Libero - 02.08.2019

(Romina) #1
segue dalla prima
ROBERTO PULLI

(...) “Più che l’amor potè il
digiuno” scrisse Dante; in
questo caso, ho l’impressio-
ne, che “più che l’onor potè
il tornaconto”. Alla fine an-
che Voi allineati, compatti e
prostrati (compagni)!
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Chi sbaglia, paga


Anche se indossa


una divisa


TOMMASO MONTESANO


■Matteo Salvini, va da sé, è stato
il primo a criticare l’iniziativa di
Ivan Scalfarotto: «Il Pd va in carce-
re a verificare che il criminale ame-
ricano non sia stato maltrattato.
Non ho parole, pazzesco». E ieri il
ministro dell’Interno ha concesso
il bis: «Pd, sempre dalla parte sba-
gliata». Obiettivo degli strali: l’ex
sottosegretario dem, colpevole di
aver fatto quello che spesso fanno i
parlamentari. Ovvero esercitare la
prerogativa di effettuare visite ispet-
tive in carcere. Solo che stavolta
Scalfarotto ha puntato al bersaglio
grosso: i due americani arrestati
per l’omicidio del carabiniere Ma-
rio Cerciello Rega. Iniziativa a cau-
sa della quale il deputato del Pd,
sulla sua pagina Facebook, in po-
che ore è stato raggiunto da oltre
340mila commenti non certo positi-
vi. Tra gli epiteti rivolti a Scalfarot-
to, quelli di essere un «miserabile
parassita», un «uomo schifoso» e
un «idiota».
Quello che sorprende, tuttavia,
non sono tanto le critiche del cen-
trodestra né quelle dei sindacati di
polizia – anche quelli di “sinistra”,
che hanno sottolineato come Scal-
farotto non abbia trovato il modo
né il tempo di solidarizzare, anche

con una semplice «parola di cordo-
glio», con la vedova del militare
dell’Arma ucciso – quanto il tiro al
piccione cui Scalfarotto è stato fat-
to oggetto dai suoi colleghi di parti-
to del Pd, evidentemente terrorizza-
ti dal possibile effetto boomerang
dell’iniziativa sui sondaggi già non
lusinghieri.
A prendere le distanze dall’ex sot-
tosegretario dei gover-
ni Renzi e Gentiloni è
stato perfino il leader
del Pd. Nicola Zingaret-
ti interviene per cerca-
re di separare il desti-
no del suo partito da
quello del deputato.
«Quella di Scalfarotto è
una sua iniziativa per-
sonale. Rientra nelle
sue prerogative di par-
lamentare, ma ripeto è
una sua iniziativa non fatta a nome
del Pd». Il segretario fa sentire la
sua voce dopo che anche tra i dem
in molti hanno iniziato a prendere
le distanze dal deputato. Alessia
Morani lo gela così: «Lo dico con
sincerità: non condivido la visita in
carcere al presunto omicida di Cer-
ciello del collega Scalfarotto. Ho fat-
to tante battaglie con Ivan. Ma que-
sta volta non sono d’accordo. Pro-
prio no». Ancora più duro l’ex mini-

stro Carlo Calenda: «È il caldo. Spe-
ro sia il caldo. Perché tra Gozi ieri e
Scalfarotto oggi vi giuro che stiamo
raggiungendo vette di stupidità
mai prima conquistate nella politi-
ca contemporanea». Il riferimento
è anche alla scelta dell’ex sottose-
gretario agli Affari Ue dei governi di
centrosinistra di ricoprire lo stesso
incarico per la Francia di Macron.
Alla lista dei critici si
aggiunge anche Ema-
nuele Fiano, di solito al
fianco del collega sul
fronte delle battaglie
sui “diritti civili”: «Non
ho condiviso la scelta
di Scalfarotto di anda-
re a Regina Coeli. Il no-
stro compito è prima
di tutto quello di condi-
videre il grande cordo-
glio popolare per que-
sto omicidio».
Così al deputato, storico attivista
Lgbt, non resta che provare a mini-
mizzare: «La mia non è stata in nes-
sun senso una “visita”, il mio è sta-
to un gesto politico. È la mia posi-
zione personale. Non la posizione
del Pd». Quanto alla mancata visita
alla moglie di Cerciello Rega, Scalfa-
rotto ammette di non averlo fatto
«per discrezione e rispetto».
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BRUNELLA BOLLOLI


■L’americano “bendato” ricorre al Riesame e
Mario Cerciello Rega e Andrea Varriale erano in
servizio la notte in cui si è consumato l’omicidio
del vicebrigadiere. La conferma, dopo una setti-
mana di dubbi, indiscrezioni, voci di operazioni
anti-droga non programmate con i superiori, ar-
riva dall’analisi del sistema centralizzato dell’Ar-
ma che dà atto della presenza di entrambi i mili-
tari nella zona di Trastevere la notte del 26 lu-
glio. Tuttavia, restano dei buchi neri sull’intera
vicenda e i magistrati della procura di Roma
vogliono vederci chiaro. Intanto, i pm hanno
acquisito il registro delle presenze e dei turni
riferibili alla stazione di piazza Farnese alla qua-
le appartenevano i due militari Cerciello Rega e
Varriale, amici prima che colleghi, il primo dei
quali è morto nel tentativo di recuperare un bor-
sello nero sottratto da due ventenni americani
al 47enne Sergio Brugiatelli.
Dalla visione delle telecamere e dai tabulati
telefonici dei carabinieri, i pm vogliono risalire a
tutti i contatti di quella maledetta notte e capire,
così, perché i due militari si sono recati “in mis-
sione” in borghese e, soprattutto, disarmati. Co-
sa può avere spinto, cioè, un vicebrigadiere
esperto quale il 35enne Rega a dimenticare la
pistola d’ordinanza nell’armadietto della caser-
ma. Per il ministro dell’Ambiente, l’ex generale
della Benemerita, Sergio Costa, «può capitare».
Nella foga di andare a fare il suo lavoro, ha spie-
gato Costa, tutto preso «dalla voglia di correre
subito a risolvere la cosa», Rega si è scordato la
rivoltella. «Una cosa che ho vissuto anche io»,
ha aggiunto il ministro.
È vero che il vicebrigadiere conosceva bene
Medi, uno dei soggetti che gravitano a piazza
Mastai, centro della movita trasteverina? Il detta-
glio arriva da Italo Pompei, il pusher al quale
Brugiatelli si sarebbe rivolto dopo essere stato
avvicinato dai due americani che volevano farsi.
Ma c’è dell’altro. Secondo quanto riferito dal
personale dell’hotel in cui Finnegan Lee Elder e
Christian Gabriel Natale Hjorth alloggiavano a
Roma, la mattina del delitto Elder sarebbe stato
con un uomo di colore, che dovrà essere identifi-
cato dagli inquirenti. Non solo. La stanza matri-
moniale numero 109 dell’albergo di via Cesi,
rione Prati, a due passi da via Pietro Cossa dove
Rega è stato accoltellato con ferocia, 11 fendenti
violentissimi inferti ai fianchi dal 19enne con un
coltello “da guerra”, era stata prenotata solo dal
biondino “Finn” per cui il compagno di bevute
“Gabe” era, a tutti gli effetti, “abusivo” in hotel.
Costui, 18enne con i nonni paterni italiani (il
padre si chiama Fabrizio Natale), ha fatto ricor-
so al tribunale del Riesame per chiedere l’annul-
lamento della misura cautelare. L’hanno reso
noto i suoi avvocati, Francesco Petrelli e Fabio
Alonzi, dopo essersi recati a colloquio con il loro
assistito a Regina Coeli. Christian Gabriel Natale
Hjorth è il ragazzo ritratto con la benda durante
l’interrogatorio in caserma, un’immagine che è
arrivata oltre oceano scatenando un mare di illa-
zioni e che sarà usata dalla difesa per provare a
invalidare quel primo interrogatorio.


IL COLLEGA SARÀ RIASCOLTATO

I difensori del killer, invece, non hanno anco-
ra deciso se presentare un ricorso al tribunale
della Libertà: ieri si sono incontrati all’interno
dell’ambasciata americana per discutere la stra-
tegia con Ethan Elder, il padre di Finnegan giun-
to a fare visita al figlio. L’uomo avrebbe tentato
di giustificare il suo ragazzo: «Era terrorizzato,
per questo ha agito così. Il coltello? In America è
normale, è per difendersi». I due giovani reclusi
fin dal momento della cattura si sono accusati
l’un l’altro: Gabe sostiene di non aver saputo
nulla del pugnale, l’altro lo smentisce, ma di
sicuro entrambi sanno cos’è successo dopo le
23.30. Anche Andrea Varriale conosce la verità.
È uscito con in servizio con Rega, ha visto tutto,
fino alla fine. Ferito nella colluttazione con Nata-
le e, inizialmente sotto choc, sarà risentito per
ricostruire i passaggi di quella tragica notte.
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La procura a caccia di nuovi dettagli da tabulati telefonici e telecamere


L’americano bendato rischia di uscire dal carcere


Il difensore di Natale ricorre al tribunale del Riesame. Il ministro grillino Costa: «Cerciello era senza pistola? Capita»


A sinistra, Christian Gabriel Natale Hjorth
bendato. Sopra, il padre di Elder Finnegan
Lee all’uscita dal carcere: il figlio è accusato
dell’omicidio di Cerciello Rega(LaPresse)

La fascia sugli occhi


Vi siete indignati


per un farabutto


E il carabiniere?


segue dalla prima
VITTORIO FELTRI

(...) Dopo il processo, non pri-
ma. Il fatto che i militari, pur
con ogni attenuante dovuta al
loro stato d’animo a causa
dell’assassinio, abbiano tenuto
ammanettato nonché bendato
uno dei farabutti in violazione
delle norme, costituisce reato.
Quindi siamo di fronte a una
ulteriore trasgressione delle re-
gole. Cosa che non si può fare
impunemente.
Noi che non siamo politica-
mente legati ad alcun partito
abbiamo denunciato la scorret-
tezza dei carabinieri, era no-
stro dovere farlo. Non siamo ti-
fosi di nessuno, semplicemen-
te esigiamo il rispetto dei codi-
ci civile e penale da parte di
chiunque, cittadini e forze
dell’ordine.
Dove abbiamo sbagliato?
Speriamo che i delinquenti su-
biscano le conseguenze dei lo-
ro atti criminali, e vengano con-
dannati adeguatamente, al
tempo stesso chiediamo che
gli uomini in divisa i quali han-
no illegittimamente bendato il
ragazzo americano risponda-
no del loro errato comporta-
mento. Se la giustizia è uguale
per tutti, deve esserlo anche
nei confronti dei carabinieri
che hanno abusato del loro po-
tere. Inoltre qualcuno è obbli-
gato a spiegarci come mai il vi-
cebrigadiere ammazzato ab-
bia dimenticato in caserma la
pistola e come mai il suo com-
pagno abbia assistito senza fa-
re una piega all’accoltellamen-
to del collega, e non abbia rea-
gito. Interrogativi, questi, che
per ora sono rimasti privi di ri-
sposte. E tali rimarranno.
Capisco che si preferiscano i
carabinieri ai delinquenti, cio-
nonostante non è un buon mo-
tivo per fottersene dei diritti
umani che riguardano perfino
i farabutti.
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L’ispezione del deputato fa litigare i dem


ScalfarottoaReginaCoelidagliarrestati


EilPdloscarica:«Nonanostronome»


I.Scalfarotto(LaPresse)

9
venerdì
2 agosto
2019

ITALIA

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