Il Sole 24 Ore Martedì 20 Agosto 2019 17
Mondo
Messaggio cinese a Hong Kong:
Shenzhen nuovo hub globale
OLTRE LA REPRESSIONE
Entro il la metropoli
sarà una delle migliori città
per fare business
L’ex colonia britannica,
dove continuano le proteste,
rischia un brusco declino
Stefano Carrer
Shenzhen, la metropoli cinese ai
confini di Hong Kong, rafforzerà la
sua «forza economica e qualità di
sviluppo» per entrare entro il
nel novero delle migliori città del
mondo per fare business, diventan-
done un modello entro il per
poi assurgere a «benchmark globa-
le» intorno alla metà del secolo. È
l’obiettivo indicato dallo State
Council cinese in una direttiva in
punti che punta ad accelerare la
modernizzazione della città nel
quadro di una sempre maggiore in-
tegrazione economica e culturale
con le vicine Hong Kong e Macao.
Nel presentare la direttiva, alcuni
media cinesi hanno sottolineato
che Shenzhen - già simbolo di suc-
cesso della stagione di riforme ini-
ziata quattro decenni fa - ha tutte le
caratteristiche per diventare un po-
sto anche migliore di una Hong
Kong che potrebbe andare incontro
a un severo declino.
Secondo alcuni analisti, la tempi-
stica dell’annuncio finisce per invia-
re un messaggio alla riottosa regio-
ne amministrativa speciale: il go-
verno cinese sarebbe pronto a favo-
rire un ridimensionamento del suo
ruolo economico e finanziario an-
che al di là della tendenziale dilui-
zione della sua importanza specifica
nel quadro dell’integrazione deline-
ata dalla strategia già in atto della
«Greater Bay Area» che si estende
anche alla regione del Guangdong.
Se la concentrazione di ingenti
forze della polizia militare a Shen-
zhen evoca la minaccia di un inter-
vento repressivo diretto, insomma,
Pechino può anche giocare la carta
economica per cercare di raffredda-
re gli impulsi autonomistici nell’ex
colonia britannica. Dopo che sabato
scorso si sono materializzati in
piazza anche i filo-cinesi sostenitori
del governo locale, domenica si so-
no svolte - a dispetto della pioggia
battente - nuove imponenti manife-
stazioni di protesta, sostanzialmen-
te senza incidenti, che hanno dimo-
strato come il movimento non stia
affatto esaurendo la sua spinta dopo
oltre settimane.
Ieri la Borsa di Hong Kong ha ri-
guadagnato il ,% - la performance
migliore in un paio di mesi - asse-
condando la tendenza dei mercati
della Cina continentale, sulla scia
delle nuove indicazioni sui piani ci-
nesi di stimolo all’economia anche
attraverso una riforma del sistema
di fissazione dei tassi di interesse
per i prestiti bancari.
Si moltiplicano comunque gli
analisti che ritengono probabile
una imminente recessione. Secon-
do Tommy Wu di Oxford Economi-
cs, ad esempio, la combinazione tra
gli effetti delle proteste sul “senti-
ment” domestico e quelli del con-
tenzioso commerciale tra Cina e
Usa «ci spingono a ritenere che
l’economia di Hong Kong cadrà in
una recessione tecnica nel terzo tri-
mestre, con una ulteriore contra-
zione del Pil dopo il -,% accusato
nel secondo trimestre».
Wu riconosce che l’economia lo-
cale aveva iniziato a rallentare ben
prima dell’inizio delle turbolenze
politiche, cominciando a perdere
slancio fin da oltre un anno fa nel
risentire della frenata cinese e del-
l’escalation del conflitto commer-
ciale. Tuttavia «lo scenario a breve
termine è ora peggiore rispetto alla
situazione del quarto trimestre
, al culmine del movimento Oc-
cupy», in quanto vendite al detta-
glio e turismo appaiono molto più
colpiti e in predicato di ulteriore de-
clino. Ieri è emerso chela disoccupa-
zione è salita per la prima volta dal
, al ,% dal ,%
Le misure annunciate dal gover-
no locale con una manovra extra di
bilancio da miliardi di dollari di
Hong Kong restano modeste e sa-
ranno probabilmente attuate con un
certo ritardo, tanto che dovranno
essere probabilmente introdotti al-
tri provvedimenti espansivi. Ad
ogni modo, la recessione si profila
più lieve rispetto a quanto accadde
nel corso della crisi finanziaria glo-
bale, quando il Pil si contrasse nel-
l’ordine del , per cento. «Ci aspet-
tiamo anche - continua Wu - che
l’amministrazione sarà più disposta
ad affrontare alcuni dei problemi
fondamentali che affliggono la po-
polazione, compresa la carenza di
alloggi a prezzi abbordabili e la mo-
bilità sociale, anche attraverso la
’nuova filosofia fiscale’ in aiuto delle
giovani generazioni». Sullo sfondo,
è poi innegabile che la situazione
abbia generato crescenti preoccu-
pazioni nella business community
internazionale sulle prospettive a
medio e lungo termine della città. Le
multinazionali potrebbero diventa-
re più caute nel prendere decisioni
su nuovi investimenti diretti o sul-
l’espansione dei piani già in corso.
In mancanza di sviluppi traumatici,
conclude il Senior economist di
Oxford Economics, «continuiamo a
credere che Hong Kong rimarrà un
hub finanziario fondamentale in
Asia, come ponte tra la Cina conti-
nentale e il resto del mondo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
AFP
Un week-end di proteste. Oltre un milione di persone ha partecipato sabato e domenica alle manifestazioni contro le autorità governative di Hong Kong
Cade la prima testa dopo il
suicidio del finanziere
americano Jeffrey Epstein. È
stato rimosso il massimo
responsabile dei penitenziari
federali Usa Hugh Hurwitz.
Stati Uniti
Suicidio Epstein,
rimosso il capo
dei penitenziari
federali Usa
Sono salite a mila le persone
evacuate a Gran Canaria, per un
violento incendio divampato
sabato sull’isola spagnola. Le
fiamme hanno bruciato oltre
mila ettari di territorio.
Spagna
Incendio devasta
Gran Canaria,
9mila persone
evacuate
La mobilitazione.
Elicottero anti-incendio
in azione a Gran Canaria
L’ALTOLÀ AMERICANO
Monito della Casa Bianca
«Perché gli Stati Uniti facciano un
accordo (commerciale) con la Cina,
Pechino deve onorare i suoi
impegni, compreso l’impegno preso
nel 1984 di rispettare l’integrità
delle leggi di Hong Kong attraverso
la Dichiarazione congiunta sino-
britannica»: lo ha dichiarato il
vicepresidente Mike Pence in un
comunicato che rafforza
l’avvertimento già dato dal
presidente Trump secondo cui una
intesa sul commercio sarebbe più
difficile in caso di violenze a Hong
Kong. Pence ha aggiunto che
l’Amministrazione continua a
raccomandare che Pechino e i
dimostranti «risolvano
amichevolmente» le loro
divergenze. Autorità e media cinesi
hanno ribadito che si tratta di una
questione interna e che forze
straniere non hanno alcun titolo per
intervenire né avranno influenza
sulle decisioni di Pechino.
Tutto rimandato. Del ban commerciale imposto dagli
Stati Uniti a Huawei se ne riparlerà fra tre mesi. Una
nuova deroga, infatti, concede al produttore cinese di
mantenere i suoi rapporti con le aziende statunitensi
fino al prossimo novembre. Lo ha annunciato in una
intervista tv il segretario al Commercio Wilbur Ross.
Cosa succederà dopo questa nuova data è tutto, ovvia-
mente, da capire. Ma intanto il colosso di Shenzhen met-
te in freezer una storia che - dallo scorso maggio - ha
posto grandi dubbi sul suo futuro.
La decisione di interrompere i rapporti commerciali fra
le società Usa e Huawei è fortemente sostenuta da Donald
Trump. Il presidente Usa, da tempo associa
Huawei al governo di Pechino, muovendo accu-
se di spionaggio. Per il tycoon, Huawei è
un’azienda che mette a rischio la sicurezza degli
Stati Uniti. Da qui il ban commerciale sottoscrit-
to a maggio scorso. Da allora, però, sono scattate
due deroghe: la prima, trimestrale, scadeva pro-
prio oggi ( agosto), la seconda, appena conces-
sa da Washington, congela tutto per altri tre me-
si. A novembre se ne riparlerà. Questa deroga è
sicuramente una buona notizia per Huawei. La
società cinese ha avvertito pesantemente il col-
po di questo ban commerciale. La ripercussione
più immediata è stato il grosso interrogativo su
Android: con il divieto imposto da Trump, Goo-
gle potrebbe togliere da un giorno all’altro la li-
cenza di Android a Huawei. E non è un caso che
pochi giorni fa il produttore cinese abbia pre-
sentato al mondo il suo sistema operativo (Harmony OS).
Un piano B, per ora. Se ne riparlerà.
È utile ricordare che Huawei, nelle scorse settimane, è
stata costretta a bloccare il lancio di un Matebook (un lap-
top), a causa di componentistica non sufficiente. I rapporti
commerciali fra il colosso cinese e le aziende americane,
del resto, sono importanti: dei miliardi di dollari che
Huawei ha speso per l’acquisto di componenti nel ,
circa miliardi sono andati a società statunitensi come
Qualcomm, Intel e Micron Technology. È chiaro, allora,
che questo divieto è un’incognita gigante. Non solo per il
produttore cinese, ma per tutto il suo indotto.
È difficile, adesso, capire cosa succederà. La deroga è
una boccata di ossigeno, ma le posizioni di Trump nei con-
fronti di Huawei non sembrano essere mutate. La decisio-
ne sembra piuttosto una strategia per prendere tempo nei
confronti di Pechino. Secondo alcuni il rinvio è stato deciso
per permettere alle aziende statunitensi che fanno affari
con Huawei di prepararsi con più calma all’entrata in vigo-
re del divieto. Per Huawei, però, i tempi stingono. In autun-
no la società di Shenzhen lancia, abitualmente, il suo nuo-
vo smartphone della gamma Mate. Un device molto atteso
dai suoi fan. Ed è interessante, adesso, capire se a bordo di
questo smartphone ci sarà Android. La deroga al ban com-
merciale, infatti, vale per i prodotti esistenti. Mentre su
quelli non ancora sul mercato la faccenda pare essere mol-
to più articolata. E forse, una semplice deroga - anziché una
decisione definitiva - crea più scompenso che certezze.
—Biagio Simonetta
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GUERRE TECNOLOGICHE
Proroga. Huawei
potrà ancora
operare per tre
mesi con
i fornitori Usa
RAPPORTI CON I FORNITORI USA
Trump concede
a Huawei ancora
tre mesi di tregua