Io Donna del Corriere della Sera

(Nancy Kaufman) #1

106 IODONNA2 MARZO^2019


La rivoluzione gentile

Fra gli alfieri
ci sonocelebrity
comeStella
McCartney
e Leo DiCaprio

La curiositànon è arrogante
Rovelli non intende abolire il dibattito:«Tutt’altro. È
bene ci siano scontri di pensiero, a patto che questo avvenga
conpacatezza,conrispettoprofondodelleopinionialtruiedel
mododiversodivedereilmondo».Ilpresenteèsegnatodauna
garaachiurlapiùforte,dallavittoriadell’arrogante,chesaco-
meprevaricareenonperdetempoadascoltarel’altro,constata
ilfisico:«Midivertoagiraresuinterneteleggeretantecastro-
nerie ma,più che farmi arrabbiare,mi fanno sorridere.Eppu-
rec’èchisiinfuriaadifesadisciocchezzecolossali.Laragione
è semplice:c’è chi ha dimenticato come essere curioso, si fer-
maallaprimastupidagginecheincontraelaprendepervera».
Va bene la gentilezza,ma tra terrapiattistie negazio-
nisti,davvero di questi tempi non ribolle il sangue, a chi nella
scienzacredeeconfida?«Percarità,lascienza
ènataperesserecriticata,cosìèsemprestato.
Il problema è un altro,cioè che in passato la
critica arrivava da chi sapeva molto e cono-
scevaafondounargomento.Laquestione,in
qualunqueterrenodiscontro,nonèlacritica.
Ma l’arroganza,la superficialità,il pensare di
averelaveritàintasca».

Vi ricorda nienteil Dolce Stil Novo?
L’idea di Rovelli è affascinante:la gentilezza è il valore
chepermetteaunamentebrillantediarricchirsispaziandotra
numerosepassioni,affacciandosianuoveprospettive,integran-
dointeressiormaimaturi.Mavarràperunasocietàintera?«È
l’istintoalconflittoquellochecidanneggia.Lagentilezzaèuna

nozione tardo-medioevale: pensiamoai cavalieri dell’Ariosto
cheinveceditagliarsiafetteavicenda,tenevanoabadalaloro
brutalità con la gentilezza.Usciti dal Medioevo, guardiamo al
DolceStilNovoeaGuidoGuinizzelli:èilmomentoincuisi
formanolecollaborazionidelmondomoderno,chesonolegate
aun’ideacentrale,unapropostapositivachedice:troviamoun
modo per collaborare invece di essere nemici.Su questo con-
cetto,sièfondatalanostraciviltà»spiegaildivulgatore.

Dietro la svolta, i “creativi culturali”
Intanto,larivoluzionegentileègiàinatto,spiegaCri-
stina Milani,fondatrice della onlus svizzeraGentletudee presi-
dente del Movimentomondiale per la Gentilezza,nonché au-
trice deLaforza nascosta della Gentilezza(Sperling & Kupfer).
«Il paradigma occidentale, basato sul consumi-
smo e sulla felicità legata al possedere cose, che
hadatoseguitoaunasocietàindividualistaeme-
nefreghista,sta iniziandoa cedere».Un numero
crescentediindividui,talvoltainmodoinconsa-
pevole, sta riscoprendo di avere nuove priorità,
attraversounostiledivitagentile,basatosucura,
attenzioneecompassione:«Aidentificareipro-
tagonisti di questo nuovo modello sono stati per primi Enrico
Cheli e Nitamo Montecucco, che inI Creativi Culturalihan-
noraccoltolericercheinternazionalisultemaeidentificatocon
questa etichetta chi si avvicina a scelte di vita pacifiche, etiche,
ecosostenibili,condivise. È un gruppo sociale che conta quasi il
35percentodellapopolazione,perlamaggiorpartedonneover
40,chepuntasullagentilezzaneiconfrontidisestessi,deglial-
tri,dell’ambiente.Tra di loro ci sono star come Stella McCart-
ney,chestaportandoavantiunalineadipellivegane,oLeonardo
DiCaprio,chehacreatounafondazioneambientalista».

Chi è rilassato lavora meglio
Cristina Milani,dunque, concorda con Rovelli: la
gentilezzamodernanonèbuonaeducazione(«Quellaèlaba-
se!»),maunaculturaportatricedibenessere,applicabile,inpar-
ticolare,almondodellavoro:«Cihannosempredettocheper
fare carriera bisognasgomitare,che in ufficio si vive asserra-
gliati,come in guerra.Oggi è provato che se lavoro in un am-
bientepositivo,conentusiasmo,producodipiù»spiegaMilani.
Inprimaveralanceràunaricercadedicataallaculturaaziendale
“gentile”,chesifondasudiuncaposaldo:sorrideredipiù.«Un
sorriso richiama un altro sorriso. Ci rilassa,ci aiuta a concen-
trarci,crea complicità,abbatte le situazioni di tensione, limita
l’aggressività.Sipensachechirideesorridesiaunoscansafati-
cheecheunbravocapoabbiasempreilmuso.Sbagliatissimo».

La disponibilitàè un volanodi produttività
Lostilegentileinufficioimplicacooperazioneecon-
divisionedellaconoscenza,perraggiungerepiùfacilmenteiri-
sultati richiesti.Ma esige di bandire la superbia.«Essere gen-
tili con i colleghi significa essere umili,pronti ad apprendere
e ascoltare,a mordersi la lingua e lasciar finire di parlare.Ma
soprattutto, abbandonare orgoglio e arroganza».La rivoluzio-
ne gentile, infine, coinvolge la leadership:«Un capo gentile è
accessibile, non si barrica dietro riunioni e impegniper tene-
relontaniisottoposti,èdotatodiunacuriositàquasiinfantile,
consapevole che da qualunqueincontro può nascere qualcosa
diinteressante».

SEGUITO

è accesa, spostate l’attenzione
dai contenuti alle dinamiche
in gioco: con voce neutrale,
parlate delle emozioni
di chi è coinvolto nello scontro.
Trovate punticomuni.
Sec’è stallo in una discussione
accesa, trovate un aspetto
preliminare sul quale concordate.
Chi sa far funzionare le
relazioni, sa trovare qualcosa
per cui ringraziare l’altro.
Non teneteil muso.
Tenere il muso non aiuterà
l’altro a capirvi meglio.
Evitate gli aut-aut.
Non riducete i problemi
a un “o facciamo così,
o così”. È limitante.
Rispettate l’avversario.
Il conflitto si compone
prima se si riconoscono
all’altro buone intenzioni.

Regole per conflitti pacifici
Davide Brooks, editorialista delNew York Times,
ha creato una piccola guida pratica su
“come essere meno bestiali”, quando si è a rischio
conflitto. Ecco una selezione dei suoi consigli

Dosate i partecipanti.
In una riunione, invitare 6
persone se è intima, 12 se
cercate punti di vista diversi.
Spiazzate.In una riunione
ad alto rischio di scontri,
impilate le sedie al centro
della sala. Tutti dovranno
cooperare per sedersi.
Cambiate prospettiva.
Cercare di far adottare all’altro
una interpretazione dei fatti
secondo la quale voi avete
sempre avuto ragione e lui
sempre torto, nonfunzionerà
mai.Fatevene una ragione.
Non regolate le emozioni
altrui.Quando si dice a
qualcuno “Stai calmo” o “Sii
ragionevole”, sentirà minacciata
la sua libertàdi manovra.
Valorizzate i sentimenti.
Quando la discussione
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