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EMILIANO GUANELLA
SINOP (BRASILE)
L
a «capitale della soia»
brasiliana ti accoglie
con i suoi viali puliti e
alberati, i palazzi lucci-
canti delle cliniche e degli ospe-
dali privati ed i negozi di lusso.
Là dove c’era l’Amazzonia oggi
ci sono palme, sole e fuoristra-
da importati.
Sinop è una cittadina di
200.000 abitanti che, se non fos-
se per la mancanza di mare, ri-
corderebbe più Miami che lo
Stato una volta poverissimo del
Mato Grosso. Una regione che
30 anni fa era pura foresta e che
oggi è circondata da enormi
piantagioni di soia e grano o di
allevamenti di zebú, il manzo
brasiliano che si vende in tutto
il mondo. Il miracolo agricolo
brasiliano passa da questa colo-
nia fondata da un gruppo di im-
migrati italiani provenienti dal
Sud del Brasile. Figli o nipoti di
veneti, piemontesi o lombardi
in cerca di nuove terre. A Brasi-
lia governavano i militari, osses-
sionati dall’idea che si doveva
popolare la foresta amazzoni-
ca, altrimenti qualche potenza
straniera l’avrebbe invasa.
«Ocupar para nao entregar», oc-
cupare per non consegnarla ai
nemici. Centinaia di famiglie ot-
tennero così il permesso di di-
sboscare, a patto che la terra ru-
bata alla foresta diventasse abi-
tata e produttiva. I nonni di Il-
son Redivo, presidente del sin-
dacato dei produttori rurali, so-
no venuti dalla provincia di Ro-
vigo. Nel suo ufficio spicca la
bandiera brasiliana e un adesi-
vo di Jair Bolsonaro, che a Si-
nop ha preso il 72% dei voti nel-
le ultime elezioni. «I militari
hanno fatto grande questo Pae-
se. La vera dittatura è arrivata
dopo, con i governi socialcomu-
nisti di Cardoso e del PT (parti-
to dei lavoratori), che erano
contro gli interessi del Brasile.
Oggi, finalmente, abbiamo un
presidente che ha a cuore il futu-
ro del nostro Paese».
La cartina di 20 anni fa
Redivo ama ricordare l’epopea
dei primi coloni, arrivati quan-
do non c’era nemmeno una stra-
da. «Nella stagione della piog-
gia l’esercito ci portava i viveri
con gli elicotteri, stavamo tutto
il giorno in aperta campagna a
lavorare. Come ci hanno inse-
gnato i nostri nonni, che sono
scappati dalla fame dopo la
Guerra». Non c’è angolo di Si-
nop che non abbia un cognome
italiano. La sindaca si chiama
Rosana Antonelli, è stata eletta
tre anni fa con una coalizione
molto amplia di centrosinistra,
oggi sta con Bolsonaro. «Voi la
chiamate deforestazione, ma
nessuno dice che qui si rispetta
la legge, che obbliga a conserva-
re l’80% delle proprietà e sfrutta-
re solo il resto. Anche l’industria
del legno si è adeguata; sono i
primi a non volere che finiscano
gli alberi». Basta, però, confron-
tare la cartina della regione di
20 anni fa e quella attuale per ca-
pire quanta foresta se ne è anda-
ta. Sinop è la porta dell’«Amaz-
zonia legale», dove si possono
svolgere attività produttive, ma
il problema è che nessuno con-
trolla più nulla. Bolsonaro ha
smantellato i vertici dell’Ibama,
la polizia ambientale e dell’Icm-
bio, l’istituto che controlla la sal-
vaguardia delle riserve indige-
ne. La frontiera agricola oggi si
sposta a Nord, nello Stato del Pa-
rà, epicentro dei conflitti per la
terra. Gli «italiani» di Sinop vo-
gliono espandersi. Valdemir
Bellincanta coltiva soia e espor-
ta carne in 28 Paesi. «C’è molta
cattiva informazione. Non con-
divido gli eccessi di Bolsonaro,
ma ha ragione quando dice che
il mondo non può obbligarci a
trattare l’Amazzonia come un
museo. L’agroindustria è l’uni-
co settore sano della nostra eco-
nomia, che ha resistito alla crisi
degli ultimi anni».
La scommessa dei pionieri
I numeri gli danno ragione. Dal
Mato Grosso arriva il 20% della
soia brasiliana, secondo produt-
tore mondiale, 33 milioni di ton-
nellate all’anno viaggiano sulla
strada statale BR163, mille chi-
lometri in mezzo alla foresta fi-
no al porto di Itaituba. Da lì, i
container vengono messi sulle
chiatte e trasportati via fiume fi-
no all’Atlantico. La rotta via Pa-
nama, invece di quella che da
Santos va verso Oriente, ha fat-
to risparmiare 22 giorni di navi-
gazione. La Cargill e altri grandi
trader americani operano da
tempo nella regione. Bolsonaro
ha promesso di asfaltare tutta la
Br163 entro la fine di quest’an-
no, l’esercito sta terminando gli
ultimi 50 chilometri; i 1.500 ca-
mionisti che la percorrono ogni
giorno sperano con la prossima
stagione delle piogge di non ri-
manere fermi per settimane nel
fango. Ma la vera scommessa è
la Ferrograos, una ferrovia mer-
ci che potrà raddoppiare il volu-
me dei grani trasportati. Il go-
verno sta ultimando il bando di
concorso, in prima fila c’è anche
l’italiana Impregilo. Gli ambien-
talisti temono un aumento del-
la deforestazione. «La logica –
denuncia Greenpeace - è che le
rotaie affianchino la strada, ma
la faranno passare in mezzo al-
la foresta, per rubare ancora
più terra». L’ultimo dato diffuso
dall’ente spaziale brasiliano,
prima che Bolsonaro ne licen-
ziasse il direttore, mostra un au-
mento del 278% del disbosca-
mento a luglio rispetto a un an-
no fa. Terre destinate a diventa-
re pascoli e campi coltivati. Fa-
cendo crescere il Pil brasiliano e
le fortune di quei pionieri che
hanno scommesso da tempo
sull’Amazzonia. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
I militari hanno fatto grande la
nazione, la dittatura è arrivata
coi socialcomunisti. Oggi
abbiamo un presidente che ha
a cuore il futuro del Paese
Nel Mato Grosso la colonia fondata da figli di immigrati veneti, piemontesi e lombardi
Ora sono industriali e imprenditori agricoli di successo: la foresta non è un museo
Sinop, la capitale della soia
dove i pionieri italiani
disboscano l’Amazzonia
ILSON REDIVO
PRESIDENTE DEL SINDACATO
DEI PRODUTTORI RURALI
REPORTAGE
Cuiabá
SINOP
Tanguro
Cachimbo
Agua Boa
Barra do Garcas
Juara
Peixoto
de Azevedo
Juina
Colniza
Aripuanã
Utiariti
Comodoro
Vilhena
S. Miguel
de Velasco
Cáceres
Lucas do Rio Verde
Campo Verde
Rondonopolis
Stato di Mato GrossoStato di MM
Stato di Pará
Stato di Sta
Rondônia ndô
BOLIVVIA
BRASILEBB
200.
Gli abitanti di Sinop,
diventata una delle
aree più produttive per
l’agricoltura del Brasile
1) Una parte della foresta Amazzonica abbattuta
per essere sostituita da coltivazioni intensive di soia a Sinop,
nello stato di Mato Grosso 2) Oltre trenta milioni di tonnellate
di soia all’anno viaggiano sulla strada statale Br163,
mille chilometri in mezzo alla foresta fino al porto di Itaituba.
Nel Mato Grosso il 72% ha votato Bolsonaro, che ha promesso
di finire la «strada della soia»
72%
I voti presi
dal presidente
Jair Bolsonaro
nella città di Sinop
Il Brasile è il secondo
produttore di soia
al mondo, il 20% arriva
dal Mato Grosso
EMILIANO GUANELLA
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BRASILE
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