La Stampa - 08.08.2019

(Barré) #1
.

VINCENZO
SANTANGELO (M5S)

AMEDEO LA MATTINA
SABAUDIA

S

gancia la bomba atomi-
ca? Alla fine no, solo
qualche bombetta con-
venzionale ma non
manda tutto all’aria, solo per il
momento, come molti leghisti
sostenevano nel pomeriggio,
dopo l’incredibile mattinata al
Senato. Ancora avvertimenti,
«o si fa al 100% quello che ser-
ve agli italiani o ci stringiamo
la mano e ci salutiamo». Il pre-
mier Giuseppe Conte lo ha fer-
mato per il momento. Anche
Luigi Di Maio sembra disponi-
bile a cedere ancora. Si vedrà
nei prossimi giorni.
«È davanti a tutti che in que-
sti ultimi mesi qualcosa si è rot-
to tra noi e i 5 Stelle», ammette
Salvini. Ancora non c’è un recu-
pero dei rapporti arrivati ai mi-
nimi termini. Oggi nuovo
round di incontri a Palazzo Chi-
gi. Forse si va verso un rimpa-
sto e una revisione del contrat-
to di governo in versione leghi-
sta. Ipotesi, ma l’aria tra alleati
è pessima e al Quirinale sono al
corrente. Nulla è escluso. «Non
mi interessano rimpastini o
rimpastoni, due ministri in più
o in meno, se bisogna fare una
scelta occorre farla in fretta.
Non ho tempo da perdere».
L’attesa è durata tutta la gior-
nata, con i leghisti di poche pa-
role o con il cellulare spento.
«Parla di capo - dicono tutti - è
lui che tira le somme e fa un bi-
lancio di questa esperienza di
governo». Alla fine della gior-
nata Salvini arriva a Sabaudia
e carica a pallettoni il suo comi-
zio serale, dopo avere annulla-
to il primo appuntamento a Sa-
baudia e ad Anzio del suo bea-
ch tour che lo porterà in Abruz-
zo, Puglia, Calabria e Sicilia.
Sembra l’inizio di una deva-
stante campagna elettorale, la
fine dell’esperimento giallover-
de. Conferma l’incontro serale
con il suo elettorato ma prima
va a Palazzo Chigi per incontra-
re il premier Giuseppe Conte e
in tarda serata sale sul palco in
Piazza del Comune in pieno sti-
le littorio (come molte piazze
in provincia di Latina) con un
campanile in cui c’è scritto l’at-
to fondativo della città, con tan-
to di citazioni di Mussolini. «Ra-
gazzi così mi mettete nei guai,
ma la storia è storia», dice da-
vanti a un migliaio di persone.
Poi parla di cosa si aspetta
dagli alleati. «L’ultima cosa
che ci interessa è avere qual-
che ministro in più. Anzi i sette
ministri della Lega sono a di-
sposizione del popolo italia-
no. Noi stiamo al governo se
possiamo fare le cose, altri-
menti torniamo a sentire la vo-
stra voce. In ogni caso non mi
uscirà mai una parola contro
Conte e Di Maio, comunque va-
da a finire».

«Non sono fatto per le mez-
ze misure, stare lì a scaldare la
sedia non è fatto per me, o si
fanno le cose o meglio stringer-
si le mani e salutare». Ecco, di-
ce Salvini «ci aspetta un perio-
do bello tosto anche guardan-
do in Europa. O riusciamo a fa-
re quello che serve agli italiani
o non ci interessa continuare a
litigare».
C’è una pausa di riflessione
in extremis. Salvini è stato fer-
mato dal premier Conte e da Di
Maio nel vertice del pomerig-

gio. Gli hanno promesso un
rimpasto nonostante lui ne-
ghi? Gli hanno offerto su un
piatto d’argento la testa dei mi-
nistri grillini Toninelli, Costa e
Trenta? Si farà la flat tax come
vuole la Lega con deficit al 2%
smentendo il responsabile
dell’Economia Giovanni Tria?
Tutte domande che rimango-
no ieri sera senza risposta. Da
Palazzo Chigi però cercano di
spegnere l’incendio e fanno sa-
pere che l’incontro è stato «lun-
go pacato e cordiale». La tratta-
tiva è in corso, una corsa con-
tro il tempo. Conte, Di Maio e
Salvini si rivedranno anche og-
gi. Il leader leghista infatti ha
annullato le tappe abruzzesi
tranne quella delle 21,30. An-
che Conte annulla la conferen-
za stampa per oggi.
L’incredibile mattinata al Se-
nato sulle mozioni pro e contro
la Tav, con due indicazioni op-
poste date dai banchi del gover-
no, ha confermato alla Lega che
rimanere alleati con i 5 Stelle or-
mai è diventata una continua
contorsione ipocrita. Ma la via
d’uscita ancora non sembrava
arrivata e così cosa farà Salvini
rimane per tutta la giornata un
mistero fitto. Il ministro dell’In-

terno ha voluto partecipare a
tutte le votazioni di Palazzo Ma-
dama, marcando la distanza da
Di Maio. Ha fatto dire al suo ca-
pogruppo Molinari che ci saran-
no «conseguenze politiche», la-
sciando galoppare l’immagina-
zione dei giornalisti e terroriz-
zando i grillini che temono la cri-
si di governo, le elezioni politi-
che e di non tornare più in Parla-
mento. Ma sembrava chiaro, a
chi conosce il pensiero di Salvi-
ni, che il momento di rompere
non è arrivato: è la manovra
economica il bivio, quando i se-
parati in casa dell’Esecutivo do-
vranno decidere come abbassa-
re le tasse e trovare i 23 miliardi
per evitare di far aumentare l’I-
va. Era girata pure la voce che la
Lega avrebbe presentato una
mozione di sfiducia per il mini-
stro Danilo Toninelli. C’è poi
un altro motivo che consiglie-
rebbe il Carroccio di aspetta-
re: la nomina del commissario
europeo. Salvini fa chiaramen-
te intendere di aver indicato a
Conte il ministro Centinaio:
«Spero che nella commissione
Ue ci sarà una persona che di-
fende gli interessi degli agricol-
tori italiani». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

FABIO MARTINI
ROMA


Il fuor d’opera è andato in sce-


na quando non se l’aspettava
più nessuno. E nel luogo più


anacronistico di tutti, in una
politica oramai tutta post e


tweet: la vecchia aula di palaz-
zo Madama. Davanti all’as-


semblea del Senato, da due
ore il dibattito stava andando


avanti secondo il copione im-
maginato: i senatori Cinque


stelle attaccavano (senza furo-
ri) la Tav e i senatori leghisti la
difendevano con argomenti


ragionevoli. Un gioco delle
parti che avrebbe consentito


ad entrambi di fare il proprio
“incasso”: le mozioni a favore


della Torino-Lione avrebbero
ottenuto più voti, ma col no


corrucciato dei pentastellati.
E il governo? Pur rigorosa-
mente separato sui banchi del
governo (i ministri della Lega
seduti da una parte a fianco di
Matteo Salvini, quelli a cin-
questelle da un’altra e il pre-

mier assente), l’esecutivo sem-
brava destinato ad andare
avanti, facendo finta di nulla.
Ma ad un certo punto nel
pieno della rappresentazione
è andata in scena una sequen-

za senza precedenti. La presi-
dente di turno dell’aula, Anna
Rossomando, del Pd, nella
più assoluta ritualità: ha an-
nunciato: «Ha facoltà di parla-
re il rappresentante del gover-
no, al quale chiedo di esprime-
re il parere sulle mozioni rap-
presentate...».
Un filo di suspence in aula,
con una domanda che serpeg-
gia: e ora con che voce parlerà
il governo? Nessuno però rie-
sce ad immaginare quel che
sta per accadere. Si alza per
primo il sottosegretario alla
presidenza del Consiglio Mau-
rizio Santangelo, un architet-
to trapanese dei Cinque stel-
le, ma un attimo prima che
apra la bocca, al suo fianco si
alza anche il viceministro

dell’Economia, il leghista Mas-
simo Garavaglia.

Il colpo di scena
Lassù sulla poltrona della Pre-
sidenza, la Rossomando,
spiazzata, sussurra: «Tutti e
due? Mi era stato anticipato
che...». Garavaglia brucia sul
tempo il collega e dice: «La po-
sizione della Lega sulla Tav è
nota da tempo, quindi invitia-
mo a votare a favore del pro-
getto Tav e contro chi blocca il
Paese». Un’ eccentrica dichia-
razione di voto, quella del le-
ghista, perché era il momento
del governo. Lo “scatto” di Ga-
ravaglia produce un gesto di
stizza nel sottosegretario a
cinque stelle, che prende la pa-
rola subito dopo: «Interven-

go, non a titolo personale, ma
a nome del governo, che si ri-
mette al parere dell’aula».
A quel punto la scena ma-
dre era consumata. Non si era
mai visto in un’aula parlamen-
tare che, a nome del governo,
prendessero la parola due di-
versi esponenti, oltretutto
proponendo due interventi
contrapposti. Fino a quel mo-
mento era a tutti noto che den-
tro la maggioranza esisteva-
no due partiti in conflitto per-
manente tra loro, ma alle 11
del 7 agosto 2019 si è prodot-
ta la novità: si sono presentati
nell’aula del Senato due go-
verni. Un nonsense politico.
E a quel punto i senatori più
avvertiti hanno capito che era
in atto una provocazione le-

ghista e il gioco delle parti - an-
dato in scena fino a quel mo-
mento - si è interrotto. Sui ban-
chi del governo, dove nel frat-
tempo era arrivato anche Lui-
gi Di Maio, è sceso il gelo
dell’incomunicabilità: i mini-
stri dei due partiti, affiancati,
non si sono rivolti la parola. In-
tanto gli interventi dei senato-
ri proseguivano: ognuno veni-
va applaudito dai colleghi del
proprio gruppo nel silenzio
degli altri.

L’ultimatum
E’ toccato al capogruppo della
Lega Massimiliano Romeo al-
ludere al colpo di grazia: «Chi
oggi dice no alla linea Tav si
prenderà la responsabilità po-
litica delle scelte che consegui-

ranno nei prossimi giorni e
nei prossimi mesi». Matteo
Salvini, che durante tutta la
seduta, non aveva seguito nes-
sun altro intervento, in que-
sto caso prima approvava con
lo sguardo e poi gratificava
con un applauso le parole del
suo capogruppo.
Certo, Romeo ha lasciato
aperto un dubbio non da po-
co: serviranno giorni o mesi
per far maturare le scelte del-
la Lega? Una voluta dose di
ambiguità col quale il capo-
gruppo leghista lasciava al
suo leader Matteo Salvini i
margini per completare l’ope-
ra.
E quanto alle mozioni sulla
Tav, tutto è andato secondo le
previsioni. La mozione del

M5s contraria all'opera, è sta-
ta bocciata, con 181 no e 110
sì, mentre le altre, tutte favore-
voli alla Tav, venivano appro-
vate, tra cui quelle dei due
principali partiti di opposizio-
ne, Pd e Forza Italia.
La presidente del Senato Ca-
sellati, tornata a prendere le
redini dell’aula, ha sciolto le ri-
ghe impegnandosi in una pre-
visione («So che ora tutti scap-
peranno, come quando a scuo-
la suona la campanella») che
ha tardato a realizzarsi. I sena-
tori leghisti e cinque stelle so-
no sciamati verso la buvette ri-
petendosi tutti la stessa do-
manda: ma cosa deciderà Sal-
vini? Per saperlo trascorreran-
no nove lunghe ore. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

SIMONE
VALENTE (M5S)

STEFANO
BUFFAGNI (M5S)

MASSIMO
GARAVAGLIA (LEGA)

MAGGIORANZA IN BILICO

Ministri in trincea e minacce


Il sì alla Tav fa vacillare il governo


Il Senato boccia la mozione grillina contraria all’opera. Approvate quelle favorevoli


11

L’ora in cui è cominciato
in Senato il voto sulle
mozioni pro

e contro la Tav

ANSA/ANGELO CARCONI

Può esistere un governo
peggiore di questo?
Aspetta e vedrai.

Per il commissario Ue

vuole Centinaio:
“Serve uno che

difenda gli agricoltori”

STEFANO
CANDIANI (LEGA)

MAGGIORANZA IN BILICO

LAPRESSE

MARCO
BUSSETTI (LEGA)

GIULIA
BONGIORNO (LEGA)

MATTEO
SALVINI (LEGA)

A sinistra, la boccia-
tura, in Senato, del-
la mozione Cinque-
stelle contraria alla
realizzazione della
Torino-Lione : 181
voti contrari, 110
favorevoli. A destra,
durante la votazio-
ne delle mozioni sul-
la Tav, la minoranza
ha espresso il suo
dissenso nei con-
fronti della maggio-
ranz a

Quando viene data
la parola all’esecutivo

un leghista ruba
il tempo a un 5S

181

I voti contro
la mozione M5S

per il blocco
della Torino-Lione

GIAN MARCO
CENTINAIO (LEGA)

ERIKA
STEFANI (LEGA)

LUIGI
DI MAIO (M5S)

RICCARDO
FRACCARO (M5S)

LAURA
CASTELLI (M5S)

DANILO
TONINELLI (M5S)

Voci di cambi al vertici di Trasporti, Ambiente e Difesa

Rimpasto più vicino


Salvini stoppa la crisi


e tratta con gli alleati


Il comizio di Matteo Salvini ieri sera a Sabaudia

PROFEZIE

JENA

[email protected]

ANSA

RETROSCENA

Favorevoli alla Tav

Contrari alla Tav

BARBARA
LEZZI (M5S)

LUCIA
BORGONZONI (LEGA)

2 LASTAMPAGIOVEDÌ 8 AGOSTO 2019
PRIMO PIANO

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