Il Sole 24 Ore - 19.08.2019

(Jacob Rumans) #1

10 Lunedì 19 Agosto 2019 Il Sole 24 Ore


.professioni Opportunità


Pagina a cura di
Flavia Landolfi

C’

è chi la definisce la
professione del futu-
ro; chi ne fa un’attivi-
tà collaterale da co-
niugare con la consu-
lenza alle imprese ve-
ra e propria; chi al contrario ha puntato
sulla specializzazione costruendo studi
dedicati. Fatto sta che quello dell’euro-
progettazione è un “mestiere” comple-
tamente deregolamentato. Una giun-
gla, direbbero alcuni. Non c’è un albo e
non c’è nemmeno un percorso profes-
sionale ben definito. Men che meno un
corso di laurea ad hoc, com’è logico che
sia in assenza di requisiti.
Eppure è una professione che “tira”.
Il motivo è schiacciante e nasce dalla
mole di risorse messa in pista dalla pro-
grammazione comunitaria: tra fondi
diretti e fondi strutturali c’è un tesoro
per le imprese e da qualche anno anche
per i professionisti da andare a conqui-
stare. E qui entrano in scena i consulenti
dell’europrogettazione: monitorano
call e bandi sia regionali che nazionali,
presentano le domande di finanzia-
mento (project designer) e a risorse ot-
tenute controllano l’andamento del
progetto (project manager).

La formazione
Europrogettista fai-da-te. Non ci sono
requisiti di legge per svolgere l’attività e
tutto è demandato all’iniziativa perso-
nale e al mercato. «L’approdo all’attività
di europrogettazione è spesso il punto
di arrivo di percorsi professionali tra i
più diversi, che proprio in questa etero-
geneità trova il proprio punto di forza -
spiega Silvana Mura, componente del
Consiglio direttivo di Assoepi (Associa-
zione europrogettisti italiani) -. Per di-
ventare europrogettista non è necessa-
rio essere laureati. Esistono, però, di-
versi master e corsi di formazione in eu-
roprogettazione che forniscono le
conoscenze di base per intraprendere la
professione».
Le fa eco Valentina Vitale, membro
del consiglio di Assoeuro (Associazione
italiana europrogettisti): «Il mercato è
saturo di piccoli corsi e master privati
che ti danno un’infarinatura, ma a mio
avviso la cosa migliore è sporcarsi le
mani, imparando direttamente sul
campo». In quanto al primo ingresso
nel mercato la strada non è tutta rosa e
fiori. «È molto difficile entrare, per que-
sto il mio impegno nell’associazione è
dedicato ai giovani, per aiutarli e soste-

nerli in un percorso meraviglioso ma
non semplice».

Le competenze
Che la legge non prescriva un iter obbli-
gatorio non significa che questa attività
sia affrontabile a mani nude. «È indi-
spensabile un’ottima padronanza della
lingua inglese, una buona conoscenza
del funzionamento delle istituzioni eu-
ropee, delle tecniche di europrogetta-
zione e dei principi di project manage-
ment - prosegue Mura -. Molto utile è
anche un’esperienza all’estero, meglio
se a Bruxelles, per conoscere in modo
più approfondito le modalità di gestio-
ne dei fondi e delle istituzioni europee».
E sul fronte delle capacità personali «bi-
sogna essere innovativi - aggiunge Vi-
tale - ma anche costantemente aggior-
nati. Quindi, si è destinati a studiare
sempre e tanto, oltreché avere una pro-
pensione a lavorare in team e a dialoga-
re con le istituzioni».

Il progetto dei commercialisti
È del Cndcec (Consiglio nazionale dot-
tori commercialisti ed esperti contabili)
l’idea di traghettare i commercialisti al-
l’interno degli enti pubblici per i con-
trolli di primo livello e per la rendiconta-
zione della programmazione. «Il pro-
getto - spiega Marcella Galvani, consi-
gliera nazionale con delega alle
politiche europee - prevede innanzitut-
to di costruire uno standard di controlli
uguale in tutte le regioni in modo da
uniformare le procedure che oggi sono
a macchia di leopardo».
Dopodiché si entrerà nel vivo delle
attività con l’avvio di «un registro nazio-
nale di esperti già formati su questa ma-
teria e che siano tutti assicurati, in modo
da sollevare gli enti pubblici da eventua-
li errori». Ma perché i commercialisti?
«Si tratta di attività tipiche di questi pro-
fessionisti - aggiunge Galvani - per la lo-
ro esperienza nella revisione dei conti:
in ogni caso il progetto prevede corsi di
formazione ad hoc prima nel controllo
di primo livello e in un secondo mo-
mento nell’europrogettazione». Il be-
neficio, secondo il Cndcec, sarebbe du-
plice: «Perché da un lato - aggiunge Gal-
vani - si creano spazi di lavoro e occasio-
ni professionali e dall’altro si persegue
un interesse pubblico con un beneficio
per lo Stato». Il progetto è già stato pre-
sentato a livello ministeriale «e sarà lan-
ciato - annuncia Galvani - nella prossi-
ma programmazione europea, quella
che sarà inaugurata nel  con il nuo-
vo settennato di programmazione».
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#OrientaProfessioni


Boom dei consulenti per conquistare le risorse Ue


Come formarsi in assenza di corsi di studio ad hoc


Europrogettisti,


il colpo vincente


tra bandi e «call»


«È


una professione sti-
molante, cambi conti-
nuamente settore,
cresci e ti rimetti in di-
scussione a ogni nuovo progetto».
Parola di Andrea Calabretta,  anni,
di Genzano di Roma che oggi colla-
bora con una piccola azienda romana
che fa consulenze alle imprese. «Ho
una laurea in Scienze politiche e su-
bito dopo - racconta - ho fatto un ti-
rocinio in Tunisia per l’Onu dove mi
sono occupato di curare piccoli pro-
getti di cooperazione allo sviluppo».
Lì la folgorazione e la decisione di
frequentare un master di specializ-
zazione in europrogettazione. «So-
no tornato in Italia e ho deciso che era
di questo che mi volevo occupare -
dice -. Oggi faccio consulenza alle
imprese del terzo settore».
Calabretta spiega però che la stra-
da non è semplice per i giovani. «È
un’attività fluida, intraprenderla non
è difficile - racconta - però c’è moltis-

sima competizione». E anche sul
fronte economico le soddisfazioni
con pazienza non mancano. «Se si
riesce a entrare in alcune realtà buo-
ne, se si dimostra di voler imparare,
passo dopo passo si riesce anche ad
avere soddisfazioni economiche. Bi-
sogna però sapere lavorare in team,
perché l’europrogettazione è un la-
voro di squadra».
Doppio impegno per Gabriele Di
Marco, enne della provincia di Te-
ramo. «Ho un contratto alle dipen-
denze di una Ong ma sono anche tito-
lare di una partita Iva che non è stato
facile aprire perché questa professio-
ne non è regolamentata e i codici Ate-
co non la prevedono», racconta il pro-
fessionista. Anche Di Marco viene da
una laurea in Scienze politiche e subi-
to dopo ha frequentato un master in
diritti umani e intervento umanitario.
«Il terzo settore è storicamente il pri-
mo ambito in cui sono intervenuti i
fondi comunitari - spiega - ma la

grande fetta del business viene dal
mondo profit: le aziende stanno cer-
cando di intercettare le opportunità di
finanziamento».
Grazie a uno stage in “Terre des
Hommes” a Bruxelles Di Marco si in-
namora dell’europrogettazione e si
specializza sempre più nel sociale.
«Questo lavoro mi piace - dice - ma è
anche molto impegnativo: non esi-
stono orari, è una professione molto
dura, lavori ovunque, in smart
working strutturale». E serve anche
molta determinazione. «Bisogna es-
sere flessibili - aggiunge - avere una
buona padronanza della materia,
possedere competenze linguistiche,
e know how anche di tipo ammini-
strativo». Ma l’ingrediente che non
deve mancare mai è la passione. «Nel
mio settore in ballo non ci sono nu-
meri - conclude - ma la vita delle per-
sone che credono in quel progetto. E
da te dipende se andrà in porto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

ANGELO LICCIARDELLO/MIMASTER

Le testimonianze


L’odissea per aprire la partita Iva


ripagata dalla passione per il sociale


1


Esperto di fondi Ue
L’europrogettista è un esperto
di fondi europei, diretti e
indiretti, nonché di quelli,
sempre di derivazione
comunitaria, gestiti dalle
regioni nei programmi Por. La
sua attività è articolata:
individua call e bandi, redige i
progetti, ne monitora
l’andamento una volta
ottenuto il finanziamento.
All’europrogettista si rivolgono
imprese, soprattutto le Pmi, ma
anche enti, fondazioni, Onlus,
Ong e, in quota ridotta, perfino i
professionisti.

A CACCIA DI FONDI

LA PROFESSIONE

2


Manca un percorso ad hoc
Quella di europrogettista è
una professione che rientra
nella legge 4/2013 che ha
regolamentato le
professioni non
ordinistiche. Non essendoci
né un albo né un registro
nazionale, non esiste un
percorso riconosciuto per
legge. Ci sono però molti
corsi e master privati tra cui
alcuni organizzati dalle
università, come l’ateneo di
Venezia e quello di Bologna.
Manca però un corso di
laurea vero e proprio per la
formazione specifica.

LA FORMAZIONE

3


Pmi a caccia di fondi
Secondo l’indagine Eutopia, gli
europrogettisti che lavorano
come consulenti hanno tra i
loro maggiori clienti le Pmi
(40,6%). Seguono associazioni
non profit (24,6%) e pubblica
amministrazione (21,7%). In
coda università (4,3%),
associazioni di categoria
(2,9%), start-up (2,9%) e
fondazioni (1,5%).

I CLIENTI

4


Vince il lavoro autonomo
Secondo un’indagine a
campione realizzata nel
2017 dall’Associazione
Eutopia, tra gli
europrogettisti prevale il
lavoro autonomo (56,4%)
contro il lavoro subordinato
(44,6%). Nel dettaglio,
secondo l’indagine, gli
impiegati si attestano al
41,3%, seguiti dal 37,2% di
lavoratori autonomi, 18,2%
di professionisti che
svolgono l’attività in forma
associata e infine il 3,3%
di volontari.

L’ATTIVITÀ

Terzo settore.
Andrea
Calabretta, 26
anni, di Genzano
di Roma

Doppio lavoro.
Gabriele Di Marco,
35 anni, lavora in
una società
e in proprio

Una serie
illustrata dai
giovani.
Le tavole che
accompagnano
#Orienta
Professioni sono
realizzate dai
corsisti di
Mimaster
Illustrazione 2019
di Milano. In un
workshop tenuto
da Adriano Attus
e dall’illustratore
Joey Guidone è
stato lanciato un
contest
Online: la
photogallery con
le proposte degli
illustratori

IL DOSSIER
Approfondimenti
nel dossier online:
http://www.ilsole24ore.
com/dossier/
90701_lavoro_fut
uro-ACHlQtV

Su
ilsole24ore
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LA PROSSIMA
USCITA
Lunedì 26 agosto:
I professionisti
dell’internazionali
zzazione e del
mondo globale
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