Corriere della Sera La Lettura - 18.08.2019

(Tuis.) #1

DOMENICA18AGOSTO2 019 CORRIEREDELLASERA LALETTURA 37


Carissimo


Arbasino


lavita èviva


di GIOSETTAFIORONI

A


lbertoArbasinoèunpoetapiù
volteoccasionale,masempre
sublimeemoltointeressante.
Lasuapoesiaèpienadiriferi-
menticlassiciocontempora-
nei,antichiomenoantichi,mavividiedi
tiponarrativo.
Inquestodibattitoconunsuoipoteti-
coamore— La vita di tuttiigiorni —
raccontaconsublimenaturalezzaunavi-
taincomune...sbagliatamavivace.
Basta, ormai è finita/ E non voglio più
gente in casa mia./ Quello cheèstato è
stato./—Una gran birberia —/Machi
ha avuto ha avuto./ E chi ha dato ha da-
to/ DalCardinale all’Innominato.
Oravuole«guardarsi»intornoamodo
suoe...sentirsilibero...quasiimpacciato
eliberodaognicostrizionepresenteefu-
turaperinseguireunanuovavitacheve-
desnodarsidavantiasé,difficilemapos-
sibile!
Carala mia Lucia/Non sarò più tanto
snello/Mail cielo di Lombardia/ È rima-
sto semprequello./ Tu sai bene che non
moraleggio,/Però la poteva andare anche
peggio:/In fondo, ce la caviamo con poco/
Anche se tu... sì, proprio tu/ Sembravi
fare apposta a scherzare col fuoco.../
Maadesso ilromanzo è finito,/ E una
volta scampati alla peste/Com’è vero che
almeno una cosa ho capito:/Facciamo
meglio — i capponi — a mangiarceli noi
per lefeste.
Lucia,quantidolorosiproblemie
quantischerzi!Maormaipossiamoan-
dareavantiinfelici,dasoli.
E il tuo minestrone di ceci.../
Lucia... rimembri ancora/ L’invasio-
ne... e non saper dove andare.../ E la per-

secuzione... e sempre scappare.../
Dormivi?...Maio ci ho ripensato./For-
se eraquel minestrone squisito,/Maio
stanotte non ho proprio dormito./Miso-
no alzato,/Hobevuto — niente — non ci
sono riuscito./Etudormivi—tu,/Ma
appena mettevo la testa giù/ Era come se
mi sentissi—io!—sul viso/ Ancora
quell’orribile alito del Griso./
Se Don Abbondio era proprio così fifo-
ne./ Se(tutto sommato) DonFerrante
fosse/ O nonfosse un minchione,/ O se la
sventurata risposeonon rispose.../Noi
non sapremo dare/ Che un po’ di ricordi
generici, e i soliti buoni consigli./
Perciò/ Promettimi: lo so/ Che c’è tanto
dafare, in tutte le case,/ E che una moglie
non ha mai un attimo per riposare/Né
per commuoversi davanti alle albeeai
tramonti;/Maquando ti càpita d’alzar
gli occhi su quei monti/ Sorgenti dall’ac-
que, non dimenticare/ Che almeno una
volta/ Sei stata capace di una celebre fra-
se./
Eppure... vedi... sento che dimentiche-
remo.../Cosa vuoi... l’abitudine di ogni
giorno.../ Gli oggettifamiliari tutti intor-
no.../ ...E domani sera,forse, «per tener-
mi leggero»,/ Tu mifarai soltanto un pa-
io di mele alforno./ ...Com’è vero!Com’è
vero.../ E fra meno di un anno, io stesso
dirò: che scemo.../
Così sarà stato inutile/ Tutto, come se
fossero/Ve cchie storie, altrui e noiose.../
Ve drai... «in un domani», ai nostri figli/
Che ci verranno a domandare.
AlbertoArbasino
Trattada«Matinée»
Milano,Garzanti,1983
©RIPRODUZIONERISERVATA

Lapittrice GiosettaFioroni raccontainparoleeimmaginiildebitod’ispirazioneneiconfronti


delloscrittore.Elofaconunatela(quiasinistra)eincollandoalcunisuoiversi(quisotto)


interrottidaappuntiscrittiamano,rimescolatieriassemblati.Comeinunpolitticoinedito


Giosetta Fioroni (Roma, 24 dicembre 1932)
frequenta le lezioni diToti Scialoja
all’Accademia di belle arti diRoma e poi la
Scuola di Piazza delPopolocon TanoFesta,
Mario Schifano eFranco Angeli, sperimen-

tando le possibilità pop offerte dalcollage e
dallafotografia.Realizza serie di scatole-
assemblage,teatrini e acquarelli in cui
ricorrono stelle, fiori, cuori. Nel 1956 viene
invitata alla XXVIII Biennale diVenezia dove

conosceCyTwombly ed EmilioVedova.
Dagli anni Novanta siavvicina alla
ceramica.Tr a le sue esposizioni piùrecenti
da ricordare Senex.Ritrattod’artista (Roma,
Ala Mazzoniana /StazioneTermini, 2002);

la mostrafotografica L’altraEgo (Roma,
Macro, 2012); la monografica Viaggio
sentimentale (Milano, Museo del
Novecento, 2018). Ha firmato lacopertina
de «la Lettura» #14 (19febbraio 2012).

Labiografia

(


SSS


di VINCENZOTRIONE

Tesi


ALFABETI:


L’ARTISTANEO


ROMANTICA


CHEDÀDELTU


APOETI


ENARRATORI


G


iosetta Fioroni amaraccontare (e
dipingere) storie. Questa vocazione
dafavolista è stata alimentata dalle
sue costanti frequentazioni. Suo
nonnofarmacista era amico diVin-
cenzoCardarelli. Gli anni diformazione —
trascorsi all’Accademia di belle arti di Roma —
sono segnati dalla lezione visionaria diToti
Scialoja. E ancora: nei primi anni Sessanta, si
accosta alle esperienze della neoavanguardia
promosse dalla rivista «IlVe rri» e dal Gruppo

63. Proprio in quel periodo inizia la travolgente
relazione conParise.In questa costellazione,
occupano un posto di rilievo i dialoghi e le col-
laborazioni (per spettacoli teatrali e per illu-
strazioni di libri) con personalità come, tra gli
altri, Arbasino,Ceronetti,Zanzotto, LaCapria.
Non senza una certa nostalgia, ripensiamo a
quel tempo nel quale artefici di drammaturgie
dipinte e creatori di esercizi letterari condivide-
vano necessità, istanze, tensioni.

Quelle voci attraversano la poetica di Fioro-
ni, in bilico tra pop e lirismo.In linea con gli
animatori della Scuola di Piazza delPopolo
(Schifano, Angeli,Festa), mira a salvaguarda-


re il gusto per la figurazione, evitando di spin-
gersi verso i territori del concettualismo. La
sfida: saldare il gusto comunicativo dellaPop
Art con la storia dell’arte. Arricchendo l’«impa-
sto» di segreti rinvii autobiografici.
Autrice di un’involontaria Recherche , Fioro-
ni si serve di media diversi per dipingere quadri
abitati da barlumi fugaci: volti, gesti, sguardi.
Come un archivio di momenti perduti.Impron-
te di quotidianità. Brandelli d’infanzia.Infine,
iconografie perturbanti, tracce di angosce la-
tenti, oscure disperazioni che agitano l’incon-
scio, in attesa di trovare possibili risonanze.
L’arte si dà come diario privato portato in pub-
blico; tentativo di rielaborare emozioni eferite.
Impegnata a disegnare i contorni di una
sorta di neoromanticismo, Fioroni vuole arri-
vare afar coincidere dimensione esistenziale e
artistica, trasformando ogni evento e incidente
in unfatto estetico. È quel che emerge dalle
opererealizzate per «la Lettura», nell’ambito
del nostro progetto su arte e poesia. Due omag-
gi a un amico di anni lontani: Alberto Arbasi-
no. Un dipinto basato sulla tecnica del collage.
In basso, i profili dell’autore di Fratellid’Italia e

della stessa Fioroni: due sfingi, all’interno di
una cornice.In alto, un cuore sanguinante, con
i bordi gialli, su uno sfondo azzurro, interrotto
da lampi granata.Accanto, poche parole
(«Il meraviglioso, anzi»): è il titolo di un diva-
gante libro di viaggi attraverso musei e mostre
di Arbasino (1985).
A questo quadro Fioroni ha aggiunto un pic-
colo «trucco» d’impronta dadaista. Una lettera
a un poeta più «occasionale» e «sublime», in
cui ha ritagliato alcuni versi tratti da Matinée
(1983) e li ha rimontati con libertà, in una di-
sinvolta riscrittura.
Per combinare eterogenee situazioni affetti-
ve, Fioroni modula un linguaggio elegante,
tenero, sentimentale, intimamentefemminile,
a tratti melanconico, talvolta velato di ironie.
Anche nelle sue piùrecenti prove si può cogliere
quel talento che era stato elogiato con finezza
da Giuliano Briganti. «Una caparbia aspirazio-
ne alla delicatezza, alla leggerezza, alla grazia,
(...) una solitaria attitudine al gioco,
come il ricordo dolcissimo, struggente, di stan-
ze, di giardini, di piccole cose piene d’anima».
©RIPRODUZIONERISERVATA
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