la Repubblica - 20.08.2019

(nextflipdebug5) #1
roma — Appena le dimissioni di Giu-
seppe Conte avranno stroncato il
pasticcio gialloverde, partirà la tele-
fonata. Sarà Luigi Di Maio a chiama-
re Nicola Zingaretti. Nelle prossime
ore, comunque entro mercoledì se-
ra. Nelle intenzioni del leader, servi-
rà a ragionare di un’idea che piace
sempre di più ai vertici 5S: un gover-
no “ponte” guidato da Conte, un “in-
termezzo” necessario per approva-
re anticipatamente una manovra
lampo che sterilizzi l’Iva - già prepa-
rata da Giovanni Tria - per poi lascia-
re spazio a un esecutivo politico
con il Pd. Con un programma alla te-
desca. Di legislatura. E, forse, con
un nuovo premier.
Il piano è ardito. E d’altra parte,
Di Maio non vede molte strade alter-
native. Deve “comprare” tempo per
verificare la fattibilità di un esecuti-
vo rosso-giallo. Sa che non è facile
far digerire a due mondi in guerra
da un lustro la santa alleanza in no-
me dell’atlantismo, contro le infa-
tuazioni putiniane. Eppure, vuole
chiedere questo sforzo al segretario
dem: almeno un appoggio esterno,
a tempo appunto, sul modello
dell’operazione poi fallita che portò
Carlo Cottarelli a ottenere l’incari-
co nel 2018 (anche allora per dare
tempo ai partiti di trattare sul futu-
ro).

Il fatto è che a queste condizioni
Zingaretti si metterà di traverso. È
pronto a sedersi a un tavolo con l’av-
versario, ma non intende avallare
un’operazione “a tempo”. La ragio-
ne è semplice: «Saremmo matti a ca-
ricarci sulle spalle una legge di sta-
bilità pesante con un accordicchio
al buio- il senso dei suoi ragiona-
menti - E se poi un altro esecutivo
non nasce? E se qualcuno lo fa salta-
re dopo due mesi?». Pensa a Renzi,
ovvio, e alle ricorrenti turbe che
scuotono il corpaccione pentastella-
to.
Eppure, una forza ancora invisibi-
le ma insistente spinge i due nemici
verso un accordo. Lo sanno anche i
muri, quelli che ieri hanno assistito
all’assemblea dei parlamentari 5S a
Montecitorio. Bastano pochi minuti
per capire come andrà a finire. Se ci
sono grillini filo-leghisti, si camuffa-

no bene. Soltanto Stefano Buffagni
tifa padano e si espone: «Salvini? In-
vece di dire che ha il telefono acce-
so, lo usasse... Gestire una vicenda
come Mps col Pd mi terrorizza».
Il 90% delle truppe è come folgo-
rato sulla via dem. Nessuno, letteral-
mente nessuno parla di elezioni. E
tutti considerano Salvini qualcosa
in più di un nemico. «Niente rimorsi

per la fine dell’alleanza – tuona l’ex
capogruppo Federico D’Incà - La Le-
ga ci voleva morti». E Riccardo Tuc-
ci: «Se pensiamo al salario minimo,
se immaginiamo le prossime batta-
glie, l’alleanza più naturale è con il
Pd. Con quella gente lì, invece, ab-
biamo esaurito i pochi punti in co-
mune...». Quattordici mesi con Salvi-
ni sembrano come cancellati. «E d’o-

ra in avanti, evitiamo di parlare
troppo di immigrati - suggerisce Ric-
ciardi - sarebbe il modo migliore
per spaccarci al nostro interno».
In realtà, la spaccatura esiste già.
Gli uomini di Fico sono sul piede di
guerra. Contestano la leadership so-
litaria di Di Maio. A un certo punto
intervengono Gilda Sportiello e Do-
riana Sarli. Parlano direttamente al

leader. E cala il gelo. «Luigi – la sinte-
si dei ragionamenti - d’ora in poi de-
vi passare in assemblea. Questa cri-
si dobbiamo gestirla assieme, è fini-
to il tempo delle scelte solitarie».
Il politico di Pomigliano strizza la
mascella, ma acconsente. Promette
che aggiornerà tutti costantemente
attraverso i presidenti di commis-
sione 5S. «Ritorniamo alle origini -
insiste Nicola Morra - ritorniamo a
decidere insieme». Non si tratta di
un vero e proprio “commissaria-
mento” del leader, ma di un ridi-
mensionamento ovvio per chi ha in-
ventato il governo gialloverde e di-
mezzato in un anno un patrimonio
clamoroso di consenso. «Non esiste
la possibilità di tornare con la Lega -
giura ora il vicepremier - E Salvini è
disperato». Eppure, Di Maio avreb-
be preferito un percorso diverso. A
Conte aveva chiesto di rosicchiare
ancora quarantott’ore, buone per ri-
durre il numero di parlamentari e
blindare un altro anno di legislatu-
ra. «Possiamo ancora farcela», insi-
ste Vito Crimi, che dopo aver fallito
nel taglio di Radio Radicale ci prova
con deputati e senatori. Ma le dimis-
sioni di Conte congeleranno il pro-
cesso.
Sarà dura scalare la montagna di
un accordo con i dem, ma i grillini a
questo punto ci sperano. Hanno già
stilato una bozza di possibili mini-
stri – fuori un leghista, dentro un

dem, e così via – e hanno pure imma-
ginato un ballottaggio agli Interni
tra Di Maio e Marco Minniti. Ci spe-
rano, ma sanno che la ghigliottina
renziana pende sull’abbronzatura
del leader di Pomigliano, oltre che
sul futuro di Zingaretti. «Devi trova-
re un modo per arginarlo», sarà non
a caso il primo messaggio che il vice-
premier consegnerà nelle prossime
ore al telefono al segretario dem.
Il piano A dei 5S è allora questo
esecutivo “ponte” con Conte. Il qua-
le, dal canto suo, cercherà di resta-
re in gioco picchiando su Salvini. E
d’altra parte, con il leghista i contat-
ti sono congelati all’8 agosto. Quan-
do il ministro lo sfiduciò nel giorno
del suo compleanno e gli anticipò la
decisione con un sms che - giurano
da Palazzo Chigi - si concludeva co-
sì: «E comunque, tanti auguri». Ora
è l’avvocato a volergli fare la festa.

I parlamentari contro


la pace con la Lega


Ma Buffagni: “Se


Salvini chiamasse...”


VALERIO PORTELLI/LAPRESSE

il retroscena

Primo piano I giorni della ruspa


L’idea di Di Maio


un bis del premier


con il sostegno Pd


Il capo politico pronto a chiamare Zingaretti: pensa a un


esecutivo ponte che accompagni la trattativa con i dem


445


I giorni al governo
Il governo Conte è in carica da
445 giorni: l’inizio del
mandato il 1° giugno 2018

L’assemblea dei


gruppi: “D’ora in poi


solo decisioni


condivise qui”


di Tommaso Ciriaco

Il numero jL’arrivo
Luigi Di Maio, 33
anni, ieri in auto
prima
dell’assemblea con
i parlamentari 5
Stelle alla Camera
in vista delle
comunicazioni di
Conte

. Martedì, 20 agosto 2019^ pagina^3

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