Libero - 02.08.2019

(Romina) #1

LA RIFORMA NON SI FARÀ


I magistrati: giù le mani dalle toghe


Il provvedimento non intacca i superpoteri della categoria, ma l’Anm è già sulle barricate


ROBERTO COTA


■Il Trojan è uno stru-
mento che consente di uti-
lizzare lo smartphone di
una persona come fosse
una microspia, anche
quando è spento. In sostan-
za, il soggetto spiato viene
ascoltato in ogni momento
ed in ogni luogo, anche nei
frangenti più intimi della vi-
ta privata ed anche nei luo-
ghi dove non dovrebbe es-
sere assolutamente preve-
dibile la commissione di
reati. Si tratta di uno stru-
mento talmente invasivo
da fare impallidire i control-
li che vengono utilizzati sul-
le persone dalle più feroci
dittature. L’uso di queste
apparecchiature era stato
pensato in origine soltanto
per contrastare i reati di
mafia e di terrorismo. Ci po-
teva stare. Se qualcuno sta
progettando un attentato ti-
po quello delle torri gemel-
le, è giusto che certe garan-
zie vadano a farsi benedire.
Il furore del ministro Bona-
fede e dei suoi consiglieri
ha fatto sì che l’impiego fos-
se consentito anche nel ca-
so di reati contro la Pubbli-
ca amministrazione. Ed og-
gi si vorrebbe andare oltre.
Tanto per rendere l’ idea,
la vituperata normativa sul-
le intercettazioni telefoni-
che è più garantista. Dove
si arriverà? Difficile da capi-
re, in quanto una certa par-
te della politica vorrebbe
trojanizzare un po’ tutto.
La segretezza delle co-
municazioni è tutelata dal-
la Costituzione e ogni for-
ma di intrusione dovrebbe
essere disciplinata ed esse-
re finalizzata a svolgere del-
le investigazioni per reati
molto gravi, non a spiare la
vita delle persone per vede-
re se si trova qualcosa.
Quando facciamo una pra-
tica burocratica incaricati
da un familiare veniamo
spesso bloccati da uno ze-
lante funzionario che invo-
ca il rispetto della privacy.
Invece, con il Trojan, si vor-
rebbe fare davvero di tutto.
Anche questo è uno stri-
dente controsenso.


segue dalla prima


PIETRO SENALDI


(...) «salvo intese». Formula bizzar-
ra, perché l’intesa dovrebbe essere
implicita nell’approvazione e fatte
salve dovrebbero essere al massi-
mo le divergenze. In realtà, il «salvo
intese» è un modo per dire che tra
M5S e Lega sul tema non c’è il mini-
mo accordo e quindi la riforma alla
fine non si farà. Grazie a Dio, per-
ché se è vero che la giustizia italiana
necessita di essere ribaltata da capo
a piedi, è altrettanto vero che la rifor-
ma del Guardasigilli Bonafede non
è «acqua fresca», come l’ha definita
Salvini, ma acqua bollente, in quan-
to rispecchia la vocazione giustiziali-


sta e manettara dei Cinquestelle.
Da trent’anni, ovverosia da che i
tribunali hanno iniziato a fare politi-
ca, e parallelamente il diritto ammi-
nistrato per i cittadini si è avviato al
collasso, si cerca di mettere mano
alla giustizia, ma non c’è mai riusci-
to nessuno. Per farcela, servirebbe
la volontà comune di un’ampia

maggioranza politica, che vada da
sinistra a destra e riesca a imporsi al
partito più forte oggi in Italia, cioè
quello dei giudici, unici dipendenti
pubblici ai quali non è mai saltato
un rinnovo contrattuale.
Siamo ben lungi da questa situa-
zione e quindi, a meno di 12 ore
dall’approvazione notturna della ri-

forma «salvo intese», l’Associazione
Nazionale dei Magistrati l’ha già im-
pallinata. Le toghe hanno fatto sape-
re che ricorreranno alla Corte Costi-
tuzionale contro la norma che pre-
vede l’introduzione del sorteggio
per scegliere i componenti del Con-
siglio Superiore della Magistratura
e contro le sanzioni ai giudici che

fanno durare un processo oltre i sei
anni. Il detto recita «fatta la legge,
trovato l’inganno». Si potrebbe tra-
sformarlo in «fatta la riforma, trova-
ti i magistrati», che la smontano.
Non c’è da stupirsi del fatto che il
potere giudiziario abbia affilato i col-
telli, e i grillini, specializzati nell’in-
chino a 90 gradi a ogni toga, in spe-

ELISA CALESSI


■A guardare lo scontro sulla giustizia
dall’esterno, come fosse un film, uno
direbbe: ora il governo cade. Invece no.
Anzi, è esattamente il contrario: lo scon-
tro totale sula giustizia – che dura da 48
ore e con toni sempre più accesi – dimo-
stra quello che, in casa Lega, ammetto-
no a malincuore: Matteo Salvini ha de-
ciso di andare avanti, di non staccare la
spina. L’ultima finestra elettorale è pas-
sata, in autunno non se ne parla di vota-
re e diventa complicato anche dopo
perché non è detto che, dopo la fine di
questo esecutivo, ci siano le elezioni.
Salvini non ne è affatto convinto. Per
questo – rassegnato all’impossibile con-
vivenza - si permette di alzare i toni sul-
la giustizia, di minacciare di far saltare
tutto, di usare toni sprezzanti. Con la
frustrazione di chi avrebbe voluto rom-
pere, ma ha deciso di no. E allora, a
questo punto, si sfoga dicendo di tutto.
E così, il giorno dopo il consiglio dei
ministri-fiume che ha certificato la spac-

catura sulla giustizia (legge delega ap-
provata «salvo intese» ovvero non se ne
fa niente perché in Parlamento sarebbe
affossata), va in scena il secondo round
più duro del primo.

BOTTA E RISPOSTA

Si comincia di prima mattina con
una nota della Lega durissima: il prov-
vedimento messo a punto dal ministro
Alfonso Bonafede? «Una non riforma,
vuota e inutile». Il Guardasigilli rispon-
de con una diretta su Facebook, dove
in un primo momento minimizza il
contrasto, spiegando che manca l’inte-
sa solo sul «processo penale», ma sugli
altri punti (civile e Csm) il governo ha
dato il via libera. Poi attacca Salvini: «La
separazione delle carriere dei magistra-
ti e la riforma delle intercettazioni sono
i due punti forti della politica sulla giu-
stizia di Silvio Berlusconi. Dico alla Le-
ga che sono aperto a tutte le proposte,
ma non stanno governando con Silvio
Berlusconi. Se lo mettessero in testa».

Salvini, dal Papete Beach di Milano
Marittima, convoca una conferenza
stampa e replica stizzito: «Cosa c’entra
Berlusconi? Noi la buona volontà per
fare la riforma della giustizia ce la met-
tiamo ma se Bonafede inizia a tirare in
ballo Berlusconi, il passato, il presente
e il futuro...». E questa è solo la prima
parte perché poi, parlando a microfoni
diSkytg24, minaccia la rottura: «Abbia-
mo fatto un sacco di cose in un anno, la
Lega ha raddoppiato i suoi consensi e
l’obiettivo della prossima manovra è
far pagare meno tasse non a tutti ma a
tanti... Io la voglia ce l’ho, ma se mi do-
vessi accorgere che i litigi sono quotidia-
ni... Mi stufo io, ma anche gli italiani.
Voglio un governo che faccia le cose
altrimenti, la parola va agli italiani». E
ancora: «Io non sto al governo per guar-
dare le stelle cadenti ma per fare le co-
se. Sulla Tav ci abbiamo messo qualche
mese ma si fa, la Tap anche... Dalla rifor-
ma della giustizia mi aspettavo una co-
sa grande e non una cosina...».
A questo punto, dal M5S, si ipotizza

che la Lega stia facendo tutto questo
trambusto perché vuole limitare le in-
tercettazioni o addirittura – lo dice espli-
citamente Paola Taverna – per far salta-
re il nuovo regime della prescrizione,
che, secondo l’accordo raggiunto, va
fatta solo se accompagnata da una rifor-
ma complessiva sulla giustizia: «Non
c’è mica la volontà di far saltare la nuo-
va prescrizione che entrerà in vigore a
gennaio? Non voglio crederci».

BASTA NO

Il M5S “ruba” alla Lega l’argomento
fin qui usato dall’alleato contro di loro:
dite solo «no». Il crescendo continua.
Fino a quando Luigi Di Maio prova a
spegnere l’incendio. Pubblica su Face-
book un post con una foto di lui abbrac-
ciato al premier Giuseppe Conte, ai mi-
nistri Bonafede e Riccardo Fraccaro.
«Noi», scrive, «siamo qui per fare. Il go-
verno deve fare. Le forze politiche che
sostengono questo governo devono im-
pegnarsi a fare le cose. Solo che a tratti
si fa confusione tra maggioranza e op-
posizione. Mi aspetterei muri e “no”
dalle forze di opposizione. Ma da chi
sostiene questo governo mi aspetto leal-
tà e sostegno alle riforme». Intanto, pe-
rò, Alessandro Di Battista accusa la Le-
ga di essere «uguale a Forza Italia sulla
giustizia e sull’eterno tentativo di pro-
teggere i colletti bianchi». Guerra tota-
le. Che tutti si possono permettere per-
ché l’unico che può spegnere l’interrut-
tore, Salvini, ha deciso di non farlo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Da quale di questi due avvocati


Commento


Il giustizialismo


«trojanizza»


le nostre vite


Il ministro della Giustizia, l’avvocato grillino Alfonso Bonafede(LaPresse)

RING LEGA-GRILLINI


«Testo vuoto, non è giustizia»


«Non governate con Berlusconi»


Continua lo scontro nell’esecutivo. Da via Bellerio liquidano il testo approvato


«salvo intese». Bonafede: volete rifilarci le proposte di Silvio. Ma si va avanti...


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venerdì
2 agosto
2019

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