La Repubblica - 12.08.2019

(Steven Felgate) #1

Yemen


È il Vietnam saudita


La guerra nella guerra


spacca la coalizione


Gerusalemme


Scontri e feriti


alla Spianata


delle Moschee


La coalizione a guida saudita che
combatte nello Yemen non esiste
più. Alla prima prova sul terreno il
sogno di una “Nato araba” guidata
da Riad si è rivelato un miraggio. L’A-
rabia saudita ha ormai perso l’allea-
to principale, gli Emirati arabi uniti.
Dopo un graduale disimpegno dei
propri consiglieri, gli Emirati nei
giorni scorsi hanno lasciato che le
milizie locali da loro addestrate, in-
quadrate nel Consiglio meridionale
di transizione, rivolgessero le armi
contro i filo-sauditi. E l’operazione
“Tempesta decisiva”, come l’aveva
chiamata il principe Mohamed bin
Salman in omaggio alla “Tempesta
nel deserto” degli Usa, comincia a
trasformarsi in un “Vietnam saudi-
ta”.

La giornata
Nei giorni scorsi lo scontro fra allea-
ti è stato sanguinoso: le truppe fede-
li al governo yemenita in esilio di
Abd-Rabbu Mansour Hadi — sostenu-
te dai sauditi — e i secessionisti del
Consiglio di transizione del Sud —
addestrati dagli Emirati arabi — han-
no ingaggiato battaglia per il palaz-
zo presidenziale di Aden, con alme-
no 40 morti e 260 feriti. Riad vuole
mediare, ma gli uomini del Sud non
ci stanno.

La coalizione
Nel 2015 il governo saudita ha rispo-
sto alla richiesta di aiuto da parte
del presidente Hadi contro la solle-
vazione dei ribelli sciiti Houthi, e ha
radunato altre nazioni sunnite per
l’intervento in Yemen. Ma da allora
la coalizione continua a perdere pez-
zi. Il Qatar se n’è andato dopo la crisi
diplomatica del 2017. Il Marocco all’i-
nizio di quest’anno ha criticato gli
eccessi sul terreno e congelato poi i
rapporti con Riad, quando si è senti-
to rinfacciare un ruolo colonialista
nel Sahara occidentale. Persino in
Sudan i protagonisti della rivoluzio-
ne rivogliono a casa i soldati sudane-
si mandati da Omar al Bashir a soste-
gno dei sauditi in cambio di aiuti
economici.

Gli alleati occidentali
Davanti alla situazione umanitaria
catastrofica, nei Paesi occidentali
cresce l’opposizione a ogni contribu-
to verso la coalizione. Italia, Germa-
nia e Regno Unito hanno interrotto

le forniture di armamenti. Persino
la Casa Bianca è in imbarazzo, con
Trump costretto in aprile a usare il
veto presidenziale per fermare una
risoluzione del Congresso che avreb-
be messo fine al supporto logistico
Usa per le operazioni nello Yemen.

I secessionisti
Le truppe del Consiglio meridionale
di transizione Stc, addestrate da
istruttori emiratini, sono guidate
dall’ex governatore di Aden, Ai-
droos al-Zubaidi, che il presidente
Hadi aveva rimosso nel 2017 proprio
perché sostenitore della secessione.
L’Stc sostiene di aver preso le armi
contro gli ex alleati per contrastare
le infiltrazioni del partito islamico
Al Islah, filiazione dei Fratelli musul-
mani, nelle zone controllate dalla
coalizione. Ma secondo qualche ana-
lista, all’origine della volontà di se-
cessione c’è uno scontro per interpo-
ste milizie fra Arabia Saudita ed Emi-
rati, legato al controllo delle prezio-
se risorse minerarie della zona al
confine con l’Oman.

I ribelli sciiti
La spaccatura nella coalizione sun-
nita di fatto potrebbe rimettere in di-
scussione gli equilibri militari, e so-
prattutto lo stallo attorno ad Hodei-
dah, in mano ai ribelli Houthi di An-
sarullah, sostenuti dall’Iran, che
hanno avviato la rivolta contro il go-
verno di Hadi nel 2014. Assediati nel-
la città portuale che di fatto è l’uni-
co punto di accesso per gli aiuti uma-
nitari, gli sciiti reagiscono con un’of-
fensiva contro le postazioni saudite,
realizzata soprattutto con i droni.
Nei giorni scorsi hanno bombardato
all’interno dei confini del regno, col-
pendo la base aerea di King Khalid e
gli aeroporti civili di Abha e Najran.

La situazione umanitaria
Secondo i dati dell’Acled, le vittime
degli scontri sono oltre 95mila. Il
conto raggiungerà quota centomila
nelle prossime settimane. Per l’Onu
quella dello Yemen è la peggior crisi
umanitaria del pianeta: le persone
in situazione di necessità sono alme-
no 24 milioni, di cui oltre undici mi-
lioni sono in emergenza. Oltre venti
milioni non sono in grado di garan-
tirsi il cibo. Gli sfollati sono 3,3 milio-
ni.

di Gabriella Colarusso

Con l’Italia distratta, l’Europa silen-
te, la terza guerra civile di Libia pro-
cede in velocità verso il caos: sabato,
a Bengasi, la “capitale” della Cirenai-
ca controllata dal generale Khalifa
Haftar, un’autobomba piazzata da-
vanti a un centro commerciale ha
ucciso cinque persone, tre erano
funzionari delle Nazioni Unite. Ieri
la tregua mediata dall’Onu per la fe-
sta di Eid al-Adha — due giorni senza
combattimenti — si è rotta dopo
nemmeno 12 ore. La tv Al Ahrar che
ha base a Doha (il Qatar sostiene il
governo Serraj) ha mandato in onda
le immagini degli edifici bombarda-
ti in un quartiere residenziale a est

di Tripoli. L’aeroporto di Mitiga, col-
pito dai razzi, in serata è stato chiu-
so. I due fronti si rimpallano le re-
sponsabilità, ma resta che la media-
zione dell’Onu non ha retto, che i
suoi funzionari sono più esposti e
che — mentre marcia verso Tripoli —
l’“uomo forte” Haftar deve affronta-
re una situazione sempre più com-
plessa a Bengasi dove l’attentato
contro l’Onu arriva dopo una serie
di incidenti: l’autobomba al funera-
le del generale Al Mismari, rapimen-
ti di parlamentari, omicidi mirati.

Libia


Raid di Haftar


su Tripoli


Violata la tregua


Granate assordanti e proiettili di
gomma, gas lacrimogeni, sassaiole:
ieri per più di un’ora la spianata del-
le Moschee a Gerusalemme si è tra-
sformata in un campo di battaglia,
con scontri tra palestinesi, israelia-
ni e agenti e più di 60 feriti. La Spia-
nata delle Moschee a Gerusalem-
me da decenni è contesa tra musul-
mani ed ebrei, ciclicamente si alza
la tensione e ci sono scontri e scher-
maglie, ma ieri una particolare
coincidenza ha contributo a infiam-
mare gli animi.
Ricorrono infatti negli stessi gior-
ni la festa del Sacrificio, particolar-
mente sentita dai musulmani, e il
digiuno ebraico del 9 del mese di
Av, la festa di Tisha B’Av, che ricor-
da la distruzione del tempio di Ge-

rusalemme. Di prima mattina, cir-
ca 60mila fedeli islamici secondo la
polizia si sono raccolti nella Spiana-
ta per celebrare l’inizio dell’Eid
al-Adha e per evitare che vi accedes-
sero gli ebrei. Gli ebrei intanto era-
no in preghiera nella sottostante
spianata del muro del Pianto. In un
primo tempo la polizia ha vietato lo-
ro ingresso sulla Spianata delle mo-
schee, facendo infuriare la destra
nazionalista. Solo dopo ha consenti-
to a una parte di fedeli ebrei di en-
trare e sono iniziati gli scontri.

kI disordini
Gli scontri tra
poliziotti e
palestinesi
davanti
alla Moschea
ad Al Aqsa
sulla Spianata

jI separatisti
Un combattente
separatista tiene un mitra
con la foto di un
compagno ucciso ad Aden

©RIPRODUZIONE RISERVATA

kLa festa
Fedeli musulmani
durante
la preghiera
mattutina
di Eid al-Adha in
piazza dei Martiri
a Tripoli

di Giampaolo Cadalanu

FAWAZ SALMAN/REUTERS

I fronti del conflitto
1

2

3

4

Aden
I secessionisti del sud hanno
conquistato i palazzi di governo
della città, l’Arabia saudita
ha mediato per una tregua e il ritiro
Hodeidah
La spaccatura fra milizie filo-Emirati
e truppe della coalizione sunnita
permette agli Houthi di riprendere
fiato
Sana’a
La capitale controllata dagli Houthi

Confine con l’Oman
Regione di risorse minerarie
preziose, secondo alcuni vero
motivo del duello
fra filo-sauditi e filo-Emirati

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 
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


Aden

YEMENYEMEN

ETIOPIA

ERITREA

ARABIA SAUDITA

GIBUTI

Wadi Hadramaout

Shabwa

Marib

Abyan

Sana’a Shibam

Saada

Hodeidah

OMAN

SOMALIA

Ribelli houthi
e alleati

Arabia saudita e alleati
che sostengono
il presidente Hadi

Ansar al Sharia
e Al Qaida

1

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 

. Lunedì, 12 agosto 2019 Mondo pagina^15

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