. Pressati dal Fondo moneta-
rio internazionale e dalla Banca cen-
trale europea che predicano da setti-
mane alla Germania e agli altri Paesi
con sufficienti margini di manovra
di allentare i cordoni della borsa per
riavviare l’economia, Scholz e Ange-
la Merkel continuano a escludere uf-
ficialmente manovre in disavanzo.
Alla vigilia di un G7 a Biarritz dove
Scholz accompagnerà la cancelliera
e sarà messo alle strette dai partner
preoccupati per il rallentamento te-
desco e la testardaggine con cui Ber-
lino respinge ogni richiesta di stimo-
lo, il ministro delle Finanze conti-
nua ad agire con un occhio rivolto
all’economia e uno al partito. Per lui
l’impegno mantenuto di Wolfgang
Schaeuble, il primo ministro delle Fi-
nanze ad aver ottenuto il pareggio
di bilancio da decenni, è anche una
maledizione. Se volesse candidarsi
alla cancelleria per la sua Spd,
Scholz dovrebbe farlo come l’uomo
che ha infranto quella promessa. E
in Germania, dove i conti in ordine
sono un imperativo categorico, non
sarebbe un dettaglio.

dal nostro corrispondente
Federico Rampini

NEW YORK — «Orrenda mancanza di
visione». Non capita spesso che un
banchiere centrale venga accusato
di un difetto così grave dallo stesso
capo di governo che lo ha nominato.
Forse il numero uno della Federal Re-
serve si sta abituando, vista la fre-
quenza degli attacchi di Donald
Trump. Ieri il presidente americano
ha inaugurato la settimana proprio
così, con una raffica di tweet diretti
nuovamente contro Jerome Powell.
La colpa del banchiere centrale, se-

condo Trump è quella di non abbas-
sare abbastanza rapidamente e vigo-
rosamente i tassi d’interesse ufficia-
li. Il taglio di un quarto di punto deci-
so il mese scorso, che ha portato i tas-
si federali al 2,25%, per Trump è in-
sufficiente. Lui vorrebbe veder scen-
dere il costo del denaro di un punto
intero, e subito. Vorrebbe anche il ri-
pristino del “quantitative easing”, gli
acquisti di titoli sul mercato con cui
la Fed inondò di liquidità il sistema.
«La nostra economia starebbe anco-
ra meglio e il mondo intero ne avreb-
be giovamento», ha twittato Trump.
Non sembra proprio che la Fed vo-
glia piegarsi ai diktat, anche perché
tagli così pesanti dei tassi avvennero
solo in circostanze più drammati-
che: nel 2008 durante una crisi siste-
mica che poteva preludere a una
grande depressione. Non è la situa-
zione attuale, anche se venerdì Po-
well ci aggiornerà sulla sua analisi e
le sue previsioni al summit di Jack-

son Hole nel Wyoming, raduno an-
nuo dei banchieri centrali. Che cosa
spiega l’aggressività crescente di
Trump contro Powell? Le chiavi per
decifrare questo rapporto tempesto-
so sono due. Da un lato c’è il “tam
tam recessione”. Anche se l’econo-
mia Usa ha un ritmo di crescita del
Pil del 2%, il dibattito fra esperti è
concentrato sui rischi di una crisi.
Un po’ per l’inversione dei rendimen-
ti (quelli di lungo termine sono infe-
riori a quelli di breve termine), tipico
segnale dei mercati quando temono
una recessione. Un po’ perché la Ci-
na rallenta e la Germania è già entra-
ta in recessione. Molti esperti tendo-
no a incolpare il protezionismo di
Trump. Lo scenario peggiore per
questo presidente è arrivare all’ele-
zione del 2020 con un’economia in
crisi e un pezzo di establishment che
ne attribuisce la responsabilità pro-
prio ai suoi dazi. Per dare sostegno al-
la crescita ci sono due leve pubbli-

che: la politica di bilancio e i tassi. Ma
la prima è ostaggio di una Camera a
maggioranza democratica; donde la
pressione sulla Fed. L’altro proble-
ma di Trump è il Superdollaro. Pro-
prio perché gli Stati Uniti rimangono
un’oasi di crescita mentre Europa e
Cina rallentano, la solidità america-
na continua a rafforzare il dollaro
che è vicino ai massimi storici. Alla
debolezza altrui contribuiscono del-
le politiche monetarie espansive: in
Europa molti rendimenti sono nega-
tivi; Pechino torna a manovrare la
svalutazione competitiva. Trump
vuole arruolare la sua Fed nella guer-
ra delle monete. Per adesso quella
non ci sente. Ma il Superdollaro ri-
schia di avverare la profezia sulla re-
cessione: la moneta troppo forte de-
prime le esportazioni americane e fa
male ai bilanci delle multinazionali
Usa quando rimpatriano profitti rea-
lizzati in altre parti del mondo.
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-0,1%


Il Pil
Nel secondo trimestre
dell’anno il Pil tedesco
è risultato
in calo dello 0,1 % rispetto
al precedente periodo

58%


Debito/Pil
Il rapporto debito/Pil sotto
il 60% permetterà alla
Germania di trovare le risorse
necessarie per affrontare
una recessione

I numeri
Il quadro tedesco

Spread Btp/Bund

Dow Jones

Petrolio Brent

-0,30%208,

+0,96%26.135,

+1,94%59,78$

T


T


T


250
240
230
220
210
200

x

26,
26,
26,
25,
25,
25,

x

61,
60,
60,
59,
59,
58,

x

12 ago 13 ago 14 ago 16 ago 19 ago

12 ago 13 ago 14 ago 16 ago 19 ago

12 ago 13 ago 14 ago 16 ago 19 ago

Economia


-0,10%


euro/dollaro
1,1078 $

I mercati


P


er gli addetti ai lavori della
finanza è l’inversione della
curva dei tassi di interesse dei
T-Bond, i titoli di stato americani.
Per l’uomo della strada è il crollo
della vendita dei camper. I due
eventi, quando si verificano, hanno
lo stesso comune denominatore: la
recessione economica.
Nei giorni scorsi, analisti, quotidiani
e siti economici hanno ricordato
come da 40 anni a questa parte tutte
le nove recessioni (più o meno
profonde) che si sono verificate sono
sempre state anticipate
dall’inversione della curva dei tassi
di interesse: ora, i tassi che pagano i
titoli con scadenza a breve sono più
alti di quelli con scadenze più
lunghe. Certo, per essere recessione
l’inversione deve durare qualche
settimana. E quindi c’è tempo per
intervenire.
Ma l’agenzia Ansa da New York, ieri,
ha fatto notare come le vendite di
camper siano scese del 20% da inizio
anno (mentre la frenata era stata del
4% in tutto il 2018). Simbolo
dell’americano medio che spende, le
ultime tre recessioni sono sempre
state anticipate da meno camper
venduti. Più che un campanello, un
colpo di clacson che vale come
allarme.

di Luca Pagni

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La frenata dell’economia

Berlino prepara il suo bazooka


Scholz: “50 miliardi contro la crisi”


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Il caso


La recessione


parcheggia


il camper


kIl vicecancelliere e ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz


Il ministro delle


Finanze apre ad una


manovra di stimolo


in caso di necessità


T


Dietro le tensioni fra

il presidente e la Fed

le critiche degli esperti

alla politica dei dazi

T +1,93% S


Ftse Mib
20.715,49 +1,92%

ftse all share
22.592,

pagina. 20 Martedì, 20 agosto 2019

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