La Stampa - 08.08.2019

(Barré) #1

.


IL CASO

ALFREDO FAETTI
LIVORNO

L’ipotesi più caldeggiata al mo-
mento è anche la più spavento-
sa. Il nome tecnico è morbillivi-
rus e a oggi è l’indiziato nume-
ro uno per la moria di delfini
che sta affliggendo le coste to-
scane, con 35 carcasse recupe-
rate dall’inizio del 2019. Un da-
to che non sarebbe poi così lon-
tano dalla media degli ultimi
dieci anni, se non fosse che 18

casi si sono verificati soltanto
negli ultimi quaranta giorni.
«L’ipotesi principale per spie-
gare questa moria è un’epide-
mia di Morbillivirus – esordi-
sce la biologa marina Sabina
Airoldi, del centro studi sui ce-
tacei Tethys – Ma è, appunto,
solo un’ipotesi: occorre atten-
dere i risultati delle analisi ne-
croscopiche sulle carcasse re-
cuperate. E i tempi sono lun-
ghi». I risultati sono attesi per
la seconda metà di agosto, ma
elementi per poter formulare
alcune ipotesi comunque già
ci sono. C’è la concentrazione
dei ritrovamenti dei delfini
nell’ultimo periodo, dalla Ma-
remma alla Versilia; c’è il fatto

che la gran parte degli esem-
plari spiaggiati (14 su 18) ap-
partiene alla specie del tursio-
pe, molto diffusa nel Mediter-
raneo ma considerata mag-
giormente a rischio rispetto
all’altra specie, la stenella, in
quanto nuota più vicino alle co-
ste, con tutti i rischi che ne con-
seguono. Ci sono poi i primi ri-
sultati delle necroscopie su 7
carcasse recuperate alla fine
di luglio: gli stomaci degli ani-
mali erano quasi completa-
mente vuoti, a conferma che i
cetacei hanno avuto difficoltà
a nutrirsi.
La difficoltà a trovare cibo
comporta il consumo del gras-
so sottocutaneo, nel quale – so-

stiene la biologa Letizia Marsi-
li dell’università di Siena – so-
no concentrate le sostanze in-
quinanti presenti nel Mediter-
raneo. Compreso il Ddt. Que-
ste sostanze entrano in circolo
e indeboliscono il sistema im-
munitario dei delfini, che rea-
giscono peggio a qualunque
malattia, anche le più comuni
come la polmonite. C’è un al-
tro elemento che preoccupa:
molti esemplari morti sono
giovani e femmine. Un bel pro-
blema per quanto riguarda la
conservazione della specie, in
quanto la perdita di una fem-
mina va calcolata in termini
esponenziali. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

ALLARME DEI BIOLOGI: IPOTESI MORBILLo, A RISCHIO LA CONSERVAZIONE DELLA SPECIE

Strage di delfini nel Tirreno: 35 morti da inizio anno

MAURIZIO TROPEANO


S

e arriveranno le auto-
rizzazione necessarie
le vespe samurai che
in questi mesi i ricerca-
tori del Crea hanno allevato a
Firenze potranno essere libe-
rate e serviranno per contene-
re la diffusione della cimice
asiatica che sta devastando le
coltivazioni di ortofrutta del
Nord Italia. Tutti gli altri stru-
menti di difesa, compresi quel-
li chimici, infatti, si sono rive-
lati inefficaci e la situazione è
«allucinante», racconta Dani-
lo Pirani, direttore di una coo-
perativa agricola in provincia
di Ferrara. E spiega: «L’anno
scorso eravamo convinti che
l’invasione fosse limitata e an-
che il peso dei danni era stato
tutto sommato sostenibile. E
invece la cimice asiatica si è
sviluppata in modo esponen-
ziale e ci sta massacrando mal-
grado abbiamo messo la mas-
sima attenzione nell’utilizzo
delle reti di difesa».
L’Halyomorpha halys, arri-
vata dall’Asia orientale, depo-
sita almeno 300 uova due vol-
te l’anno e si nutre di un’am-
pia varietà di specie coltivate
e spontanee. In questi giorni
in Emilia Romagna è iniziata
la raccolta di due varietà di pe-
re precoci con danni in media
tra il 20 e il 60% della produ-
zione. Ad altri è andata peg-
gio: «Due giorni fa ho incon-
trato un produttore in lacri-
me, ha perso tutto. Non ci so-
no assicurazioni contro questi
danni». Dal Veneto arriva l’e-
co del grido d’allarme di Fau-
sto Bertaiola: «Impressionan-
te, non sappiamo come difen-
derci. Le reti hanno fermato
gli adulti, ma le femmine han-
no depositato le uova e i picco-
li sono riusciti a passare tra le
maglie devastando molte col-
tivazioni». La Coldiretti parla
di un’emergenza nazionale:
«Nel solo Veneto i danni alle
produzioni di mele, pere, pe-

sche e kiwi hanno raggiunto i
100 milioni, quasi 80 solo nel-
la provincia di Verona. In alcu-
ne zone del Friuli Venezia Giu-
lia, è andato perso il 100% del
raccolto di pere e mele». In
Lombardia, invece, ha attac-
cato anche la soia e il mais.
Non va meglio in Piemonte.
Giacomo Ballari, presidente
della fondazione Agrion a cui
la Regione ha affidato il moni-
toraggio e il coordinamento
della lotta alla cimice, raccon-
ta: «L’insetto si sta adattando
ad un’alimentazione basata
sulle nostre varietà colturali.
Adesso siamo preoccupati per
le nocciole». Ballari, però, ha
raccolto per la prima volta «se-
gnalazioni» dalla Liguria e an-
che dal Sud.
Per Coldiretti fino ad oggi i
danni ammonterebbero a 250
milioni. Ma si tratta di una sti-
ma provvisoria, che non tiene
conto delle ricadute negative
sull’industria. Davide Vernoc-
chi, produttore ma anche coor-
dinatore ortofrutta per Allean-
za delle Cooperative agroali-
mentari: «La situazione è im-
pressionante, ci sarà sicura-
mente una minor produzione
di qualità con meno richiesta
di lavoratori stagionali nella
trasformazione. È possibile
un taglio del 30% della mano-
dopera a tempo». Ma è «una
percentuale in difetto». Si spie-
ga così perché Vernocchi, con
Giorgio Mercuni, presidente
di Alleanza Cooperative, ab-
biano chiesto al governo la
convocazione di un tavolo in-
terministeriale di crisi. L’altro
giorno il leader della Cia-Agri-
coltori italiani, Dino Scanavi-
no, ha sollevato il problema
con il premier Giuseppe Con-
te. E si sono mossi anche gli as-
sessori all’agricoltura del
Nord: sollecitano un incontro
con i ministri di Agricoltura e
Ambiente per definire un pia-
no di azione organico e, so-
prattutto, le risorse economi-
che da mettere in campo a so-
stegno del mondo agricolo. —
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Il crea

“La vespa samurai è l’antagonista naturale

Se c’è l’ok si potrà usare l’anno prossimo”

IL CLIMA CHE CAMBIA

La grande parte
degli esemplari spiaggiati
nelle ultime settimane:
“Deceduti anche per la
difficoltà di trovare cibo”

L’insetto attacca mele, pere e kiwi nel Nord Italia. Adesso minaccia anche le nocciole

Si contano danni per 250 milioni, possibili ripercussioni sui lavoratori stagionali

Il flagello della cimice asiatica

Sta divorando la frutta italiana

L’Halyomorpha halys, arrivata dall’Asia orientale, si nutre delle no-
stre specie di frutta e deposita almeno 300 uova due volte l’anno.
Sopra, a destra, la vespa samurai, allevata per mangiarne le larve

«Servono ancora un paio di
mesi per chiudere le prove e i
dossier. La nostra ricerca ha
dimostrato che la vespa samu-
rai è l’antagonista naturale
per combattere la cimice asia-
tica. Adesso per poterla utiliz-
zare nei campi serve solo l’au-
torizzazione governativa».
Pio Federico Roversi è il diret-
tore del centro di ricerca dife-
sa e sperimentazione del Crea
da più di un «anno sta studian-

do le capacità di contrasto di
una varietà di vespa samurai
importata dagli Usa». Dal suo
punto di vista anche l’analisi
costi e benefici sul suo impie-
go è stata positiva. «Noi abbia-
mo messo a punto una tecni-
ca di allevamento in grado di
produrne una grande quanti-
tà. Se arriveranno le autoriz-
zazioni nella prossima stagio-
ne si potranno schierare que-
sti antagonisti naturali».

GIOVEDÌ 8 AGOSTO 2019LASTAMPA 13
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