Il Sole 24 Ore - 20.08.2019

(Ron) #1

Il Sole 24 Ore Martedì 20 Agosto 2019 15


Finanza & Mercati


IN BREVE
«Investite nel fondo»:

Softbank presta soldi


ai suoi top manager


Stefano Carrer


Stupore e una buona dose di scet-
ticismo hanno accolto le indiscre-

zioni secondo cui il vulcanico pa-
tron di Softbank, Masayoshi Son,

sta pensando di varcare una nuova


frontiera della finanza per com-
pletare il varo di un secondo gi-

gantesco fondo per investimenti


tecnologici. Il «Wall Street Jour-
nal» ha anticipato che Softbank

intende prestare fino a  miliardi


di dollari ai suoi manager perché
rilevino quote del nascente Vision

Fund II, a un interesse del %.


Oltre la metà del prestito an-
drebbe allo stesso fondatore e

Ceo Son, mentre il resto sarebbe


suddiviso tra circa  dipen-
denti di prima fila. Per il secondo

maxifondo - dopo il primo Vi-


sion Fund lanciato nel  -
Softbank ha delineato un volume

di fuoco da  miliardi di dolla-


ri, di cui  miliardi provenienti
dalle sue stesse casse.

Se gliinvestitori internazionali


tendono ad apprezzare che i ma-
nager abbiano chiari incentivi le-

gati alla performance aziendale e


negli hedge fund è normale che
vengano offerti ai dipendenti par-

tecipazioni agli utili, la nuova idea


di Son ha però suscitato diffuse
perplessità. In teoria, un allinea-

mento sempre più spiccato tra
l’interesse di Softbank e dei suoi

manager con quello degli investi-


tori esterni ha una sua attrattività.
Se le valutazioni delle start-up

tecnologiche - per lo più legate al-


l’intelligenza artificiale - in cui il
megafondo investirà restassero

alte o aumentassero attraverso
espansioni e Ipo, i manager po-

trebbero facilmente ripagare il


prestito vendendo parte della loro
quota nel fondo. Ma se varie

scommesse dovessero risultare


fallimentari, Softbank stessa ri-
schierebbe una accentuazione

delle perdite, ritrovandosi magari


a esigere di essere ripagata dagli
stessi manager ai quali sarebbero

affidate le prospettive di rilancio.


Che una società limiti i suoi rischi
mettendo nello stesso calderone

investimenti «leveraged» e com-


pensi di manager indebitati, in-
somma, appare una ricetta peri-

colosa, specie in tempi di crescen-


te volatilità dei mercati e di rallen-
tamento delle apparizioni di

«unicorni» tecnologici.


Più in generale, gli scettici in-
travedono una debolezza struttu-

rale nel nuovo fondo: a differenza
del primo - appoggiato con enormi

risorse dai fondi sovrani di Arabia


Saudita e Abu Dhabi - non ha inve-
stitori-cardine al di là della stessa

Softbank. Sono stati citati solo il


fondo del Kazakhstan e banche
giapponesi, oltre a gruppi tecnolo-

gici di vetrina come Apple, Micro-


soft e Foxconn, ma senza cifre pre-
cise già formalmente impegnate.

È pur vero che parecchi mana-


ger strapagati di Softbank dovreb-
bero accedere senza troppi patemi

alla nuova formula. Del resto, Sof-


tbank ha appena annunciato che il
Vision Fund I (in cui i manager

avevano piazzato  miliardi di dol-


lari), dopo aver finora investito
, miliardi in  società ora ha

un valore dichiarato di , miliar-


di. Ma alcune grandi scommesse -
come quella su Uber - si stanno ri-

velando deludenti. E vari analisti


avvertono che un secondo mega-
fondo hi-tech potrebbe amplifica-

re certe distorsioni già emerse nel


mercato dell’M&A tecnologico.


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VISION FUND II


In arrivo finanziamenti fino


a  miliardi di dollari


per puntare sul nuovo fondo


La svolta della Corporate Usa:


non solo utili, più responsabilità


Marco Valsania


NEW YORK


Non più solo o soprattutto il pro-


fitto per gli azionisti. Il «proposito


di un’azienda» - e con questo i co-


mandamenti invocati per le sue


decisioni e il suo successo futuro,


anche d’affari - è oggi molto più


ampio, frutto di responsabilità nei


confronti di tutti gli stakeholder,


dei molteplici soggetti essenziali


e interessati, vale a dire dipenden-


ti, fornitori, le comunità che ospi-


tano le imprese e l’ambiente nel


quale operano.


È la nuova «dichiarazione di


principi» della Business Roundta-


ble, una delle più influenti associa-


zioni della Corporate America con


oltre  gruppi iscritti che impie-


gano dieci milioni di lavoratori.
Una dichiarazione che vuole pro-

muovere una rivoluzione di valori


rimasti scolpiti per decenni; che va-
ra una nuova Carta etica fondata

sulla promessa di riequilibrare la


missione aziendale a favore del-
l’impatto sociale. I firmatari sono

nomi di prestigio: da JP Morgan, il


cui chief executive Jamie Dimon
guida la Business Roundtable, al

ceo di Amazon Jeff Bezos. Ancora


da Tim Cook di Apple a Brian Moy-
nihan di Bank of America, da Mary

Barra di General Motors a Dennis


Muilenberg di Boeing.
La svolta verso la nuova etica

non avviene a sorpresa: i pionieri


della coscienza sociale non manca-
no, da Ben & Jerry a Patagonia, da

PepsiCo a Costco e a Southwest


Airlines. Di recente Amazon ha an-
nunciato progetti per riqualificare

un terzo della sua forza lavoro Usa.
E Dimon stesso aveva criticato la

troppa attenzione a guadagni degli


azionisti nel breve periodo come
dannosa per le scommesse strate-

giche, lanciando tre anni or sono


con Warren Buffett e Larry Fink di
BlackRock un appello per una con-

dotta aziendale di «buon senso».


Ma il cambiamento «filosofico»
collettivo ha ugualmente destato

scalpore, segno di nuove sfide e di
tempi mutati. Era il  quando la

Business Roundtable aveva codifi-


cato la grande centralità degli azio-
nisti, ispirata dagli sforzi di Milton

Friedman che fin dagli anni Settan-


ta bocciava qualunque «coscienza
sociale» delle imprese alla stregua

di derive verso il socialismo. Fried-


man aveva denunciato come malri-
posta proprio la lotta alla discrimi-

nazione, per l’occupazione e contro
l’inquinamento. Simili preoccupa-

zioni non sembrano sfiorare gli at-


tuali top executive, sensibilizzati
piuttosto da anni di polemiche su-

gli eccessi della finanza nelle crisi,


le gravi sperequazioni in compen-
si, redditi e ricchezza, le denunce di

violazioni di diritti sul lavoro e nel-


la nuova “gig economy”, le discuti-
bili pratiche di catene di fornitori.

In mente vengono calcoli quali


quelli del Roosevelt Institute, che
ha stimato come il % dei profitti

aziendali in  anni sia finito in ta-


sca a soci, tra dividendi e buyback.
E la proposta di legge del senatore

e candidato alla nomination presi-


denziale democratica Elizabeth
Warren, che chiede di obbligare i

board a considerare gli interessi di


ogni stakeholder.
Dimon ha ammesso che, in un

clima di caccia all’utile immediato


a ogni costo, «il sogno americano


è vivo ma si sta erodendo». E ha
risposto assicurando che «grandi

datori di lavoro investono in di-


pendenti e comunità perché sanno
che è l’unico modo per avere suc-

cesso nel lungo periodo». Che


«questi principi più moderni ri-
flettono l’impegno del business a

continuare a spingere per un’eco-


nomia che serva tutti gli america-
ni». L’aggiornata dichiarazione di

principi sottolinea la convinzione


che «il sistema di libero mercato
sia il miglior modo per generare

buoni posti di lavoro, robusta e so-


stenibile economia, un ambiente
in salute e opportunità per tutti».

Precisa tuttavia che «il business


svolge un ruolo vitale nel creare
occupazione, stimolare innova-

zione e offrire beni e servizi essen-


ziali» e che «se ciascuna impresa
serve propri scopi corporate, con-

divide un dovere di fondo nei con-


fronti di tutti gli stakeholder. Ci
impegniamo a fornire valore a tut-

ti loro, per il futuro successo delle
nostre aziende, delle nostre comu-

nità e del Paese». Ora per la Corpo-


rate America non resta che mante-
nere le promesse.

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BUSINESS ROUNDTABLE


La nuova carta etica dei big:


attenzione a dipendenti,


ambiente e comunità


Cambiamento epocale


dopo decenni di centralità


riservata al solo azionista


ESTÉE LAUDER


I conti e l’outlook


battono le stime


I prodotti per la pelle e i cosmetici
hanno fatto da traino ai conti di

Estée Lauder, che ha fornito


guidance incoraggianti. Per
questo il titolo è volato del %

oltre i  dollari nel corso delle


contrattazione al Nyse. Il gruppo
guidato da Fabrizio Freda ha

chiuso i tre mesi al  giugno con
 milioni di dollari di utili

attribuibili ai soci, o  centesimi


ad azione, in calo dai  milioni,
o  centesimi ad azione, dello

stesso periodo dell'esercizio


precedente. Al netto di voci
straordinarie, l'azienda ha visto i

profitti per azione salire a 


centesimi da , sopra il
consenso per  centesimi. In

quello che per Estee Lauder è


stato il quarto trimestre fiscale i
ricavi sono cresciuti del % a ,

miliardi, sopra i , miliardi


attesi dagli analisti. Nell'anno
fiscale intero, gli utili sono saliti a

, miliardi da , miliardi


dell'esercizio . I ricavi sono
aumentati del % a ,

miliardi.


MEDIDATA


Ok soci all’acquisto


da parte di Dassault


La società americana Medidata


ha dato il via libera al suo


acquisto da parte del gruppo
francese di software Dassault

Systemes per , miliardi di


dollari. Lo hanno annunciato i
due gruppi in una nota

precisando che l'assemblea


generale degli azionisti di
Medidata, riunitasi venerdì, ha

approvato questa operazione a


larga maggioranza. Il
completamento del deal è

previsto entro la fine del quarto


trimestre del  ma è soggetto
all'approvazione da parte

dell'amministrazione


statunitense.


JAMIE
DIMON
Dal 2006
è presidente e
ceo di JP Morgan,
la maggiore
banca Usa

I PROTAGONISTI


A capo del Business Roundtable


Il banchiere si è fatto promotore


della svolta «filosofica»


dei maggiori gruppi americani


JEFF
BEZOS
Fondatore
e amministratore
delegato di
Amazon. È l’uomo
più ricco al mondo

Firmatario
Di recente Amazon ha annunciato

progetti per riqualificare un terzo


della sua forza lavoro Usa


TIM
COOK
Successore di
Steve Jobs alla
guida di Apple.
È ceo del gruppo
dal 2011

Il big del tech
Il vertice di Apple ha annunciato

l’adesione alla proposta per una


scelta più responsabile


DENNIS
MUILENBURG
Amministratore
delegato
del colosso
aerospaziale
Boeing

Il big dei cieli
Anche il colosso aerospaziale

americanofa parte delle 180


aziende firmatarie

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