La Stampa - 08.08.2019

(Barré) #1
.

Quell’incontro nello spazio che mi ha aperto il cuore all’accoglienza

LI


LETTERE

& IDEE

L’ESTATE DELLA LUNA

LA MIA RIVOLUZIONE

AMALIA SANTIANGELI
TORINO

C

omincerò rispondendo
a nome della Luna.
Una vita trascorsa in
una dimensione distac-
cata, distante, solitaria, mossa in
una quotidianità relativa ma or-
ganica, ritmata sul moto di una
danza lenta ma ordinata e condi-
visa con altri simili a lei.
Un vedere senza saper comuni-
care, un’attesa paziente, un’am-
mirazione per quel pianeta dai
tanti colori, come pure per tutte
quelle stelle luminose e vivaci.
Ogni tanto un domandarsi il
perché di tante differenze, di tan-
ta distanza, di tanta pesante soli-
tudine.
Un giorno qualcosa è cambia-
to, dal pianeta colorato ha visto
partire, e via via sempre più avvi-
cinarsi, qualcosa.
Un po’ spaventata ha vissuto in
tensione questo arrivo.
L’incontro con chi è sceso dalla
navicella è stato frastornante, bel-
lissimo, innamoramento fin dal
primo passo sulla sua superficie.
Non aveva possibilità di ricam-
biare la visita se non con un’acco-
glienza disponibile, un ascolto in-
teressato e una grande nostalgia,
fu felice che le fosse lasciata quel-
la bandiera colorata e ben visibi-
le in dono. Leggero vezzo ma di
intrinsicità profonda.
Da allora nuovamente tempo
di attesa, però differente perché
arricchito dalla certezza di un al-

tro possibile incontro futuro.
Ecco, questa è la storia di Sorel-
la Luna.
Sintesi di tutte le nostre dove si
può narrare ciò che ci ha cambia-
to la Vita.
Se mi avessero posto questa do-
manda da bambina avrei rispo-
sto, senza ombra di dubbio, che
era stato l’incontro con la malat-
tia che aveva colpito mia mam-

ma, portandosi dietro una visio-
ne sfiduciata e pessimista di quel-
lo che avrebbe potuto attender-
mi all’orizzonte.
Con gli anni però ho fatto e avu-
to tanti incontri e ognuno per quan-
to breve e fugace, ha un qualche
modo rivoluzionato il mio pensie-
ro, modificato il mio respiro, allar-
gato le mie prospettive, fattami
sentire partecipe di un misterioso,

complicato, talvolta doloroso ma
affascinante ingranaggio.
Vi sono stati gli incontri con la
cultura, il lavoro, le nascite, le
morti.
Ognuno di questi, come scato-
le cinesi o matriosche russe, cela-
va e custodiva al suo interno sor-
prese, soprattutto in termini di re-
lazioni umane da affrontare, vi-
vere, intessere le amicizie a parti-
re da quelle nate sui banchi di
scuola fino ad arrivare a quelle
sul lavoro, i vicini di casa, i primi
amori, il marito, i figli, i sacerdoti
e i parrocchiani delle varie comu-
nità abitate, senza tralasciare le
tante persone incrociate lungo la
propria strada che per qualche
motivo hanno fissato il loro
sguardo, la loro fiducia, le loro
confidenze in un momento fuga-
ce di condivisione ma che ha la-
sciato un’ impronta.
Non posso, non riesco a dare
una risposta univoca e a narrare
cosa ha cambiato la mia vita, in
sintesi sicuramente incontri e re-
lazioni.
Siamo tutti piccole e grandi lu-
ne in attesa, in tensione all’acco-
glienza, con grandi capacità di
amare, ma con la possibilità,
spesso il dovere, di farci altro an-
dando verso il domani, contri-
buendo a costruire ponti, dare
ascolto, mutare il nostro sguar-
do, magari poggiando i nostri oc-
chiali e imparando a osservare
con occhi diversi, forse meglio an-
cora affidandoci a occhi chiusi.

1969 - 2019

T

anto per far parlare le cifre, in
giugno l’indice della produzione
industriale della prima econo-
mia dell’Unione europea è cadu-
to dell’1,5 per cento rispetto al
giugno 2018, contro una flessio-
ne dell’1,2 per cento in Italia; nell’intero se-
condo trimestre, secondo le prime stime, il Pil
italiano è rimasto stazionario rispetto allo
stesso periodo dell’anno scorso mentre quello
tedesco è andato un po’ meglio ma le prospet-
tive del settori trainanti, in particolare dell’in-
dustria manifatturiera, sono in picchiata per
il resto dell’anno.
Perché questa debolezza dell’economia
più forte d’Europa? Le cause
vanno da fattori esterni come la
guerra commerciale tra Stati
Uniti e Cina, ambedue grandi
clienti di Berlino e ambedue
pronti a “punire”, con dazi o in
altro modo, chi commercia con
il “nemico”, a fattori interni co-
me la debolezza di alcune ban-
che importanti, i non brillanti risultati di mol-
te grandi imprese, la bolla immobiliare che
porta i tedeschi – cittadini di un paese che in-
vecchia – a risparmiare sui consumi correnti
pur di comprarsi una casa.
Se la Germania prende il raffreddore, l’Ita-
lia può prendersi la polmonite. E una polmo-
nite economica è l’ultima cosa di cui abbia-
mo bisogno. Perché questo possibile effetto
negativo? Perché la Germania è il nostro mi-
gliore cliente. Le nostre esportazioni indu-
striali verso la Germania superano sensibil-
mente il miliardo di euro alla settimana e co-
prono tutto l’arco della produzione, dagli ali-
mentari alle auto, dalla metallurgia alla chi-
mica. Non bisogna poi dimenticare i flussi tu-
ristici: le presenze dei turisti tedeschi sono

nettamente superiori a quelle complessive
di francesi, inglesi e americani.
Nel grande cambiamento tecnologico in
corso, è pressoché impossibile calcolare quan-
to ci “costerebbe”, in termini di mancata cre-
scita e minore occupazione, una sia pur mode-
rata e relativamente breve recessione tede-
sca. In ogni caso, sarebbe sufficiente a trasfor-
mare le nostre prospettive per il 2020 da palli-
damente positive a nettamente negative.
Una Germania in crisi economica fa paura
all’intera economia mondiale; ieri, un com-
mento dell’agenzia Reuter’s ha definito “da
paura” (“scary”), appunto, questa prospetti-
va e a maggior ragione dovrebbe preoccupar-
si l’Italia. Alcuni effetti negativi, con un ral-
lentamento delle prospettive di crescita, so-
no già comparsi in una delle
province più dinamiche, quella
di Brescia, per l’affievolirsi de-
gli ordini tedeschi, specie nel
settore metallurgico e in quello
meccanico.
Forse sarebbe bene che stac-
cassimo per un momento gli oc-
chi dalla scena politica interna e
considerassimo quello che sta
succedendo intorno a noi. È chiaro che da
questa situazione si può uscire soltanto in am-
bito europeo e richiede da parte di tutti una
maggiore collaborazione e non le polemiche
artificiose che hanno portato l’Italia a prende-
re pericolosamente le distanze dal resto
dell’Europa e a perdere così peso politico.
Un’Europa maggiormente unita e maggior-
mente determinata potrebbe non solo essere
più flessibile sui deficit di bilancio dei paesi
dell’Unione ma anche dotarsi di nuove com-
petenze - a partire da quelle in materia clima-
tica – e finanziarle direttamente svolgendo
così un’azione di impulso economico che pas-
si sopra a quella dei singoli governi. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

L’autrice dell’articolo rievoca l’evento di cinquant’anni fa

SULL’ORLO

DELLA CRISI

BALNEARE

SE LA GERMANIA
PRENDE
IL RAFFREDDORE
L’ITALIA RISCHIA
LA POLMONITE

IL RISCHIO

DEL DOMINO

NEI MUSEI PER SENTIRE

IL PROFUMO DELL’ARTE

L’estate della Luna: raccontate
che cosa vi ha cambiato la vita

50 anni fa, la rivoluzione della conquista della
Luna. La notte del 20 luglio 1969, l’impresa
dell’Apollo 11. Ad agosto, lo spazio di questa
pagina dedicato alle lettere, si aprirà ai racconti
di voi lettori: qual è stato l’evento che ha
cambiato la vostra vita negli ultimi 50 anni?
Scrivetelo (se volete aggiungete una foto),
speditelo alla Stampa con lettera o e-mail, e lo
pubblicheremo. Questa diventerà - ad agosto -
la pagina della vostra rivoluzione. Buona
scrittura.

A

lla quale, nel drammati-
co colloquio serale a Pa-
lazzo Chigi di Salvini
con Conte, se ne sareb-
bero aggiunte due più
pesanti: fuori anche la
ministra della Difesa Trenta, che figu-
ra ai primi posti nella lista salviniana
di “quelli che dicono sempre no”, e
quello dell’Ambiente Costa, fresco re-
duce da una polemica sul giro in mo-
to d’acqua della polizia del figlio del
Capitano. Nel mirino del quale reste-
rebbe anche Tria, ministro dell’Eco-
nomia contrario a un’altra legge di
stabilità in deficit per realizzare la
flat tax voluta dalla Lega.
Ora, quel che i protagonisti di que-
sta vicenda fingono di ignorare, ma
non possono non sapere, è che in set-
tant’anni di vita politica repubblica-
na non s’è mai visto un rimpasto sen-
za crisi. Lo dimostra tutta la storia del-
la Prima Repubblica, nella quale ap-
punto i governi cadevano mediamen-
te ogni otto mesi (tranne rarissime ec-
cezioni) proprio per favorire una ro-
tazione di incarichi, peraltro non nel-
la prima fila di poltrone, che serviva
ad accontentare i mutevoli equilibri
delle correnti democristiane. Insom-
ma è del tutto fuori della realtà la so-
la idea che Conte chieda e ottenga le
dimissioni di tre ministri, trasforman-
doli in capri espiatori del malfunzio-
namento di un’alleanza manifesta-
mente finita per altre ragioni e per in-
compatibilità dei programmi dei due
partiti che la formavano. Ammesso
che il premier possa presentarsi al

Quirinale con in mano le dimissioni
dei membri del suo governo - il che è
tutto da vedere - ne riceverebbe la ri-
chiesta di dimettersi egli stesso, per
verificare con un giro di consultazio-
ni e un passaggio parlamentare, se
esistono le condizioni per varare un
Conte-bis (se cioè il Movimento Cin-
que Stelle è disposto ad accettare la
pesante umiliazione del licenziamen-
to dei suoi ministri), o più probabil-
mente avviare lo scioglimento delle
Camere, non prima di aver insediato
un governo incaricato soltanto di por-
tare gli elettori alle urne.
Le cose stanno a questo punto.
Salvini e Di Maio sono i primi ad
averlo capito e la sensazione, anco-
ra una volta, è che non siano pronti
ad andare fino in fondo. Resta il fat-
to che il fragile equilibrio su cui si
reggeva la loro alleanza è saltato e
la maggioranza giallo-verde s’è
spaccata al Senato sulla Tav. Per ri-
metterla insieme, occorre che i due
alleati-avversari riannodino il filo,
scegliendo magari come minimo
comune denominatore la caduta
della sola testa di Toninelli, che il
Movimento consegnerebbe, facen-
done una sorta di martire della
Tav, e circoscrivendo il territorio
della rottura alla bocciatura parla-
mentare del ministro. Un ennesi-
mo rinvio, per paura del peggio, in
attesa della nomina del commissa-
rio europeo prevista per il 26 ago-
sto, e della resa dei conti finale sul-
la manovra d’autunno. Al tavolo di
un poker in cui i soldi non corrono
mai per davvero. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

A

pensarci bene poteva accadere
soltanto in Italia, il Paese che più
profuma d’arte al mondo. Da
qualche giorno alla Pinacoteca di
Brera è possibile annusare un
quadro, o meglio, un capolavoro.
Un modo per carpire la fragranza di un’epoca,
senza timore di essere bloccati dalla vigilanza
passando per feticisti del Bello o, peggio, per la-
dri. Anche se stiamo parlando di odore, non è
un pesce di Ferragosto.
Il museo diretto da James Bradburne ha deci-
so di offrire al suo pubblico qualcosa in più dell’e-
sperienza estetica visiva, aprendosi agli altri sen-
si, dall’olfatto al tatto. Lo fa con capolavori come
L’adorazione dei Magi di Gaudenzio Ferrari che,
nella decima sala è introdotta dalle note acri
dell’esotica mirra e dalla Madonna col Bambino e
i Santi Pietro e Paolo, Ansovino e Gerolamo di Car-
lo Crivelli, avvolta dalle ammalianti note del li-
lium candidum che a breve si mischierà all’incen-
so. Il matrimonio fra arte e olfatto si deve a quel-
lo fra Pinacoteca di Brera e Lorenzo Villoresi, stu-
dioso di filosofia antica, maestro delle fragranze
e fondatore del Museo del Profumo. Nozze cui
hanno applaudito i visitatori - turisti stranieri in
testa - che si dicono «stregati» non solo dall’idea
di farsi inebriare dall’odore della scena descritta
nel Vangelo di Matteo, ma anche di potere (e que-

st’esperienza verrà offerta a breve) accarezzare
con i polpastrelli il raso dell’abito indossato dalla
fanciulla de Il Bacio di Hayez.
Il profumo dell’arte, insomma, esce dalla me-
tafora e per alcuni imbocca la scorciatoia della
cultura che si fa show per macinare utile (mecca-
nismo ben descritto da Neil e Philp Kotler nel vo-
lume Marketing dei musei). Per altri invece l’idea
della multisensorialità applicata all’arte sarebbe
piaciuta allo stesso inventore del termine «esteti-
ca»: Alexander Gottlieb Baumgarten. Sua è infat-
ti la tesi dell’oggetto artistico inteso come rappre-
sentazione sensibile che stimola l’intera fanta-
sia. La novità non sta in piedi neppure grazie al
puntello filosofico? La Pinacoteca di Brera è sem-
pre la Pinacoteca di Brera. E se la spettacolarizza-
zione aumenta il pubblico i puristi della fruizio-
ne dell’opera d’arte devono farsela piacere. Se-
condo loro di questo passo si arriverà ad accom-
pagnare l’Ultima cena di Leonardo con la fragran-
za del pane che si trova sul tavolo, ma in tutto il
mondo ormai è dimostrato che i musei non pa-
reggiano i bilanci senza farsi venire idee sempre
nuove, e il pubblico apprezza quella di annusare
i dipinti. D’altronde, come scriveva Antoine de
Saint-Exupéry, nel Piccolo Principe «L’essenziale
(e non c’è nulla di più essenziale di un profumo)
è invisibile agli occhi». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

La Stampa
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Il numero del giorno

2 milioni e mezzo


I bambini italiani under 12 in vacanza al mare ad agosto

Contatti
Le lettere vanno inviate a
LA STAMPAVia Lugaro 15, 10126 Torino
Email: [email protected]
Fax: 011 6568924
Anna Masera
Garante del lettore: [email protected]

MARIO DEAGLIO

TM

INDIRIZZI
Via e-mail: [email protected]
Via posta: Via Ernesto Lugaro 15, Torino


  1. Sulla busta, oltre a nome, cognome
    e indirizzo, scrivere: «La mia rivoluzione».
    Le eventuali fotografie inviate saranno resti-
    tuite.


Sono circa due milioni e mezzo i bambini italia-
ni under 12 anni che faranno vacanze al mare
in agosto. E' quanto emerge da un'analisi con-
dotta dal pediatra Italo Farnetani, docente del-
la Libera università degli Studi di scienze uma-
ne e tecnologiche di Malta, "in base alle rileva-
zioni effettuate sulle vacanze degli italiani ad

agosto, incrociate con i dati Istat e con mie pre-
cedenti ricerche sulle abitudini dei genitori ita-
liani". "In questo periodo, come si è rilevato da
tempo - afferma il pediatra - la durata media
della vacanza dei genitori, soprattutto ad ago-
sto, è di una settimana o al massimo due. In
questa situazione noi ci troviamo di fronte a ge-

nitori che difficilmente porteranno via dalla
spiaggia i bambini dalle 11 alle 16, come racco-
mandato dai pediatri, proprio per il numero limi-
tato di giorni di vacanza - riflette il pediatra -
Ma se mamme e papà sono preoccupati per i ri-
schi sotto il sole, li possiamo tranquillizzare: ba-
stano creme solari e giochi all'ombra”.

EMANUELA MINUCCI

MARCELLO SORGI

LA STAMPA
Quotidiano fondato nel 1867


DIRETTORE RESPONSABILE
MAURIZIO MOLINARI
VICEDIRETTORI
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Illustrazione di Camilla Zaza

22 LA STAMPAGIOVEDÌ 8 AGOSTO 2019


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