la Repubblica - 03.08.2019

(Brent) #1
Per la prima volta nella sua storia
la Ferrari sfonderà la soglia psico-
logica delle 10 mila auto vendute
in un anno. I dati del semestre resi
noti ieri dall’ad Louis Camilleri, di-
cono che nella prima metà dell’an-
no sono state immatricolare 5.281
vetture con il marchio del Cavalli-
no. E che dunque molto verosimil-
mente a fine anno saranno più di
10 mila. Un tetto fino a poco tempo
fa considerato inviolabile per non
compromettere l’esclusività del
marchio. Una Ferrari, insomma,
non può essere per tutti. In realtà
il rischio è piuttosto remoto. Per-
ché dai tempi in cui era stata esco-
gitata al regola delle 10.000 auto
all’anno, il mercato mondiale del-
le quattro ruote è aumentato in
modo esponenziale e oggi sfiora i
100 milioni di pezzi venduti. La
quota delle Rosse immatricolate ri-
sulta dunque ancora infinitesima-
le rispetto al totale e forse è addirit-
tura diminuita. In ogni caso da Ma-
ranello facevano sapere ancora ie-
ri che tutto verrà fatto in modo da
tutelare l’esclusività del prodotto.
Un prodotto che continua a ren-
dere come un brand della moda di

lusso. La percentuale dell’utile ret-
tificato (Ebitda adjusted) sul fattu-
rato è stata nei primi sei mesi di
quest’anno del 32,5%, superiore al
32,3 dello stesso periodo del 2018.
Questo significa che per ogni 100
euro incassati dalle vendite, un ter-
zo è profitto. Una percentuale de-
stinata a salire nella seconda metà
dell’anno, quando verranno conse-
gnate le prime supercar Monza da
1,6 milioni l’una. Per questo Camil-
leri ha confermato ieri le previsio-
ni di fine anno specificando che sa-
ranno rispettate «nei livelli più alti
del range». In sostanza 3,5 miliardi
di ricavi, 1,2 di utile ante imposte e
900 milioni di utile netto con una
cassa attiva per 550 milioni.
Cifre che non impressionano la
Borsa. Anzi. Il titolo di Maranello
perde il 4,3% nonostante l’incre-
mento del 14% dell’utile netto nel
secondo trimestre dell’anno.
«Guardo al lungo termine, non
commento i dati del giorno per
giorno», dice Camilleri. Che an-
nuncia, per settembre, la presenta-
zione di due nuovi modelli.
— p.gri.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

kLouis Camilleri
Amministratore delegato
di Ferrari

Il marchio

Ferrari punta oltre


quota 10 mila auto


Alla Borsa non basta


kGiovanni Castellucci
È il numero uno del colosso
infrastrutturale Atlantia

Il caso

Di Maio-Atlantia


è di nuovo scontro


sulle concessioni


ROMA — Nuovo scontro tra Luigi Di
Maio e Atlantia. Il titolo del gruppo
ha perso il 3,02%, nonostante i buo-
ni risultati del semestre, dopo le di-
chiarazioni del vicepremier, che è
tornato sulla tragedia di Ponte Mo-
randi ribadendo la necessità di «re-
vocare le concessioni autostradali»
al colosso delle infrastrutture. Il nuo-
vo botta e risposta è stato innescato
dalla perizia depositata dagli esper-
ti incaricati dal Gip, nell’ambito del
primo incidente probatorio relativo
al crollo. Di Maio ha evidenziato co-
me «nella relazione ci siano tante co-
se che mettono i brividi. Come la
mancanza per 25 anni di interventi
significativi di manutenzione. È una
cosa inaccettabile - ha ribadito il vi-
cepremier - bisogna avviare al più
presto il procedimento di revoca».
Ma Autostrade per l’Italia non ci
sta. E ricorda come sul Ponte Moran-
di nel periodo 2015-2018 e fino al
crollo del 14 agosto, «siano state rea-
lizzate attività di manutenzione per
ben 926 giorni-cantiere, pari ad una
media settimanale di 5 giorni-cantie-
re su 7 giorni, con un investimento
di circa 9 milioni di euro». Autostra-
de ricorda inoltre che i propri consu-

lenti hanno chiarito «che la presen-
za di trefoli corrosi tra il 50% e il
100% era ridotta e non può in alcun
modo aver avuto effetti sulla tenuta
complessiva del Ponte. I difetti evi-
denziati dalla perizia - prosegue la
nota - erano fortemente localizzati,
derivavano prevalentemente da di-
fetti di costruzione dell’infrastruttu-
ra realizzata negli anni ‘60 per con-
to dell’Anas e non erano tali da com-
prometterne in alcun modo la capa-
cità portante».
Le risultanze della perizia, «evi-
denziano che i cavi primari non mo-
strano particolari segni di degrado
e, come già fatto dai laboratori Em-
pa di Zurigo e dall’Università di Pi-
sa, tendono a confermare che non
sono stati gli stralli la causa prima-
ria del crollo. Si rigetta, dunque, in
toto ogni accusa generalizzata di
mancanza di manutenzione». L’at-
tacco del vicepremier si è fatto però
sentire sul titolo proprio nel giorno
di risultati oltre le attese per il grup-
po guidato da Giovanni Castellucci:
semestre in crescita con un utile di
777 milioni di euro e ricavi operativi
che salgono a 5,6 miliardi. — lu.ci.
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pagina. (^30) Economia Sabato, 3 agosto 2019

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