La Stampa - 08.08.2019

(Barré) #1

.


“Adesso la Tav

è un’opera

irreversibile”

Il governatore Cirio canta vittoria


Esultano anche le madamine del Sì:


“Abbiamo dato la spinta decisiva”


“Nessuna paura


Bloccheremo


quel cantiere”


Il movimento No Tav non si ferma


“Avanti con la lotta in Val Susa”


Il silenzio dalla sindaca Appendino


ANDREA ROSSI
TORINO

«Sei stato di parola». Risposta:
un sole raggiante. Nello scam-
bio di messaggi tra Matteo Sal-
vini e l’ex sottosegretario
dell’ultimo governo Berlusco-
ni, Mino Giachino, uno degli
animatori delle piazze Sì Tav,
si condensano molte delle ra-
gioni alla base del Sì alla Tori-
no-Lione. Perché se l’esito era
scritto nei numeri e nei contrat-
ti - quelli che impedivano all’I-
talia di bloccare l’opera senza
pagare robuste penali e incri-
nare i rapporti con Francia ed
Europa - la svolta politica si è
concretizzata nelle piazze Sì
Tav di Torino, la molla che ha
fatto virare l’orientamento di
Matteo Salvini.
C’è stato un momento in cui
il leader della Lega era pronto
a cedere al Movimento 5 Stel-
le, dando ascolto a chi - come
l’ex sottosegretario Edoardo
Rixi - avrebbe voluto dirotta-
re gli investimenti sul corrido-
io Marsiglia-Genova. Poi Tori-
no ha riempito una piazza, il
10 novembre: c’erano espo-
nenti della società civile, mol-
te persone comuni, le associa-
zioni di categoria, gli impren-
ditori, quel ceto produttivo
che da sempre guarda al cen-

trodestra. La volta successiva,
il 12 gennaio, c’erano anche
sindaci e imprenditori di ogni
colore politico arrivati da tut-
to il Nord.
In quel momento Matteo
Salvini ha virato, ha fatto della
Tav una cambiale per la so-
pravvivenza del governo. E, in
assenza di un’intesa politica
dentro il governo, hanno pesa-

to i numeri. «Già, quelli conte-
nuti nelle 22 lettere cui il mini-
stro Toninelli non ha mai rispo-
sto», racconta Paolo Foietta,
ex commissario di governo,
uno dei nemici giurati dei Cin-
questelle. «Lì c’era tutto quel
che serviva per decidere».
Ma è l’emergere per la pri-
ma volta di un movimento Sì
Tav, capace di mobilitarsi, ad
aver fatto la differenza, orien-
tando gli umori della politica.
Giachino ne è convinto: «Ab-
biamo reso un servizio al Pae-
se e ripreso un’opera che ri-
schiava di saltare». «La mobili-
tazione attiva di tanti cittadini
ha dato una spinta decisiva»,
aggiunge il comitato Sì Torino
va avanti, fondato da sette don-
ne e costola dell’organizzazio-
ne delle manifestazioni.
Un ruolo, per nulla margina-
le, l’ha giocato anche il siste-
ma produttivo, capace - una
volta tanto - di parlare con
una sola voce e far della Tav
un tema di rilevanza naziona-
le: per la Torino-Lione sono
stati convocati a Torino gli sta-
ti generali delle associazioni
di categoria, le Confidustrie
del Nord Ovest hanno fatto as-
se, i sindacati hanno sfilato
con le organizzazioni dei dato-
ri di lavoro: «Abbiamo dimo-
strato la volontà del Paese di
realizzare un’opera che avreb-
be già dovuto essere finita da
tempo», spiega Corrado Alber-
to, presidente delle piccole im-
prese torinesi diventato porta-
voce di questa inedita rete.
Ora si apre una nuova parti-
ta: le compensazioni per gli un-
dici comuni della Valsusa toc-
cati dai lavori, per cui sono già
stati stanziati (ma non trasferi-
ti) 35 milioni. Domani il presi-
dente della Regione Alberto Ci-
rio salirà al cantiere di Chio-
monte: «Cala definitivamente
il sipario su un dibattito di cui
avremmo fatto volentieri a me-
no. Adesso la Tav è un’opera ir-
reversibile». —
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FRANCESCO FALCONE
BUSSOLENO

«Sono preoccupato perché il
bar sta finendo la Corona, non
certo per l’esito del voto in Par-
lamento». È mezzogiorno e
Francesco Richetto, uno dei vol-
ti storici del movimento No
Tav, vicino ai centri sociali e da
2 mesi assessore comunale di
Bussoleno, è al bar-libreria Cit-
tà del Sole. Un avamposto del
fronte del no. All’ora dell’aperi-
tivo, per chi sfida le nuvole bas-
se che minacciano pioggia sul-
la Val Susa, le manovre romane
sono lontanissime. Seduto al ta-
volino lungo le vie del paese
svuotate dalle ferie e dal tempo-
rale in arrivo – alla stregua del
carismatico compagno di lotte
Alberto Perino – Richetto snob-
ba il documento portato in aula
dal partito fondato dall’ex ami-
co Beppe Grillo: una mozione
che, letta dal cuore del territo-
rio in lotta da trent’anni contro
i cantieri dell’alta velocità ferro-
viaria, suona più come un tenta-
tivo di salvare la faccia, che non
come una strategia per blocca-
re l’avanzata dei cantieri.
Solo 24 ore prima del voto
parlamentare Perino, aveva
bollato come «una sceneggiata
dall’esito scontato», «una presa
per i fondelli» la mozione dei

grillini naufragata ieri in Sena-
to. Confermando la rottura de-
finitiva fra lo schieramento poli-
tico un tempo vicino e gli oppo-
sitori alla grande opera: rottu-
ra sancita sette giorni fa (sul pal-
co del polivalente di Bussole-
no) con la richiesta agli eletti
piemontesi e torinesi di restare
nelle istituzioni ma abbandona-
re il partito a Cinque Stelle per

tener fede all’impegno No-Tav
assunto in campagna elettora-
le. Un diktat che agita i grillini
piemontesi, in particolare le
truppe che sostengono Chiara
Appendino a Torino: se i consi-
glieri comunali vicini ai No Tav
si sfilassero la sua maggioranza
andrebbe in pezzi e Torino non
avrebbe più un sindaco. Ieri Ap-
pendino, che da settimane si
preparava all’epilogo sulla
Tav, non ha commentato, i suoi
restano in bilico.
Le parole di Perino mettono
fine anche a una lunga amici-
zia, quella con Beppe Grillo.
«Non avere la forza numerica
per bloccare l’inutile piramide
non significa essersi schierati
con chi la sostiene» scrive il co-
mico genovese. «Ho rimediato
quattro mesi di condanna» per
le lotte in Valle e, «quel che è
peggio, per essere stato al fian-
co di uno che oggi mi dà del tra-
ditore». È il sipario su una sta-
gione di battaglie, su rapporti
personali. Sull’epica della bai-
ta-presidio. Tutto alle spalle,
con il voto del Senato che va ad
ampliare le distanze tra Cinque
Stelle e popolo del No. Anche
perché, oltre a bocciare la mo-
zione per fermare i lavori, il Par-
lamento che esprime il gover-
no a guida Salvini-Di Maio ha
accolto il documento del Pd fa-
vorevole alla costruzione della
nuova linea ferroviaria: «Ora
continuiamo da noi» mette in
chiaro il movimento No-Tav in
un comunicato ufficiale subito
dopo il voto in aula. «Il cantiere
è di fatto fermo da oltre 400
giorni grazie alla nostra opera
costante sul territorio. La storia
sui sentieri, nelle piazze, nelle
assemblee e tra la gente la scri-
viamo noi» ribadiscono dalla
Val di Susa. Almeno, da quella
parte di territorio che sostiene
non «esistano governi amici».
Con una chiosa che suona mina-
toria, in caso di ripresa delle at-
tività di cantiere: «Ci vediamo
nella Valle che resiste». —
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BEPPE GRILLO
FONDATORE M5S

ANSA

ALBERTO CIRIO
PRESIDENTE DEL PIEMONTE

TORINO-LIONE

Alta velocità, nelle valli lo scontro continua

Non avere i numeri

non significa tradire

Perino è un ipocrita

mi ha deluso, l’avevo

sopravvalutato

Lavori al cantiere dell’Alta velocità Torino-Lione a Chiomonte

Cala definitivamente

il sipario su un

dibattito di cui

avremmo fatto

volentieri a meno

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