la Repubblica - 20.08.2019

(nextflipdebug5) #1
ROMA — Quale che sia l’esito della
crisi di governo, nessuno potrà
ignorare il macigno che grava
sull’economia italiana: l’aumento
dell’Iva e delle accise sui carburan-
ti per 23,1 miliardi che scatta dall’
gennaio 2020, se non viene disin-
nescato. Ovvero se non si trovano
risorse finanziarie dello stesso im-
porto per evitare che l’aliquota Iva
del 10% salga al 13%: energia, tra-
sporti, farmaci, alberghi, ristoran-
ti, cinema. E quella del 22 al 25,2%:
tutti gli altri beni esclusi libri e ge-
neri alimentari che restano al 4%.
Anche fare il pieno costerebbe di
più, visto che dalle accise rincara-
te si attendono 400 milioni extra
all’anno nel triennio 2020-21-22.
Ovvero 1,2 miliardi.

Governo gialloverde
Se Lega e Cinque Stelle riuscissero
a ricucire lo strappo — ipotesi assai
remota — e magari nascesse un
Conte bis con un rimpasto di colo-
ri e poltrone ministeriali, il nuovo
esecutivo pentaleghista farebbe la
manovra nei tempi previsti. Prima
la nota di aggiornamento del Def
entro la fine di settembre con il
quadro macroeconomico aggior-
nato (Pil, deficit, debito). E poi la
legge di Bilancio entro il 15 ottobre
spedita a Bruxelles ed entro il 20 al
Parlamento. La clausola di salva-
guardia — una sorta di cambiale a
copertura delle spese: se non trovi
i soldi, aumenta l’Iva — è solo in par-
te eredità del passato. M5S e Lega
nel 2018 l’hanno quasi raddoppia-
ta: da 12 a 23,1 miliardi. Ebbene la
Lega vorrebbe evitare nuove tasse
su benzina e consumi facendo de-
cifit (ma così si sforerebbe il 3%). I
Cinque Stelle tagliando spese “im-
produttive” tutte da individuare.

Governo rossogiallo
Se invece l’esito della crisi parla-
mentarizzata portasse a una mag-
gioranza di colore diverso — tra Pd
e M5S o tra Pd, M5S, FI, il “governo
Ursula” — anche in questo caso ci
sarebbe tutto il tempo per rispetta-
re il cronoprogramma e imbastire
la sessione di bilancio che deve
chiudersi entro il 31 dicembre con
l’approvazione della manovra. La
quadra andrebbe trovata su come
scriverla. Ovvero come evitare

non solo l’aggravio Iva-accise. Ma
anche quali politiche finanziare.
Le visioni non collimano. Il Pd non
è contrario ad aumenti selettivi
dell’Iva, solo su alcuni beni o servi-
zi, posizione condivisa dall’ex mi-
nistro dem Padoan, ma anche
dall’attuale Tria. I Cinque Stelle di-
fenderebbero a denti stretti reddi-
to di cittadinanza e quota 100, cri-
ticati dal Pd e (solo il reddito) da
Forza Italia. Pd e FI sono “partiti
del Pil”, dunque per il sì alle opere,
grandi e piccole. M5S con molti di-
stinguo.

Elezioni anticipate
È lo scenario più preoccupante.
Votare tra fine ottobre e metà no-
vembre significherebbe saltare
quasi tutta la sessione di bilancio e
far scivolare il Paese verso l’eserci-
zio provvisorio (è successo l’ulti-
ma volta nel 1988 con il governo
Goria): massimo 4 mesi in cui si
può spendere solo un dodicesimo
del bilancio dell’anno prima per
ciascun mese. In questo caso però
l’Iva scatterebbe in automatico l’
gennaio, piombando il Paese in re-
cessione. Per evitarlo c’è una stra-
da. Il governo Conte dimissionario
o un eventuale esecutivo di sco-
po/istituzionale/elettorale potreb-
be varare una manovra light, una
mini-manovra da 7-10 miliardi per
coprire le spese indifferibili dello
Stato — missioni all’estero e altro —
oltre a impedire il rincaro Iva-acci-
se almeno da gennaio a marzo (un
trimestre vale circa 5,7 miliardi).
Spostando così l’innesco della
clausola di salvaguardia all’1 apri-
le. «Si può fare», dice l’ex vicemini-
stro Enrico Zanetti, «è già succes-
so due volte con l’aumento Iva dal
20 al 21% durante il governo Berlu-
sconi nell’ottobre 2011 e anche per
il rincaro dal 21 al 22% nell’ottobre
2013». Si può fare «ma il segnale di
instabilità che daremmo ai merca-
ti sarebbe devastante», aggiunge
l’economista Nicola Rossi. «Si com-
prerebbe tempo, non c’è dubbio»,
aggiunge Sergio De Nardis, senior
fellow alla Luiss School of Political
Economy. «Ma si lascerebbe il Pae-
se nell’incertezza. E in ogni caso le
coperture, seppur ridotte di porta-
ta, andrebbero trovate».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

LA POLITICA E L’ECONOMIA

beni
necessari

d’uso
comune

non
essenziali

Ipotesi di aumento dell’Iva
Aliquote % su prodotti e servizi

Aliquote
in vigore

Aumenti automatici a legislazione
vigente (clausole di salvaguardia)

2018 2019 2020 2021-

4

10 10

13 13

26,
25,

22 22

4 4 4

Fonte: Cgia di Mestre

Aliquota
ridotta
energia,
trasporti,
farmaci, carne,
pesce, alberghi
bar e ristoranti,
cinema e teatri,
edilizia

10 %


Aliquota
super-ridotta
pane, pasta,
verdure, generi
alimentari
di prima
necessità,
libri e giornali,
prima casa

4 %


Il resto è
aliquota
ordinaria 22%

22 %


di Rosaria Amato

Roma — La parola d’ordine adesso è
“disinnescarle”. Eppure non più tar-
di di dicembre, alla vigilia del via li-
bera definitiva alla legge di Bilan-
cio 2019, il sottosegretario alla pre-
sidenza del Consiglio Giancarlo
Giorgetti assicurava che «le clauso-
le di salvaguardia sull’Iva sono sem-
pre state fatte. È un escamotage
contabile praticato ormai da decen-
ni». In realtà le clausole di salva-
guardia risalgono al Ferragosto del
2011, un’estate che per molti versi ri-
corda quella attuale. Oggi la crisi di
governo, allora la crisi del debito so-
vrano, la corsa a briglia sciolta del-
lo spread, che arrivò a sfiorare quo-
ta 400. Prima che la situazione pre-
cipitasse, il governo Berlusconi,
con Giulio Tremonti ministro
dell’Economia, varò in estate ben
due manovre correttive, il decreto
legge 98/2011 del 6 luglio e 138/

del 13 agosto, prevedendo alcune
«misure di maggiore entrata a effi-
cacia differita». A copertura della
spesa, cioè, si prevedeva la variazio-
ne automatica di alcune tasse e im-
poste (l’Iva, ma anche le accise sui
carburanti) per coprire 20 miliardi
di spese già in bilancio, qualora ta-
gli o altre coperture non fossero ri-
sultate sufficienti.
L’autunno vede la caduta del gover-
no Berlusconi: il nuovo governo
presieduto da Mario Monti riesce a
disinnescare in parte le clausole di
salvaguardia, che scendono a 13,
miliardi. Ma non può evitare l’au-
mento dell’Iva a partire dal primo
luglio 2013, che infatti scatta pun-
tualmente, con il governo Letta: l’I-
va ordinaria passa dal 21 al 22%,
mentre si riesce a sterilizzare l’au-
mento dell’aliquota ridotta, che ri-
mane al 10%.
Le clausole di salvaguardia attuali
sono però quelle della legge di Sta-
bilità 2015, varata dal governo Ren-

zi. Si prevede, sempre come coper-
tura di garanzia, l’aumento dell’ali-
quota ridotta dal 10 al 12% nel 2016
e fino al 13% nel 2017, e dell’Iva ordi-
naria dal 22 al 24% nel 2016 e fino al
25,5% dal 2017, per un aumento di
gettito di 12,8 miliardi nel 2016, 19,
miliardi nel 2017 e circa 22 miliardi
successivamente.
Grazie alla flessibilità ottenuta in
sede europea, Renzi riesce a steri-
lizzare le clausole per il 2016 e a ri-
durre quelle degli anni a venire,
mentre il suo successore Gentiloni
nella legge di Bilancio 2018 spende
14,9 miliardi per disinnescarle. Al
contrario, per il 2019 la clausola è
stata sterilizzata dall’esecutivo
Conte totalmente in deficit per un
totale di 12,5 miliardi. Ecco perché
l’eredità per gli anni successivi è pe-
sante: oltre 23 miliardi nel 2020,
28,8 miliardi nel 2021. Una zavorra
del passato, certo, ma almeno rad-
doppiata dall’attuale governo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Il gioco


dell’IVA


di Valentina Conte

Le clausole
Un sistema
automatico

Clausola
La clausola di
salvaguardia,
messa dal
governo
Berlusconi nel
2011, rinnovata e
rincarata dagli
esecutivi
successivi, è una
cambiale che
consente di fare
spese di bilancio
con coperture
incerte: se non si
trovano, salgono
Iva e accise

Dal primo di gennaio del 2020 scatterà


l’aumento dell’imposta per 23,1 miliardi


L’intervento per evitarlo dipenderà


dalla soluzione alla crisi di governo


La mina sui conti pubblici


Clausole, la trovata di Tremonti


è diventata una scorciatoia obbligata


kEx ministro Giulio Tremonti


Primo piano I giorni della ruspa


L’imposta
Tre aliquote
previste

Iva e accise
L’Iva è l’imposta
sul valore
aggiunto che si
paga su tutti i
beni e servizi
con 3 aliquote:
4-10-22%. Le
accise sui
carburanti sono
imposte
cresciute nel
tempo anche
per finanziare
guerre o
ricostruzioni
post-terremoto

Vino

Le Aliquote
attuali
Con Iva al 22%

Abbigliamento

Calzature

Elettrodomestici

Mobili

Complementi
d’arredo

Biancheria
per la casa

Servizi
domestici

Detersivi

Pentole
e stoviglie

Tovaglioli
di carta

Lavanderia
e tintoria

Auto e mezzi
di trasporto

Pezzi di
ricambio auto

Manutenzioni
e riparazioni

Giochi
e giocattoli

Radio, tv,
hi-fi ecc.

Computer

Cancelleria

Cura personale

Parrucchiere

Gioielli
e orologi

Borse e valigie

Onorari liberi
professionisti

Monti e Gentiloni le


ridussero, Letta scelse


il rincaro. Tornate


con Renzi e Conte


. Martedì, 20 agosto 2019^ pagina^9

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