La Repubblica - 12.08.2019

(Steven Felgate) #1
Un acronimo, A.C.
I gruppi
parlamentari di
“Azione Civile”
di Matteo
avrebbero le
stesse iniziali dell’Azione
Cattolica, l’associazione legata
alla Chiesa, fondata nel 1867

roma — Matteo Renzi ha deciso di
sciogliere gli ormeggi e ha detto ai
suoi di tenersi pronti perché la scis-
sione sembra ormai una questione
di giorni. L’ex premier si prepara a
far nascere nuovi gruppi parla-
mentari, che si chiameranno “Azio-
ne civile”, portando via da quelli
del Pd i suoi fedelissimi. Poi, se si
andrà ad elezioni, nascerà un vero
e proprio partito, con una sua lista
pronta a lanciarsi nell’agone elet-
torale.
I tempi? Potrebbe accadere tut-
to nei giorni del dibattito al Senato
sul governo Conte. Ieri sera l’ex
premier è apparso a quelli che gli
hanno parlato più che mai deciso
a tagliarsi i ponti dietro le spalle:
«La misura è colma, non possiamo
più restare in un partito dove tutti
i giorni ci attaccano». Ma dice di vo-
lere una separazione consensuale,
ipotizzando di portarsi via dai
gruppi del Pd più o meno la metà
dei parlamentari. Che vorrebbe di-
re circa 25 al Senato e più di 50 alla
Camera. Anche se Nicola Zingaret-
ti è convinto che a palazzo Mada-
ma alla fine lo seguiranno non più
di una ventina. E poi bisogna fare i
conti con il nuovo regolamento
del Senato che impedisce la nasci-
ta di altri gruppi se non corrispon-
dono a partiti che si siano presen-
tati alle elezioni.
La crisi di governo dei giallover-
di dunque fa esplodere il Partito
democratico, portando alle estre-
me conseguenze il braccio di ferro
infinito di questi mesi. L’ultima
drammatica lacerazione di una si-
nistra che sembra solo sapersi divi-
dere. Alla faccia di tutti gli appelli
all’unità che pure nella giornata di
ieri si sono sprecati. Anche se mol-
ti, a partire da Zingaretti, davano
ormai per scontata la rottura pur
non conoscendone i tempi. Para-
dossalmente la resa dei conti non
avverrà perché il segretario vuole
dialogare con i 5Stelle ma, al con-
trario, perché vogliono farlo i ren-
ziani dopo aver osteggiato per ol-
tre un anno ogni ipotesi di avvici-
namento.
È difficile però che bastino i
gruppi renziani a fare da levatrice
ad un governo di transizione con
Di Maio. Anche ammesso che i
5Stelle accettino una alleanza con
quello che fino a ieri erano uno dei
loro più acerrimi nemici (ed è
tutt’altro che scontato), per rag-
giungere la maggioranza servireb-
bero altri soccorsi. Ci vorrebbe an-
che il sostegno di una parte del mi-
sto, tra autonomisti ed ex grillini, e
di Forza Italia o almeno di una sua
parte consistente. Non che non ci
si stia provando. Secondo la mag-

gioranza zingarettiana i renziani
avrebbe già avviato i colloqui con
forzisti del Senato. Con quali esiti
non è dato sapere per il momento.
Ma gli scenari potrebbero anche
cambiare. L’alternativa non è solo
tra le urne subito, tutt’ora la via
maestra secondo Zingaretti, e
quello che lo stesso segretario chia-
ma “l’accordicchio”, cioè il gover-
no di transizione con i pentastella-
ti lanciato da Renzi, che duri pochi
mesi, faccia la manovra (evitando
l’aumento dell’Iva) e il taglio dei
parlamentari, per poi traghettare
il Paese al voto. Che certo darebbe
ai renziani un tempo adeguato a
lanciare il nuovo partito, ma che
potrebbe vedere un Pd penalizza-
to poi alle elezioni per aver soste-
nuto una manovra lacrime e san-
gue con gli ex alleati della Lega, co-
me paventa Pierluigi Castagnetti.
La terza via potrebbe essere
quella indicata ieri da Goffredo
Bettini, uno dei consiglieri più
ascoltati dal segretario, caldeggia-
ta anche da Dario Franceschini e
da chi, nella maggioranza zingaret-
tiana, e anche nel sindacato e tra i
padri nobili, è convinto che biso-
gna fare di tutto per non lasciare il

Paese nelle mani di una destra au-
toritaria che reclama i “pieni pote-
ri”.
Si tratta di un “governo di legisla-
tura”, che non vede ostili neanche
Graziano Delrio e Matteo Orfini,
che duri circa tre anni, almeno fi-
no all’elezione del nuovo presiden-
te della Repubblica nel 2022. Per-
ché il pericolo da scongiurare, per
i fautori di questa operazione, è
proprio quello di lasciare gestire
quella scelta a una destra antide-
mocratica. Bettini, nell’intervento
pubblicato ieri sull’Huffington Po-
st, ipotizza una “operazione limpi-
da”, che dovrebbe verificare «se i
5Stelle sono in grado di cambiare
radicalmente il gruppo dirigente
che ha fallito, di abbandonare i te-
mi più demagogici ed eversivi, di
concordare un programma di fer-
ro per la rinascita del Paese». In-
somma un vero governo Pd-5Stel-
le, che presuppone un passo indie-
tro di Di Maio (e magari uno avanti
di Roberto Fico), con poche priori-
tà programmatiche decise insie-
me (e non è detto che potrebbe es-
serci il taglio dei parlamentari così
come previsto ora dalla riforma
grillina), che di certo dovrebbe abo-
lire i decreti sicurezza di Salvini e
la sue politiche xenofobe. E il pre-
mier? Potrebbe essere «una figura
di grande autorevolezza democra-
tica, nazionale e internazionale»
scrive Bettini. I nomi già circolano,
tra tutti quello di Raffaele Canto-
ne, l’ex presidente dell’
Anticorruzione. Ma sono giochi
davvero prematuri, anche se i con-
tatti con i grillini sono in corso.
Zingaretti per ora si tiene a di-
stanza di sicurezza da questo sce-
nario, perché sa che la via è strettis-
sima e le trappole disseminate sul
suo cammino molte. Ribadisce che
la linea è quella decisa dalla dire-
zione due settimane fa: niente ac-
cordi con i pentastellati. Ma non
chiude del tutto. Lascia che ne par-
li un suo fedelissimo come Rober-
to Morassut e ieri sera lui stesso al
Tg1, messo di fronte all’ipotesi di
un governo di legislatura si è limita-
to a rispondere così: «Questo è nel-
le prerogative del presidente della
Repubblica che per fortuna abbia-
mo, è saggio, e sa tenere in mano
benissimo le leve della crisi».
E non sarà un caso se ieri il mes-
saggio su cui i 5Stelle più insisteva-
no suonava del tutto identico: «Ci
affidiamo al presidente della Re-
pubblica». E Renzi? L’ex premier è
perfettamente consapevole che
questo tentativo è in atto. E, con i
suoi gruppi di “Azione civile”, sa-
rebbe pronto a convergere.

Il retroscena

Renzi pronto alla scissione


prepara “Azione civile”


e la rottura nei gruppi dem


zione nazionale e dai gruppi
parlamentari da convocare ap-
pena capiti i tempi fondamenta-
li della crisi». Urge insomma
una Direzione del partito per
confermare o rivedere le deci-
sioni di 15 giorni fa che erano:
mai con i 5Stelle. Alla Camera i
numeri dem sono questi: su 111
deputati, una settantina sono
renziani, tra questi sei di area
Orfini. Una quarantina sono
quelli vicini a Zingaretti, com-
presi i 15 franceschiniani e per-
ciò a favore di un governo del
presidente o istituzionale. Il ca-
pogruppo Graziano Delrio non
ha ancora convocato l’assem-
blea dei deputati del Pd. Ma a
Montecitorio i nodi si aggrovi-
gliano: quanti dem infatti sareb-
bero disposti a votare il taglio
dei parlamentari, perno di un
accordo con i 5Stelle che deve
essere discusso alla Camera? Le
perplessità sono forti, perché a
qualla riforma, il Pd ha votato fi-
nora contro giudicandola in-
completa e priva di visione com-
plessiva. — g.c.

di Annalisa Cuzzocrea e Lavinia Rivara

La sigla A.C.
Come l’Azione Cattolica

Primo piano I giorni della ruspa


Salvini si è mascherato da protettore


del popolo, ma è schiavo del sistema


alessandro di battista, 8 agosto

f


Salvini pagherà il tradimento


della fiducia degli italiani


stefano patuanelli, 8 agosto

f


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Nel Pd zingarettiano


invece si affaccia


l’idea di un “governo


di legislatura” con i


grillini che duri


almeno fino al 2022


Il leader non chiude


. Lunedì, 12 agosto 2019^ pagina^3

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