National Geographic Italy - 08.2019

(nextflipdebug5) #1

shington, ha esposto un piano di pace, e nel 1988
si è rivolto al Parlamento Europeo. Ha incon-
trato di persona leader mondiali, tra cui presi-
denti degli Stati Uniti e papa Giovanni Paolo II,
in nome del popolo tibetano.
In una delle sue aperture alla Cina, ha propo-
sto l’approccio della “Via di Mezzo”, rinunciando
al sogno dell’indipendenza del Tibet a favore di
un’autonomia reciprocamente vantaggiosa che
avrebbe permesso di conservare la cultura tibe-
tana. Nel 1989 è stato insignito del Premio Nobel
per la Pace, ma non è riuscito comunque a pro-
teggere il Tibet.
Quando gli chiedo se l’approccio della Via di
Mezzo sia stato un errore, il Dalai Lama si dice
ancora convinto che potrebbe funzionare. L’at-
tuale presidente della Cina, Xi Jinping, dice, ha
mostrato notevole coraggio nell’affrontare la
corruzione nel suo paese e nello sposare «un
pensiero nuovo [dopo] 70 anni [di] politica in-
transigente... Vedremo. Forse tra un anno, forse
tra due, credo che le cose potrebbero cambiare».
Il Dalai Lama spera addirittura che il presi-
dente Xi gli consenta di compiere un pellegri-


naggio in Cina, per visitare il sito sacro ai bud-
dhisti di Wutai Shan, un «privilegio speciale»,
come lo definisce, che sogna da più di 60 anni.

DOPO TUTTI QUESTI ANNI il Dalai Lama prova
ancora nostalgia per il mondo che si è lasciato
alle spalle, anche se è convinto che le antiche
tradizioni buddhiste del Tibet non sarebbero
sopravvissute se non se ne fosse andato.
Si è impegnato a diffondere la saggezza di que-
ste tradizioni tra le platee di tutto il mondo, con-
dividendo la sua conoscenza su come gli esseri
umani possano sentirsi più felici e ridurre la loro
sofferenza. Spesso parla dei punti di contatto tra
il buddhismo e la scienza moderna, citando
prove tratte da entrambi del fatto che la compas-
sione faccia bene al cervello. Oggi lo spirito tibe-
tano «non sta morendo», dice. «Spirito tibetano
molto forte». E aggiunge che, pur avendo «perso
piccola casa», ha «trovato casa grande». Gli
chiedo quale sia questa casa grande. «Mondo
intero», risponde.
Un mondo che però potrebbe cominciare a
vedere sempre meno, visto che oggi il suo fisico
non gli permette di mantenere i ritmi abituali.
«Senso di stanchezza cresce. È comprensibile, a
questa età», dice. Volerà con minore frequenza
ed eviterà i viaggi lunghi, ammettendo che è «un
poco difficile adesso». Le ginocchia gli danno
fastidio nelle salite o nelle discese. Le visite in
America del Nord previste per l’anno scorso sono
state cancellate, ma è andato in Europa, un viag-
gio «facile a confronto». Il suo programma per il
2019 lo vede rimanere vicino a casa, in India.
Qualche anno fa è stato curato per un cancro
alla prostata, e oggi i suoi medici lo considerano
in perfetta salute. Ha l’aria di una persona molto
più giovane della sua età. Ciò nonostante, i suoi
assistenti limitano i suoi impegni quotidiani. Le
udienze con dignitari e altri, che un tempo du-
ravano fino alle cinque del pomeriggio, adesso
devono concludersi prima di pranzo, anche se
lui tende a lavorare più di quanto i suoi assistenti
riterrebbero opportuno. Certi giorni fino a 1.000
persone provenienti da tutto il mondo fanno la
coda per vederlo.
Scende da un sentiero in pendenza, con la
lunga veste color senape e porpora che fluttua
leggera nella brezza, verso il sommesso mormorio
della folla. Quando vede la coda di persone si
ferma a salutare con un sorriso radioso, poi sale
scattante diverse scale fino alla grande sedia di
legno su cui siede per accoglierli a uno a uno. Un

DALAI LAMA 113

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