Libero - 02.08.2019

(Romina) #1

GIULIANO ZULIN


■«Le persone che sono
emigrate dal Mezzogiorno so-
no state oltre 2 milioni nel pe-
riodo compreso tra il 2002 e il
2017, di cui 132.187 nel solo



  1. Di queste ultime 66.
    sono giovani (50,4%, di cui il
    33,0% laureati, pari a 21.970).
    Il saldo migratorio interno, al
    netto dei rientri, è negativo
    per 852 mila unità. Nel solo
    2017 sono andati via 132 mila
    meridionali, con un saldo ne-
    gativo di circa 70 mila unità».
    A dirlo è lo Svimez, l’ente che
    studia e analizza le dinami-
    che del Mezzogiorno. Siamo
    in presenza di un vero e pro-
    prio esodo. Biblico. Stile anni
    60-70.
    Gli abitanti del Meridione
    scappano da casa per soprav-
    vivere, per stare meglio, per
    avere un’opportunità che nel
    loro luogo natìo non c’è.


NUMERI A PICCO

Ahinoi il Pil del Mezzogior-
no è tornato in recessione
(-0,3%), il numero di famiglie
meridionali con tutti i compo-
nenti in cerca di occupazione
è raddoppiato tra il 2010 e il
2018, da 362 mila a 600 mila
(nel Centro-Nord sono 470
mila), invece gli occupati so-
no calati di 107 mila unità
(-1,7%), mentre nel resto del
Paese sono cresciuti di 48 mi-
la unità (+0,3%): una tenden-
za che prosegue dallo scorso
anno, quando si era registra-
to un divario occupazionale
del Mezzogiorno rispetto al
Centro-Nord di 2,918 milioni
di persone. Ma poi basta dare
un occhio alle differenze so-
ciali tra Nord e Sud. Abissali.
Nel comparto sanitario vi è
un divario nell’offerta di posti
letto ospedalieri per abitante:
28,2 posti letto di degenza or-
dinaria ogni 10 mila abitanti


al Sud, contro 33,7 al Cen-
tro-Nord.
Tale forbice diviene macro-
scopicamente più ampia nel
settore socio-assistenziale,
nel quale il ritardo delle regio-
ni meridionali riguarda so-
prattutto i servizi per gli anzia-
ni. Infatti, per ogni 10mila
utenti con più di 65 anni, 88
usufruiscono di assistenza do-
miciliare integrata con servizi
sanitari al Nord, 42 al Centro,
appena 18 nel Mezzogiorno.
Ancor più drammatici sono i
dati che riguardano l’edilizia
scolastica.

ISTITUTI A PEZZI

A fronte di una media oscil-
lante attorno al 50% dei plessi
scolastici al Nord che hanno
il certificato di agibilità o di

abitabilità, al Sud sono appe-
na il 28,4%. Inoltre, mentre
nelle scuole primaria del Cen-
tro-Nord il tempo pieno per
gli alunni è una costante nel
48,1% dei casi, al Sud si preci-
pita al 15,9%.
L’emigrazione è irrefrenabi-
le, così le cause si svuotano.
In Italia sono oltre 7 milioni le
abitazioni non occupate
(22,5% del totale) con una pre-
senza maggiore in regioni del
Sud come Calabria (2° posto
nazionale con il 38,7% e
481.741 case), Molise (3° con
il 36,9% e 73.524 case) e
Abruzzo (4° con il 32,7% e
250.038). Avanza la desertifi-
cazione economica e demo-
grafica.
Si fugge da un territorio do-
ve le infrastrutture sono un
miraggio e gli investimenti pu-

re. Nel 2018 sono stati stanzia-
ti per opere pubbliche 102 eu-
ro pro capite nel Mezzogior-
no, quando nel Centro-Nord
si arriva a 278 euro. Una situa-
zione capovolta rispetto al
1970: all’epoca, ricorda lo Svi-
mez, gli investimenti pubblici
erano rispettivamente 677 eu-
ro nel Sud e 452 euro pro capi-
te nel resto d’Italia.

DOVE SONO I SOLDI?

Ecco il punto: dove è finito
quel fiume di miliardi? Ai cit-
tadini del Sud non è mai arri-
vato, nemmeno sotto forma
di servizi o infrastrutture.
Qualcuno se l’è rubato. Sicu-
ro. Impossibile tuttavia scova-
re il colpevole: la macchina
centralista-burocratica è stata
inventata proprio per fregare

e non farsi beccare. Ora M5S,
sindacati e l’ala meridionali-
sta dei principali partiti - Lega
esclusa - chiede di bloccare
l’autonomia delle Regioni del
Nord. Motivo?
Non creare cittadini di serie
A e di serie B, che però c’è già.
Questo fantomatico partito
del Sud vorrebbe che la situa-
zione rimanesse così com’è
adesso: disastrata, offensiva,
degradante, da terzo mondo.
Veneto e Lombardia si terreb-
bero più soldi in tasca? Certo.
Ma proprio grazie alla fine del
denaro facile e assicurato, gli
amministratori del Mezzo-
giorno sarebbero costretti a
gestire la cosa pubblica in ma-
niera più responsabile e ocu-
lata, con un occhio di riguar-
do per i propri cittadini inve-
ce che pensare solo a creare
posti di lavoro artificiali, in
cambio di voti.
Se non muta l’architettura
dell’Italia, il Sud starà sempre
peggio e alla lunga sparirà,
nel senso che i giovani an-
dranno via e resteranno gli an-
ziani. Imboccare una nuova
strada non potrà che essere
un successo. Peggio di così si
muore.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Spopolamento e desertificazione economica


Al Sud peggiorano scuola e sanità


Meridionali in fuga per sopravvivere


Dal rapporto Svimez un quadro catastrofico: oltre 2 milioni di persone scappate al Nord


in cerca di lavoro. Così il Pil del Mezzogiorno, dove non funziona nulla, torna a scendere


FRANCESCA VALENTE


■Venticinque anni di mancate ma-
nutenzioni contro degrado e corrosio-
ne ma anche “difetti esecutivi” rispetto
al progetto originario. Eccoli i due “indi-
ziati” principali per il crollo del ponte
Morandi, il viadotto autostradale di Ge-
nova collassato un anno fa causando la
morte di 43 persone. A scriverlo sono i
tre periti del gip Angela Nutini nella ri-
sposta al secondo quesito del primo in-
cidente probatorio.
Nell’inchiesta sono inagate 71 perso-
ne, insieme alle società Autostrade e
Spea. I reati sono di omicidio colposo,
omicidio stradale colposo, disastro col-
poso, attentato alla sicurezza del tra-
sporti e falso. Secondo Aspi, invece, la
relazione «allontana la causa del crollo
dallo strallo. Per quanto riguarda la si-


tuazione dello strallo della pila 9 - scri-
ve Autostrade - la relazione dei periti
riporta solo la classificazione degli stati
di corrosione dei fili di acciaio compo-
nenti i trefoli, classificazione determina-
ta in modo sommario e quindi utilizza-
bile soltanto ai soli fini descrittivi. Tale
classificazione consente comunque di
escludere che sia stato lo stallo la causa
primaria del cedimento».
I docenti universitari hanno fotogra-
fato lo stato di quello che resta del Mo-
randi. In particolare, per quanto riguar-
da il reperto 132 (l’ancoraggio dei tiran-
ti sulle sommità delle antenne del lato

Sud), considerata dalla procura la pro-
va regina perché è il punto che si sareb-
be staccato per primo, i periti hanno
individuato nei trefoli «uno stato corro-
sivo di tipo generalizzato di lungo perio-
do, dovuto alla presenza di umidità di
acqua e contemporanea presenza di
elementi aggressivi come solfuri e cloru-
ri». I tre esperti, nella loro relazione, ag-
giungono: «Non si evidenziano inter-
venti atti a interrompere i fenomeni di
degrado «gli unici ritenuti efficaci risal-
gono a 25 anni fa», scrivono i tre. Ma i
periti di Aspi replicano che «le percen-
tuali di corrosione riportate dalla peri-

zia confermano che la capacità portan-
te degli stralli era ampiamente garanti-
ta».
A peggiorare lo stato della struttura ci
sarebbero anche difetti di esecuzione.
Alcune guaine non sono iniettate del
tutto o lo sono parzialmente e i trefoli
possono essere estratti manualmente
per questo motivo. Stesse valutazioni
anche per le parti rimaste in piedi, dove
in alcuni punti è stato riscontrato uno
«uno stato di conservazione caratteriz-
zato da un livello generalizzato esteso e
grave di degrado«.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

■Poi, magari, qualcuno
dovrà pure spiegarci come
fa il ministro dei Beni Cul-
turali, Alberto Bonisoli, ad
assumere quasi seimila fi-
gure professionali, (di cui
1052 vigilanti), quando
mancano i fondi per ese-
guire i lavori ordinari, figua-
riamoci quelli straordinari,
per tutelare palazzi e Mu-
sei. Questione di priorità,
dicono dalle parti del Mi-
bac. «Finalmente ci sia-
mo», annuncia solenne il
titolare del ministero per i
Beni e le Attività Culturali,
«si tratta del primo bando
di una serie per arrivare,
nella prima parte della legi-
slatura, a mettere a concor-
so circa 5400 nuove figure
professionali di cui il Mi-
bac ha bisogno. Abbiamo
la necessità e l’urgenza»,
sottolinea l’esponente del
M5S, «di fare fronte alle
drammatiche carenze di
personale per la mancan-
za di turnover negli scorsi
anni. Un problema che
nessuno dei ministri che
mi ha preceduto ha mai
pensato di affrontare e che
ha costretto il Mibac, per
anni, a gestire il proprio pa-
trimonio con risorse uma-
ne del tutto insufficienti e
con gravissime conseguen-
ze sulla gestione tecnica e
amministrativa di siti ar-
cheologici, musei, archivi,
biblioteche. I beni culturali
del nostro Paese», chiosa
Bonisoli, «sono un volano
straordinario per l’econo-
mia ma senza personale
non funzionano o funzio-
nano male».
Colpa dei predecessori,
quindi. Eppure il ministro
Bonisoli, dal momento del
suo insediamento al gover-
no, ha offerto più di un fian-
co alle critiche. A luglio
dell’anno scorso, per esem-
pio, puntò dritto sulle aper-
ture straordinarie delle gal-
lerie. «Elimineremo le pri-
me domeniche del mese
gratuite nei musei. Le do-
meniche gratis andavano
bene come lancio pubblici-
tario, ma se continuiamo
così andiamo in una dire-
zione che non piace a nes-
suno». Apriti cielo. Una va-
langa di polemiche e una
rapida correzione di rotta.
Segno evidente che chi lo
aveva preceduto non ave-
va fatto poi così male. Per
non dire della campagna
dedicata agli studenti#io-
vadoalmuseo, tesa a pro-
muovere le visite gratuite a
musei e siti statali. Sui so-
cial l’inevitabile polemica:
ma quali sono le facoltà
non culturali? Già, quali so-
no...
E ora le assunzioni di
massa. Che i grillini defini-
scono «il più grande piano
di assunzioni della storia
del Mibec». Modello Dc
d’epoca, insomma...
ENRICO PAOLI
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Depositata la relazione dei periti: nessun controllo da 25 anni


«Corrosoil68%deicavidelponteMorandi»


Il Ponte Morandi crollato il 14 agosto dello scorso anno: morirono 43 persone

Bando al Mibac


Ai Beni culturali


assumono


mille vigilanti


12
venerdì
2 agosto
2019

ATTUALITÀ

Free download pdf