Libero - 02.08.2019

(Romina) #1
dell’economia si misura con l’au-
mento del Pil. Questo era vero
fin quando sviluppando il Pil gli
uomini consumavano risorse
del pianeta inferiori a quanto il
pianeta poteva produrre o sop-
portare. Ma è da qualche anno
che questo limite è stato supera-
to ed allora perché gli economi-
sti ragionano alla stessa maniera
di prima?
Oggi lo sviluppo non si deve più
misurare sull’aumento del Pil
ma sulla sua diminuzione se si
vuol dare al pianeta terra una
possibilità di sopravvivenza.
Ogni partito o gruppo politico
che basa la sua azione sull’au-
mento del prodotto interno lor-
do è un nemico del pianeta ter-
ra. Non si può cambiare Un pani-
no in più da mangiare oggi con
la sopravvivenza dei nostri figli.
Il Pil assomiglia ad una specie di
totem dei nostri progenitori sel-
vaggi a cui si immolavano vitti-
me innocenti. Oggi sotto questo
totem stiamo immolando tutte
le generazioni future.
Francesco Degni
e.mail

MALTEMPO


Le tragedie
evitabili
Ho visto che il maltempo ha
causato ancora una volta il de-
cesso di una persona ad Arez-
zo. È stato scritto che forse, in
parte, la responsabilità della
tragedia andava ricercata nel
fatto che canali e fossati non
sono puliti: straboccano di er-
bacce e di detriti. Non so se la
cosa vale anche in questo caso,
forse sì. Di certo non è la prima
volta che si sente parlare e scri-
vere del problema della manu-
tenzione dei fossi, per la quale i
cittadini (giova ricordarlo) pa-
gano fior di soldi attraverso le
tasse. Sarebbe l’ora che, al di là
di un evento atmosferico ecce-
zionale, venisse eseguita davve-
ro bene. Il nostro ambiente è
già sconvolto da noi umani, co-
me ben sappiamo; se poi non
ci prendiamo cura delle nostre
stesse opere, allora addio.
Patrizio Pesce
Livorno

CERCIELLO REGA


Cambiare
le regole di ingaggio
Finché i malintenzionati no-
strani e d’importazione non
avranno la convinzione che,
se delinquono, pagano salato,
possiamo continuare a filoso-
feggiare all’infinito circa dirit-
ti, garanzie, scappatoie, tutela
della vita e tutti i disgraziati
giustificazionismi che annulla-
no il lavoro delle Forze dell’Or-
dine. Finché non si cambiano
le regole di ingaggio, continue-
remo ad assistere ad altri fatti
sciagurati come quello di Ro-
ma.
Siccome in passato Polizia e
Carabinieri hanno abusato
del loro potere, abbiamo intro-
dotto il reato di tortura...La cat-
tura di un malvivente, non
può prescindere da una azio-
ne mirata e decisa. Ora ci ritro-
viamo le Forze dell’Ordine al-
la merce di balordi e scellera-
ti, perché se estraggono la pi-
stola, passano guai, e prima di

mettere le manette, devono
chiedere il permesso, a meno
che non ci sia qualche miglia-
io di motivi che attentino alla
propria ed altrui incolumità.
Dovrebbero dimettersi tutti in
massa e mandare allo sbara-
glio contro la criminalità tutti i
burocrati perditempo che
hanno approvato la legge sul-
la tortura.
Angelo Catalano
e.mail

SICUREZZA


In aumento
i morti sul lavoro
Aumentano le morti sul lavo-
ro. Dall’inizio dell'anno sono
stati in 482 a perdere la vita
mentre erano in servizio o in
itinere. Intanto il decreto sulla
sicurezza sul lavoro è ancora
fermo. E dire che ci avevano
promesso la sua approvazio-
ne entro giugno. Ma di quale
anno?
Gabriele Salini
e.mail

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Dottor Carioti, penso che l’opinione pubbli-
ca non riesca a capire un fico secco riguar-
do a chi ha scattato la foto al criminale che
ha accoltellato il povero carabiniere. È stata
fatta con un cellulare e... inviata in rete?
Escludendo che nella stanza ci fossero gior-
nalisti o ospiti, chi se non un carabiniere
avrebbe potuto, perdivertissemento per
portarsi a casa un ricordino, fare quella foto
e diffonderla in rete? Ovviamente tra lo
sventramento e questa “facezia” dovuta a
rabbia - rabbia che produce spesso imbecil-
lità e masochismo morale - la distanza è

abissale, eppure rivela un infantilismo pro-
fessionale sconcertante. Sperando che lei
non si sottragga, vorrei la sua opinione. Salu-
ti.
Antonio Bomparola
e.mail
■■■

Non ho memoria di una simile serie di
errori commessa dai nostri uomini
dell’Arma, caro signor Bomparola. Mario
Cerciello Rega non doveva presentarsi
sul posto senza la rivoltella e in ogni caso,
una volta lì, avrebbe dovuto essere il suo
collega, armato, ad affrontare faccia a fac-
cia il giovane delinquente. Costui, una
volta finito nelle mani dello Stato, non
doveva essere bendato: la tortura sarà pu-
re un’altra cosa, ma se la legge vieta di
sottoporre gli arrestati a simili trattamen-
ti, le forze dell’ordine devono adeguarsi,
punto. A maggior ragione, una volta ben-
dato, Gabriel Christian Natale Hjorth
non doveva essere portato in una stanza
della caserma crocevia del passaggio di

molti carabinieri, addirittura vicina a un
terrazzino nel quale chiunque avrebbe
potuto intrufolarsi. L’assassino non dove-
va essere fotografato e la sua immagine
non doveva essere esibita a mo’ di trofeo
in una chat di carabinieri, come pare sia
avvenuto (c’è un’inchiesta in corso pure
su questo). E tutto ciò per questioni eti-
che (se non possiamo applicare le catego-
rie della morale agli uomini dell’Arma
tanto vale dichiarare sciolto per fallimen-
to lo Stato italiano) e per banali ragioni
d’intelligenza, giacché è ovvio che un si-
mile segreto, condiviso da più di due per-
sone, impiega nulla a diventare notizia di
pubblico dominio. Il risultato è che si par-
la più del modo in cui è stato trattato l’as-
sassino che della fine fatta dal povero Cer-
ciello Rega, e che al piagnisteo dell’omici-
da è stato regalato un buon pretesto cui
aggrapparsi. Un disastro sotto ogni aspet-
to: umano, professionale, organizzativo,
etico e d’immagine. Auspico un interven-
to di Santa Maria Virgo Fidelis, protettri-
ce dei carabinieri.

FAUSTO CARIOTI


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