Libero - 02.08.2019

(Romina) #1

PAOLO BECCHI


GIUSEPPE PALMA


■Il Consiglio dei ministri, dopo
quasi nove ore di discussione, ha vara-
to ieri notte solo una parte del «testo
Bonafede» sulla riforma della giusti-
zia. Solo quella che riguarda la giusti-
zia civile, mentre per quanto concer-
ne la riforma della giustizia penale il
testo è per ora congelato, «salvo inte-
se» a divenire tra i due partiti di mag-
gioranza. Sulla riforma del Csm c’è in
generale un accordo di massima, ma
la discussione è ancora in corso. E Su
questo non ci soffermeremo.


TUTTO PUÒ CAMBIARE

Si tratta di un disegno di legge del
governo col quale l’esecutivo chiede
al Parlamento la delega a legiferare in
materia di riforma della giustizia, fa-
coltà prevista dall’articolo 76 della Co-
stituzione. La palla passerà successi-
vamente al Parlamento (relativamen-
te ai soli punti condivisi in seno al
Consiglio dei ministri), che oltre a po-
ter modificare il testo dovrà determi-
nare i principi, i tempi e i criteri diretti-
vi entro cui il governo deve attenersi
per l’adozione dei successivi decreti
legislativi. Insomma, di quello che è
uscito ieri notte dal Consiglio dei mini-
stri tutto potrà essere ancora modifica-
to dalle Camere e poi nuovamente
dal governo. I tempi previsti sono, al
momento, superiori ad un anno.
Il nodo resta la giustizia penale, sul-


la quale M5S e Lega non hanno trova-
to l’intesa. Salvini ha infatti definito
«timida» la bozza Bonafede e non ha
dato il via libera. Ora tutti si scagliano
contro il leader della Lega con la scu-
sa che il suo veto sulla riforma della
giustizia penale sia un grimaldello per
ottenere in cambio dai 5Stelle una rivi-
sitazione della prescrizione (voluta
dai pentastellati col decreto spaz-
za-corrotti) che entrerà in vigore il 1°
gennaio 2020. Balle. Non è questo l’og-
getto del contendere. A Salvini interes-
sa soprattutto una riforma della giusti-
zia penale che non prescinda dalla ri-
duzione dei tempi dei processi e dal
rendere effettivo il principio di respon-
sabilità civile dei magistrati. Diversa-
mente, è acqua di rose. Non è vero
infatti che la Lega non ha avanzato
proposte, tutt’altro. Ne ha presentate
alcune valide ma che gli alleati di go-
verno hanno disatteso. Vediamo qui
rapidamente quelle più importanti.
In primis la separazione delle car-
riere tra magistratura inquirente e giu-

dicante, assente nella proposta di Bo-
nafede, uno dei principali motivi che
hanno indotto Salvini a bloccare la ri-
forma. Il leader della Lega ha ragione,
anche perché si tratta di dare final-
mente attuazione al principio del «giu-
sto processo» sancito dall’articolo 111
della Costituzione: «Ogni processo si
svolge nel contraddittorio tra le parti,
in condizioni di parità, davanti a giudi-
ce terzo e imparziale». La mancata se-
parazione delle carriere rende infatti
vana l’imparzialità del magistrato giu-
dicante, soprattutto se chi deve giudi-
care proviene da pregressi decenni di
attività inquisitoria in procura.

UN SISTEMA PERVERSO

Altra grande assente è una discipli-
na in grado di regolare la giungla del-
le intercettazioni, che senza un inter-
vento normativo rischia di restare an-
cora una volta alla berlina di un siste-
ma perverso fatto di pm, cancellieri e
giornalisti sodali. La Lega ha proposto

di circoscrivere le intercettazioni evi-
tando di tirare in ballo terze persone
intercettate che non c’entrano nulla
con le indagini (le cosiddette intercet-
tazioni «a strascico») e di impedire la
pubblicazione di gossip, ma il M5S ha
fatto orecchie da mercante.
Timido il limite temporale introdot-
to da Bonafede alle indagini prelimi-
nari, il cui periodo – nelle intenzioni
del ministro della giustizia - potrà es-
sere prorogato per una sola volta (og-
gi sono due) e solo per un periodo di
sei mesi, salvo casi particolari. La Le-
ga ha invece proposto di inserire un
tempo fisso senza proroghe, in modo
da evitare attività eccessivamente di-
screzionali da parte degli inquirenti. E
anche su questo i pentastellati hanno
fatto finta di niente.
Altra questione rilevante è l’introdu-
zione del termine di sei anni (inizial-
mente il MoVimento ne aveva propo-
sti addirittura nove) quale limite tem-
porale per la durata di un processo,
decorso il quale i magistrati potranno

risponderne per via disciplinare. La
proposta della Lega mira invece a con-
tenere il processo entro il termine di 4
anni, una soluzione che darebbe
all’imputato la garanzia di vedersi ri-
conosciuto il principio costituzionale
della «ragionevole durata del proces-
so». Bonafede non ne vuole sapere e
non si capisce proprio il perché.

DIRITTO DI DIFESA

Nulla in materia di applicazione
delle misure cautelari. Quella che una
volta veniva chiamata «carcerazione
preventiva» merita una regolamenta-
zione coraggiosa: se da un lato occor-
re potenziare la misura cautelare del
carcere per reati gravi come il favoreg-
giamento all’immigrazione clandesti-
na, lo stupro, lo spaccio, l’omicidio e
la detenzione illegale di armi, dall’al-
tro occorrerebbe favorire – soprattut-
to per i reati con minore impatto so-
ciale - quella degli arresti domiciliari
al posto del carcere. La punizione anti-
cipata dietro le sbarre è tipico della
mentalità giustizialista dei 5Stelle ed è
giusto che la Lega tenti di bloccarla.
Manca inoltre una decente regola-
mentazione sulle impugnazioni
dell’imputato. La riforma Orlando en-
trata in vigore lo scorso anno limita
pesantemente i diritti di difesa, trasfor-
mando il ricorso in appello in una spe-
cie di complicato ricorso per Cassazio-
ne, con cavilli formali assurdi nella re-
dazione dell’atto che pongono l’impu-
tato nel rischio concreto di vedersi ne-
gare il giudizio d’appello. Sarebbe
dunque opportuno tornare alle nor-
mativa precedente, molto più favore-
vole al reo, nel rispetto del principio
generale delfavor reiprevisto dall’or-
dinamento penale.
Ma il punto cruciale sul quale il
M5S non ha voluto sentire ragioni è la
proposta leghista, per la verità molto
innovativa, dell’introduzione del ma-
nager giudiziario, una figura ammini-
strativa dirigenziale che sovraintenda
e controlli non l’operato dei magistra-
ti (che deve ovviamente restare auto-
nomo e indipendente), bensì il rispet-
to del principio di economia proces-
suale e dei termini per il regolare svol-
gimento delle indagini e dei processi.
Non si possono spendere somme esa-
gerate su intercettazioni riguardanti i
cosiddetti «processi politici» e lasciare
marcire i fascicoli su furti e rapine.
Aprire una crisi di governo sulla ri-
forma della giustizia non conviene a
nessuno, ma Salvini non deve arretra-
re di un passo. Tutte le proposte avan-
zate dalla Lega sono valide e consenti-
rebbero di fare quella vera riforma del-
la giustizia che da tempo i cittadini
italiani aspettano.
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cial modo se inquirente, dovrebbe-
ro farne tesoro. Le novità introdotte
da Bonafede non scalfiscono lo stra-
potere dei giudici, tanto che sem-
brano scritte da un team di magi-
strati, però qualsiasi minima messa
in discussione della casta in toga
non è tollerata da chi ne fa parte. Il
sorteggio dei membri del Csm non


è lesa maestà ma un rimedio posto
al mercato delle vacche, con vertici
notturni tra membri dell’Anm e po-
litici, di cui si è avuto notizia nelle
settimane scorse e che ha diminui-
to ulteriormente la credibilità di chi
amministra la nostra giustizia. An-
che le paventate sanzioni per i magi-
strati lenti, o fannulloni, sono più

virtuali che reali, visto che lo sfora-
mento del limite dei sei anni per
venire punito dev’essere inescusabi-
le e che basta addurre un carico di
lavoro eccessivo per sfuggire alla
sanzione, che comunque si riduce
a un provvedimento disciplinare.
L’azione di resistenza alla rifor-
ma da parte dell’Anm ha due gran-

di alleati, M5S e Lega, che in merito
hanno inscenato una rissa più senti-
ta e reale delle scaramucce alle qua-
li siamo abituati ad assistere quoti-
dianamente. La giustizia, con l’auto-
nomia e le tasse, è infatti uno dei
punti di maggiore frizione tra i due
contraenti del governo.
La Lega ha una visione liberale
del tema che prevede uno smantel-
lamento della condizione di potere
al di sopra della legge nella quale
oggi si trovano i magistrati: punta
alla separazione delle carriere tra
giudici e pm, alla responsabilità del-
le toghe che sbagliano, alla regola-
mentazione delle intercettazioni, e
all’introduzione del manager giudi-
ziario, una figura che sovrintenda al

lavoro dei tribunali garantendo
l’economicità dei processi, sia in ter-
mini di spese che di tempi.
M5S ha una filosofia opposta: via
libera alle intercettazioni, rafforzate
dal Trojan, l’aggeggio che consente
di ascoltare qualsiasi conversazio-
ne, finanche al cesso, introduzione
fittizia di limiti temporali ai giudizi,
ai quali invece, grazie all’abolizione
della prescrizione, è garantita l’eter-
nità, e promozione dei giudici che
tornano in servizio dopo un’espe-
rienza in politica. Insomma, ci sono
tutte le premesse perché anche di
questa annunciata riforma, che Di
Maio ha già definito «epocale», non
se ne faccia nulla.
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vi fareste difendere in tribunale?


CONDIZIONI PER UN SÌ


Tempi, intercettazioni, carcere


Tutte le richieste di Salvini


Il M5S dice di no, ma il Carroccio ha fatto delle proposte: separazione delle


carriere, regole sulle registrazioni, durata certa dei processi e il manager...


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