la Repubblica - 03.08.2019

(Brent) #1
di Alessandro Cassinis

genova — Un anno dopo essersi
salvato per un soffio sul ponte
Morandi, l’uomo del camion verde
chiede solo una cosa: smettere di
essere visto come un simbolo e
tornare a vivere come Luigi Fiorillo,
38 anni di Salerno, residente a
Genova, sposato, due figli piccoli.
L’autista più fortunato del mondo,
il sopravvissuto che il 14 agosto
riuscì a fermarsi a un passo dal
baratro mentre il ponte crollava,
racconta a Repubblica di aver
vissuto un anno in fuga dalla
notorietà, inseguito dalle tivù di
tutto il mondo e dalla curiosità di
chi lo vede come un totem, un
talismano della buona sorte in un
Paese che ama affidarsi alla fortuna
e alla scaramanzia.
Com’è cambiata la sua vita,
signor Fiorillo?
«Mi fermano per strada, mi
fotografano, mi telefonano in piena
notte. Adesso basta, per rispetto dei
43 morti e di chi ha perso tutto».
Fiorillo lavora ancora per la
Damonte Trasporti, l’azienda
genovese che serve i punti vendita
della Basko. Il Volvo con le insegne
verdi del gruppo commerciale è
stato venduto mesi fa, ma
nell’immaginario collettivo è
ancora lì, sul ponte, a pochi metri
dalla fine. Ha riempito i teleschermi
e le pagine dei giornali, ancora
adesso colora di verde i disegni dei
bambini genovesi. Nessuno ricorda
invece l’auto gialla, che nell’ultima
galleria prima dell’inferno sorpassa
il camion verde e per
un’indecisione lo costringe a
rallentare. Una manovra che di
solito scatena improperi e colpi di
abbagliante, ma che questa volta
salva una vita. A quell’ora Fiorillo ha
già finito le consegne nel ponente
di Genova e con il camion leggero e
la pioggia sa di avere una tenuta di
strada ridotta.
Che cosa ricorda degli ultimi
attimi prima del crollo?
«Più mi avvicino a Genova, più la
pioggia diventa forte», è la versione
che l’autista ha riferito fin dai primi
giorni, e che ricostruiamo anche
con l’aiuto del suo avvocato, Pietro
Bogliolo.
Sono le 11.36, che succede?
«L’auto che mi sorpassa mi fa
rallentare, io mantengo la distanza
di sicurezza, riduco la velocità. È
questo che mi salva».
Poi lei vede sparire nel nulla
l’auto gialla e tutte le altre davanti
al suo parabrezza.
«Riesco a inchiodare appena in
tempo e a fermare il traffico.
Scendo e inizio a correre
all’indietro. Sono preoccupato di
lasciare il camion con il motore
acceso e temo che crolli tutto: quel
mezzo è la mia seconda casa».
Fin qui il racconto di una giornata
che non avrebbe mai voluto vivere.
Ma al volante torna due giorni dopo
la tragedia. Tiene molto al suo
lavoro di truck driver, come lo

chiama lui. Lo fa per la famiglia. Il
24 gennaio Luigi sposa Ina
Medvyedyeva, ucraina, madre dei
suoi due figli: una bambina che ora
ha cinque anni e un maschio di due
anni e mezzo. Danni psicologici?
Sindrome del sopravvissuto?
L’avvocato Bogliolo sta seguendo

l’incidente probatorio come parte
lesa per Fiorillo e per altri
automobilisti rimasti fermi sul
ponte subito dietro di lui. Il pm
Massimo Terrile li ha fatti visitare
per accertare lesioni derivate da
quel terribile shock e in questi
giorni gli esiti delle perizie

dovrebbero essere depositati.
Come sta un anno dopo?
«Bene. Ma come un anno fa, sono
sempre della stessa idea: mi piace la
riservatezza e non voglio che il mio
nome compaia sui giornali. Per
questo ho tenuto un profilo basso,
per il rispetto dovuto a tutte le
persone che sono morte».
La sua storia è uno dei pochi
racconti a lieto fine di quel 14
agosto. Era inevitabile che
diventasse simbolica.
«Ma lei non immagina che cosa ho
passato quest’anno. Un incubo. Con
l’avvicinarsi dell’anniversario,
chiunque mi vede si sente in diritto
di importunarmi, come del resto
succede da un anno a questa
parte».
Parla dei giornalisti?
«Non solo. Lei non sa cosa significa
andare per strada e trovarsi una
macchina affiancata che per poco
non ti si schianta addosso perché
vogliono farti una foto sul tuo
camion. Per fortuna non ho più il
camion verde».
Questo l’ha aiutata a salvare la
sua privacy?
«Con la vendita del camion e con il
passare del tempo la pressione è
andata a scemare, ma ora non
voglio che questa storia ricominci».
Forse vedono in lei un
portafortuna.
«Ma sono solo stupidi. C’è gente che
invece di pensare alle 43 vittime e al
danno che ha avuto una città intera,
anzi un Paese intero, viene a
cercarmi anche a mezzanotte, mi
chiama nonostante sappia che io
inizio a lavorare all’una, alle 2, alle 3
di notte, e quindi può ben
immaginare che a mezzanotte
dormo».
Lavora ancora per il gruppo
Damonte? Fa le stesse consegne
per Basko?
«Certamente, anche se con un altro
camion».
È mai rimasto a casa per
problemi di salute?
«Io ho sempre lavorato, dal 16
agosto 2018».
Lei è credente. Chi ha
ringraziato per il “miracolo” di un
anno fa?
«Ognuno la veda a modo proprio.
Chi è religioso può credere
all’angelo custode, chi crede al
destino pensi al destino, chi dice
fortuna... Fate voi».
Che cosa si aspetta dalla vita
dopo aver visto in faccia la morte?
«Mi piace essere importante per la
mia famiglia, solo questo».
Che cosa ha raccontato ai suoi
figli quando è tornato a casa il 14
agosto?
«Il maschietto era troppo piccolo
per capire. Ma la femminuccia
conosceva il camion che guidavo io.
Quando l’ha visto in televisione
fermo sul ponte ha detto: quello è il
camion di papà. Ha capito tutto da
sola».

L’intervista


L’uomo del camion


“Io, in bilico sul Morandi


ma due giorni dopo


ero di nuovo alla guida”


Il crollo
Alle 11.36 del 14
agosto 2018 a
Genova nel corso
di un fortissimo
nubifragio crolla
il ponte Morandi,
il viadotto
dell’autostrada A10
che collega la città
al porto

Mia figlia conosceva


il mio mezzo


e quando l’ha visto


in tivù fermo


sul ponte ha capito


tutto da sola


Le vittime
Il crollo del ponte
(nella foto) ha
causato 43 vittime tra
gli automobilisti che
passavano in quel
momento e gli operai
presenti nell’area
sottostante. La
procura ha aperto
una inchiesta

f


Ho vissuto un incubo:


mi fermano


per la strada,


mi fotografano,


mi telefonano in piena


notte. Ora basta


1


I punti


L’inchiesta
L’inchiesta è arrivata
alla fase finale.
L’altro ieri è stata
depositata la perizia
sulle condizioni del
viadotto prima e
dopo il crollo: i periti
del gip scrivono di
“difetti esecutivi e
poca manutenzione”

2


kA un passo dal baratro
Qui sopra Luigi Fiorillo, 38 anni, di
Genova, con la moglie Ina
Medvyedyeva. La coppia ha due figli
e si è sposata lo scorso gennaio. Era
lui alla guida del camion verde della
Basko rimasto sul ponte Morandi a
pochi metri dal baratro (qui a destra)
dopo il crollo del 14 agosto 2018

©RIPRODUZIONE RISERVATA

g


NICOLA MARFISI

3


. Sabato, 3 agosto 2019 Cronaca pagina^21

Free download pdf