la Repubblica - 02.08.2019

(C. Jardin) #1
VILLAROSA (ENNA) — Il volto dello
spopolamento, nel cuore di una Sici-
lia arsa dal sole e dalla crisi economi-
ca, è quello di Emma, che ha 5 anni e
da queste parti era rimasta l’unica
iscritta all’asilo. Da settembre, cau-
sa mancanza di compagni, i genitori
la porteranno ogni mattina nella
scuola materna del centro più vici-
no, che poi tanto vicino non è: dista
7 chilometri. Villapriolo, frazione di
Villarosa, è la frontiera anagrafica
zero, è il paese senza bambini, sim-
bolo di un esodo che ha numeri im-
pressionanti: questo borgo che por-
ta i segni di una antica tradizione
agricola e mineraria ha perso in tre
anni oltre la metà dei suoi abitanti,
scesi da mille a 450. C’è pure la casa
museo dell’emigrante, nel piccolo
agglomerato, con tanto di valigie di
cartone e lettere al parente lontano,
a sancire il significato non solo eco-
nomico di un fenomeno che, dopo
l’esodo del dopoguerra verso le mi-
niere in Belgio, è ripreso in grande
stile. Ed è ancora in funzione la vec-
chia stazione che era la prima tappa
del viaggio verso Nord, rilanciata co-
me meta turistica da un’associazio-
ne di volontari guidata da Primo Da-
vid, un ex ferroviere: «Noi attorno a
una piaga che riemerge stiamo cer-
cando di creare un’economia», spie-
ga David, che racconta di b&b e risto-
ranti sorti di recente per ospitare gli
emigranti di ritorno per le vacanze.
Ma in pochi hanno voglia di sorri-
dere, a Villapriolo e soprattutto nel
Comune da cui dipende, Villarosa,
che a sua volta ha un bel primato:
all’anagrafe sono diventati più gli
espatriati (6.638) che gli abitanti ef-
fettivi (4.937). Cifre che rivelano un
addio lento ma costante: «Dopo l’e-
state, ogni anno, faccio la conta dei

fedeli e mancano puntualmente cin-
que famiglie», dice don Salvatore
Chiolo, parroco della chiesa dell’Im-
macolata concezione. E il termome-
tro è sempre l’infanzia: «A Villarosa
nascono trentacinque bimbi ogni
anno. Il numero di chi muore è dop-
pio», annota il sindaco Giuseppe Fa-
sciana. Ce n’è abbastanza perché
Mariella David, insegnante, parli di
“paese cimitero”, con il “dolore” —
usa questo termine — di una madre
che ha visto la figlia Francesca, 27 an-
ni, andare via per fare il suo stesso la-
voro ma a Torino: «Impossibile tro-
vare una cattedra qui».
È una storia antica e piena di fiera
amarezza. «Lentamente il Sud muo-
re»: Maria Chiara Graziano, vicepre-
sidente della Pro Loco, cita la scrit-
trice brasiliana Martha Medeiros
per sintetizzare le speranze tradite.
Come quelle di Salvatore Graziano,
uno dei pochi a essere tornati in pa-
tria dopo un periodo di lavoro in Bel-
gio: «Erano gli anni ’80, quelli del
boom. Rientrai in Sicilia prometten-
do a me stesso che nessuno dei miei
tre figli sarebbe dovuto partire co-
me avevo fatto io: purtroppo non è
andata così», dice non prima di aver
ricordato il danno subito da un’eco-
nomia stagnante: la chiusura della
sua impresa di manutenzioni.
Il dato degli anziani residenti par-

la da solo: 4 abitanti su 5, a Villarosa,
hanno più di cinquant’anni. E si è
nel frattempo formata una piccola
comunità di badanti rumeni, emble-
ma di una migrazione al contrario,
al servizio di italiani che hanno rifiu-
tato di emigrare, e che hanno scelto
di invecchiare a casa loro. Gli extra-
comunitari, in realtà, potrebbero es-
sere una risorsa: otto africani sono
ospitati in uno Sprar gestito da una
cooperativa locale, c’è chi lavora in
un’azienda di trasporti e chi in
un’impresa agricola. Come Sulay-
man che viene dal Gambia ma tutti
in paese ormai conoscono come Ma-
rio: «Il titolare, dopo un’iniziale diffi-
denza, si è innamorato di lui. Queste
esperienze possono contribuire a
un ripopolamento sano. Dopo il De-
creto sicurezza, però, non sappia-
mo quale sarà il futuro dello Sprar»,
afferma Valentina Strazzante, coor-
dinatrice del progetto.
«Come si fa a fermare l’esodo?», si
chiede il sindaco Fasciana agitando-
si sulla sedia: «Noi ce la stiamo met-
tendo tutta, lanciando progetti di
utilità sociale per la manutenzione
stradale e la cura del verde. Ma sen-
za un serio intervento dello Stato
possiamo fare ben poco». In cento, a
Villarosa, hanno chiesto il reddito di
cittadinanza: «Uno strumento che
funziona se si abbina a un lavoro: e
qui il lavoro dov’è? Di precariato ne
abbiamo visto abbastanza», afferma
il sindaco. Che precari (stabilizzati)
ne ha 40 sul foglio paga, su un orga-
nico comunale non indifferente di
70 dipendenti: «L’assitenzialismo
non può essere una soluzione».
I numeri dello Svimez rimbalzano
senza eco nelle strade puntellate da
case vuote: il 75 per cento degli edifi-
ci è disabitato. «I proprietari ce le re-
galano per non affrontare le spese,
l’Imu come la Tari. E noi — dice anco-
ra Faciana — abbiamo approntato
un regolamento per venderle alla ci-
fra simbolica di un euro: ma a chi?».
L’ultima domanda che, dietro il pen-
nacchio dell’Etna all’orizzonte, dà
corpo più che altrove allo spettro
della recessione.
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Il Pil nel Mezzogiorno, nel Centro-Nord e in UE Il saldo tra i meridionali che emigrano
e gli stranieri immigrati nel Mezzogiorno

Cittadini stranieri
iscritti nel
Mezzogiorno
provenienti
dall’estero

Cittadini italiani
cancellati nel
Mezzogiorno per
il Centro-Nord
e l’estero

Saldo

4

3

2

1

0













  • 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018




Unione Europea Centro Nord Mezzogiorno

64.952 64.901 75.

2015 2016 2017

124.254 131.430 132.

-59.302 -66.529 -56.

Franco Arminio
È poeta, regista
e scrittore,
si autodefinisce
“paesologo”. È
nato nel 1960

kSpopolata
Villarosa, in
provincia di
Enna.
All’anagrafe
sono diventati
più gli espatriati
che gli abitanti.
A Villapriolo,
frazione di
Villarosa, l’esodo
è stato anche più
massiccio. In tre
anni da 1.
abitanti si è
passati a 450

dal nostro inviato Emanuele Lauria

Primo piano I nostri migranti


MIKE PALAZZOTTO

il reportage

Niente nuovi nati


e i giovani che emigrano


La Sicilia perde il futuro


Villapriolo, in


provincia di Enna,


in tre anni è passata


da mille a 450 abitanti


E l’esodo non si ferma


Una volta l’emigrante
spediva i soldi a casa.
I paesi sono pieni di case
fatte coi soldi degli emigrati.
Ora il giovane laureato
che emigra a Milano
si compra lì la casa coi soldi
dei genitori
oppure lavora solo per mangiare
e pagare il fitto.
L’emigrazione è un furto
e i popoli costretti ad emigrare
sono popoli derubati.
Bisogna dirlo forte e chiaro
ai ragazzi meridionali:
tornate qui
e buttate dalle scale
i sindaci addormentati,
chiedete ai governanti
perché qui si muore due anni
prima che al nord,
chiedete perché non ci sono
treni,
chiedete perché
non vengono fermati
i criminali.
Tornate presto, non pensate
se è conveniente per la vostra
vita,
tornate qui per un moto
di rabbia,
tornate perché non state
in un mondo
più avanzato di quello
che avete lasciato.
Ecco, cominciate la grande
migrazione
al contrario: qui avete
una cosa vuota
che vi aspetta, la casa
che vostro nonno
ha costruito coi soldi
dell’emigrazione:
voi qui potete accendere la vita,
altrove al massimo potete
tirare avanti
solo la vostra vita

kLa protesta
La recessione
nel Sud è già
iniziata secondo
i dati del
rapporto
Svimez. Nella
foto la protesta
dei lavoratori
Almaviva di
Palermo

La poesia
Tornate a Sud

. Venerdì, 2 agosto 2019^ pagina^7

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