la Repubblica - 02.08.2019

(C. Jardin) #1
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stesso a tradurlo in inglese. È la
prima volta che ha deciso di farsi
interprete di se stesso?
«No, ho cominciato con Il Diavolo
sulla croce, del 1978. Quel romanzo è
noto perché lo scrissi mentre ero
detenuto nel carcere di massima
sicurezza di Kamiti, a Nairobi. È il
primo romanzo moderno nella mia
lingua madre, e per farlo dovetti
usare i rotoli di carta igienica forniti
dal servizio carcerario. Fui io stesso
a tradurlo successivamente in
inglese».
Quando lei pubblicò il suo
primo romanzo, nel 1964, gli
scrittori africani si contavano sulle
dita di una mano. Oggi sono
moltissimi, tradotti, letti e
ammirati in tutto il mondo. Poiché
lei è keniano, mi limiterò a citare
Binyavanga Wainaina,
recentemente scomparso; e
poiché vive negli Stati Uniti,
aggiungo la nigeriana
Chimamanda Ngozi Adichie, forse
la più famosa della seconda

generazione.
«È vero, e più siamo, meglio è! Sono
autori che scoprono e si
avventurano in nuovi territori.
Chimamanda, per esempio, con il
suo terzo romanzo Americanah
racconta l’America vista con gli occhi
dei suoi protagonisti africani. Io
stesso, dopo un mio recente viaggio
in Italia, ho scritto poesie su Venezia
in gikuyu e in inglese (Poesie
veneziane, traduzione di Barbara Del
Mercato, illustrazioni di Daniela Iride
Murgia, Damocle Edizioni, 10 euro)».
Così stando le cose, ha ancora
senso la sua battaglia in difesa delle
lingue africane?
«Assolutamente. I governi africani
non hanno alcuna politica in
materia. L’inglese e il francese
restano le lingue del potere e

dell’istruzione. Gli autori che
scrivono nelle lingue africane
continuano ad andare incontro a
enormi problemi per riuscire a
essere pubblicati e diffusi. Questa
difficoltà è figlia del colonialismo,
come ho sostenuto in Decolonizzare
la mente. Lo squilibrio di potere tra le
lingue non riguarda soltanto il
rapporto tra l’Africa e l’Europa. Basta
pensare allo scozzese, al gallese,
all’irlandese. O alle lingue dei nativi
americani. O a quelle del Pacifico. La
lotta continua ed è una lotta globale,
non solo africana. C’è tra le lingue un
rapporto gerarchico, una relazione
di potere disuguale, mentre
dovrebbero essere una rete tra
eguali».
Ma oggi l’inglese appare più la
lingua del mondo che la lingua del
potere. La lingua della musica,
della scienza, della comunicazione
giovanile...
«Non c’è proprio nulla di male in una
lingua che fa comunicare una
comunità di persone. Ma in Africa
l’inglese e il francese sono state e
ancora sono lingue di potere, la cui
adozione presuppone la morte o
l’abbandono delle altre. Se conosci
tutte le lingue del mondo ma non la
tua lingua madre, sei ridotto in
schiavitù. Ma se conosci la tua lingua,
con ogni lingua in più cresce la tua
autonomia. Nella relazione
coloniale, la lingua del colonizzatore
si vuole sostituire a quella del
colonizzato. È una lingua piantata
nel cimitero delle altre lingue».
Mi ricorda la frase di un
pensatore che aveva idee politiche
opposte alle sue, Emil Cioran: «Non
si abita un paese, si abita una
lingua». La lingua è la patria...
«Io direi piuttosto la base. Il punto di
partenza per interagire col mondo».

“In carcere a Nairobi


scrissi il primo


romanzo moderno


in gikuyu


E per farlo


dovetti usare i rotoli


della carta igienica”


NIKKI KAHN/THE WASHINGTON POST/GETTY IMAGES

«Ipotizziamo di trovarci, io e te,
sull’oceano dei libri: troviamo un
messaggio dentro una bottiglia.
C’è scritto: “con quali libri possia-
mo tentare di capire qualcosa di
più del tempo presente?”». Inizia
così il viaggio sull’isola della cultu-
ra di questo nuovo numero di Ro-
binson, in edicola il sabato con Re-
pubblica e D a 2,50 euro e poi ac-
quistabile a 50 centesimi per il re-
sto della settimana. A porre la do-
manda è il drammaturgo Stefano
Massini. A rispondere è lo scritto-
re Daniel Pennac. Ne nasce un dia-
logo letterario ma intriso di attua-
lità, che scandaglia le biblioteche
di entrambi gli autori, alla ricerca
di quei romanzi “bussola” con cui
orientarsi nel tempo presente.
Da Shakespeare a Italo Calvino,
li troverete tutti tra le pagine di
questo Robinson. Sono i libri che ci
aiutano a vivere, che hanno inciso
profondamente sulla realtà o che,
come scrive sul nostro inserto Pen-
nac, «ci mettono in guardia con-
tro le conseguenze delle nostre
azioni». Ma sono anche quei volu-
mi che ci fanno scoprire il bello
del vivere, che aiutano a superare
la paura e costruiscono, mattone
su mattone, la nostra identità di
persone adulte.
Sempre per rimanere in tema
letture, ricordate che fine hanno
fatto quei romanzi da spiaggia del-
le vostre estati passate? Ve lo dicia-
mo noi. Paolo Di Paolo ha rispolve-
rato i libri delle “biblioteche bal-
neari” degli italiani: dal 2010 al
2019, quello che abbiamo compra-
to e letto sotto l’ombrellone dice
molto su di noi. E su come siamo
(o non siamo) cambiati.
In vacanza però non si legge sol-
tanto: c’è tempo anche per altro e i
festival in programma in questo
torrido agosto non mancano, da
quelli letterari al teatro. In questo

numero troverete una guida per
orientarvi tra i molti eventi in car-
tellone: da Cervia, in provincia di
Ravenna, dove si arriva in barca, a
Punta Secca, la patria di Salvo
Montalbano.
Le sorprese non finiscono qui:
oltre alle recensioni dei libri — scri-
vono per noi Leonetta Bentivo-
glio, Michele Mari, Maurizio Ferra-
ris, Francesco Pacifico, Melania
Mazzucco, Daria Galateria, Gabrie-
le Romagnoli e Vittorio Lingiardi

— e alle classifiche di libri, musica,
arte e cinema, ci sono le nostre ru-
briche. Come Il pensato del giorno
di Alessandro Bergonzoni o Il Le-
viatano di Stefano Folli. E poi le
Mail in bottiglia, la posta dei letto-
ri che scrivono a robinson@repub-
blica.it.
L’avventura continua sul nostro
sito (www.repubblica.it/robinson)
e sui nostri canali social: seguiteci
su Twitter (Robinson_Rep) e su In-
stagram (robinson_repubblica).

Il grande autore francese dialoga con Stefano Massini sui classici


da (ri)leggere quest’estate. E ancora recensioni, festival, mostre, serie tv


Domani con Repubblica, poi resta in edicola tutta la settimana


Pennac su Robinson


“Ecco i libri per salvarci”


. Venerdì, 2 agosto 2019 Cultura pagina^37

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