la Repubblica - 02.08.2019

(C. Jardin) #1
Mi rivolgo al signor ministro
dell’Istruzione Marco Bussetti, per una
questione di cui ho sofferto molto in questi
anni e di cui continuo a soffrire: è quella
dei ragazzi e delle ragazze straniere che
arrivano in Italia e che vengono immessi
dentro la scuola senza sapere la lingua
italiana o conoscendola poco. Io sono
stato a contatto in questi anni con
situazioni che mi hanno ferito, ragazzi e
ragazze volenterosi, desiderosi di
imparare ma che sono stati messi in
condizioni di grave difficoltà, un po’ come
mandare in cima all’Everest un alpinista
con le scarpe da tennis. La conseguenza di
queste situazioni è stata in molti casi la
bocciatura, giusta sulla carta, ma
ingiusta sia dal punto di vista umano sia
da quello scolastico, perchè in questi casi
in primis è la scuola a perdere. Io non
posso più accettare di trovarmi di fronte
a casi simili, di avere ragazzi e ragazze
che non sono messi nelle condizioni di
imparare, di fare quel percorso di
conoscenza che desiderano fare.
Io spero che lei capisca il problema,

quanto sia ingiusto deludere le
aspettative di questi studenti e quanto sia
importante venir loro incontro. È una
questione minima di accoglienza. Mettere
questi studenti in classe non basta, spesso
non è accoglierli, è farli diventare
estranei, e in modo pericoloso. Per questo,
signor ministro, si impegni a garantire a
questi ragazzi e a queste ragazze un
percorso di acquisizione della lingua
italiana, che è la condizione
imprescindibile per fare un cammino
dignitoso dentro la scuola. Già molte
realtà associative fanno questo lavoro,
aiutano questi studenti a imparare la
lingua e la cultura italiana. Valorizzi
questa ricchezza e il metodo di queste
realtà, quello di coinvolgerli in
un’amicizia. Perché, come diceva
sant’Agostino, non si conosce se non per
amicizia. Questa è vera accoglienza, che
questi ragazzi e ragazze trovino luoghi
dove sono presi sul serio, e il primo modo
per prenderli sul serio è insegnar loro a
parlare la lingua italiana.
Gianni Mereghetti – Abbiategrasso (Mi)

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Sulle autostrade
del mare

Mario Iannucci

Mi associo a quanto scritto dal
signor Pasquale Polcaro a
proposito dei molti Tir che
percorrono le autostrade
quando sarebbe meglio
trasferire le merci sui treni.
Ma meglio sarebbero le
autostrade del mare sempre
auspicate e mai realizzate.Mi
chiedo: per un Tir che viene
dalla Sicilia,che senso ha salire
su un traghetto e percorrere
tutta la penisola quando una
nave mercantile lo potrebbe
portare a Genova riducendo
inquinamento e rischi.

Mama Alex
e le sue storie

Fabrizio Floris

Mama Alex è la cuoca di un
piccolo centro di accoglienza
per bambini di strada alla
periferia di Nairobi. Alcune
sere si ferma anche lei a
dormire nel centro di Kivuli e
puoi sentire i bambini che
gridano «story, story, hadithi,
hadithi» (storia, racconto),
così lei si siede e inizia a
raccontare. Poi un bimbo
racconta la storia di una iena
e di un’aquila, le parole
scorrono lente nella sua
mente ma lui le trova tutte e
alla fine c’è un grande
applauso. Una mamma, dei
bambini, una storia, questo è
l’impegno: accoglierli,
nutrirli, mandarli a scuola e
alla sera «story».

Come accontento
il mio nipotino

Franco Veneziano

Ho un nipotino di 8 anni a cui
piacerebbe moltissimo fare un
giro su una moto d’acqua
della Polizia ma non sapevo
come fosse possibile
accontentarlo. Ora ho visto
che si può fare. È possibile
sapere a chi bisogna
rivolgersi per chiedere il
permesso? Grazie.

A chi giova
il salario minimo

Sergio Roedner

Con riferimento alla lettera di
un lettore che evidenzia le
difficoltà che un salario di 9
euro comporterebbe per le
famiglie che pagano una
badante, è un caso
particolare, da affrontare con
provvedimento ad hoc. Chi
paga meno la manodopera
lucra sulla fatica di disperati
che fanno la fame nonostante
abbiano un lavoro.

Giustizia, i motivi
dell’inefficienza

Avvocato Loris Parpinel

Al lettore che proponeva il
numero chiuso per
giurisprudenza, collegando i
problemi della giustizia al
grande numero degli
avvocati, va detto che non c’è
un nesso tra le due cose.

L’inefficienza è legata
all’elevato numero di cause
civili e procedimenti penali. E
ciò è dovuto allo scarso
rispetto della legge. Sono
state però introdotte norme
nel processo civile dirette a
sanzionare la litigiosità fine a
sé stessa e, pur aggiungendosi
gli effetti della crisi
economica, di fatto le cause
civili sono diminuite negli
ultimi anni di circa il 30 per
cento.

Ciò che piace
a un elettore

Giuseppe Marcuzzi
Aiello del Friuli

Potremmo stigmatizzare la
degenerazione politica
parafrasando Orson Wells in
“Citizen Kane”: «Non aver
paura di commettere un
errore, ai tuoi elettori
potrebbe veramente
piacere».

Se Ponte Vecchio
non è più lo stesso

Marino Santoro

Firenze... ho notato un
cambiamento che da qualche
tempo interessa il Ponte
Vecchio, la sua atmosfera
notturna si sta modificando; i
nuovi negozi sono a tutto
vetro, con le loro vetrine
accese ad illuminare una
notte che non sarà più come
prima, e come prima non lo
sarà più neanche il Ponte
Vecchio.

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La tiratura de “la Repubblica”
di giovedì 1 agosto 2019è stata di 235.304 copie
Codice ISSN online 2499-0817

«R


oma, primavera 1980.
Un’amica di mia madre
dice che suo nipote Mauro vende
enciclopedie come me. Lo chiamo
per confrontarci sulle reciproche
misere provvigioni. Ci risentiamo
più volte, parlando di tutto: amici,
politica, sogni, aspettative e
speranze di ragazzi quasi
coetanei (22 anni io e 24 lui). Si
percepisce che c’è una simpatia
reciproca: dopo l’estate ci
vedremo per stare una serata
insieme.
In agosto, lui va in Inghilterra con
un amico, per cercare lavoro
come cameriere e imparare
l’inglese. Io con 8 amici, parto il 2
agosto 1980, il giorno della strage
di Bologna, per la Grecia. Un
viaggio bellissimo di 3 settimane.
Al ritorno avevo molti impegni:
domande di lavoro, vendita
enciclopedie, la mia ragazza, gli
amici e.. sì, dobbiamo anche
vederci con Mauro. Ma sua zia
dice a mia madre che hanno
perso i contatti con lui. Forse è
troppo impegnato con le
inglesine per chiamare a casa,
pensavo io. Qualche giorno dopo,
sua zia ci dice che hanno trovato
l’agenda o un suo documento,
non ricordo bene, alla stazione di
Bologna. Così viene identificata
l’ultima vittima della strage: è
Mauro Di Vittorio, 24 anni, di
Roma. Sì, proprio lui, vittima
innocente tra altre vittime
altrettanto innocenti. Giunto in
Inghilterra, era stato rispedito

indietro per problemi burocratici
(documenti o, forse, soldi non
sufficienti per restare nel Regno
Unito). Alle 10 e 25 del 2 agosto
1980 lui era a Bologna. Chissà
dove aveva in progetto di andare:
se tornare a Roma o fermarsi nella
riviera romagnola per cercare
lavoro. La stazione era affollata di
gente che partiva o tornava dalle
vacanze. Qui ci fu il folle,
criminale attentato: 85 morti e
200 feriti. Alcuni erano bambini,
molti giovani, come Mauro, cui è
stato strappato il futuro, distrutti
i sogni, le aspettative, gli affetti, i
desideri: tutto. Non resta che
continuare a chiedere giustizia:
sappiamo chi sono gli esecutori
(le sentenze sono definitive), ma
ignoriamo mandanti e chi ha
ostacolato (e deviato) le indagini.
Non possiamo avere pace finché
non lo sapremo. A quasi 40 anni
di distanza, ogni tanto, penso a
quel ragazzo indimenticabile,
simpatico, molto intelligente,
intraprendente, conosciuto solo
per telefono e che, purtroppo,
non ho mai visto di persona. E
penso che poteva nascere una
gran bella amicizia».

Quello che la scuola può fare


per integrare gli stranieri


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di Concita De Gregorio

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Invece Concita


Strage di Bologna


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. Venerdì, 2 agosto 2019 Commenti pagina^31

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