Libero - 02.08.2019

(Romina) #1

GIORDANO TEDOLDI


■La scrittura letteraria non è sol-
tanto una tecnica, ma una predisposi-
zione. La predisposizione, tuttavia,
ha bisogno di essere indirizzata e il
gusto si può perfezionare (e in effetti
tutte le scuole di scrittura serie si indi-
rizzano solo agli allievi con una predi-
sposizione, e non di rado li rovina-
no). E benché ci siano moltissime
scuole di scrittura, spesso con indiriz-
zi molto diversi (immaginiamo ad
esempio che ben diversa sia la didat-
tica della scuola Holden fondata da
Alessandro Baricco dai laboratori di
scrittura di Chuck Palahniuk, l’auto-
re di Fight Club) c’è uno scrittore
che, quale che sia la valutazione su di
lui e sulla sua opera, rappresenta
una tappa obbligata per chi voglia ap-
profondire la propria predisposizio-
ne alla scrittura: Ernest Hemingway,
a proposito del quale segnaliamo an-
che la recente uscita del volumeHe-
mingway, l’uomo e il mitoa cura di
Michael Katakis (Mondadori, 210
pagg., 24 euro) che raccoglie i pezzi
più significativi tra fotografie, lettere,
liste, e altro materiale dalla Heming-
way Collection della John F. Kenne-
dy Library di Boston.

IL MITO

Ma come nasce il mito di Heming-
way? E perché viene rite-
nuto, per consenso uni-
versale verrebbe da di-
re, un maestro di scrittu-
ra sotto il profilo stretta-
mente tecnico e, anche
chi non lo ama, ricono-
sce la potenza e l’effica-
cia della sua prosa? Si
conoscono già molto be-
ne le “ricette” che He-
mingway stesso, qua e
là, ha dato: citatissimo
ad esempio (e molto
amato da coloro che lo
ripetono senza capirne il contesto e il
significato) è il principio dell’iceberg,
formulato da Hemingway in un’inter-
vista a George Plimpton, a Cuba, nel
1954: «Io cerco sempre di scrivere se-
condo il principio dell’iceberg. Sette
ottavi dell’iceberg restano sommersi
per ogni parte visibile. Tutto quel che
conosco è materiale che posso elimi-
nare, lasciare sott’acqua, così il mio
iceberg sarà sempre più solido. L’im-
portante è quel che non si vede. Ma
se uno scrittore omette qualcosa per-
ché ne è all’oscuro, allora le lacune si
noteranno».

Questo “principio” è stato preso alla
lettera da scrittori in erba e insegnanti
di storytelling (che spesso lo identifica-
no oppure lo accostano a un altro dog-
ma: “show, don’t tell” cioè “mostra,
non raccontare”) che si preoccupano
moltissimo di scrivere racconti in cui “i
sette ottavi dell’iceberg restino sommer-
si”, senza essersi prima chiesti qual è
l’ottavo che invece deve emergere e, so-
prattutto, senza aver riflettuto al fatto
che lo stesso Hemingway
non ha sempre rispettato,
fortunatamente, questo
suo fin troppo rigido prin-
cipio. Il principio dell’ice-
berg infatti risale a due an-
ni dopo la scrittura deIl
vecchio e il mare, l’ultimo
romanzo pubblicato in vi-
ta da Hemingway, e vale
soprattutto per quel famo-
sissimo, breve libro; per
molti non il suo migliore,
del resto. Ma nel suo pri-
mo romanzo,Fiesta(ovve-
roIl sole sorge ancoranel titolo origina-
le), del 1926, Hemingway è molto me-
no ascetico e pur sfoggiando uno stile
già secco, maschio (singolare contrasto
con quella storia di impotenza sessua-
le) il campo espressivo è incredibilmen-
te ampio, quasi caotico, e la vicenda,
molto più ambigua e complessa di quel-
la raccontata nelVecchio e il mare,si
presta ben poco a essere rappresentata
dal principio dell’iceberg.
Lo stesso vale per un altro capolavo-
ro di Hemingway, il postumoIsole nel-
la corrente(1970) in cui lo spirito d’av-
ventura che percorre il romanzo è ric-

co, nient’affatto reticente. Quanto alla
regola dello “show, don’t tell”, si può
rileggere il bellissimoAvere e non avere
(1937) per scoprire un approfondimen-
to meditativo e introspettivo che smen-
tisce quella pigra regoletta che, seguita
alla lettera, produrrebbe solo sceneggia-
ture e non romanzi (e infatti Federico
Fellini ne formulò una molto simile).

INCIPIT

Per non parlare dell’incipit diPer chi
suona la campana(1940) dove, con
l’espediente del dialogo, Hemingway fa
una descrizione geografica dei luoghi
del tutto “raccontata” e per niente “mo-
strata”. Ma allora qual è il vero insegna-
mento di Hemingway, per chi ha predi-
sposizione alla scrittura? Non è né il
principio dell’iceberg, né “show don’t
tell”, né consigli da scuole medie come
“meno avverbi” o “meno aggettivi”,
ma, molto più sottilmente, è il senti-
mento dell’irreversibilità dell’esperien-
za, nella sua scansione implacabile co-
me un moto perpetuo. La lettura dei
capolavori di Hemingway non insegna
a lesinare sugli aggettivi o le leggi
dell’idrostatica, ma rappresenta la feb-
brile, divorante avidità della vita che
consuma se stessa man mano che si
esplica. Vivere è morire, sperimentare è
consumare energie, sparare è sprecare
munizioni, pescare è svuotare un desi-
derio che, inaridito, ci soffocherà. He-
mingway insegna agli scrittori l’econo-
mia dei mezzi non perché è un tecnico,
ma perché vede che ogni atto umano è
dissipazione.
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A LEZIONE DA HEMINGWAY


«Vanità di Duluoz»


EccochieraKerouac


Tecniche,consigliesegreti primadiessereKerouac


perscriverebenecomelui


Anche chi non ama l’autore de «Il vecchio e il mare» ne riconosce la potenza


della prosa. Il motivo? Utilizzava il principio dell’iceberg ma non sempre...


Ernest Hemingway al lavoro(Getty Images). Sotto la copertina del libro di Michael Katakis

■Dai quartieri romani di Corviale a Centocel-
le, al fenomeno della città di Tolfa, da Carpineto
a Civitavecchia, conquistando anche il comune
di Mirabello Sannitico in Molise: sono 9 i festival
italiani dedicati all’Arte di Strada che hanno già
iniziato a riempire di eventi unici l’estate della
penisola, con performer italiani e internaziona-
li, e una partecipazione aperta al pubblico rigo-
rosamente a ingresso gratuito. Dietro la loro rea-
lizzazione, il più grande collettivo multi-artistico
italiano: Scuderie MArteLive, che ha selezionato

centinaia di artisti e buskers di diverse discipline
(teatro, circo contemporaneo, danza, musica, ar-
te visiva, cortometraggi, poesia) dall’enorme ba-
cino di progetti artistici accumulato in quasi 20
anni di attività.
Fino al 4 agosto si può partecipare alla XV
edizione di TolfArte, il Festival Internazionale
dell'Arte di Strada e dell’Artigianato Artistico dai
numeri record, che in 4 giorni richiama nell’Alto
Lazio, più di 60mila spettatori e performer da
tutto il mondo. Il 9 agosto è in programma la

kermesse a Mirabello Sannitico (Cb), mentre il
22 e il 23 agosto è previsto il grande ritorno del
Carpineto Romano Buskers Festival, che si con-
ferma il secondo festival d’arte di strada più anti-
co d’Italia. A settembre si saluterà invece l’estate
con la XI edizione di Buskers in Town, il festival
metropolitano ormai habitué del quartiere ro-
mano di Centocelle. Un vero e proprio punto di
riferimento per l’arte di strada a Roma, capace
di trasformare in un enorme palcoscenico una
delle periferie più popolate d’Italia.

Nove eventi in programma


Nonsolomusei


L’artedistrada


invadetuttal’Italia


ALBERTO PEZZINI


■Hanno ripubblicatoVa-
nità di Duluoz(Oscar Mon-
dadori, pagg. 304, euro
15,00nella traduzione accu-
rata diMiro Silvere introdu-
zione diNanda Pivano), l’ul-
timo romanzo “autobiografi-
co” diJack Kerouac. Du-
luoz era l’alter ego letterario
di Kerouac e il libro copre gli
anni della sua giovinezza: li-
ceo, palla ovale, guerra e na-
vi mercantili su cui si imbar-
cò. In mezzo a tutto questo,
alla sua volontà ferma di di-
ventare uno scrittore, irrom-
pe la confessione di liberarsi
da quello che sarebbe diven-
tato il suo peggiore cappio al
collo: il successo.
La sua sensibilità non lo
aiutò di certo: «...Capirai che
la mia particolare forma di
angoscia e tormento mi vie-
ne dall'esser stato troppo
sensibile con tutte le teste di
cavolo con cui ho avuto a
che fare». Di certo gli fece in-
tendere ciò per cui poi forse
avrebbe lasciato che benze-
drina ed altre droghe se lo
mangiassero vivo. Per Ke-
rouac il successo fu tossico,
una specie di malattia da cui
non riuscì a guarire.

INGESTIBILE

Dopo la pubblicazione di
On the roadebbe a che fare
con un periodo della sua vi-
ta che non riuscì a gestire:
ragazze, pubblicità, spot, an-
ticipi, e soprattutto mano-
scritti rifiutati perchè non
possedevano il marchio di
fabbrica del primo. Quello
della generazione beatnik,
per capirci.
Fu così che Kerouac si am-
mazzò di droghe, anche per
trovare ciò che gli altri ormai
chiedevano da lui soltanto.
Una specie di prosa pazza in

cui il lirismo facesse da archi-
trave. Scrisse tutti i suoi libri,
comeBig Surper citare uno
dei più celebri, come se stes-
se riscrivendo la sua autobio-
grafia.Duluozfu l’ultimo,
quello in cui aveva liberato
la prosa fino all’osso.

L’AUTOBIOGRAFIA

Lo dice chiaramente a pa-
gina 84: «Se non dici ciò che
vuoi e che ti salta, che senso
ha scrivere?». Ma il successo


  • che in questo libro non esi-
    ste neanche in minima parte

  • resta all’orizzonte come
    qualcosa che lo avrebbe bru-
    ciato alla fine. Una specie di
    fiamma in cui si sarebbe bru-
    ciato le ali: «...e finalmente
    da ultimo uno scrittore il cui
    stesso “successo”, lungi
    dall'essere un felice trionfo
    come i passati, è il segno del
    fato In Persona». Questo è
    un libro tragico, narrato in
    prima persona, dedicato a
    una delle tante mogli, la gio-
    vane Stavroula. Si narra dei
    tempi del football, della sua
    forza nel gioco, dei suoi pri-
    mi passi nello scrivere da
    giornalista sportivo, delle
    sue notti passate a leggere
    Joyce o Goethe per poi anda-
    re a lavorare al giornale la
    mattina dopo, e sembra di
    leggere tutto ciò che possa
    essergli passato nella mente
    di uno scrittore prima che il
    suo destino si compisse.
    Era destino che Jack Ke-
    rouac diventasse il romanzie-
    re che tutti conosciamo ma
    pochi hanno intuito tutto il
    carico: «Nessuna generazio-
    ne è nuova. Non c’è niente
    di nuovo sotto il sole. Tutto è
    vanità». Anche se lo scrittore
    è statolarger then life, inse-
    guendo la vita a tutte le latitu-
    dini. Un po’ come Heming-
    way.
    ©RIPRODUZIONE RISERVATA


Jack Kerouac in tenuta da football

27
venerdì
2 agosto
2019

CULTURA

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