La Stampa - 08.08.2019

(Barré) #1

.


PAOLO BARONI
ROMA

I

l contraccolpo della frena-
ta tedesca sull’economia
italiana sarà immediato.
Spiega il direttore del Cen-
tro studi di Confindustria, An-
drea Montanino: «La catena re-
gionale del valore, che ha al
suo centro la Germania, è così
stretta che gli effetti su di noi si
sentono subito. E a farne le spe-
se sono soprattutto le tre gran-
di regioni del Nord, Piemonte,
Lombardia e Veneto, le cui eco-
nomie dipendono fortemente
dall’industria tedesca che as-
sorbe all’incirca il 25% del loro
export. In pratica parliamo di
un prodotto su 4».
Ad essere colpiti saranno so-
prattutto settori come la mec-
canica, l’elettronica e la com-
ponentistica auto, ovvero quei

comparti che non si rivolgono
direttamente al mercato tede-
sco ma che producono beni in-
termedi che poi i tedeschi uti-
lizzano per realizzare altri pro-
dotti che poi a loro volta vengo-
no riesportati.

Csc: rischio frenata globale
Montanino non crede che la
guerra dei dazi possa aprire
grandi spazi per le nostre mer-
ci a scapito di quelle cinesi, ad
esempio sul mercato america-
no: «magari nell’immediato ci
può essere qualche vantaggio,
ma sul lungo periodo - spiega -
dal calo degli scambi mondia-
li l’Italia ne uscirà comunque
penalizzata». In termini di pro-
spettiva – sostiene il responsa-
bile del Csc - ci si sta preparan-
do ad «un rallentamento
dell’economia globale col ri-
sultato che gli investitori han-
no paura e quindi molta della
nostra industria inizia a rallen-

tare perché si fermano gli ordi-
ni». Per i prossimi mesi le pro-
spettive si fanno così sempre
più incerte: «L’industria nazio-
nale è chiamata ad affrontare
un momento sfidante per in-
tercettare il percorso della cre-
scita, che ad ogni modo si spo-
sta nell’orizzonte del prossi-
mo anno», sintetizza l’ultimo
Rapporto sui settori industria-
li di Prometeia/Intesa Sanpao-
lo. «Dopo l’estate dobbiamo

aspettarci un poco più di con-
sumi, perché il reddito di citta-
dinanza dovrebbe produrre
qualche effetto, ma certamen-
te rallenterà la parte industria-
le del Paese – sostiene Monta-
nino -. Ma questo lo vediamo
anche dai dati sull’occupazio-
ne: sono tre mesi che cresce
l’occupazione ma non cresce i
Pil: sono tutti lavori a bassissi-
mo valore aggiunto che si stan-
no creando, non certo nell’in-
dustria manifatturiera. Una si-
tuazione molto pericolosa - a
meno che non si stia cambian-
do modello, passando da Pae-
se industriale ad un Paese dai
rider - e per questo va monito-
rata con attenzione».
«Io non mi preoccuperei più
di tanto di quello che perdia-
mo rispetto alla Germania, per-
ché su molti mercati sono an-
che nostri concorrenti; ma
quello che ci deve preoccupa-
re è il contesto europeo: il vero

problema, aldilà dei dazi e del-
le minacce di Trump, è che gli
scambi mondiali si stanno rior-
ganizzando in maniera struttu-
rale su un modello bipolare in-
centrato su Usa e Cina e l’Euro-
pa in pratica è assente», sostie-
ne Lucio Poma, responsabile
scientifico Area industria e in-
novazione di Nomisma. Que-

sto fatto – aggiunge - mette l’I-
talia di fronte a due problemi:
il primo la necessità di riorga-
nizzare la catena del valore, il
secondo riguarda il ruolo deci-
sivo dello Stato, che oggi è
chiamato a compiere delle
scelte strategiche, di posizio-

namento del Paese, e deve gio-
care un ruolo di vero player in
campo economico».

La ricetta di Nomisma
E le imprese? «Visto che il no-
stro è un paese a due velocità,
con comparti che vanno benis-
simo anche in periodi di reces-
sione, come il packaging o la
farmaceutica, ed altri compar-
ti che vanno male – risponde
Poma - occorre riuscire ad in-
nescare un effetto domino per
fare in modo che i settori più
forti riescano a trainare il re-
sto. Per farlo occorre investire
molto in nuove tecnologie e
credere in industria 4.0, ma oc-
corre anche fare un salto di-
mensionale, visto che anche le
nostre imprese più grandi al
confronto con resto del mon-
do sono piccole e per affronta-
re le nuove sfide anche le di-
mensioni oggi contano». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Dopo l’estate ci sarà

un lieve aumento

dei consumi

ma rallenterà la parte

industriale del Paese

ANDREA MONTANINO
DIRETTORE CENTRO STUDI
CONFINDUSTRIA

AFP

ANALISI


  • LA STAMPA
    La crisi tedesca


VARIAZIONE
DEL PIL IN %

INDICE DELLA
PRODUZIONE
INDUSTRIALE

1,


1


0,


0,


0,


0,


0


-0,


110


108


106


104


102


100


2015 2016 2017 2018 2019 98


Su molti mercati
Berlino resta

un concorrente
da battere

Il mercato tedesco assorbe un prodotto su quattro

A rischio meccanica, elettronica e componenti per auto

L’economia del Nord

teme il contraccolpo:

obbligati a innovare

I NODI DELL’ECONOMIA

WALTER RAUHE
BERLINO

L’economia tedesca tossisce e
l’Europa intera trema e teme
(a ragione) un contagio. Nel
mese di giugno la produzione
manifatturiera nei settori in-
dustriali, in quello dell’edili-
zia e in quello energetico ha
subito una contrazione
dell’1,5% rispetto al mese pre-
cedente e di ben il 5,2 rispetto
allo stesso mese del 2018. Il
dato, reso noto ieri dall’ufficio
statistico Destatis, è di gran
lunga peggiore rispetto alle at-
tese degli analisti che aveva-
no previsto un calo più conte-
nuto attorno allo 0,5%. La
principale economia europea

subisce dunque una battuta
d’arresto che rischia a questo
punto di trascinare il Paese in
una recessione tecnica.
«Una diminuzione del pro-
dotto interno lordo nel secon-
do trimestre di quest’anno è
praticamente inevitabile», so-
stiene il capo economista del-
la VP Bank, Thomas Gitzel.
Dello stesso avviso è anche il
ricercatore della DekaBank,
Andreas Scheuerle. «Misura-
ta all’interno del secondo tri-
mestre, la produzione indu-
striale in Germania è calata
dell’1,8%, cosa che avrà con-
seguenze dirette sull’anda-
mento del Pil. Anche per il ter-
zo trimestre i segnali non so-

no incoraggianti e se dovessi-
mo registrare una seconda
contrazione del prodotto in-
terno lordo consecutiva ci tro-
veremo di fatto in una reces-
sione tecnica».
Nel primo trimestre il Pil
era ancora aumentato dello
0,4%, mentre nelle previsioni
ufficiali del governo per l’inte-
ro anno viene ancora prevista
una crescita complessiva del-
lo 0,5%. Un ottimismo non
condiviso però dagli esperti e
che non trova finora confer-
ma anche nei principali indici
economici. In quello stilato
dal prestigioso istituto Ifo di
Monaco di Baviera attorno al-
la produzione industriale, la

maggioranza delle aziende te-
desche prevede i peggiori ri-
sultati dal 2012 ad oggi. Nel
mese di giugno sono calati an-
che la domanda interna e il nu-
mero dei posti vacanti.
«L’incombenza di una Bre-
xit senza un accordo fra Gran
Bretagna e Unione Europea,
la guerra commerciale tra Sta-
ti Uniti e Cina e le tensioni con
l’Iran pesano ulteriormente
sull’economia tedesca che di-
pende ancora in massima par-
te dalle sue esportazioni», di-
ce Scheuerle. Non a caso le no-
tizie che giungono dal Paese
locomotiva economica del
vecchio continente sono
tutt’altro che positive.

Il primo istituto finanziario
della Germania, Deutsche
Bank, annuncia il taglio di
18mila posti di lavoro e il suo
ritiro dalle piazze affari inter-
nazionali. I cronici problemi
che affliggono ormai da anni
la seconda banca tedesca
Commerzbank hanno trovato
ulteriore conferma con l’an-
nuncio ieri delle difficoltà a
raggiungere l’utile nel bilan-
cio corrente. Non a caso il tito-
lo Commerzbank ieri ha per-
so fino al 4% del suo valore. Il
principale fornitore mondiale
di componenti per l’industria
automobilistica, Bosch, an-
nuncia a sua volta licenzia-
menti a causa della debolezza

della congiuntura economica
e della crisi strisciante che sta
per colpire i principali costrut-
tori tedeschi. «L’epoca delle
vacche grasse sta lentamente
per finire», sentenzia anche
l’altrimenti ottimista ministro
dell’Economia Peter Altmaier
(Cdu). Dopo otto anni di cre-
scita ininterrotta, di occupa-
zione record e di tassi di disoc-
cupazione ai minimi storici, la
Germania inizia ad arranca-
re. Ma i dati sono ancora con-
traddittori. Il settore chimico
è ancora in piena forma e quel-
lo edilizio non cresce più ai rit-
mi passati, ma è ancora tutto
sommato stabile. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Sulla Germania lo spettro della recessione

A giugno crolla la produzione industriale

Meno 1,5% su maggio e un clamoroso -5,2% rispetto a un anno fa. Soffrono il settore manifatturiero e le banche


L’industria manifatturiera tedesca sta attraversando una fase di sofferenza

GIOVEDÌ 8 AGOSTO 2019LASTAMPA 9
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