la Repubblica - 03.08.2019

(Brent) #1
di Sergio Rizzo

kIl ministro
Giovanni Tria, ministro
dell’Economia, vorrebbe
che Decio rimanesse
al suo posto in Sace
assieme al presidente
Luigi Paganetto

kL’ad
Fabrizio Palermo,
amministratore delegato
di Cdp, avrebbe già
trovato un intesa per
cambiare la guida
operativa della Sace

kL’eurodeputato
Valentino Grant, da
oscuro banchiere della
provincia campana, è
stato catapultato in pochi
mesi nel cda di Cassa e
poi all’Europarlamento

kIl premier che non fu
In predicato per qualche
ora di essere premier di
un governo gialloverde,
Giulio Sapelli sarebbe ora
in procinto di entrare nel
consiglio di Cdp

Poltrone di stato

Sapelli sbarca in Cdp


e Palermo non riesce


a cacciare Decio


L’economista al posto di Grant, eletto per la Lega a Strasburgo


Vertice Sace, Tria prende tempo e si affida ai cacciatori di teste


ROMA — Per la serie «non ci interes-
sano le poltrone» (Matteo Salvini
dixit) ecco Valentino Grant da Ca-
sagiove, provincia di Caserta. Pre-
sidente della locale banca di credi-
to cooperativo Terra di Lavoro
San Vincenzo de’ Paoli, un annet-
to fa si è visto proiettare sulla pol-
trona di consigliere di amministra-
zione della Cassa depositi e presti-
ti, in quota leghista. Fino ad appro-
dare al Parlamento europeo, elet-
to a maggio nelle liste salviniane.
Da una banchetta di provincia
alla Banca del Tesoro e all’Euro-
parlamento: un salto mostruoso
in pochi mesi per un signore che,
come ha rivelato l’Espresso, in pas-
sato si è beccato anche un buffet-
to mica tanto affettuoso dalla Ban-
ca d’Italia. Salto che avrà anche la
conseguenza di liberare la poltro-
na da lui occupata nella grande
banca del Tesoro.
Lo avvicenderà, a quanto pare,
l’economista Giulio Sapelli. Presi-
dente del Consiglio mancato del
governo grilloleghista, arriverà
giusto in tempo, è prevedibile, per
assistere alla conclusione dello
scontro di potere che da mesi, or-
mai, tiene in sospeso la nomina di
una delle più importanti controlla-
te della Cassa.
Parliamo della Sace, la società
pubblica che assicura i crediti
all’esportazione. L’amministrato-
re delegato della Cassa Fabrizio
Palermo, un manager interno che
si è fatto le ossa alla Fincantieri, in-
dicato per quell’incarico dal Movi-
mento 5 Stelle, non vede l’ora di so-
stituire Alessandro Decio, il capo
azienda della Sace. Senza entrare
in profondità nel merito delle mo-
tivazioni, il succo è che sulle stra-
tegie aziendali i due la vedono in
modo completamente diverso. A
Palermo basterebbe convocare
l’assemblea e nominare un altro
amministratore delegato, tanto
più che il mandato di Decio è sca-
duto nella scorsa primavera.
Se non fosse per un piccolo pro-
blema che ha tenuto finora in so-

speso la cosa. Il ministro dell’Eco-
nomia Giovanni Tria, che è azioni-
sta della Cassa depositi e prestiti,
non ne vuole sapere. Per lui l’attua-
le amministratore delegato della
Sace va confermato. E su questo
non transige. Confortato, in que-
sta sua determinazione, dal presi-
dente della stessa Sace Beniamino
Quintieri, che di Tria è amico e col-
lega, essendo anch’egli professore
all’università romana di Tor Verga-
ta. E fa da scudo a Decio. Così la vi-
cenda, per quanto possa apparire
marginale, ha approfondito il sol-
co nei rapporti, algidi e mai usciti
dal recinto istituzionale, fra l’am-
ministratore delegato della Cassa
e il ministro dell’Economia. Il qua-
le, pur essendo il titolare delle
azioni del polmone finanziario del

Tesoro ha dovuto subire la nomi-
na di Palermo. Non è un mistero,
infatti, che il suo candidato per
quella carica pesantissima era un
altro: Dario Scannapieco.
Fonti vicine al dossier racconta-
no che un paio di giorni fa Tria e
Palermo si sono incontrati per ri-
solvere la faccenda da persone ci-
vili. Secondo questa versione il mi-
nistro dell’Economia avrebbe ac-
cettato l’idea di avvicendare De-
cio: ma quanto al nome e ai tempi,
ancora nessuna decisione. Scarta-
to il finanziere Bruno Siracusano.
Scartato anche Piergiorgio Pelu-
so, il figlio dell’ex ministra Anna
Maria Cancellieri, attuale capo del-
la finanza di Tim inguaiato per il
crac Ligresti. E scartato pure il
merchant banker Andrea Pellegri-

ni, amico di Palermo. La pratica
dovrebbe essere affidata ai caccia-
tori di teste, ma visto il tempo che
è già passato e per la piega che
hanno preso le cose tutto potreb-
be ancora succedere. Pure che
venga rimessa in discussione la de-
cisione di spacchettare i poteri al
vertice della Sace, ripartendoli fra
un amministratore delegato e un
direttore generale.
Anche perché a rendere ancora
più complesso questo scontro di
potere c’è un altro elemento. An-
che questo solo all’apparenza mar-
ginale: il caso di Luigi Paganetto.
Vicepresidente della Cassa deposi-
ti e prestiti è un economista an-
ch’egli professore a Tor Vergata,
dettaglio che lo colloca su una po-
sizione in sintonia con il ministro
Tria e Quintieri. Un mese fa l’ha
fatta grossa: intervistato da La
Stampa ha detto che la Cassa depo-
siti e prestiti potrebbe anche inter-
venire nel salvataggio dell’Alita-
lia. Una bestemmia, per Palermo,
che invece ha sempre categorica-
mente escluso questa possibilità.
Così la questione è finita al colle-
gio sindacale, che sta facendo le
valutazioni del caso. Episodio as-
sai spinoso, che certo non ha avu-
to l’effetto di smorzare le tensioni
in un momento tanto delicato.
E qui è inevitabile ricordare che
Tria ha messo in bilancio per que-
st’anno 18 miliardi di privatizzazio-
ni. Obiettivo impossibile da rag-
giungere a quattro mesi dalla fine
dell’anno, se non ricorrendo al so-
lito trucco: cedere un po’ di parte-
cipazioni pubbliche alla Cassa de-
positi e prestiti. Favorendo così il
famoso piano Capricorn stilato
dallo stesso Palermo, che farebbe
della Cassa la holding delle azien-
de di stato.
C’è già il contenitore. Si chiama
Cdp equity, ed ha una nuova re-
sponsabile della finanza: Manuela
Bono, figlia dell’amministratore
delegato della Fincantieri Giusep-
pe Bono.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

di Luca Pagni

Milano — Sono servite una serie
di riunioni durate quasi ininterrot-
tamente due giorni. Ma alla fine il
risultato è stato raggiunto. Non so-
lo è arrivato il salvataggio del grup-
po Astaldi, il cui cda ieri che ha po-
tuto approvare il piano, per portar-
lo poi in extremis al Tribunale falli-
mentare di Roma. Ma ancora più

significativo, è arrivato il via libe-
ra alla nascita di un grande grup-
po italiano delle costruzioni e del-
le grandi opere che potrà compe-
tere ad armi pari con i colossi euro-
pei.
Non ha ancora un nome, perché
verrà scelto più avanti. Per il mo-
mento viene definito ancora Pro-
getto Italia. Tutto ruota attorno al
leader nazionale del settore, il
gruppo Salini Impregilo. Vi parte-
cipano le banche creditrici di
Astaldi, con quest’ultima che ver-
rà inglobata nella nuova realtà.
Ma centrale sarà anche la Cassa
Depositi Prestiti, che ci mette sol-
di (250 milioni) e che ha creduto
nell’operazione per consentire la
nascita di un soggetto che avrà
due compiti. Il primo è quello di es-
sere aperto «a tutti i soggetti indu-
striali che intendono partecipar-
vi». In pratica, potrà fare da ulte-
riore polo aggregatore per i grup-

pi del settore che stanno attraver-
sando difficoltà finanziarie (e non
sono pochi). Dall’altra, come ha
scritto in una nota Cdp, potrà con-
correre «alla realizzazione di pro-
getti infrastrutturali strategici per
il Paese e al rafforzamento, lungo
tutta la filiera, delle eccellenze
presenti, a beneficio anche delle
piccole e medie imprese».
Pietro Salini, l’imprenditore ro-
mano che ha seguito in prima per-
sona - e per mesi - assieme al gene-
ral manager di Impregilo Massi-
mo Ferrari tutto il progetto, ha par-
lato della «realizzazione di un so-
gno». Anzi, lo ha scritto in una let-
tera ai dipendenti del suo gruppo:
è stato creato «un gruppo interna-
zionale ancora più grande, in gra-
do di competere con i principali
player del settore, capace di pre-
sentarsi sul mercato entro il 2021
con un fatturato di 14 miliardi, un
portafoglio di 62 miliardi».

Con il via libera arrivato da tutti
i cda interessati, dopo aver sciolto
l’ultimo nodo - ossia quello delle
azioni Salini in pegno alla banca
francese Natixis - ora parte l’iter.
Si comincerà con la finanza: au-
mento di capitale da 225 milioni di
Astaldi, riservato a Salini, un au-
mento da 600 milioni di quest’ulti-
ma e un finanziamento da quasi
un miliardo. L’aumento di Salini è
da ripartire tra Salini Costruttori
(50 milioni), Cdp (250), le banche
Intesa Sanpaolo, Unicredit e Bpm
(150) e il mercato (150). Poi ci sarà
la nuova governance del super-
gruppo: un cda di 15 membri, 9 no-
minati da Salini Impregilo, 5 da
Cdp, 1 dalle banche. Si confronte-
rà con un comitato strategico di
cinque membri, 2 di Salini, 3 di
Cdp. Il presidente della società sa-
rà di nomina Cdp, ma Salini dovrà
dare il suo gradimento.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

L’operazione


Progetto Italia, un supergruppo con ordini per 62 miliardi


I protagonisti


Dopo una lunga


riunione notturna


via libera di Salini


Impregilo, Astaldi, Cdp


e banche a un colosso


europeo delle grandi


opere e costruzioni


k“Si avvera un sogno”
Pietro Salini: nasce alla fine
un polo italiano con delle
ambizioni globali

Il ministro ha però


il problema


dei 18 miliardi


di privatizzazioni


previste. Solo


la Cassa può aiutarlo


in modo consistente


. Sabato, 3 agosto 2019 Economia pagina^29

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