Corriere della Sera La Lettura - 18.08.2019

(Tuis.) #1

DOMENICA18AGOSTO2 019 CORRIEREDELLASERA LALETTURA 53


SULLASTRADA


SBAGLIATA


di DENNISLEHANE


Percorsi
ilRaccontostraniero/2.


CONTINUAAPAGINA54


L’indirizzosparatodal


pcperrecuperareLisa


AnnMcManusaveva


unerrore.Perlaveri-


tà,anchetuttalavita


diLisaAnnMcManus,


unasbandatache


nonsierapresentata


dalgiudice,eraun


susseguirsidierrori.


Enemmenolavita


diHenryDale,


l’agenteincaricato


direcuperarla,


mancavadipecche.


Eccocomelarisolve


DennisLehane,


acclamatoautore


di«MysticRiver»


I


lcomputer dell’ufficio degli US Marshal di
Washington sputò l’indirizzo sbagliato. Dice-
vache Lisa Ann McManus abitava al 2608 di
RidgewayAvenue NorthaChilton,einviò
l’informazione al tribunalecompetente per il
distrettosud dell’Ohio, dovefu inoltrata a
HenryDale, da quasi trent’anni in servizio
presso l’agenziafederale di polizia penitenziaria.
Henry era nato vicino a Chilton e sapeva che molte
cose eranocambiate negli ultimi trent’anni, in gene-
rein peggio, ma il northside era rimasto il northsi-
de , ossia unazona bentenuta, ben sorvegliata e dove
era improbabile si nascondesse una latitantecome
Lisa Ann McManus, una donna senza arte né parte,
esemplare prodotto dal sottoproletariato bianco. Ri-
dgewayAvenue South, invece, sarebbe stata la tipica
area depressa dovetrovare unacome Lisa Ann, incli-
ne a infrangere la legge e priva di struttura morale.
Henry Dale era cresciuto a Burke,confinantecon
Chilton; difficile che uno chevenisse da fuori potes-
secapire doveterminava una e iniziava l’altra, e vice-
versa. Le due cittadine avevano incomune ilcom-
prensorio scolastico e, per almeno una decina d’an-
ni, la chiesacattolica. (Untempocen’erano quattro,
ma ne era rimasta una sola; tranne cheaNatale, i
suoi banchi erano sempremezzovuoti). Chilton e
Burke eranocentri urbani di serie B, e lo erano stati
anche nei momenti di massimo splendore. Erano
staticostruiti pensando alla funzionalità, non al-
l’estetica,econ iltempo finirono per ricordarea
Henry secchi di legnocon le pareticedevoli e ilfon-
do che perdeva.

Il padre di Henry, Doug Dale Junior, aveva passato
tutta la vita lavorativa alla Lancaster, un’industria di
metalli pressofusi. Henry ricordaval’illusione di
quell’epoca: il mito di un paradiso operaio, spaccia-
tosenza posa alla radio e nellecampagne elettorali.
E aveva visto suo padre trascorrere in quel paradiso
tutta la vita: era grigio, impastato di polvere di ma-
gnesio e di amianto. Doug Junior spesso si era chie-
stocome ci si potesse aspettare che una personafos-
se fiera di un lavorocosì ripetitivo che, per usare le
sue parole, avrebbe potuto fare anche una scimmia,
con una mano sola,tenendo libera l’altra per sgrul-
larsi l’uccello.
Doug Junior era un uomo altocon le spalle curve e
con unatosse seccache ormai era parte integrante
della sua persona. Gli eravenuta quando era prossi-
mo ai sessant’anni e all’orizzonte si profilava l’ago-

gnata pensione. Sul letto di morte disse a suo figlio
di nonvedere alcun senso in tutta quella fatica. «Gli
amici se nevanno, tua madre non è che abbia avuto
tuttoquestoamoreper meedevoancora finiredi
pagarelacasa».Strinse il gomitodiHenry. «E la
macchina».
Doug non avevatorto riguardo alla madre di Hen-
ry. Come molte donne della sua generazione e del
suo ambiente, era troppo intelligente per il buco in
cui l’avevanocostretta, ma tropporemissivaper
cambiare lecose. Così passò la vita sobbollendo, de-
dicandosi ossessivamente alla pulizia dellacasa ed
esprimendo la sua insoddisfazionecon sguardi as-
senti e silenzi,come se darevoceai suoi pensieri e ai
suoi sogni significasseconcederealmondo una
parte della sua anima cui non aveva diritto. Dopo la
mortedel maritositrasferìaMobile, in Alabama,
mise su chili e diventò una persona molto più piace-
vole.Ve nt’anni dopo morì nel suo letto e, guarda un
po’,con il sorriso involto.
La statale era quasi vuota. Alle tre e mezza passò
unconvoglio di Tir,conleruoteche schizzavano
l’umidità notturna. Alle quattrounacoppia di fari
apparve all’improvviso nello specchiettoretrovisore
di Henry, per poi spostarsi nellacorsia di sinistra. La
macchina—piccolaenera,conuna strisciarossa
che attraversavatetto ecofano — schizzò via. Henry
immaginò la persona alvolante, eccitata e ansiosa,
che rischiava la vita per un’illusione dicontrollo.
Facevafreddo, benché ancora non si gelasse. Era
solo l’inizio di dicembre. Gli alberi lungo la strada
tremavano privi difoglie. Laterra era dura, a tratti
marrone, a tratti brulla. La rugiada scintillava sotto i
raggi gialli dei fanali.

Henry aveva deciso di viaggiare di notte per anda-
reda Lisa Ann McManus. Gli piacevabussarealla
porta della gente appena dopo l’alba. Altri agentife-
derali preferivano l’ora delle streghe — le quattro di
notte—quando il bersaglio probabilmenteera al
colmo del disorientamento. Ma Henry aveva impa-
rato che il disorientamento induceva a decisioni in-
felici, e in duecasi aveva dovuto sparare a chi le ave-
vaprese. Entrambi erano sopravvissuti (anche se
uno aveva dovuto dire addio alla sua anca, e l’altro
avrebbe soffertodiproblemi al bassoventreper il
resto dei suoi giorni), benché più per purafortuna
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